Congresso Nazionale di Genova. Relazione del Presidente nazionale Emanuele Costa
Al temine dei due anni di presidenza è consuetudine presentare un quadro dello stato di salute del Serra Italiano, una sintesi del nostro operato e uno sguardo al futuro.
Seguiremo uno schema che in qualche modo riflette il tema del congresso ‘Principi universali e nuovi linguaggi’, più precisamente tradotto in: ‘principi fondanti del Serra e nuovi metodi’, quali strumenti per tracciare una visione del futuro volto alla crescita e al ringiovanimento del Serra.
L’analisi dello stato di salute del Serra Italiano sarà brevissima perché ben la conosciamo. I numeri sono impietosi e diversi club sono in difficoltà, ma non per questo dobbiamo scoraggiarci. Non siamo i soli, perché tutte le realtà associative soffrono, come riflesso delle difficoltà che oggi ogni uomo incontra nella vita quotidiana, spesso anche nella propria famiglia; delle difficoltà della Chiesa a realizzare l’invito ad “uscire” di papa Francesco, e delle difficoltà dei laici cristiani a trovare il proprio ruolo nella Chiesa e nella società.
In presenza di tante criticità alle quali spesso non riusciamo a dare risposta, non resta che rinnovare l’impegno a gettare dei semi, ogni singola persona o associazione, nel proprio orticello, cercando di non seminare fuori dai solchi, senza ergere muri che impediscano al sole di entrare, e con coraggio, perché spesso ci troviamo in un deserto e irrigare l’orto diventa una sfida; tutto sempre nella fiducia e nella certezza che anche il più piccolo dei semi un giorno porterà frutto. Questa è la bellezza del Creato e la promessa di Nostro Signore.
Anche la sintesi delle attività serrane sarà breve. I Club hanno lavorato con passione ed entusiasmo ciascuno sul proprio territorio: con il loro impegno e con i loro programmi, sempre con una vicinanza attenta e premurosa ai sacerdoti e ai consacrati, rendono un servizio unico e prezioso.
A livello nazionale, l’impegno del CNIS è stato costante nell’affiancare e incoraggiare i Club e i Distretti. Il tradizionale Concorso Scolastico è proseguito con successo, registrando quest’anno una partecipazione record di Club e di ragazzi.
In generale, sono stati due anni di grazia, benedetti da eventi straordinari, di cui siamo grati e riconoscenti a Nostro Signore. La Convention Internazionale a Roma, culminata nell’udienza privata concessa dal Santo Padre, ci ha fatto sentire parte della grande famiglia serrana. Le parole di papa Francesco sono rimaste scolpite nel cuore di tutti noi, quando ci ha detto: “Il Serra Club è un luogo in cui cresce questa bella vocazione: essere laici, amici dei preti”.
Sua Eccellenza Jorge Carlos Patron Wong ha generosamente accettato l’incarico di Consulente Episcopale del Serra Italiano, nonostante i suoi gravosi impegni a livello internazionale quale responsabile di tutti i Seminari del mondo! Anche questo è stato un grande momento di grazia per tutto il nostro Serra. Avrò modo di parlare di lui nel seguito di questa relazione, tuttavia vorrei qui sottolineare la sua amorevole paternità nei nostri confronti, che tutti abbiamo potuto apprezzare nel suo videomessaggio di apertura a questo congresso.
Abbiamo soprattutto cercato di lavorare pensando al futuro, individuando le due priorità su cui abbiamo tanto insistito: giovani ed estensione, priorità strettamente legate tra di loro.
Per meglio affrontare il tema del nostro futuro credo sia utile prendere coscienza dei principi fondanti del Serra, ripartendo dalle intuizioni dei nostri fondatori e dalle parole del Cardinal Siri che ha voluto il Serra in Italia.
I quattro fondatori di Seattle, sono i primi laici cristiani della storia che si sono organizzati nella forma di un club service per mettere le loro capacità personali e professionali al servizio delle vocazioni, con lo specifico scopo di: ”assistere i giovani nella loro educazione al sacerdozio”, come era scritto nel loro statuto.
Lo spirito e le finalità dei nostri fondatori erano state ben capite dal Cardinal Siri, che scriveva: “è toccato a me realizzare tale organizzazione in Italia e pertanto ne sono testimone…. Perché ho curato l’apertura del Serra? Ho fissato la mia attenzione sul Serra perché ho visto delle novità in esso… Il Serra era slegato da tutte le forme e remore delle vecchie associazioni cattoliche europee; fissato lo scopo passava all’azione seguendo la logica pragmatistica americana, riempiendolo di quelle opere complementari che per il cristiano rappresentano ossigeno e scopo della vita cristiana stessa”.
Gli spunti che ne possiamo trarre per la nostra riflessione sono: la LAICITA’, il PRAGMATISMO e lo SCOPO DELLA VITA CRISTIANA. Sono questi, a mio avviso, i principi fondanti e il valore aggiunto che caratterizzano il nostro Serra.
La vocazione alla vita sacerdotale e alla vita consacrata non è argomento riservato al clero, ma richiede l’attenzione dei laici. Siamo noi in quanto laici che immersi nella società civile sperimentiamo le diverse forme di vocazione, da quella alla vita che tutti ci accomuna, a quella alla famiglia, a quella alle diverse scelte professionali, e pertanto possiamo contribuire, quotidianamente e con pragmatismo, a favorire e sostenere le vocazioni particolari alla vita consacrata.
In quanto cristiani, poi, siamo chiamati alla santità. Citando papa Francesco nella Gaudete et Exsultate: tutti siamo chiamati ad essere santi, vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, e compiendo con onestà e competenza il nostro lavoro al servizio dei fratelli. In una omelia a S.Marta questa settimana papa Francesco ha aggiunto: siate sale e siate luce nella quotidianità; il sale e la luce sono sempre al servizio di altri!
Possiamo quindi affermare che la santità è anche sinonimo di vocazione al servizio.
In quanto Serrani, dobbiamo essere capaci di rispondere a tutte le chiamate: alla vita, alla santità, e alla gioia di servire, al fine di mettere le nostre capacita personali, organizzative e professionali al servizio delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, attenti a non scivolare nel clericalismo, che ci farebbe perdere la laicità, una delle caratteristiche fondanti del Serra.
Abbiamo indicato i giovani come la prima delle due priorità poc’anzi enunciate. Potremmo in realtà parlare di “sfida giovani”, come l’ha definita il nostro presidente eletto nell’annunciare il tema del nuovo anno sociale “I giovani: una sfida per la Chiesa, La Chiesa: una sfida per i giovani”, consci che già da oggi i giovani sono i protagonisti del nostro futuro. Colpisce l’affermazione del pediatra brittanico Winnicott: “il mondo andrà avanti finché ci sarà un adolescente a metterlo in crisi”. Sono i giovani stessi che ci lanciano la sfida e noi, di generazioni precedenti, dobbiamo accettarla.
Nel documento preparatorio finale del prossimo Sinodo redatto da un gruppo di giovani selezionati da tutti i paesi del mondo, si legge: “I giovani di oggi bramano una Chiesa autentica, una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva”. Queste, e tante altre indicazioni che abbiamo ricevuto in questi due giorni di congresso, sono spunti preziosi sui quali riflettere, e domandarci come il Serra possa coglierle e realizzarle nel proprio ambito.
Credo che il punto di partenza sia lo sforzo di reimpostare il rapporto tra giovani e adulti diversamente dall’attuale e consuetudinaria propensione, spostando l’accento da quello che noi possiamo dare ed insegnare ai nostri giovani a tutto ciò che noi possiamo cogliere da loro e costruire insieme a loro. E’ la logica della concretezza enunciata dal Prof. Mauro Magatti al Convegno Ecclesiale di Firenze: “Concretezza significa ‘cum-crescere’ = ‘crescere insieme’ e quindi costruire insieme.
Come? Come avvicinarli? Come renderci credibili?
Credo ci sia una sola sintetica risposta: dobbiamo renderci interessanti, non a parole, ma proponendo delle azioni concrete. Il rendersi interessanti richiede creatività, preparazione, progettualità, capacita’ organizzativa e leadership, ben sapendo che un buon leader non è colui che vuole comandare, ma chi sa individuare le qualità dell’altro e farle germogliare, crescere e sviluppare.
Spesso non tutte le risorse necessarie sono disponibili nei nostri club, tuttavia, per sopperire a queste eventuali carenze, potremmo cogliere l’opportunità di coinvolgere persone esterne al Serra, di buona volontà, disposte ad unirsi a noi nei singoli progetti; persone forse ancora lontane dalla Chiesa ma rispettose del sacerdote e del consacrato e spinte dal desiderio di mettersi al servizio. Queste collaborazioni sul campo possono essere il principio di una estensione, la seconda priorità identificata come vitale per il Serra, e allo stesso tempo attirare persone probabilmente più giovani di noi. Vorrei sottolineare questo punto e ripeterlo: i service e le attività con e per i giovani sono la premessa per attirare soci di una generazione più giovane. Non vorrei che questo restasse un semplice slogan, dato che sono sinceramente convinto che questa strada possa sorprenderci e portare dei frutti.
Sono orgoglioso di constatare che molti dei nostri club abbiano iniziato o stiano analizzando progetti rivolti ai giovani, come abbiamo anche sentito oggi dalla bocca dei nostri cari governatori: il Service Giovani, la scuola di filosofia, il concorso scolastico, i centri di ascolto con i giovani in veste di protagonisti, la formazione civica e umana dei seminaristi, il progetto video e sussidi vocazionali moderni, e ancora molti altri, tutti esempi concreti di attività in cui si possono coinvolgere le nuove generazioni.
Abbiamo indirettamente già introdotto nel nostro discorso l’importanza della ricerca di Nuovi metodi, indicata come seconda parte dello schema di questa relazione. Vorrei citare ancora una volta il Cardinal Siri. Ricordate le sue parole “ho fissato la mia attenzione sul Serra perché ho visto delle novità in esso…”? poi Siri aggiunge: “Perché ho sempre creduto che le cose debbano camminare in avanti, ma che durante il cammino qualcosa sul metodo debba cambiare”. Un parallelismo evidente con il pensiero di papa Francesco quando ci invita ad uscire dalla logica del “ma si è sempre fatto così” bollandola con le parole: “quella logica non sfonda con i giovani….è un veleno, un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima e ti lascia come anestetizzato e non ti lascia camminare”.
La logica del non cambiamento è un grave errore da evitare, insieme all’autoreferenzialità e al clericalismo, dai quali già il presidente Ciacci ci aveva messo in guardia nella sua relazione di fine mandato. E’ l’autoreferenzialità in particolare che ci condiziona e ci impedisce di aprirci agli altri, e di essere capaci di una onesta autocritica, essenziale per una crescita e un rinnovamento.
Rinnovarsi richiede anche l’apertura a rivedere, se necessario, i nostri comportamenti e le nostre regole per adeguarle alle nuove esigenze e alla loro comprensione da parte dei giovani. Il nostro consulente Episcopale S.E. Patron Wong è molto esplicito su questo punto, quando ci invita a: “Lasciare ai giovani di inventare un modo nuovo… ogni generazione deve trovare il come…” e aggiunge: ”Considero fondamentale la scelta di un rinnovamento generazionale”
Raccogliamo questo invito e facciamone una priorità per gli anni a venire.
Vorrei concludere queste mie osservazioni evidenziando la bellezza della proverbiale amicizia serrana e dello spirito serrano che ci accomunano e ci fanno camminare insieme, con entusiasmo e con gioia. Amicizia ancora più preziosa quando è rivolta ai religiosi: l’apertura del nostro cuore verso di loro è il biglietto da visita del serrano, ed è sempre ben corrisposta. E’ un grande dono quando un sacerdote ci fa capire che ci vuole bene e lo abbiamo sperimentato molte volte a livello personale. Vorrei ricordare, in particolare per chi non era presente, che, in occasione dell’ultimo incontro del Cnis, il Cardinale Saraiva, rispondendo ai nostri saluti e ringraziamenti per i diciassette anni di servizio come consulente episcopale del Serra Italiano, ha detto a tutti noi un commovente: “Vi voglio bene”. Queste parole, dette da un Cardinale, continuano a risuonare nel nostro cuore.
Altre testimonianze del nostro rapporto umano con i sacerdoti vengono alla mente.
Credo che pochi di voi sappiano che l’ormai famoso don Marco Pozza aveva vinto il primo premio di un concorso per i chierichetti organizzato dal Serra Club di Padova in cui voleva a tutti i costi arrivare primo per guadagnarsi il premio di cinquecentomila lire di cui aveva bisogno per pagarsi gli studi.
O che l’attuale Vescovo di Montevideo, grazie ad una scholarship ricevuta da Serra International, aveva studiato a Washington vivendo in casa della famiglia di un giovane che oggi è il Cardinal O’Malley arcivescovo di Boston e il cui padre era un serrano.
O come non rimanere toccati dalla sorpresa di un past presidente americano di Serra International che a Roma paga il conto del ristorante a due sacerdoti che pranzavano al tavolo accanto al suo, senza sapere che uno era un Arcivescovo scozzese poi diventato suo carissimo amico?
Certamente questi sacerdoti non si dimenticheranno facilmente del Serra.
Vogliamo davvero essere laici amici dei preti, come ci ha chiesto papa Francesco!
Per concludere ho scelto questa sua citazione:
“Il cristiano, che è un uomo del momento, deve avere due virtù per vivere il momento: la preghiera e il discernimento. Questo il ‘segreto’ per vivere a pieno la nostra vocazione”. Mi direte, finalmente un richiamo alla preghiera. Certo, la preghiera è alla base del nostro essere cristiani e del nostro essere serrani, e deve quindi avere un posto privilegiato nella nostra vita quotidiana e nei nostri programmi serrani.
A tutti noi l’augurio di essere capaci a scoprire personalmente questo ‘segreto’ di Papa Francesco.
Tra poche ore, vi affiderò alle grandi mani e al cuore generoso di un nuovo presidente, una persona giovane e saggia, pragmatica e di buon senso, che con equilibrio e con coraggio sa affrontare le situazioni anche le più difficili. Sono certo che Enrico aiuterà il Serra Italiano a fare degli importanti passi in avanti. Lo ringrazio a nome di tutti per aver accettato questo incarico.
Carissimi, ringraziando Dio, Maria Santissima Madre delle Vocazioni, il Santo Junipero Serra e tutti i Santi, per le innumerevoli grazie ricevute in questi due anni di impegno serrano, chiediamo anche la forza di continuare nel nostro cammino, sempre avanti, con fiducia e con coraggio.