Al CNIS di Roma, la premiazione del primo Concorso musicale per seminaristi


Gremitissima la sala del Teatro “Casa tra Noi” di Roma che, nel pomeriggio di sabato 19 novembre scorso, ha accolto la premiazione della prima edizione del Concorso nazionale di esecuzione musicale “Seminaristi in Musica”, bandito dal Serra International Italia e rivolto a tutti i seminaristi delle diocesi d’Italia e della Svizzera italiana.

Al tavolo di rappresentanza sono convenuti: Sua Eminenza il signor cardinale Beniamino Stella, prefetto emerito della Congregazione per il clero nonché consulente episcopale del Serra International Italia; mons. Marco Frisina, compositore e presidente della giuria del Concorso; Paola Poli, presidente del Serra International Italia; Vera Pulvirenti, coordinatrice della commissione Concorso.

La presidente Poli, tramite video, ha presentato, uno ad uno, i circa ottanta seminaristi dei venti seminari coinvolti, ringraziando i rettori e i formatori che hanno permesso le singole partecipazioni all’iniziativa. “Si è trattata di un’occasione di crescita – ha sottolineato nel suo intervento il card. Stella – che mira a ciò che sta molto a cuore alla Chiesa: la formazione integrale dei giovani in discernimento ed in cammino verso il ministero ordinato”. Il Card. Stella ha altresì recato il saluto e la benedizione che Papa Francesco, tramite telegramma, ha voluto rivolgere ai seminaristi ed a tutti gli intervenuti.

Visibilmente commosso anche mons. Frisina che non ha mancato di raccontare la sua testimonianza vocazionale, di quanto la musica faccia bene alla comunione tra i seminaristi, sia funzionale alla liturgia e alla partecipazione dei fedeli.

Dopo gli interventi, si sono esibiti dunque i tre finalisti: l’organista Alessandro Aquino del Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo; il pianista Enrico Venezia, sempre del Pontificio Seminario di Posillipo; e, infine, il Coro polifonico a cappella composto da Emanuele Morasso, Emanuele Mantaldo, Jacopo Luciani, Gabriele Barbieri, Andrea Macchiavello, Davide Pone e Samuele Bragazzi (direttore) del Seminario Arcivescovile Maggiore “Benedetto XV” di Genova. Il tutto tra gli stacchi del duo Psallite Deo, composto dai benedettini dom Francesco la Rocca e dom Riccardo Tumminello, monaci dell’Abbazia di San Martino delle Scale di Palermo, e del dirompente coro Heart Gospel in Music, diretto dal M° Johanna Pezone.

Al termine di due ore ricche di emozioni e di musica, espressa nelle diverse forme di lode al Signore, il card. Stella e mons. Frisina hanno proceduto alla premiazione: il Coro polifonico di Genova come primo classificato, seguito dall’organista e dal pianista del Pontificio di Posillipo ex aequo.

A seguire, poi, l’intera classifica dei vincitori.

I primi dieci finalisti: il Pontificio Seminario Regionale “S. Pio X” di Chieti col sassofonista Giovanni Di Penta; il Seminario Vescovile di Acireale col canto solistico e accompagnamento di organo di Rosario Pittera; il Seminario Maggiore di Bressanone col Coro polifonico formato da Ditrick Makali, Cleofas Nhoswe, Reuben Mmbaga, Oscar Fredrick, Nicodemo Yustino (direttore), al bongo Kayago Yordan Philiberrt; il Pontificio Seminario Regionale Sardo “Sacro Cuore di Gesù” di Cagliari col Piccolo Coro Polifonico e accompagnamento di organo con Enrico Muscas, Alessandro Mereu, Giovanni Sanna, Antonio Rubam nella Messa composta e diretta dal seminarista Lorenzo Vacca; il Seminario Arcivescovile “S. Pio X” di Messina con tromba e organo di Carmelo Puliafito e Manuguerra Loris; il Seminario Vescovile di Vicenza col canto solistico e accompagnamento al pianoforte di Sebastiano Pellizari; il Seminario Maggiore Arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi” di Napoli col coro polifonico composto da Mario Felicella, Andrea Sorrentino, Giuseppe Marsei, Giovanni Scola, Luigi Ascione, Salvatore Romano, Claudio Mennella (organista accompagnatore).

Seminaristi classificati ex aequo: Pontificio Seminario Arcivescovile Regionale Flaminio “Benedetto XV” di Bologna, Pierre Fourier Akouete Agbolan: canto solistico senza accompagnamento; Seminario Vescovile di Acireale, Coro Polifonico: Antonio Agostini, Dario Impellizzeri, Sebastiano Marino, Sebastiano Mauro, Fabiano Orfila, Federico Santuari, Mattia Scuto – Accompagnamento di organo: Raffaele Stagnitta; Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo, Ivan Aiello: canto solistico con chitarra;

Seminario Arcivescovile di Monreale, Piccolo coro monodico con accompagnamento di organo: Vito Gallina, Emmanuel Saladini, Davide Giorgio Orlando, Vincenzo Elias Colletti (Direttore e compositore dei brani); Seminario Vescovile di Lucera, Alessandro De Pasquale: voce con chitarra; Seminario Arcivescovile di Bari-Bitonto, Coro con accompagnamento di organo: Francesco De Santis, Walter Russo, Giuseppe Maurodinoia, Roberto Grilletti, Pietro De Tommaso (Compositore del brano); Seminario Vescovile di Oppido Mamertina, Piccolo coro: Francesco Pedullà, Damiano Attisano, Cosimo Attisano – Accompagnamento alla tastiera: Francesco Ditto; Seminario Vescovile “S. Agostino” di Nicosia, Patient Moma Kalela: voce solista con accompagnamento al pianoforte; Seminario Vescovile Interdiocesano “S. Cromazio di Aquileia” di Udine, Coro polifonico: Davide Lucchesi, Stefano Cimbaro, Aeneid Ugonna Ozuo, Cristiano Brumat, Alessandro Perabò, Daniele Lizzi, Don Davide Larcher (Accompagnamento con organo); Seminario Vescovile di Piazza Armerina, Daniel Andrea Marino: canto solistico con chitarra; Seminario Vescovile di Piazza Armerina, Emanuele Cascino e Giacomo Profeta: canto a due voci con chitarra; Pontificio Seminario Arcivescovile Regionale Flaminio “Benedetto XV” di Bologna, Paolo Santi: chitarra solista; Seminario Maggiore Arcivescovile “Card. Alessio Ascalesi” di Napoli, Mario Spinola: canto solistico con chitarra.

Esibizione del Coro polifonico del Seminario Arcivescovile “Benedetto XV” di Genova
Vincitore del 1° premio della 1a edizione del Concorso nazionale "Seminaristi in musica" del Serra International Italia.
Coro polifonico a cappella: Emanuele Morasso, Emanuele Mantaldo, Jacopo Luciani, Gabriele Barbieri, Andrea Macchiavello, Davide Pone.
Samuele Bragazzi: Direttore.

Esibizione tenutasi presso il teatro dell'Hotel "Casa tra noi" a Roma, il 19.11.2022, in occasione della premiazione ufficiale.
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Club di Prato. Incontro di novembre.

Giorno 8 novembre 2022 noi soci serrani ci siamo ritrovati presso la Chiesa di San Fabiano (all’interno del Seminario Vescovile) per la Santa Messa che è stata celebrata dal nostro Cappellano Monsignor Daniele Scaccini e concelebrata da Monsignor Basilio Petrà. All’inizio della Messa il Tesoriere ha letto i nomi dei soci serrani defunti e quest’anno sono stati ricordati Monsignor Virginio Fogliazza(1933-2012) , che contribuì alla nascita del Serra Club a Prato nel 1981, il vescovo emerito Monsignor Gastone Simoni (1937-2012) e Monsignor Pietro Fiordelli(1916-2004) che ha guidato la diocesi per 38 anni dal 1954 fino al 1992.
La memoria dei serrani defunti ci fa capire che seppure hanno lasciato questa vita terrena sono in Comunione con Dio e sono vivi in mezzo a noi spiritualmente. Ma da vivi sono stati veri testimoni, dimostrando e custodendo il dono serrano ovvero la preghiera ed il sostegno delle vocazioni sacerdotali.
Dopo la Messa ci siano spostati nel refettorio per la cena e dopo è stata riconfermata all’unanimità la presidente in carica Alessandra Pagnini per il prossimo l’Anno Sociale 2023-2024 oltre a quello presente con l’attuale Governatrice del Distretto 71 del Serra Club Elena Baroncelli. Lavoriamo bene per un buon club con la speranza di un ricambio generazionale così il nostro Serra Club possa andare sempre avanti.
Marco Giraldi-Vicepresidente delle Rispettive Comunicazioni Sociali del Serra Club di Prato 534 che appartiene al Distretto 71 ovvero la Regione Toscana Nord/Sardegna

La Chiesa e l’arte

La Chiesa e l’arte.

di don Paolo Prunotto, parroco di Quattordio (AL) – Diocesi di Asti Piemonte.

Siamo tutti ben consapevoli come nell’approccio personale ad un’opera d’arte, qualunque essa sia, non ci si debba fermare alla sola e vaga impressione che essa sa suscitare nei primi istanti di visione o di ascolto. All’inizio, infatti, prevale in ciascuno di noi il giudizio prettamente estetico e, comunque, sempre soggettivo: mi piace… non mi piace; è bella… è brutta. Considerazioni inevitabilmente superficiali, non meditate, frutto della dimensione puramente “sentimentale” del momento, senza l’indispensabile e ponderata “razionalità”. Sappiamo, altresì, che un avvicinamento più riflessivo e documentato all’arte rechi con sé innumerevoli sfaccettature, di solito sempre positive e arricchenti. Un’opera può essere sviscerata dal punto di vista storico (per ciò che rappresenta), dal punto di vista filosofico (esempio Rembrandt), antropologico, pedagogico, metafisico (esempio i dipinti di Hieronymus Bosch o di René Magritte), paesaggistico (i pittori “vedutisti” e “arcadici” tra XVIII e XIX secolo), per la storia del costume, per l’architettura, la geometria… e, ovviamente, la teologia e la fede. Ed è su quest’ultimo aspetto che desideriamo concentrare queste semplici e, certamente, non esaustive considerazioni.

Una piccola digressione, scevra da vena polemica. Chiunque tra noi abbia la fortuna di varcare la soglia di un museo, di visitare una città, di ascoltare musica (generalmente classica), non potrà non notare come la maggior parte della produzione artistica, soprattutto del passato, sia di matrice prettamente religiosa. I nostri musei di arti visive, ad esempio, sono stracolmi di quadri e statue a soggetto principalmente sacro. Nelle grandi pale d’altare, come nei più dimessi quadretti prodotti per la devozione privata o familiare, campeggiano Madonne, Santi in gloria, episodi biblici o della vita del Signore e dei martiri. Perché oggi, nella nostra società contemporanea, multietnica, multiculturale e multireligiosa, abbiamo scientemente deciso di non voler riconoscere le nostre indubbie “radici” culturali e religiose? L’accoglienza dell’altro non implica necessariamente il disconoscimento di se stessi, della propria tradizione, dei propri riferimenti culturali, della propria fede. Non si impone nulla ad alcuno, si è semplicemente se stessi, sempre comunque disposti ad accogliere ciò che di buono, di bello, di nobile e di universalmente valido riscontriamo negli altri, come ben sottolineano diversi documenti del Concilio Vaticano II.

Quindi, iniziamo la riflessione con un semplice quesito: perché la Chiesa, nel corso dei secoli, ha sempre promosso, incoraggiato e sostenuto le arti e gli artisti? L’immediata e più scontata e forse banale risposta potrebbe essere così formulata: perché nell’arte si è individuata la prima e più facile espressione del prestigio, del potere e del fasto. Certo, se pensiamo alla vasta e straordinaria produzione artistica rinascimentale queste considerazioni e sentimenti di natura prettamente “mondana” appaiono più che avvalorati. Non può essere sottaciuto o celato il fatto che i papi, soprattutto del tardo Quattrocento e del Cinquecento, abbiano visto nell’arte una splendida occasione per avvalorarsi alla stregua degli altri monarchi e delle altre potenze “mondiali” all’epoca in auge, soprattutto europee. Il circondarsi di opere preziose e belle denotava e connotava il prestigio raggiunto, il potere economico acquisito, una sorta di “status symbol” dalla forza eloquente e universalmente riconosciuta, oltre che, ovviamente, la ricerca personalistica dell’agio o del benessere del proprio clan familiare (si pensi, ad esempio, ai giustamente contestatissimi Borgia). Dobbiamo però ammettere che questa sete “mondana”, sicuramente non evangelica e da molti punti biasimevole, ha concesso e regalato all’umanità opere di straordinario ingegno artistico.

Di seguito sono offerti alcuni semplici spunti di riflessione; umili considerazioni senza pretesa di completezza o esaustività; mentre ringrazio di cuore della benevola attenzione.

Mi preme, dunque, concentrare l’attenzione sulle motivazioni più nobili che hanno spinto la Chiesa, nel corso del tempo, a incoraggiare l’arte in tutte le sue espressioni.

  1. LA DIMENSIONE “ESTETICA”. Nel Libro della Genesi ci viene comunicato come sia lo stesso Signore a compiacersi della propria Creazione, ad ammirare l’uomo come realtà inizialmente buona e positiva perché da Lui direttamente voluto: “Fatto simile a noi”. Dio conferisce all’umanità il suo stesso “potere” creativo, segnato unicamente dal limite inerente alla propria condizione di creatura e non di Creatore. Dio crea cose belle e buone e l’uomo, analogamente, è chiamato ad elaborare ciò che gli è stato affidato dal Signore producendo, anch’egli, realtà belle e buone.

Fin dall’origine, dunque, la dimensione “artistico/creativa” dell’uomo è vocata (“chiamata”) ad esercitarsi ed esprimersi ai suoi massimi livelli. L’uomo deve produrre il bello e il buono, non solo l’utile, perché ciò che è bello e buono è richiamo a Dio, fa riferimento a Lui e al Suo mondo, avvicina la condizione umana a quella divina, aiuta ad elevare lo spirito, la mente e il cuore alla dimensione eterna, trascendente, intramontabile… In altre parole: ciò che di bello produciamo ci avvicina al Sommo Bello; ciò che di bene facciamo ci avvicina al Sommo Bene e, analogamente, se facciamo il male ci allontaniamo da ciò che è Sommo in ciò che è meglio, ci distanziamo da Dio. L’Umanità che ripudia Dio, secondo quanto ci vien sempre riferito nel Libro della Genesi, non trova la propria emancipazione dal Signore ma si allontana da Lui: il Creatore diventa un estraneo; l’io personale si “ammala” di egoismo; l’altro non è più da amare ma da accusare; la natura si ritorce contro… In sintesi: la Chiesa ha voluto si producessero cose belle perché il bello è un forte richiamo a Dio e eleva lo spirito e l’anima umani all’orizzonte dell’eterna Bellezza.

  1. LA DIMENSIONE “CATECHETICO – PEDAGOGICA”. È indubitabile come, soprattutto nel passato, si rendesse indispensabile veicolare i messaggi più alti e nobili della fede e la conoscenza delle “verità fondamentali” attraverso mezzi che fossero immediatamente alla portata di tutti, non solo delle persone colte che, come sappiamo, erano una sparuta minoranza. Il popolo, come ancor oggi tutti noi, andava “nutrito” della Parola di Dio, una parola che poteva, dai più, essere solo ascoltata ma non letta. Un’occasione in più era evidentemente offerta dalla produzione delle immagini. Nel Medioevo molte chiese della nostra Penisola erano interamente ricoperte di affreschi murali, non solo raffigurazioni del Signore, della Vergine Maria o dei Santi ma, anche, di molti riquadri entro i quali erano raffigurati, in modo plastico, i principali avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento come, anche, della vita della Madonna o dei martiri.

Ne sono ancor viva testimonianza di ciò alcune antiche chiese campestri medievali o tardo medievali presenti sulla catena alpina, anche piemontese (esempio lampante in tal senso è la parrocchiale di Elva, sulle montagne cuneesi – XV/XVI secolo). A livello nazionale possiamo pensare al meraviglioso ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco presente nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, opera del sommo Giotto (XIII secolo). Allo stesso Giotto si deve la Cappella degli Scrovegni di Padova. Meno noti, ma di straordinario valore artistico e iconografico, le decorazioni della chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta nello splendido borgo medievale toscano di San Gimignano (Antico e Nuovo Testamento, Giudizio Universale, Storie della vita di San Nicola, Santi vari…). Di questa mentalità catechetico/pedagogica è segno, inequivocabile, ciò che si attua nella maggior parte delle chiese parrocchiali della nostra Penisola a partire dalla fine del XVI secolo. Mi riferisco alla strabiliante diffusione delle compagnie laicali della Beata Vergine del Rosario. Il 7 ottobre 1571 la coalizione degli stati e dei regni cattolici, sotto l’egida del Papa, fermò, durante una straordinaria battaglia navale a Lepanto (Grecia), l’ormai inesorabile avanzata di conquista territoriale turco/musulmana dell’Europa. La vittoria cristiana fu attribuita dal papa San Pio V, Alessandrino, all’intercessione della Vergine Maria, invocata come Regina del Rosario. Da qui il nascere e l’incrementarsi sensibilmente della devozione alla Madonna, il sorgere in quasi ogni paese delle associazioni popolari del Rosario, l’innalzarsi di chiese e oratori pubblici e privati, cappelle laterali e sacelli in onore della Madre di Dio. Gli altari vengono adornati da splendide pale riproducenti la Madonna e il Bambino intenti a consegnare a San Domenico di Guzman e a Santa Caterina da Siena le “mistiche” corone del Rosario.

Nelle molte comunità del sud Piemonte maestri indiscussi di raffinatezza in tali raffigurazioni furono i noti pittori Guglielmo Caccia (1568-1625), detto il “Moncalvo”, e la figlia Orsola Maddalena (1596-1676). Risulta interessante notare come in tali quadri d’altare siano anche raffigurati, in diverse e fantasiose disposizioni, i quindici Misteri. Lo scopo era evidente: aiutare i fedeli, durante la preghiera, a concentrare l’attenzione sul Mistero enunciato ponendo, sotto gli occhi di tutti, l’immagine visiva del Mistero stesso. Ecco una testimonianza ulteriore di come la Chiesa ha e avesse a cuore l’insegnamento, la catechesi, la preghiera comunitaria o personale… sostenendo e facilitando il fedele anche con aiuti di tipo “visivo” e “tangibili”.

  1. LA DIMENSIONE “DEVOZIONALE”. Fine ultimo della Chiesa è che l’uomo trovi la sua giusta armonia con Dio, con se stesso, con i fratelli, con il creato. In questa continua e ininterrotta ricerca, un posto rilevante è da attribuirsi alla devozione o, come un tempo si diceva, alla “pietas”. L’arte sacra, con la dolcezza delle sue raffigurazioni (si pensi alle sublimi e algide Madonne di Raffaello, tanto per citare un sommo maestro) e con la maestosità delle sue composizioni cromatiche, scultoree o musicali, è chiamata ad elevare lo spirito, riscaldare i cuori, infondere sane emozioni, orientare e spingere al bene (“Caritas Christi urget nos!”), indicare il cammino e la meta ultima (la “Casa del Padre”). Ciò avviene attraverso il costante ed intimo percorso “devozionale” di ciascuno di noi. Contemplare un’opera d’arte sacra dovrebbe aiutarci a riflettere sul senso del nostro vivere, sull’orientamento che stiamo imprimendo all’esistenza… in una parola suscitare un atteggiamento “orante”. Le opere artistiche religiose sono state prodotte, dai grandi e celebri come dai più umili o sconosciuti autori, per suscitare la devozione e la preghiera. Chi di noi non ricorda di essersi raccolto innanzi ad una statua mariana custodita in un grande santuario o all’interno di una semplice e dimessa chiesa campestre “trasudante” intima spiritualità? Chi non rimpiange, magari ritornando con la mente alla propria infanzia, le semplici, umili e incerte preghiere di un fanciullo innanzi ad un quadretto sacro nella propria casa o, forse, all’asilo, qualora avesse frequentato le scuole rette dalle suore? Chi non ha mai rammentato le care immagini sacre della propria chiesa parrocchiale quando è stato costretto, dalla vita o dalle circostanze, a stare lontano dal proprio paese natio?

Club di Caltagirone. Festa di Maria Bambina presentata al Tempio Patrona del Seminario diocesano.

Domenica 20 Novembre u.s. festa di Cristo Re, nella Chiesa di San Bartolomeo annessa al Seminario, in occasione del triduo in preparazione della festa di Maria Bambina presentata al Tempio, patrona del Seminario diocesano di Caltagirone, i soci del Serra Club hanno partecipato, assieme ai familiari dei seminaristi, alle zelatrici ed ai zelatori del seminario alla celebrazione eucaristica presieduta da S. Em.za Il Cardinale Gianfranco Ghirlanda Rettore Emerito della Pontificia Università Gregoriana di Roma. Il porporato nell’omelia ha evidenziato che il vangelo ci presenta Cristo Re non assiso su un trono, bensì su una croce.
Staccarlo dalla croce, come vorrebbero fare tanti, significherebbe trasformarlo in uno dei tanti idoli di cui è popolata la nostra esistenza. La regalità di Cristo non sta nel farsi servire, ma nel servire. Gesù con il sacrificio della croce ha manifestato il suo amore per tutti, per ciascuno di noi, per le nostre storie di gioie e di sofferenze. Concludendo l’omelia il porporato ha spronato i seminaristi all’impegno costante in modo da divenire sacerdoti secondo il cuore di Cristo. Al termine della celebrazione il Rettore del Seminario Don Salvo Luca ha espresso ringraziamenti e gratitudine al Cardinale Ghirlanda per la sua presenza ed inoltre ha ringraziato il Serra Club, le zelatrici, i zelatori ed i familiari dei seminaristi per il sostegno, soprattutto con la
preghiera, ai nostri giovani che si preparano al sacerdozio ministeriale.

Mario Amore

1° Concorso di Musica sacra per seminaristi. I video dei premiati

1° premio Coro polifonico del Seminario Arcivescovile di Genova: Emanuele Morasso, Emanuele Mantaldo, Jacopo Luciani, Gabriele Barbieri, Andrea Macchiavello, Davide Pone. Samuele Bragazzi: Direttore.

Esibizione del Coro polifonico del Seminario Arcivescovile “Benedetto XV” di Genova
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2° premio ex aequo Enrico Venezia, seminarista del Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo

Esibizione di Enrico Venezia, seminarista del Pontificio Seminario Interreg.le Campano di Posillipo
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2° premio ex aequo Alessandro Aquino, seminarista del Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo

Esibizione di Alessandro Aquino del Pontificio Seminario Interreg.le Campano di Posillipo
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Esibizione del Coro polifonico del Seminario Arcivescovile “Benedetto XV” di Genova
Vincitore del 1° premio della 1a edizione del Concorso nazionale "Seminaristi in musica" del Serra International Italia.
Coro polifonico a cappella: Emanuele Morasso, Emanuele Mantaldo, Jacopo Luciani, Gabriele Barbieri, Andrea Macchiavello, Davide Pone.
Samuele Bragazzi: Direttore.

Esibizione tenutasi presso il teatro dell'Hotel "Casa tra noi" a Roma, il 19.11.2022, in occasione della premiazione ufficiale.
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Parte il “Progetto AUXILIUM…due”. L’appello del Presidente della Fondazione e della Presidente del CNIS

Fotogallery della premiazione del 1° Concorso di Musica sacra per seminaristi

Al CNIS , il ricordo di Peppino Savino, alla presenza della famiglia.

Non si è mai pronti ad accettare che un carissimo amico, un fratello, all’improvviso arresti il passo e debba abbandonare questa vita terrena, soprattutto quando un lungo tratto di cammino è stato percorso insieme; si avverte smarrimento e si resta sgomenti per un grande senso di vuoto, quello che il nostro amato Peppino Savino, con la sua improvvisa, prematura scomparsa, ha lasciato in tutti noi, nei suoi cari, nelle persone che lo hanno accompagnato nella vita.

Per me, per tutti noi Peppino ha rappresentato da sempre un punto di riferimento, una persona cara che aggiungeva valore e piacere nel confermare, rinnovare l’impegno a partecipare ai nostri incontri istituzionali i quali, sempre più, negli anni, hanno offerto l’occasione di poter consolidare amicizie profonde perché incardinate a una comune visione della vita.

A rafforzare quanto sopra espresso, desidero ricordare ciò che Papa benedetto XVI riporta nell’Enciclica “Spe salvi” proprio in merito a quelle persone che a diverso titolo hanno fatto parte della nostra esistenza (amici, familiari…) diventando per noi dei punti fermi: «Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza». Luci di Speranza, proprio così, perché rappresentano modelli di rettitudine, di serietà, di spirito di abnegazione, tutti valori che Peppino ha espresso e trasmesso nel Serra International Italia, accrescendolo di un club che oggi compie 26 anni, e servendolo nel ruolo di tesoriere nazionale, con grande senso di responsabilità ed irreprensibile integrità.

Tutti noi abbiamo ammirato e amato il suo elegante garbo, e quella ‘r’ alla francese appena accennata, sfumata, che accentuava la gentilezza dell’eloquio, la ricorderemo come un tratto distintivo della sua personalità. Porteremo nel cuore anche i tanti momenti di ilarità, di simpatia che sapeva regalarci per alleggerire il ritmo spesso serrato delle nostre intense giornate di lavoro, quando ci stringevamo intorno a lui, pregandolo di raccontarci alcuni dei suoi aneddoti, come vecchi amici che si ritrovano intorno al focolare, e vorrebbero che quella magia, la bellezza dello stare insieme, non si esaurisse mai!

Ecco, anche questo è il messaggio che tu oggi ci consegni: quello di considerare l’amicizia come un dono, saperlo cogliere, in questo nostro Serra, nell’opportunità di viverci in verità e semplicità, scegliendo di sostare nella dimensione della relazione con l’altro; essere aperti all’ascolto e alla comprensione, condividere battute, aneddoti, ma anche perplessità, preoccupazioni, riflessioni, come tu hai fatto per il bene di ciò in cui hai creduto, nella franchezza, nella sincerità, nella fede.

 Grazie Peppino, e grazie ai tuoi cari che hanno scelto di condividere con noi questo momento del ricordo per riconoscerci e accoglierci a pieno titolo come famiglia, per tergere le nostre lacrime in un solo grande, caloroso abbraccio!  

 

 

L’omelia del Card. Stella ai soci serrani

Al termine del CNIS e della premiazione della prima edizione del Concorso musicale per seminaristi, sabato 19 novembre scorso, S.E. rev.ma il Sig. Card. Beniamino Stella, consulente episcopale di Serra International Italia, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nei primi vespri della solennità di Cristo Re dell’Universo, presso il Santuario di Santa Maria della Traspontina, su via della Conciliazione a Roma.

Di seguito pubblichiamo l’omelia integrale, tenutasi alla presenza dei serrani venuti da tutti i distretti italiani.

SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

19 novembre 2022

Omelia di S. Em. Cardinale Beniamino Stella

 

Carissimi fratelli e sorelle serrani,

oggi concludiamo il cammino dell’Anno Liturgico celebrando insieme, in questa Messa vespertina prefestiva, la solennità di Cristo, Re dell’Universo.

L’Anno liturgico, dall’Avvento di Novembre dell’anno scorso, fino alla Festa di questa Domenica 20 Novembre, è una sorta di percorso di vita in miniatura. E’ il nostro camminare nella vita cristiana, che non va verso il nulla, ma verso l’incontro con il Signore Gesù, Re dell’Universo. E qui s’intuisce perché l’Anno Liturgico, per i discepoli di Gesù che siamo, è pedagogia e palestra di esistenza e di vita cristiana.

Ancor più per noi serrani impegnati nella preghiera e nel sostegno  dei seminaristi e dei sacerdoti. L’importanza e la pregnanza spirituale dell’Anno Liturgico un sacerdote , e ciascuno di noi, la possiamo trasmettere nella misura in cui ne comprendiamo fino in fondo il significato e l’incidenza nella nostra vita personale. Solo così possiamo comunicarlo con la testimonianza della nostra stessa vita e una devota e consapevole celebrazione dei sacramenti. E non è un’esperienza interiore facile  né per i nostri sacerdoti e giovani Seminaristi, né per noi.

In fondo basta pensare ai testi odierni che ci svelano il modo in cui il Signore manifesta la sua regalità: in Croce! E chi mai accetterebbe di buon grado la croce come sua gloria e suo vanto? Ecco perché è importante soprattutto pregare, per noi e per i sacerdoti, per assimilare con la grazia dello Spirito Santo il senso della Croce nella nostra vita!

Accanto alla Croce e al Crocifisso, che vi è stato inchiodato, c’è poi tutto il contesto che appesantisce e rende ancor più misteriosa la scena evangelica e, oggi la nostra vita. Gesù, dice il testo, viene provocato dai capi e dai soldati: “Ha salvato altri, salvi se stesso se è lui il Cristo di Dio, l’eletto…I soldati lo deridevano… “Se sei tu il re dei Giudei, salva te stesso”.

In queste provocazioni troviamo due dati: il primo, che i capi sono al corrente che Gesù ha salvato qualcuno: “Ha salvato altri, salvi se stesso!”. In secondo luogo, in entrambe le provocazioni, si fa coincidere la salvezza con il “salvare se stesso”, mentre Gesù è venuto a salvare noi e l’umanità, non se stesso!

Queste provocazioni del Calvario richiamano e rimandano a un’altra dura battaglia spirituale di Gesù, quella delle Tentazioni nel deserto : “Se sei figlio di Dio –  lo sfida il Maligno –  dì a queste pietre che diventino pane!” (Mt 4,8). Il diavolo, dice il Vangelo, dopo le tre tentazioni si allontanò da lui, fino al momento fissato” che sarà il Getsemani, il primo capitolo della dolorosa  Passione del Figlio di Dio (Lc 4,13).

Anche alle nozze di  Cana di Galilea Gesù risponde alla Madre: “Donna, non è giunta la mia ora” (Gv 2,4). Sul Calvario invece l’Ora è giunta, desiderata ed accolta, l’Ora nella quale Gesù è chiamato a dare la vita per la salvezza di tutti, non a riservarsi e a custodirsi la propria  vita! Che grande mistero è racchiuso nell’Ora, drammatica e misteriosa, del Figlio di Dio, Gesù!

Questa è dunque, ormai, l’Ora nella quale per la nostra salvezza Gesù si dona, si offre; è il momento fissato nel quale il diavolo, attraverso  la bocca dei suoi crocifissori, ritorna tuttavia ad aggredirlo, sperando di  sconfiggerLo!

Ma Gesù non accetta di scendere dalla Croce perché sa che l’unico motivo del suo farsi uomo non è “salvarsi”, ma “salvare”; non è “amarsi”, ma amare fino in fondo: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,24).

Fratelli e sorelle, d’istinto noi ci commuoviamo di fronte al buon ladrone e in parte vorremmo essere come lui, per poter partecipare, entrare rapidi e sicuri anche noi nel regno di Gesù! Però non possiamo nascondere che talvolta anche noi siamo come i capi, come i soldati, come il primo ladrone. Capita nella nostra vita che anche noi ci domandiamo: dov’è il Signore e gli chiediamo perché non ci fa scendere dalla croce della sofferenza, del dolore, del male. Anche noi diciamo: “Se sei Dio, perché il male? Perché il dolore? Perché soffro?”. E Gesù non rimprovera, ascolta il lamento del credente che guarda gli occhi del Crocifisso e gli domanda il perché!

Anche se non lo capiamo e talvolta ci ribelliamo al dolore e alla sofferenza, Lui sa, e noi con Lui, che l’unica via per essere salvati è restare su quella croce. Il Signore c’insegna che ci si salva non scappando dalla croce, ma restandovi! Gesù non scende da quella croce, perché ha voluto stare accanto a noi nelle nostre croci! Questo infonde fiducia e serenità nel portare le nostre croci: non siamo soli! Lui c’è, con noi. Gesù è il Dio con noi! L’avvenimento del Natale, che abbiamo celebrato a inizio dell’anno liturgico e che presto celebreremo di nuovo, non è allora solo poesia ed emozione, ma verità, certezza, fedeltà. Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi! Colui che cammina sempre con noi, accanto a noi per sostenerci nella fatica e nell’oscurità, per salvarci talvolta dalla disperazione e indicarci una luce in fondo al tunnel dell’umana sofferenza. Questa certezza si fa già oggi in noi,  speranza di “Paradiso”: oggi stesso sarai con me in Paradiso, risponde Gesù al buon ladrone, e oggi lo ripete a noi!

Crediamo, nella fede, che oggi, qui ed ora Gesù è con noi, e per noi è Paradiso! Questa certezza interiore, sostenuta dalla forza dello Spirito Santo mi permette di gestire, di “regnare” sulle mie paure, le mie difficoltà, le mie sofferenze… perché prima di tutto io mi sono lasciato condurre dal Signore, che guida i miei pensieri; i miei sentimenti; le mie azioni. E’ Gesù che presiede la mia vita – la illumina e le da senso – e mi permette di camminare! Qui ed ora!

Forse, al termine di questo anno liturgico, possiamo dare uno sguardo ai nostri giorni e, sotto  lo sguardo del Crocifisso, domandarci se abbiamo permesso al Signore di regnare su di noi e in noi.

E così domandarci se durante questo Anno abbiamo fatto del nostro meglio, tutto il possibile, nel custodire e accompagnare nella preghiera e nella fraternità i tanti sacerdoti, seminaristi e consacrati che conosciamo personalmente e con i quali siamo uniti spiritualmente. Perché anche loro, anzi vorrei dire forse più di tutti, essi sono coloro per i quali il diavolo riserva le sue maggiori attenzioni, pur di vederli inciampare nel cammino della loro vita e della fedeltà alle promesse battesimali e sacerdotali.

Come per Gesù, anche per i sacerdoti ci sarà sempre colui che proporrà loro di scendere dalla croce dell’impegno, della fedeltà, della trasparenza di vita, della responsabilità personale ed ecclesiale, pur di “salvarsi”, pur di condurre una “vita agevole”, secondo il mondo. Ma anche il sacerdote, come Gesù, non si realizza se scende dalla croce del ministero, ma restandovi e assumendolo in tutte le sue proprie, ed esigenti, attese e in quella della sua Comunità.

Il sacerdote non salva gli altri se si adegua al pensiero e all’onda del mondo, ma se, nella fedeltà, anche se sofferta e combattuta, permette al Signore di salvare gli altri attraverso la sua predicazione, l’amministrazione dei sacramenti, la bella testimonianza di vita.

Cari amici, il diavolo sa che quando un sacerdote è “santo”, santo sarà anche il popolo a lui affidato; ma se un sacerdote si lascerà vincere dalle tante tentazioni del mondo, il popolo faticherà a crescere nella vita di Dio.

Preghiamo oggi – e molto –  per i nostri sacerdoti perché la loro santità è garanzia per la nostra santità; il loro lasciarsi regnare dal Signore, è garanzia perché il Signore regni nei nostri cuori, nei nostri pensieri e quindi nelle nostre famiglie. Preghiamo così:

 

Signore Gesù, nostro Re,  guarda con bontà a noi Serrani

E abbi misericordia di noi

per tutte le volte

in cui ci dimentichiamo di Te

e mettiamo in oblio, o in ombra e dubbio, la Tua regalità

di  sacrificio, di donazione, di servizio e di testimonianza.

Signore Gesù, nostro Re,

sostieni le nostre anime,

affinché possiamo comprendere, con il cuore e con la vita,

che è Paradiso quando preghiamo e celebriamo Te,

e che è nostro Paradiso e nostra felicità lo stare con te,

come Maria ai piedi della Croce.

È Paradiso quando, nella famiglia, nel nostro lavoro e nelle responsabilità professionali,  offriamo i talenti che ci hai donato

a servizio dei piccoli e dei poveri, e di chi, con fiducia, bussa alla porta della nostra vita.

E’ Paradiso soprattutto ogni qual volta

ci prendiamo cura con infinito amore e sollecitudine

dei sacerdoti, dei seminaristi  e dei consacrati

che ci hai affidato, quasi come figli adottivi.

E’ Paradiso proprio oggi…

E quando verrà l’ultima nostra ora e sentiremo la tua chiamata,

sarà Paradiso per sempre. Amen.

 

Beniamino Card. Stella

Chiesa della Traspontina

19 Novembre 2022

 

Per scaricare il testo dell’omelia clicca qui.

Club di Grosseto. Ammissione agli Ordini di Zeno, Claudio e Andrea

Quando incontriamo per la prima volta un ragazzo che risponde affermativamente alla chiamata del Signore e vuol sperimentare e vivere l’esperienza del Seminario, noi ci sentiamo il cuore pieno di gioia e attendiamo trepidanti il passare del tempo perché lui stesso verifichi che il cammino intrapreso sia quello giusto.
L’“eccomi” che Maria, gli Apostoli e prima di loro Abramo pronunciarono in risposta alla chiamata di Dio si rinnova e rivive nei nostri giovani, nel caos di un’epoca piena di disvalori e nella quale l’amore e l’altruismo sembrano scomparsi o assopiti. Con loro, al di là dei problemi inevitabili che la vita presenta, si respira un’aria diversa, una fresca ingenuità che non è sprovvedutezza ma un modo sereno di affrontare il mondo e la vita.
Così, i nostri tre seminaristi, Andrea Bussi, Zeno Bonato e Claudio Bianchi, venuti da esperienze di studi e di vita diversi, il 19 novembre 2022 nella Cappella del Seminario davanti al Vescovo Giovanni Roncari hanno chiesto l’ammissione agli Ordini. Una cerimonia semplice e dolcemente commovente.

A loro va tutto il nostro affetto e l’augurio di realizzare il bellissimo progetto che in tutta libertà e serenità hanno scelto e che è quello di dedicare la propria vita a Dio e agli altri.
Che il Signore li accompagni e Maria, che sperimentò la grandiosità della sacra maternità, sia sempre loro vicina per sostenerli nei bui momenti e nelle gioie che la vita gli offrirà.

Maria Cristina Maccherini Senatore
Presidente Club di Grosseto