L’Alto Comitato per la Fratellanza Umana è stato istituito il 20 agosto 2019, a pochi mesi dallo storico incontro ad Abu Dhabi del 4 febbraio 2019, tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al Aznar, Ahmed al-Tayyeb, rappresentante dell’Università egiziana, considerata il principale centro culturale dell’Islam sunnita, con cui la Santa Sede ha instaurato nuovi rapporti, e dalla firma del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza civile”. Il Comitato è composto da leader religiosi, studiosi ed esponenti della cultura appartenenti al mondo cristiano, musulmano ed ebraico, che si ispirano al “Documento” per dedicarsi alla promozione degli ideali di pace e del rispetto reciproco. E’ presieduto dal Cardinale Angel Ayuso Guixot, che è anche il Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Anche Papa Francesco, durante la recita del Regina Caeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, nella Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni del 3 maggio, esprimendo la sua vicinanza agli ammalati di coronavirus e a quanti si dedicano alle loro cure, era andato incontro alla proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana invitando i credenti di tutte le religioni a rivolgersi a Dio, in una sola voce, con la preghiera ed il digiuno, per preservare l’umanità, aiutarla a far cessare la pandemia, restituirle la sicurezza, la stabilità, la salute e la prosperità, al fine di rendere il nostro mondo più umano e fraterno. “Poiché la preghiera è un valore universale – sono le parole del Papa – ho accolto la proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana affinché il prossimo 14 maggio i credenti di tutte le religioni si uniscano spiritualmente in una giornata di preghiera e digiuno e opere di carità per implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia di coronavirus”. Un annuncio importante che conferma l’attenzione del Santo Padre per il dialogo interreligioso, ritenuto strategico in questa drammatica crisi epidemica che stiamo vivendo.
Lo stesso Grande Imam al-Tyyieb ha condiviso l’invito per il 14 maggio con questa affermazione: “Accolgo con favore la nobile chiamata umanitaria fatta dal Comitato per invitare persone di tutto il mondo a pregare al fine di togliere questa epidemia da noi e dal mondo intero”.
Non sono mancate, altresì, le adesioni di autorevoli leader politici, soprattutto mediorientali, oltre che di organismi internazionali, che hanno fatto sentire la loro voce in favore della giornata di raccoglimento del 14 maggio: Mahmoud Abbas, Presidente dello Stato di Palestina con il messaggio esteso a tutto il popolo palestinese “io personalmente parteciperò a questa preghiera e invito tutto il mio popolo in Terra Santa a partecipare insieme”, Hamad bin Isa Al Khalifa, Re del Bahrain, con l’appoggio all’iniziativa indicandola come una occasione di cui approfittare “per unire le persone di diverse razze e religioni a supplicare, digiunare, fare il bene e pregare Dio onnipotente perché sollevi l’umanità dall’epidemia” e Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, con la dichiarazione “mi unisco a Sua Santità Papa Francesco e il Grande Imam di Al Azhar, lo Sheik al-Tayyeb, nel loro sostegno alla preghiera per l’umanità il prossimo 14 maggio, un momento per la riflessione, la speranza e la fede”.
A giornata conclusa, si può ben dire che gli appelli dell’Alto Comitato per le Fratellanza Umana e di Papa Francesco sono andati ben oltre le aspettative.
Ad iniziare dall’Europa e dall’Italia con la Comunità del mondo arabo, aderente alla Confederazione laica interreligiosa, che ha ringraziato il Papa per il suo impegno a favore del dialogo in questo momento di crisi mondiale che ci accomuna nell’epidemia e dalla Comunità religiosa islamica per pregare l’Altissimo a ritrovare serenità e tranquillità. Così come l’Unione Induista, che ha risposto con la condivisione delle sue Comunità alla preghiera personale e collettiva nelle proprie case, non essendo possibile riunirsi all’interno del tempio.
Anche l’America ha partecipato attivamente alla giornata con il Presidente del Consiglio episcopale latino americano e caraibico, che ha chiamato a raccolta i Vescovi del continente, e con il Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela, nell’invocare Dio per la fine dell’epidemia.
E così ancora, in Asia, particolarmente in India, con Narindra Bhikkhu, abate del monastero buddista di Miao “perché stiamo lottando contro un nemico invisibile e la preghiera è la sola arma per combatterlo”, e con l’Arcivescovo Leo Cornelius, in un incontro interreligioso di preghiera organizzato a Bhopal nel Madhya Pradesh, al quale hanno partecipato cristiani, indù, musulmani, jain, buddisti e sikh.
In Italia l’appello di Papa Francesco è stato accolto soprattutto nelle Diocesi, ma anche in altre Comunità, quali i Focolari con una riunione spirituale di digiuno e preghiera e la Comunità di Sant’Egidio con il messaggio di adesione rivolto a tutti i credenti a pregare insieme, ognuno secondo le proprie tradizioni, come parte della stessa comunità umana. Anche all’interno di tante nostre famiglie e nell’intimità delle nostre case, il digiuno e la preghiera sono state osservate in questa giornata speciale di raccoglimento e meditazione.
Un risultato sorprendente. Uniti, ciascuno nella loro fede e nel loro credo, gli osservanti delle varie religioni, dal cattolicesimo e all’islamismo in primo piano, hanno risposto all’unisono a questa giornata mondiale di preghiera e di digiuno. Una testimonianza forte di fronte all’umanità intera per dare prova che la preghiera e il digiuno non sono espressioni di una singola religione e che i problemi che comportano la pandemia, che ci affligge in questo periodo di sofferenza e di dolore, appartengono a tutte le fedi, perché tutte le religioni fanno parte della stessa famiglia umana. E come tali direttamente coinvolte e partecipi per intercedere, pregando e digiunando insieme, affinché Dio onnipotente possa aiutarci a debellare questa calamità e rendere il nostro mondo più umano e più fraterno.
Una giornata che ha avuto una chiara impronta penitenziale e di supplica per un rinnovato spirito di speranza, nella consapevolezza che, in questo momento difficile della nostra vita, “se il virus ci distanzia, la preghiera ci unisce”.