Catania. Charter di apertura dell’anno sociale 2018-19

Giovedì 11 ottobre, si è svolta la charter di apertura dell’anno sociale 2018\19 del Serra club di Catania . La serata è trascorsa in un clima di serenita’, preghiera e fraternita’ con la partecipazione di numerosi ospiti e della quasi totalita’ dei soci tra cui i Past Governatori : Ing. Magrì, Dr. La Spina e prof.ssa Molè. Dopo la S. Messa celebrata dal nostro Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina , nel salone S.Agata del seminario da parte dell’Orchestra Giovanile da Camera “San Giovanni Bosco”, diretta dal Maestro Giuseppe Giunta, è stato eseguito un gradevolissimo concerto che ha entusiasmato l’uditorio sia per la perizia tecnica nell’esecuzione dei brani, tratti da famosi films , che per il grande entusiasmo dei ragazzi che ha contagiato i presenti. Subito dopo la Presidente prof.ssa Marinella Cocuzza Ferlito, dopo una breve riflessione sulla devozione alla Madonna che caratterizza in particolar modo il mese di Ottobre, ha illustrato l’interessantissimo programma predisposto per il corrente anno sociale che prevede oltre a 2 gite/pellegrinaggio, un incontro con la comunita’ ebraica, un incontro sull’ educazione politica dei cattolici, e tanto altro. Infine, dopo l’ammissione come nuova socia di Rosetta Balliro’ Montalto, che ha sempre seguito fedelmente il cammino del club assieme al marito attuale segretario del club , la serata si e’ conclusa con la tradizionale conviviale consumata con i seminaristi nel refettorio del seminario.
Paolo Smecca

La cultura ebraica in un incontro del Serra di Taranto

Il Serra Club di Taranto, guidato da Maria Cristina Scapati, è stato promotore di un incontro di grande interesse nella parrocchia Maria Ss.ma del Monte Carmelo, un momento di reciproca conoscenza fra cultura ebraica e cristiana. La Parrocchia del Carmine ha una lunga tradizione di incontri interreligiosi ed ecumenici, che il parroco mons. Marco Gerardo ha sempre favorito con l’intento di approfondire la ricerca della verità a partire dai fondamenti della propria identità religiosa, nell’alveo di un dialogo attento con le altre religioni. Tema della serata “Parola e identità nelle culture ebraica e cristiana”. Ne hanno parlato il prof. Guido Regina, illustre cardiochirurgo, a lungo titolare dell’insegnamento di “Chirurgia Vascolare” presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari, e Presidente dell’associazione Italia Israele di Bari, e Mons. Marco Gerardo, docente presso l’ISSR Giovanni Paolo II […]

Maria Silvestrini

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Discorso di Papa Francesco sul Natale

Durante l’udienza di mercoledì 19 dicembre 2018 papa Francesco, rivolgendo ai pellegrini presenti gli auguri di un Santo Natale, ha voluto ricordare a tutti il senso che deve avere questa festa per noi cristiani.

[…] Fare Natale, è accogliere in terra le sorprese del Cielo. Non si può vivere “terra terra”, quando il Cielo ha portato le sue novità nel mondo. Natale inaugura un’epoca nuova, dove la vita non si programma, ma si dona; dove non si vive più per sé, in base ai propri gusti, ma per Dio; e con Dio, perché da Natale Dio è il Dio-con-noi, che vive con noi, che cammina con noi. Vivere il Natale è lasciarsi scuotere dalla sua sorprendente novità”.

Fare Natale è fare come Gesù, venuto per noi bisognosi, e scendere verso chi ha bisogno di noi. È fare come Maria: fidarsi, docili a Dio, anche senza capire cosa Egli farà. Fare Natale è fare come Giuseppe: alzarsi per realizzare ciò che Dio vuole, anche se non è secondo i nostri piani […]

Il discorso integrale del papa è disponibile cliccando qui sotto.

 

Cascina. La devozione mariana alla luce del Concilio Vaticano II

Mons. Marco Fabbri

Organizzata dal Serra Club di Cascina in occasione dell’anno Giubilare del locale santuario della Madonna dell’Acqua si è svolta una interessantissima e partecipata conferenza pubblica su:
“perché pregare la Madonna – la vera devozione mariana alla luce del Concilio Vaticano II”.
Ha relazionato mons. Fabbri Marco parroco del duomo di Cecina e docente di cristologia presso la scuola di studio teologico interdiocesano di Camaiore.

La riflessione è iniziata con un richiamo alla dimensione umana di Maria; a quella dimensione adombrata nei primi secoli dall’essere vista come madre di Dio e che, invece, emerge con tutta la sua emotività e concretezza nel Vangelo di Luca: il suo turbamento di fronte all’annuncio dell’angelo e la sua “incredulità” per una maternità senza rapporto con uomo.
Ma anche la sua umiltà che si traduce in un affidarsi incondizionato: “avvenga di me secondo la tua parola”.
Se alla base del “sì” di Maria non ci fosse stato questo suo “affidarsi” Maria avrebbe avuto sufficienti motivi per ricredersi. L’angelo gli aveva detto che il figlio che avrebbe concepito sarebbe stato grande, avrebbe ricevuto il trono di David e avrebbe regnato sulla casa di Giacobbe. Ai piedi della croce, invece, Maria sperimenta in un certo senso la smentita delle parole dell’angelo: quel suo figlio è annoverato fra i malfattori, condannato a morte e messo in croce che, all’epoca, era la pena più umiliante e infamante.
Maria, però, ha fatto un pellegrinaggio nella fede! Ed è questo, il primo insegnamento che ci proviene da Maria. Tutti noi abbiamo una idea di Dio; un Dio al quale vorremmo tracciare il cammino e che invece sembra talvolta deluderci con momenti in cui abbiamo la sensazione che ci tolga quello che ci ha dato o promesso. Ciò che ci insegna la Madonna è, allora, di non cedere alla delusione, di non cadere nell’errore di rinnegare Dio ma di riscoprirne il vero volto: quello di un Dio che ti chiede sempre di superare l’idea che di Lui ci si è fatti, che vuole impedirci di ridurlo a nostro idolo.
E in questo sta la risposta al perché pregare Maria: chiedere alla Madonna di credere con la sua fede. Dopodiché si pone la questione di come pregare Maria.
Mons. Fabbri ne ha tracciato la linea indicando quattro prerequisiti:
Pregare la Madonna come ne parla la Scrittura. Le sue parole a Cana sono state: fate quello che dirà. Il suo, quindi, è un rimando a Cristo per cui pregare Maria significa vedere in Lei la strada che ci conduce a Cristo e, allo stesso tempo, un monito e invito a rivolgersi prioritariamente a Cristo;
Pregare in maniera liturgica prendendo come esempio quanto avviene nei santuari mariani dove ci si confessa tanto e si adora il SS. Sacramento;
Pregare in maniera ecumenica; ovvero pregare senza perdere di vista la sensibilità verso gli altri cristiani non cattolici ma, anzi, imparando da loro ad anteporle il Santissimo. Quindi parlare di Maria in modo da non essere di ostacolo al percorso per la riunione delle chiese cristiane;
Ed infine rivolgersi a Maria in maniera antropologica perché è solo guardando a Lei che si riesce a capire meglio noi stessi e il nostro destino.

Paolo Chiellini

Congresso Nazionale di Genova. Relazione del Presidente nazionale Emanuele Costa

Al temine dei due anni di presidenza è consuetudine presentare un quadro dello stato di salute del Serra Italiano, una sintesi del nostro operato e uno sguardo al futuro.
Seguiremo uno schema che in qualche modo riflette il tema del congresso ‘Principi universali e nuovi linguaggi’, più precisamente tradotto in: ‘principi fondanti del Serra e nuovi metodi’, quali strumenti per tracciare una visione del futuro volto alla crescita e al ringiovanimento del Serra.
L’analisi dello stato di salute del Serra Italiano sarà brevissima perché ben la conosciamo. I numeri sono impietosi e diversi club sono in difficoltà, ma non per questo dobbiamo scoraggiarci. Non siamo i soli, perché tutte le realtà associative soffrono, come riflesso delle difficoltà che oggi ogni uomo incontra nella vita quotidiana, spesso anche nella propria famiglia; delle difficoltà della Chiesa a realizzare l’invito ad “uscire” di papa Francesco, e delle difficoltà dei laici cristiani a trovare il proprio ruolo nella Chiesa e nella società.
In presenza di tante criticità alle quali spesso non riusciamo a dare risposta, non resta che rinnovare l’impegno a gettare dei semi, ogni singola persona o associazione, nel proprio orticello, cercando di non seminare fuori dai solchi, senza ergere muri che impediscano al sole di entrare, e con coraggio, perché spesso ci troviamo in un deserto e irrigare l’orto diventa una sfida; tutto sempre nella fiducia e nella certezza che anche il più piccolo dei semi un giorno porterà frutto. Questa è la bellezza del Creato e la promessa di Nostro Signore.
Anche la sintesi delle attività serrane sarà breve. I Club hanno lavorato con passione ed entusiasmo ciascuno sul proprio territorio: con il loro impegno e con i loro programmi, sempre con una vicinanza attenta e premurosa ai sacerdoti e ai consacrati, rendono un servizio unico e prezioso.
A livello nazionale, l’impegno del CNIS è stato costante nell’affiancare e incoraggiare i Club e i Distretti. Il tradizionale Concorso Scolastico è proseguito con successo, registrando quest’anno una partecipazione record di Club e di ragazzi.
In generale, sono stati due anni di grazia, benedetti da eventi straordinari, di cui siamo grati e riconoscenti a Nostro Signore. La Convention Internazionale a Roma, culminata nell’udienza privata concessa dal Santo Padre, ci ha fatto sentire parte della grande famiglia serrana. Le parole di papa Francesco sono rimaste scolpite nel cuore di tutti noi, quando ci ha detto: “Il Serra Club è un luogo in cui cresce questa bella vocazione: essere laici, amici dei preti”.
Sua Eccellenza Jorge Carlos Patron Wong ha generosamente accettato l’incarico di Consulente Episcopale del Serra Italiano, nonostante i suoi gravosi impegni a livello internazionale quale responsabile di tutti i Seminari del mondo! Anche questo è stato un grande momento di grazia per tutto il nostro Serra. Avrò modo di parlare di lui nel seguito di questa relazione, tuttavia vorrei qui sottolineare la sua amorevole paternità nei nostri confronti, che tutti abbiamo potuto apprezzare nel suo videomessaggio di apertura a questo congresso.
Abbiamo soprattutto cercato di lavorare pensando al futuro, individuando le due priorità su cui abbiamo tanto insistito: giovani ed estensione, priorità strettamente legate tra di loro.
Per meglio affrontare il tema del nostro futuro credo sia utile prendere coscienza dei principi fondanti del Serra, ripartendo dalle intuizioni dei nostri fondatori e dalle parole del Cardinal Siri che ha voluto il Serra in Italia.
I quattro fondatori di Seattle, sono i primi laici cristiani della storia che si sono organizzati nella forma di un club service per mettere le loro capacità personali e professionali al servizio delle vocazioni, con lo specifico scopo di: ”assistere i giovani nella loro educazione al sacerdozio”, come era scritto nel loro statuto.
Lo spirito e le finalità dei nostri fondatori erano state ben capite dal Cardinal Siri, che scriveva: “è toccato a me realizzare tale organizzazione in Italia e pertanto ne sono testimone…. Perché ho curato l’apertura del Serra? Ho fissato la mia attenzione sul Serra perché ho visto delle novità in esso… Il Serra era slegato da tutte le forme e remore delle vecchie associazioni cattoliche europee; fissato lo scopo passava all’azione seguendo la logica pragmatistica americana, riempiendolo di quelle opere complementari che per il cristiano rappresentano ossigeno e scopo della vita cristiana stessa”.
Gli spunti che ne possiamo trarre per la nostra riflessione sono: la LAICITA’, il PRAGMATISMO e lo SCOPO DELLA VITA CRISTIANA. Sono questi, a mio avviso, i principi fondanti e il valore aggiunto che caratterizzano il nostro Serra.
La vocazione alla vita sacerdotale e alla vita consacrata non è argomento riservato al clero, ma richiede l’attenzione dei laici. Siamo noi in quanto laici che immersi nella società civile sperimentiamo le diverse forme di vocazione, da quella alla vita che tutti ci accomuna, a quella alla famiglia, a quella alle diverse scelte professionali, e pertanto possiamo contribuire, quotidianamente e con pragmatismo, a favorire e sostenere le vocazioni particolari alla vita consacrata.
In quanto cristiani, poi, siamo chiamati alla santità. Citando papa Francesco nella Gaudete et Exsultate: tutti siamo chiamati ad essere santi, vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, e compiendo con onestà e competenza il nostro lavoro al servizio dei fratelli. In una omelia a S.Marta questa settimana papa Francesco ha aggiunto: siate sale e siate luce nella quotidianità; il sale e la luce sono sempre al servizio di altri!
Possiamo quindi affermare che la santità è anche sinonimo di vocazione al servizio.
In quanto Serrani, dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte le chiamate: alla vita, alla santità, e alla gioia di servire, al fine di mettere le nostre capacita personali, organizzative e professionali al servizio delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, attenti a non scivolare nel clericalismo, che ci farebbe perdere la laicità, una delle caratteristiche fondanti del Serra.
Abbiamo indicato i giovani come la prima delle due priorità poc’anzi enunciate. Potremmo in realtà parlare di “sfida giovani”, come l’ha definita il nostro presidente eletto nell’annunciare il tema del nuovo anno sociale “I giovani: una sfida per la Chiesa, La Chiesa: una sfida per i giovani”, consci che già da oggi i giovani sono i protagonisti del nostro futuro. Colpisce l’affermazione del pediatra brittanico Winnicott: “il mondo andrà avanti finché ci sarà un adolescente a metterlo in crisi”. Sono i giovani stessi che ci lanciano la sfida e noi, di generazioni precedenti, dobbiamo accettarla.
Nel documento preparatorio finale del prossimo Sinodo redatto da un gruppo di giovani selezionati da tutti i paesi del mondo, si legge: “I giovani di oggi bramano una Chiesa autentica, una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”. Queste, e tante altre indicazioni che abbiamo ricevuto in questi due giorni di congresso, sono spunti preziosi sui quali riflettere, e domandarci come il Serra possa coglierle e realizzarle nel proprio ambito.
Credo che il punto di partenza sia lo sforzo di reimpostare il rapporto tra giovani e adulti diversamente dall’attuale e consuetudinaria propensione, spostando l’accento da quello che noi possiamo dare ed insegnare ai nostri giovani a tutto ciò che noi possiamo cogliere da loro e costruire insieme a loro. E’ la logica della concretezza enunciata dal Prof. Mauro Magatti al Convegno Ecclesiale di Firenze: “Concretezza significa ‘cum-crescere’ = ‘crescere insieme’ e quindi costruire insieme.
Come? Come avvicinarli? Come renderci credibili?
Credo ci sia una sola sintetica risposta: dobbiamo renderci interessanti, non a parole, ma proponendo delle azioni concrete. Il rendersi interessanti richiede creatività, preparazione, progettualità, capacita’ organizzativa e leadership, ben sapendo che un buon leader non è colui che vuole comandare, ma chi sa individuare le qualità dell’altro e farle germogliare, crescere e sviluppare.
Spesso non tutte le risorse necessarie sono disponibili nei nostri club, tuttavia, per sopperire a queste eventuali carenze, potremmo cogliere l’opportunità di coinvolgere persone esterne al Serra, di buona volontà, disposte ad unirsi a noi nei singoli progetti; persone forse ancora lontane dalla Chiesa ma rispettose del sacerdote e del consacrato e spinte dal desiderio di mettersi al servizio. Queste collaborazioni sul campo possono essere il principio di una estensione, la seconda priorità identificata come vitale per il Serra, e allo stesso tempo attirare persone probabilmente più giovani di noi. Vorrei sottolineare questo punto e ripeterlo: i service e le attività con e per i giovani sono la premessa per attirare soci di una generazione più giovane. Non vorrei che questo restasse un semplice slogan, dato che sono sinceramente convinto che questa strada possa sorprenderci e portare dei frutti.
Sono orgoglioso di constatare che molti dei nostri club abbiano iniziato o stiano analizzando progetti rivolti ai giovani, come abbiamo anche sentito oggi dalla bocca dei nostri cari governatori: il Service Giovani, la scuola di filosofia, il concorso scolastico, i centri di ascolto con i giovani in veste di protagonisti, la formazione civica e umana dei seminaristi, il progetto video e sussidi vocazionali moderni, e ancora molti altri, tutti esempi concreti di attività in cui si possono coinvolgere le nuove generazioni.

Abbiamo indirettamente già introdotto nel nostro discorso l’importanza della ricerca di Nuovi metodi, indicata come seconda parte dello schema di questa relazione. Vorrei citare ancora una volta il Cardinal Siri. Ricordate le sue parole “ho fissato la mia attenzione sul Serra perché ho visto delle novità in esso…”? poi Siri aggiunge: “Perché ho sempre creduto che le cose debbano camminare in avanti, ma che durante il cammino qualcosa sul metodo debba cambiare”. Un parallelismo evidente con il pensiero di papa Francesco quando ci invita ad uscire dalla logica del “ma si è sempre fatto così” bollandola con le parole: “quella logica non sfonda con i giovani….è un veleno, un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima e ti lascia come anestetizzato e non ti lascia camminare”.
La logica del non cambiamento è un grave errore da evitare, insieme all’autoreferenzialità e al clericalismo, dai quali già il presidente Ciacci ci aveva messo in guardia nella sua relazione di fine mandato. E’ l’autoreferenzialità in particolare che ci condiziona e ci impedisce di aprirci agli altri, e di essere capaci di una onesta autocritica, essenziale per una crescita e un rinnovamento.

Rinnovarsi richiede anche l’apertura a rivedere, se necessario, i nostri comportamenti e le nostre regole per adeguarle alle nuove esigenze e alla loro comprensione da parte dei giovani. Il nostro consulente Episcopale S.E. Patron Wong è molto esplicito su questo punto, quando ci invita a: “Lasciare ai giovani di inventare un modo nuovo… ogni generazione deve trovare il come…” e aggiunge: ”Considero fondamentale la scelta di un rinnovamento generazionale”

Raccogliamo questo invito e facciamone una priorità per gli anni a venire.
Vorrei concludere queste mie osservazioni evidenziando la bellezza della proverbiale amicizia serrana e dello spirito serrano che ci accomunano e ci fanno camminare insieme, con entusiasmo e con gioia. Amicizia ancora più preziosa quando è rivolta ai religiosi: l’apertura del nostro cuore verso di loro è il biglietto da visita del serrano, ed è sempre ben corrisposta. E’ un grande dono quando un sacerdote ci fa capire che ci vuole bene e lo abbiamo sperimentato molte volte a livello personale. Vorrei ricordare, in particolare per chi non era presente, che, in occasione dell’ultimo incontro del Cnis, il Cardinale Saraiva, rispondendo ai nostri saluti e ringraziamenti per i diciassette anni di servizio come consulente episcopale del Serra Italiano, ha detto a tutti noi un commovente: “Vi voglio bene”. Queste parole, dette da un Cardinale, continuano a risuonare nel nostro cuore.
Altre testimonianze del nostro rapporto umano con i sacerdoti vengono alla mente.
Credo che pochi di voi sappiano che l’ormai famoso don Marco Pozza aveva vinto il primo premio di un concorso per i chierichetti organizzato dal Serra Club di Padova in cui voleva a tutti i costi arrivare primo per guadagnarsi il premio di cinquecentomila lire di cui aveva bisogno per pagarsi gli studi.
O che l’attuale Vescovo di Montevideo, grazie ad una scholarship ricevuta da Serra International, aveva studiato a Washington vivendo in casa della famiglia di un giovane che oggi è il Cardinal O’Malley arcivescovo di Boston e il cui padre era un serrano.
O come non rimanere toccati dalla sorpresa di un past presidente americano di Serra International che a Roma paga il conto del ristorante a due sacerdoti che pranzavano al tavolo accanto al suo, senza sapere che uno era un Arcivescovo scozzese poi diventato suo carissimo amico?
Certamente questi sacerdoti non si dimenticheranno facilmente del Serra.
Vogliamo davvero essere laici amici dei preti, come ci ha chiesto papa Francesco!
Per concludere ho scelto questa sua citazione:
“Il cristiano, che è un uomo del momento, deve avere due virtù per vivere il momento: la preghiera e il discernimento. Questo il ‘segreto’ per vivere a pieno la nostra vocazione”. Mi direte, finalmente un richiamo alla preghiera. Certo, la preghiera è alla base del nostro essere cristiani e del nostro essere serrani, e deve quindi avere un posto privilegiato nella nostra vita quotidiana e nei nostri programmi serrani.
A tutti noi l’augurio di essere capaci a scoprire personalmente questo ‘segreto’ di Papa Francesco.
Tra poche ore, vi affiderò alle grandi mani e al cuore generoso di un nuovo presidente, una persona giovane e saggia, pragmatica e di buon senso, che con equilibrio e con coraggio sa affrontare le situazioni anche le più difficili. Sono certo che Enrico aiuterà il Serra Italiano a fare degli importanti passi in avanti. Lo ringrazio a nome di tutti per aver accettato questo incarico.
Carissimi, ringraziando Dio, Maria Santissima Madre delle Vocazioni, il Santo Junipero Serra e tutti i Santi, per le innumerevoli grazie ricevute in questi due anni di impegno serrano, chiediamo anche la forza di continuare nel nostro cammino, sempre avanti, con fiducia e con coraggio.

L’Aquila. Premiazione dei vincitori del XIV Concorso scolastico.

Di grandissimo interesse, dopo la conclusione del Consiglio Nazionale, la giornata di domenica 13 maggio a L’Aquila, che ha avuto inizio con la celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa di San Bernardino, alla quale ha fatto seguito l’incontro con i giovani nella Sala del Ridotto del Teatro Comunale, per la premiazione dei vincitori del Concorso Scolastico Nazionale, alla presenza di S. E. Mons. Guido Gallese, Vescovo della Diocesi di Alessandria.

Il Concorso era incentrato su due temi:

per la Scuola Primaria
Cosa vorresti fare da grande? Descrivi il tuo progetto di vita per il futuro, le tue aspirazioni, i tuoi ideali.

per la Scuola Secondaria di 1° e 2° grado
Ciascuno di noi è chiamato a costruire un suo progetto di vita, con il coraggio del navigatore alla ricerca del proprio orizzonte. Papa Francesco invita a usare armonicamente l’intelletto, il cuore e le mani, e cioè il nostro pensare, il sentire e il fare. Come pensi di mettere in pratica questo invito?

Sono stati 29 i Club Serra che hanno aderito al Concorso, con la partecipazione di ben 3.996 studenti appartenenti a 191 Istituti scolastici.Questi i vincitori del Concorso, selezionati dalla Commissione esaminatrice, composta da Ernesto De Cesaris, coordinatore, Daniela Musumeci, Vera Pulvirenti e Maria Ester Semprini, con le relative motivazioni:

Per la Scuola Primaria:
– 1° classificato: Picchi Gabriele – Classe 5^ A – Scuola Paritaria S. Anna – Grosseto, con la seguente motivazione: “Elaborato originale e spiritoso incentrato sul sogno dell’alunno di fare l’attore e, attraverso la sua recitazione, trovare occasione per fare del bene e rendere felici le persone”.
– 2° classificato: Classe 2^ C – Istituto Comprensivo “Don Liborio Palazzo Salinari” – Montescaglioso Matera, per un lavoro di gruppo con la seguente motivazione: “La classe di 18 alunni ha confezionato un cofanetto nel quale in modo originale sono stati riposti i sogni dei bambini: corredato da tre componimenti, una serie di disegni, un video nel quale vengono spiegati i buoni propositi e i mezzi per realizzarli; un buon lavoro di gruppo”.
– 3°classificato: Classe 3^ A – Istituto Comprensivo “G. Rodari” – Roio L’Aquila, per un lavoro di gruppo con la seguente motivazione: “Bellissimo cartellone che rappresenta la città ideale nella quale ciascun alunno esprime il proprio progetto: un lavoro che con i suoi colori trasmette serenità”.
Per la Scuola Secondaria di 1° grado
– 1° classificato: Batini Alessandro – Classe 3^ A – Scuola Media Statale “G. Bartolena – Livorno, con la seguente motivazione: “Attraverso una tragica esperienza che ha colpito la sua città è maturato in lui il proposito di rendersi disponibile e utile in futuro, seguendo l’incitamento di Papa Francesco. La forma è scorrevole e corretta”.
– 2° classificato: Sergi Gabriel – Classe 2^ F, Istituto Comprensivo “P. Gabriele Allegra”, Valverde Acireale, con la seguente motivazione: “Elaborato molto originale e personale: nello svolgimento l’alunno manifesta un esame profondo della propria psicologia: la forma è scorrevole e corretta”.
– 3° classificato: Biaggi Mimì – Classe 2^ D, Scuola Media “P. Egidi” – Viterbo, con la seguente motivazione: “Una breve poesia in rima per trasmettere il sogno di una giovane violinista e che, pur consapevole di vivere in un mondo arido e ingiusto, non cessa di credere nella musica del suo violino e sperare nella salvezza e nella rinascita”.
Per la Scuola Secondaria di II grado:
– 1° classificato: Belli Matteo – Classe 5^ – Liceo Scientifico “Ragonesi” – Viterbo, con la seguente motivazione: “Aiutare, unirsi per aiutare: è questo il desiderio che emerge nell’elaborato del giovane, che vede nella nostra società liquida la perdita dei valori fondanti, ma è certo che con il cuore si potrà ritrovare l’armonia tra gli uomini, e tra gli uomini e il creato: componimento dal lessico singolarmente ricercato”.
– 2° classificato: Classe 5^ B/I, Istituto Tecnico Industriale “G. Giorgi” e Scuola-lavoro Seminario Arcivescovile S. Giuseppe, Brindisi, con un lavoro di gruppo con la seguente motivazione: “18 ragazzi interpretano la vita come una gara podistica, e la rappresentano in DVD con un breve e spiritoso cartone animato: si può cadere, soffrire, avere paura, ma con l’intelligenza, la fiducia, il coraggio si può trovare la forza di rialzarsi e raggiungere il traguardo: il tutto a suon di musica”.
– 3° classificato: Luminoso Giuseppina Anna – Classe 2^ C – Liceo Scientifico Linguistico “A. M. De Carlo” – Giugliano in Campania – Aversa, con la seguente motivazione: “Tema ben svolto, con particolare accenno all’impegno personale in un’analisi introspettiva e psicologica”.

Un caldo saluto è stato rivolto ai giovani vincitori dal Presidente Nazionale. “Le Autorità presenti – ha detto il Presidente Manuel Costa – mi scuseranno se per prima cosa saluto voi giovani, ragazzi e ragazze, perché siete voi i veri protagonisti di questa giornata. Alcuni di voi sono venuti da molto lontano, non solo per prendere consegna di un premio, ma anche per unirsi a voi giovani de L’Aquila e portarvi la loro testimonianza di vicinanza e di affetto. Il secondo grazie e il saluto va alle Autorità e a tutti i presenti, amici e serrani che ci hanno voluto onorare con la loro presenza, riconoscendo così l’importanza di questo Concorso Scolastico che il Serra Italiano promuove ogni anno per mettersi in ascolto dei giovani: come detto, sono loro i protagonisti, sono loro che parlano esprimendo le loro idee e i loro sogni, e li condividono con noi. Il tema del Concorso di quest’anno richiamava l’attenzione sul futuro, il cosiddetto “cosa vogliamo fare da grandi”, un tema che interessa tutti i giovani, bambini e ragazzi, perché coinvolge la vita di ciascuno, implica delle scelte e il rispondere a delle chiamate. Noi del Serra usiamo la parola vocazione, parola che normalmente si usa per indicare la chiamata alla vita sacerdotale e consacrata, “a farsi prete o a farsi suora”. Ma la madre di tutte le vocazioni è la chiamata alla vita, alla gioia, a quella gioia che viene dal voler bene agli altri e mettersi al servizio degli altri. Sapete perché il Serra si occupa e preoccupa tanto per i preti e per le suore? Perché hanno dedicato la loro vita al servizio degli altri, ma spesso non sono rispettati o sono lasciati soli. Dobbiamo aiutarli e volergli bene. Ed è questo che il Serra Club si propone di fare. C’è una canzone che è stata presentata alla conclusione della premiazione del Concorso locale di Matera e che forse ascolteremo oggi: è intitolata “cosa farai da grande”: La protagonista segue tante strade, manifesta tanti sogni e tanti dubbi, ma alla fine canta: “aprirò una bottega con l’insegna: I DONI DI DIO. L’Angelo dietro al bancone vendeva AMORE. Ne ho comprato un piccolo pacco con dei semi da coltivare”. Ecco, l’amore è il seme di ogni vocazione, perché per fare bene una cosa bisogna metterci tanto amore. Questo il mio invito, mettete tanto amore in tutto quello che fate. Il futuro della società e della Chiesa è nelle vostre mani. Un grande abbraccio a tutti e buona premiazione!”.
Il 2018 è l’anno dei giovani, con il Sinodo in programma nel prossimo mese di ottobre, con il quale la Chiesa, come si legge nell’introduzione, ha deciso di interrogarsi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita di pienezza. Con un invito di Papa Francesco anche a un rapporto più stretto tra giovani e anziani, perché “fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza e portarla avanti”. I giovani, quindi, vanno seguiti ma anche ascoltati, perché rappresentano un patrimonio culturale e di valori che deve essere tutelato per un avvenire migliore.
Ascoltiamo i giovani, ascoltiamoli sempre e facciamoli sentire protagonisti delle scelte d’oggi e del domani. Ascoltiamoli con quello che Papa Francesco chiama “il lavoro dell’orecchio” perché “sono convinto che i giovani hanno soprattutto necessità di questa vita che costruisce il futuro”. Ed è quello che il Serra si propone di fare e di perseguire con la promozione annuale del Concorso Scolastico Nazionale, che anche quest’anno è andato oltre ogni più rosea aspettativa, a significare che il rapporto avviato con i con i giovani è vivo e dinamico, oltre che colmo di speranza per il nostro futuro.
Cosimo Lasorsa

Tema anno sociale 2018/2019. I giovani: una sfida per la Chiesa. La Chiesa: una sfida per i giovani

Questo è il tema che farà da filo conduttore per il prossimo anno sociale 2018/2019.

I giovani sono il nostro futuro per questo dobbiamo metterci in ascolto di quanto ci vogliono dire, cioè fare nostre “hic et nunc” (qui e adesso) le loro voci, i loro pensieri, le loro idee: ma come? Attraverso:

l’ascolto e la comprensione

l’approfondimento e l’applicazione

la risposta e il dialogo

lo stupore e l’adesione

la condivisione e la compartecipazione

Nel documento finale Pre-Sinodale dei giovani sono apparse chiare le loro richieste alla Chiesa, non vogliono sentirsi esclusi perché troppo piccoli e inesperti per prendere decisioni, ma vogliono partecipare attivamente ed assumersi delle responsabilità, essere ascoltati, essere testimoni credibili soprattutto verso i loro coetanei della Fede in Gesù Cristo.

Dobbiamo focalizzarci su services che siano attrattivi per “loro” e non per “noi”; mi spiego meglio con un esempio: un film in prima visione, magari vincitore dell’Oscar, e per noi un capolavoro non sempre è interessante per i giovani, vuoi perchè non c’è l’attore/attrice da loro conosciuto, vuoi per la trama della storia che racconta: dobbiamo quindi capire quale film vince l’Oscar per loro.

Dobbiamo confrontarci e proprio per questo “SFIDA” è la parola chiave del tema proposto.

“SFIDA” perché non possiamo lasciare nulla di intentato per riportare la Chiesa, quella fatta di preghiera, di ascolto, di umiltà, di misericordia, alla sua origine: affidandoci a Colui che Era, che E’, che Viene.

“SFIDA” perché i giovani non possono e non devono lasciarsi intimorire dai “saggi” ma anzi devono “gridare per farsi sentire” queste sono le parole usate da Papa Francesco nella giornata conclusiva del Pre-Sinodo.

“SFIDA” verso il vero senso del discernimento vocazionale e qui ci dobbiamo mettere in gioco noi adulti attraverso l’esempio in prima persona, non a parole ma con i fatti e con l’impegno quotidiano.

“SFIDA” perché dobbiamo coinvolgere i giovani nelle nostre decisioni, offrendo loro ruoli di leadership e non di semplici comparse, formandoli e programmando con loro uno sviluppo continuo. E’ indispendabile il rinnovo costante partendo dai nostri Club per poi proseguire nei Distretti e nel Consiglio Nazionale della classe dirigente, questo per evitare che siano sempre i soliti, di certo validissimi ma magari un po’ “stanchi” ed “appagati”, a ricoprire gli incarichi istituzionali previsti, tarpando le ali a potenziali risorse che abbiamo il dovere di ricercare tra i nostri giovani. Questo non vuole dire che si deve per forza rottamare tutti, ma che chi ha più esperienza la deve mettere a disposizione dei nuovi arrivati per integrarli e far si che la “squadra” funzioni al meglio.

“SFIDA” perché la Chiesa e tutti noi dobbiamo uniformarsi al mondo attuale dei social media, del virtuale, processo ineludibile per restare in contatto e al passo con i giovani.

“DUC IN ALTUM” (Lc 5,4) “Prendete il largo” dice Gesù, oggi a noi.

E’ l’invito ad avventurarci con entusiasmo e fiducia nell’esperienza della sequela, dell’ascolto, della preghiera, della comunione e della missione.

Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre.

Enrico Mori

Genova Nervi. Presentazione del tema per l’anno 2018/2019

Don Carlo Migliori

Nel presentare il tema dell’anno, don Carlo ha evidenziato il metodo di preparazione del Sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, fondato su un percorso di condivisione anche con i non cattolici. Intercettando “le diverse culture e tradizioni del mondo”, la Chiesa ha mostrato un volto “ospitale e inclusivo”, che ha valorizzato i talenti di ciascuno, a servizio del bene comune.

Nella Riunione presinodale di marzo sono stati coinvolti, con i social network (15 #per raccontarsi), anche giovani che non avrebbero potuto presenziare. Il Documento finale sottolinea che i giovani e la Chiesa (che si è fatta carico delle loro idee e proposte, dubbi e critiche compresi), non sono mondi così opposti. Ci sono valori comuni (come la famiglia, specie in Africa e in Asia).

Da parte sua, Enrico Mori, Presidente del Serra, invita i Club a porsi in ascolto dei giovani e a costruire service “che siano attrattivi per “loro” e non per “noi”. La crisi delle vocazioni aumenta le preoccupazioni dei Vescovi sui giovani di oggi, mentre il declino e l’invecchiamento dell’Occidente non risparmiano la Chiesa, che peraltro è in buona salute in altri Continenti.

L’Instrumentum laboris, stilato al termine della fase presinodale, ricorda che prendersi cura del “percorso di discernimento vocazionale” dei giovani è parte centrale della missione della Chiesa. A loro volta, i giovani la aiutano “a ringiovanire il proprio volto”. C’è un filo ideale, afferma il Papa, tra il Sinodo e il Messaggio ai giovani del Concilio Vaticano II, che li invitava a percorrere, con audacia, nuovi cammini “tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo”.

Parola chiave del Sinodo è il discernimento, un atteggiamento spirituale che ci fa vedere la realtà “con lo sguardo del discepolo”, un metodo che ci sintonizza “con l’azione dello Spirito”. E’ “apertura alla novità, coraggio di uscire”, nonchè strumento pastorale capace di proporre “cammini vivibili”, che sappiano “suscitare interrogativi senza suggerire risposte prestabilite”.

L’Instrumentum Laboris è articolato in tre parti: riconoscere, interpretare, scegliere. Nella prima si afferma che, sintonizzandoci, mediante l’ascolto, con i giovani, possiamo percepire le loro gioie e speranze, le loro tristezze e angosce. Essi ci chiedono di essere “a favore dei poveri, avere a cuore la questione ecologica, fare scelte visibili di sobrietà e trasparenza (…) audacia nel denunciare il male”, sia nella società civile che “nella Chiesa stessa”.

Nella seconda parte (interpretare), troviamo alcune chiavi di lettura sui temi sinodali. E’ significativa la riscoperta dell’esame di coscienza, che aiuta la persona ad avvertire la presenza di Dio e a“riconoscerne la voce nella concretezza della vita quotidiana”. Un esame, quindi, che non si limita “al riconoscimento di essere nell’errore o nel peccato”, ma ci aiuta a riconoscere i doni e i contributi che possiamo offrire, “anche se magari non pienamente all’altezza degli ideali”.

Ai fini del discernimento, l’accompagnamento assume varie forme, da quello vocazionale, (finalizzato a “liberare la capacità di dono e di integrazione … in un orizzonte di senso”), a quello spirituale, che si integra con la dimensione psicologica. Né va ignorata la sensibilità dei giovani ai temi sociali: corruzione, violenza, ingiustizia e diseguaglianze, persecuzioni religiose suscitano “in loro emozioni molto forti”. L’impegno sociale e politico diventa allora una sorta di vocazione, che “richiede di essere accompagnata, (…) per identificare i segni dei tempi che lo Spirito indica”.
In effetti, “il comandamento dell’amore”, nel prevedere “l’opzione preferenziale per i poveri”, ha una valenza sociale. Pertanto, l’impegno a costruire una società più libera e giusta facilita l’incontro con i non cattolici, e aiuta a riscoprire la fede e la dottrina sociale della Chiesa.

I giovani apprezzano i “testimoni luminosi e coerenti”, che si spendono per gli altri e sanno affiancare “chi si mette in cammino verso la propria forma di santità”. L’accompagnatore quindi, sacerdote o laico, è uno “in continua ricerca della santità”. Uno che sa ascoltare senza giudicare, che lavora per l’integrazione, mostrando che le differenze possono diventare un arricchimento. .

La terza parte (scegliere) analizza gli elementi utili a “comprendere a quali passi concreti ci chiama lo Spirito”, nell’intento di incontrare il Signore e “rispondere alla Sua chiamata alla gioia dell’amore”. Ciò nell’attuale periodo storico, nel quale tante incrostazioni di una società malata vanno riviste (nonostante il mito dell’Occidente, ancora diffuso, specie nei Paesi sottosviluppati).

L’accompagnamento va fatto anche per le tecnologie digitali, che se da un lato sono un utile “strumento di contatto pastorale” e di orientamento vocazionale, dall’altro richiedono un uso consapevole, per limitarne i rischi. Circa le dipendenze (alcool, droghe, gioco d’azzardo), che minacciano la vita,, occorre facilitare il reinserimento delle giovani vittime nella società (che “tende a stigmatizzarli e ghettizarli”), mediante le case-famiglia e le comunità di recupero.

E’un impegno, ha aggiunto don Carlo, che, non esime “dal promuovere una cultura della prevenzione”, perseguendo i narcotrafficanti e quanti speculano sui meccanismi di dipendenza. Analogamente, occorre “trovare le modalità perché il Sinodo” dia speranza ai giovani detenuti.

Circa i migranti, oggi l’Occidente assiste, impotente, a una nuova “tratta degli schiavi”. Nei limiti propri di ciascun Paese (da fissare a livello mondiale, in un’ottica di controllo dei flussi), il cristiano ha il dovere dell’accoglienza verso i migranti in difficoltà. E quelli che sono vissuti in “famiglie fragili e disagiate” devono trovare, nella Chiesa, una famiglia “in grado di ‘adottarli”.

Molti giovani, ha precisato il relatore, sperimentano “che solo la preghiera, il silenzio e la contemplazione offrono il giusto ‘orizzonte di trascendenza”, entro cui maturare le scelte vocazionali. Alcuni, poi, riscoprono la fede quando vengono “a contatto con la ‘Chiesa che serve’”. E ancora, è importante il dialogo con il mondo, specie “in ambito accademico e culturale”, dove i giovani, a volte, sono discriminati a causa della loro fede. In tale prospettiva, sono molto apprezzate iniziative come la “Cattedra dei non credenti” e del “Cortile dei Gentili”.

Infine, il documento accenna al tema della vocazione universale alla santità, “cifra sintetica e unificante della vita cristiana”, come mostrato dal “Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione”. Papa Francesco afferma che “la santità è il volto più bello della Chiesa“. Il Signore ci vuole santi, chiede di non accontentarci “di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente”.

La storia della Chiesa è ricca di giovani santi (Bernadette Soubirous. Maria Goretti, Piergiorgio Frassati e tanti altri), il cui esempio ha una forte “carica profetica”, non di rado sigillata dal martirio. La loro vita “è la vera parola della Chiesa”. Ma il vero modello di santità è rappresentato dalla Madre del Signore: “nella sua capacità di custodire e meditare nel proprio cuore la Parola (cfr. Lc 2,19-51), Maria è per tutta la Chiesa madre e maestra del discernimento”.

Sergio Borrelli