Venerdì’ 24 Marzo 2023 , ricordiamo e preghiamo per i Martiri per la Fede del 2022

Nel giorno dell’anniversario dell’omicidio del Beato Mons. Romerio,
24.3.1980, la Chiesa Universale desidera ricordare i propri Martiri per la
Fede dell’anno precedente.
Come da Documento ufficiale allegato , per l’anno scorso dobbiamo piangere la scomparsa, per mano omicida, di 18 missionari (vedi allegato).

Club di Taranto. Perdono e indulgenza nella storia della Salvezza

Con l’inizio della Quaresima ritornare al tema del “Perdono”, che è il fil rouge di quest’anno serrano, è stato del tutto naturale per il Serra Club di Taranto. All’interno della parrocchia Maria SS. Del Monte Carmelo, insieme ai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sezione di Taranto, e all’Associazione Maestri Cattolici, all’indomani delle Sacre Ceneri, abbiamo ascoltato la dotta relazione di Mons. Marco Gerardo su “Perdono e indulgenza fra storia e teologia”.

Peccato, colpa, misericordia, perdono: su queste quattro parole si snoda l’intera storia della Salvezza. Una storia che inizia nell’Antico Testamento con l’appello costante alla Misericordia di Dio. Come non ricordare il Miserere mei, Deus che il re Davide fa nel salmo 50 riconoscendo con umiltà e dolore, con cuore contrito e affranto, tutte le sue colpe?

Dai riti di espiazione compiuti al Tempio, alla liberazione dai debiti e dai vincoli con la terra del grande Giubileo che ogni 50 anni veniva proclamato al suono del corno, tutte le pagine della Bibbia sono pervase dalla richiesta di perdono.

Perdonare vuol dire letteralmente “lasciar andare”, liberare. E’ il cammino della Quaresima che dalla Pasqua ebraica ci traghetta alla Pasqua cristiana. Cristo Agnello immolato ci libera dei peccati e ci abbraccia con la Sua Misericordia.

La Chiesa dei primi secoli cominciò ad elaborare le modalità del perdono in maniera diversa a seconda delle Comunità. In alcuni casi prevaleva la misericordia, in altri la severità con anatemi e scomuniche. Le penitenze potevano essere molto lunghe e dolorose specie per i peccati più gravi come eresia, omicidio, adulterio. Dal VII° al IX° secolo, per influenza dei monaci irlandesi che chiedevano ai penitenti di compiere un’opera meritevole come un pellegrinaggio o una visita ad un luogo santo, la pena canonica veniva ridotta con una decisione ad personam definita indulgenza.

La Quaresima ci indica ancora oggi,  in due momenti, il percorso penitenziale che si era andato man mano componendo alla fine del primo millennio della vita cristiana. I peccatori nel giorno delle Ceneri si vestivano di sacco e si coprivano il capo di cenere, venivano accompagnati dal vescovo fuori dalla chiesa. Nel Giovedì Santo venivano riaccolti, perdonati e a loro erano lavati i piedi. In tutto il periodo della Quaresima l’intera comunità pregava per il riavvicinamento ed il perdono di quei fratelli.

 

La dottrina delle indulgenze è quindi il frutto di una lunga elaborazione strettamente connessa con la storia della disciplina penitenziale. Non possiamo non sottolineare che i concetti di peccato, colpa, penitenza sono strettamente connessi al contesto storico a cui si fa riferimento.

Che cos’è l’indulgenza? Secondo il Codice di Diritto canonico l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.

Infatti – osserva San Tommaso – se il criterio che dà valore all’indulgenza è l’unità del corpo mistico, cioè della Chiesa, nella quale molti oltrepassarono nelle opere di penitenza la misura di ciò che essi dovevano, ciò che è comune a una comunità è distribuito ai singoli secondo l’arbitrio di chi presiede alla comunità stessa.

E’ dall’XI secolo che l’indulgenza viene estesa in maniera a volte impropria fino a giungere alla possibilità di ottenerla con un’offerta in denaro, detta oblatio, per supportare opere di bene. Siamo alla vigilia del Rinascimento e dell’Età Moderna, nuovi fermenti agitano la società e le modalità di vivere la spiritualità e la rispondenza al dettato biblico. Sono gli anni della Perdonanza di Assisi, dello scisma luterano, del Concilio di Trento.

Dal XVI secolo ai nostri giorni la concessione delle indulgenze è stata variamente modificata. Dobbiamo al Concilio Vaticano II la richiesta esplicita di una riforma, il cui compito è rimandato al magistero del Sommo Pontefice. Paolo VI, con profondo senso di fedeltà alla mens ecclesiae e di responsabilità nel presentare gli strumenti della misericordia divina in un linguaggio accessibile all’uomo moderno, offre all’intera Chiesa cattolica, dopo due anni di discernimento con teologi e pastori di varie scuole e di varie aree culturali e spirituali, con la data dell’1 gennaio 1967 la costituzione apostolica «Indulgentiarum doctrina». La Chiesa offre, grazie ai meriti di Cristo, un’attenzione «indulgente» di Dio verso chi, pentito, ritorna a Lui e a Lui chiede, nello stile dell’umiltà e della carità, comprensione per la colpa.

 

Congresso Nazionale a L’Aquila. Online il programma e la scheda di iscrizione.

Scarica la scheda di partecipazione ed il programma in word Scarica la scheda di partecipazione ed il programma in pdf

Club di Catania. Riflessione sul Concilio Vaticano II

Il Seminario Interdiocesano di Catania ha recentemente ospitato un evento di grande rilievo, organizzato dal Serra Club di Catania, dedicato a una riflessione sul Concilio Vaticano II, che profondamente ha inciso nella vita e nella fenomenologia della vita della Chiesa e che ancora oggi tanto ha ancora da rivelare, da sviluppare, da significare. L’incontro, a cui ha partecipato anche S.E. Mons. Salvatore Gristina, Vescovo Emerito della diocesi, il quale ha diretto l’incontro assieme alla presidente eletta del Club, prof.ssa Renata Gentile e alla past president, prof.ssa Marinella Cocuzza Ferlito, ha raccolto un folto numero di soci attorno a questo affascinante ed incisivo tavolo tematico.
La conferenza è stata tenuta da don Nino La Manna, ex rettore del Seminario stesso e attualmente Vicario Episcopale per la Cultura della Diocesi di Catania, il quale ha condotto la sua relazione su un binario costituito da visione storica del periodo e dei protagonisti principali del Concilio e da introspezione personale, in senso spirituale ed ecclesiale, sottolineando l’importanza dell’attività conciliare e dei documenti che da essa sono scaturiti che, a tutt’oggi, non hanno terminato di esprimere la loro influenza: dall’atteggiamento davanti alla Parola, alla concezione della Storia, della Chiesa e del suo ruolo in essa, alla relazione fra i fedeli del popolo di Dio e con la libertà religiosa di fratelli di altre religioni.
Il cammino conciliare, permeato della prospettiva ecumenica che ha caratterizzato la profondità spirituale di Papa Giovanni XXIII (il Concilio si volge a “tutti gli uomini di buona volontà che Dio vuol fare salvi e condurre alla conoscenza della verità”) è poi andato avanti con il sostegno dei papi successivi, giungendo vivo e forte fino a noi, desiderosi di proseguirlo nella molteplicità delle vocazioni che colorano la storia umana.
La straordinaria capacità comunicativa e la profonda conoscenza che il relatore ha saputo rendere fruibile a tutti i partecipanti ha innescato un costruttivo e sentito dialogo fra i presenti Ha concluso una pregiata riflessione da parte di S.E. Mons. Gristina.

Alessio Emanuele Biondo
Vice Presidente Comunicazioni
Serra Club Catania

Club di Udine. Incontro con due cappellani delle carceri.

Il Serra Club di Udine, continua con le sue iniziative volte alla diffusione della cultura cristiana nella società.

E’ per questo motivo che giovedì 23 febbraio 2023 il Serra Club di Udine, si è fatto promotore dell’incontro intitolato “Ero carcerato, sei venuto a trovarmi”. A raccontare la loro esperienza nel carcere i due Cappellani delle case circondariali di Udine e di Tolmezzo, rispettivamente i padri vincenziani Lorenzo Durandetto e Claudio Santangelo, che hanno anche presentato l’iniziativa del “Vangelo sospeso” per le persone detenute.

Due frasi in particolare hanno colpito i presenti: «Non mi sono sentito mai sacerdote come adesso» e «Da soli due mesi operiamo all’interno del carcere, ma sembrano trascorsi due anni». Parole che descrivono bene il valore spirituale e umano di un incarico che richiede un forte spirito missionarietà e disponibilità sia verso le persone recluse sia verso tutti gli operatori interni.

Nel corso dell’incontro sono anche stati letti alcuni pensieri dei detenuti che hanno colpito molto i presenti. Diversi gli interventi e le domande da parte del pubblico presente a dimostrare l’interesse verso questa realtà.

Presenti all’incontro, tra gli altri, anche una funzionaria dell’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) e mons. Luciano Nobile, Arciprete di Udine, insieme ad alcuni addetti che operano nell’ambito del volontariato carcerario e del sociale.

Nell’occasione i due padri Vincenziani hanno anche presentato l’iniziativa del “Vangelo sospeso”, che prevede la possibilità di acquistare delle copie del libro dei Vangeli, o di libri di preghiere, da donare tramite la cappellania penitenziaria ai detenuti che le desiderano.

L’incontro ha visto una folta partecipazione di pubblico e anche l’iniziativa del “Vangelo sospeso” ha raggiunto ottimi risultati.

Paolo Zoratti

Presidente Serra Club di Udine

Club di Udine. Prima parte dell’anno sostegno al seminario delle diocesi di Udine, Trieste e Gorizia

Per il Club di Udine, la prima parte dell’anno serrano è stata all’insegna del sostegno al Seminario Interdiocesano San Cromazio d’Aquileia (diocesi di Udine, Trieste e Gorizia). Sono state infatti consegnate 4 borse di studio elargite dalla Fondazione Beato Junipero Serra ad altrettanti seminaristi bisognosi di sostegno economico. Presso il seminario sono presenti 28 seminaristi, di cui 18 appartengono alla diocesi di Udine .

La consegna delle prime tre borse di studio a tre entusiasti giovani seminaristi è avvenuta nel corso del mese di novembre presso la parrocchia di San Marco in Chiavris (UD). All’incontro ha partecipato anche il rettore del seminario Don Daniele Antonello.

E’ stato un incontro che ci ha permesso di far sentire la nostra amicizia e vicinanza serrana a degli splendidi giovani seminaristi, uno dei quali è già diventato diacono.

Il 19 dicembre scorso poi, il Serra club di Udine ha partecipato alla celebrazione del “Missus Est”, presso il Seminario San Cromazio d’Aquileia (seminario interdiocesano delle diocesi di Udine Gorizia e Trieste), insieme agli amici dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, agli associati del Gruppo M.E.I.C. di Udine, dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani e dell’UCID, incontro organizzato in preparazione al Santo Natale. La serata è iniziata con un intenso momento di adorazione eucaristica guidata dal nostro Arcivescovo Bruno Mazzocato conclusasi con il bellissimo canto del “Missus Est”. Il Missus è la celebrazione della novena di Natale in uso nell’antica diocesi patriarcale di Aquileia, e conservata nell’arcidiocesi di Udine, in buona parte dell’arcidiocesi di Gorizia e della diocesi di Concordia-Pordenone, nonché in alcune aree di quella di Belluno-Feltre. Tale celebrazione è incentrata sul canto del brano evangelico che narra l’annuncio dell’Angelo alla Vergine Maria (Lc 1,26-38), brano che inizia appunto con le parole Missus est angelus Gabriel a Deo. Nel corso della serata abbiamo anche consegnato la quarta borsa di studio elargita dalla Fondazione Beato Junipero Serra ad un seminarista bisognoso di sostegno economico che frequenta il quinto anno di studi. La serata si è conclusa con un gioioso incontro conviviale e con il consueto scambio degli auguri natalizi.

 

Paolo Zoratti

Presidente Serra Club di Udine

La Vocazione all’Apostolato. Papa Francesco all’Udienza Generale di Mercoledì 15 marzo

Catechesi. La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente. 7. Il Concilio Vaticano II. 2. Essere apostoli in una Chiesa apostolica

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguiamo le catechesi sulla passione di evangelizzare: non solo su “evangelizzare” ma la passione di evangelizzare e, alla scuola del Concilio Vaticano II, cerchiamo di capire meglio che cosa significa essere “apostoli” oggi. La parola “apostolo” ci riporta alla mente il gruppo dei Dodici discepoli scelti da Gesù. A volte chiamiamo “apostolo” qualche santo, o più generalmente i Vescovi: sono apostoli, perché vanno in nome di Gesù. Ma siamo consapevoli che l’essere apostoli riguarda ogni cristiano? Siamo consapevoli che riguarda ognuno di noi? In effetti, siamo chiamati ad essere apostoli – cioè inviati – in una Chiesa che nel Credo professiamo come apostolica.

Dunque, cosa significa essere apostoli? Significa essere inviato per una missione. Esemplare e fondativo è l’avvenimento in cui Cristo Risorto manda i suoi apostoli nel mondo, trasmettendo loro il potere che Egli stesso ha ricevuto dal Padre e donando loro il suo Spirito. Leggiamo nel Vangelo di Giovanni: «Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo”» (20,21-22).

Un altro aspetto fondamentale dell’essere apostolo è la vocazione, cioè la chiamata. È stato così fin dall’inizio, quando il Signore Gesù «chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui» (Mc 3,13). Li costituì come gruppo, attribuendo loro il titolo di “apostoli”, perché stessero con Lui e per inviarli in missione (cfr Mc 3,14; Mt 10,1-42).  San Paolo nelle sue lettere si presenta così: «Paolo, chiamato a essere apostolo», cioè inviato, (1 Cor 1,1) e ancora: «Paolo, servo di Gesù Cristo, apostolo inviato per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio» (Rm 1,1). E insiste sul fatto di essere «apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti» (Gal 1,1); Dio lo ha chiamato fin dal seno di sua madre per annunciare il vangelo in mezzo alle genti (cfr Gal 1,15-16).

L’esperienza dei Dodici apostoli e la testimonianza di Paolo interpellano anche noi oggi. Ci invitano a verificare i nostri atteggiamenti, a verificare le nostre scelte, le nostre decisioni, sulla base di questi punti fermi: tutto dipende da una chiamata gratuita di Dio; Dio ci sceglie anche per servizi che a volte sembrano sovrastare le nostre capacità o non corrispondere alle nostre aspettative; alla chiamata ricevuta come dono gratuito bisogna rispondere gratuitamente.

Dice il Concilio: «La vocazione cristiana […] è per sua natura anche vocazione all’apostolato» (Decr. Apostolicam actuositatem [AA], 2). Si tratta di una chiamata che è comune, «come comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune la grazia di adozione filiale, comune la vocazione alla perfezione; non c’è che una sola salvezza, una sola speranza e una carità senza divisioni» (LG, 32).

È una chiamata che riguarda sia coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, sia le persone consacrate, sia ciascun fedele laico, uomo o donna, è una chiamata a tutti. Tu, il tesoro che hai ricevuto con la tua vocazione cristiana, sei costretto a darlo: è la dinamicità della vocazione, è la dinamicità della vita. È una chiamata che abilita a svolgere in modo attivo e creativo il proprio compito apostolico, in seno a una Chiesa in cui «c’è diversità di ministero ma unità di missione. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici: tutti voi; la maggioranza di voi siete laici. Anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo» (AA, 2).

In questo quadro, come il Concilio intende la collaborazione del laicato con la gerarchia? Come lo intende? Si tratta di un mero adattamento strategico alle nuove situazioni che vengono? Niente affatto, niente: c’è qualcosa di più, che supera le contingenze del momento e che mantiene un suo proprio valore anche per noi. La Chiesa è così, è apostolica.

Nel quadro dell’unità della missione, la diversità di carismi e di ministeri non deve dar luogo, all’interno del corpo ecclesiale, a categorie privilegiate: qui non c’è una promozione, e quando tu concepisci la vita cristiana come una promozione, che quello che è di sopra comanda gli altri perché è riuscito ad arrampicarsi, questo non è cristianesimo. Questo è paganesimo puro. La vocazione cristiana non è una promozione per andare in su, no! È un’altra cosa. E c’è una cosa grande perché, sebbene «alcuni per volontà di Cristo stesso siano costituiti in un posto forse più importante, dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il corpo di Cristo» (LG, 32). Chi ha più dignità, nella Chiesa: il vescovo, il sacerdote? No … tutti siamo cristiani al servizio degli altri. Chi è più importante, nella Chiesa: la suora o la persona comune, battezzata, il bambino, il vescovo …? Tutti sono uguali, siamo uguali e quando una delle parti si crede più importante degli altri e un po’ alza il naso, sbaglia. Quella non è la vocazione di Gesù. La vocazione che Gesù dà, a tutti – ma anche a coloro che sembrano essere in posti più alti – è il servizio, servire gli altri, umiliarti. Se tu trovi una persona che nella Chiesa ha una vocazione più alta e tu la vedi vanitosa, tu dirai: “Poveretto”; prega per lui perché non ha capito cosa è la vocazione di Dio. La vocazione di Dio è adorazione al Padre, amore alla comunità e servizio. Questo è essere apostoli, questa è la testimonianza degli apostoli.

La questione dell’uguaglianza in dignità ci chiede di ripensare tanti aspetti delle nostre relazioni, che sono decisive per l’evangelizzazione. Ad esempio, siamo consapevoli del fatto che con le nostre parole possiamo ledere la dignità delle persone, rovinando così le relazioni dentro la Chiesa? Mentre cerchiamo di dialogare con il mondo, sappiamo anche dialogare tra noi credenti? O nella parrocchia uno va contro l’altro, uno sparla dell’altro per arrampicarsi di più? Sappiamo ascoltare per comprendere le ragioni dell’altro, oppure ci imponiamo, magari anche con parole felpate? Ascoltare, umiliarsi, essere al servizio degli altri: questo è servire, questo è essere cristiano, questo è essere apostolo.

Cari fratelli e sorelle, non temiamo di porci queste domande. Fuggiamo dalla vanità, dalla vanità dei posti. Queste parole ci possono aiutare a verificare il modo in cui viviamo la nostra vocazione battesimale, come viviamo il nostro modo di essere apostoli in una Chiesa apostolica, che è al servizio degli altri.

Foto: Copyright © Vatican Media

10 anni di pontificato di Papa Francesco

Mercoledì 13 Marzo 2013-Lunedì 13 Marzo 2023 e sono passati dieci anni da quando il Cardinale di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio salì sulla Cattedra di Pietro, assumendo il nome del Santo Patrono d’Italia ovvero “Francesco”, il 266 Vicario di Cristo. È il primo pontefice che viene dall’altra parte del mondo, gesuita ma con lo spirito avuto da San Francesco perché nella storia della chiesa nessun pontefice aveva assunto questo nome. Si fece apprezzare col saluto informale “Buonasera” e nella sua prima omelia pronunciò tre parole su cui basa il suo pontificato: “Camminare, Edificare e Confessare”. Sono buone basi di inizio ma non sono facili da realizzare visto i contrasti presenti e Francesco sapeva cosa voleva dire per via degli anni vissuti durante la dittatura argentina quando era sacerdote ma anche quando diventò vescovo ed in seguito cardinale di Buenos Aires, sua città nativa, vivendo sempre con i poveri delle Favelas. Il suo amore per i poveri non è venuto meno e lo ha dimostrato con piccoli gesti concreti così da cercare di riavvicinare i fedeli lontani da Dio e dalla chiesa. Ha voluto le Giornate Mondiali dei Poveri celebrate dal 2017 nel mese di novembre, dove sta in mezzo a loro per fare capire che non dobbiamo amare a parole, ma con i fatti e nella verità, come dice la Prima Lettera di San Giovanni apostolo. Parla spesso della Misericordia usata dal Signore per il bene della nostra salvezza e nel 2015-2016 volle il Giubileo Straordinario della Misericordia come segno concreto che i misericordiosi troveranno la loro misericordia presso Dio. Ha introdotto anche altre cose, come la Giornata dedicata all’ascolto e alla lettura della Parola di Dio nel 2019. Ed ancora, non va dimenticata la Giornata della Festa dei Nonni nel 2021, il giorno della ricorrenza dei santi Gioacchino e Anna – i nonni di Gesù – il 26 luglio, per ribadire che sono il grande tesoro delle rispettive famiglie da cui proviene la nostra discendenza storica. Non dimentico la visita pastorale – seppure veloce – fatta a Prato, la mia città nativa, il 10 novembre 2015. Venne accolto dal vescovo emerito Monsignor Franco Agostinelli e nell’ora in cui fu in mezzo a noi fece sentire la sua voce dal Pulpito del Donatello,  richiamandosi a San Paolo quando, nella la Lettera agli Efesini, dice di rivestirsi dell’Armatura di Cristo che è un valido strumento per combattere gli spiriti del male testimoniando Cristo che è verità e vita. Ci affidò alla protezione della Vergine Maria, per via della storica Cintola della città ovvero una delle cinture donate a San Tommaso da Maria durante la sua assunzione in cielo. In questi dieci anni ha scritto tre encicliche ma quelle più toccanti sono la “Laudato Si” del 2015 che ha ben 246 punti in cui parla della cura e proiezione del creato con il bellissimo cantico delle creature e “Fratelli Tutti” del 2020 contenente 287 punti firmata ad Assisi sulla tomba del santo per parlare di pace e amore nello spirito di San Francesco. Quando è arrivata la pandemia ed eravamo tutti segregati in casa,  anche allora fece sentire la sua voce per il popolo fedele perché passasse questa terribile malattia.  Con lo scoppio della guerra in Ucraina la voce e la preghiera non sono mancate le sue continue esortazioni per arrivare ad una tregua veloce: la strada è piuttosto lunga ma non ci arrendiamo e lottiamo per la pace. Non è mancata la sua voce per i migranti morti in mare, che avevano lasciato il loro paese nativo per sfuggire alla dittatura e cercare di rifarsi una vita. Proprio a Lampedusa il Santo Padre fece la sua prima visita pastorale l’8 luglio 2013, celebrando la Santa Messa, portando conforto ai migranti ed elevando un forte grido contro la cultura dello scarto. Prima di andare via lanciò nel Mare Mediterraneo una corona di fiori come ricordo dei migranti defunti. Concludo facendo tanti auguri al Santo Padre per questo traguardo, cosicché Dio lo benedica per tutto quello che ha fatto e la Madonna lo custodisca sempre.
Marco Giraldi-Vicepresidente delle Rispettive Comunicazioni Sociali del Serra Club di Prato 534 appartenente al Distretto 71 della Regione Toscana Nord/Sardegna

11 marzo 2023: incontro del Cnis ed Assemblea dei soci

Si è tenuto sabato 11 marzo scorso il nuovo incontro del Consiglio Nazionale, a cui hanno preso parte le cariche di Serra Italia.

Convocato in modalità online per favorire un’ampia partecipazione da parte di tutti, l’appuntamento è cominciato alle ore 10, sotto la guida della presidente nazionale Paola Poli. Così come da Ordine del Giorno, si è proceduto a ratifiche ed aggiornamenti sullo stato di salute del Serra Italia.

Un incontro particolare, apertosi, da parte della presidente Poli, col ricordo degli indimenticabili Gigi Ferro e Peppino Savino, rispettivamente segretario nazionale e tesoriere nazionale, che ci hanno lasciato negli ultimi tempi. Più che doveroso è stato il ricordo per questi due storici pilastri di Serra Italia, per i quali ci si è associati in un unico ed accorato ringraziamento.

A prendere le redini e ad onorare il lavoro per lunghi lustri svolto dai due, sono subentrati temporaneamente Adolfo Gusman e Samuele Labita che, collaborati dagli storici amici di Peppino, Emanuele Pirato e Dino Viti, hanno permesso di chiudere in piena tranquillità la banca dati e l’esercizio finanziario 2022. A presentare il bilancio preventivo 2023, invece, è stato Michele Guidi, attuale vicepresidente nazionale ai programmi.

L’attenzione dei lavori dell’Assise è ricaduta sulla ricchezza che il Serra possiede: tanti laici impegnati che, con forte zelo e autentica passione, donano il proprio tempo a servizio della Chiesa e delle vocazioni. Così come hanno raccontato i singoli governatori, da Nord a Sud, in tutta la Penisola, si continuano ad organizzare incontri locali e distrettuali. Pur nelle difficoltà, mai continua a mancare quella particolare “vocazione alla vocazione” che anima lo spirito di ogni serrano.

Uno spirito autentico di piena fratellanza: è quello che hanno confermato anche i singoli delegati dei clubs dello Stivale, riunitisi alle ore 11.30 in apposita Assemblea.

Il grande incontro al quale la Presidenza sta lavorando ininterrottamente, però, sarà vissuto nei giorni del XVIII Congresso Nazionale, previsto a L’Aquilia dal 26 al 28 maggio prossimi, quando la presidente Poli saluterà il suo mandato per passare il testimone al presidente eletto Giuliano Faralli.

Un prossimo appuntamento, comunque, è previsto prima di tali date, per l’ultimo Cnis firmato Poli.