Il Messaggio della Presidente per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

Amiche e amici carissimi,
con l’approssimarsi della 60° giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, accogliamo l’invito del Santo Padre ad essere generativi nell’amore, «capaci di portare vita ovunque, specialmente là dove ci sono esclusione e sfruttamento, indigenza e morte. Così che si allarghino gli spazi dell’amore e Dio regni sempre più in questo mondo»; facendo tesoro delle Sue parole, seguiamo anche il suggerimento
di lasciarci orientare nel nostro cammino dalla preghiera composta da Papa Paolo VI in occasione della 1° Giornata Mondiale delle Vocazioni dell’11 aprile 1964.
Il Direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale vocazionale, Don Michele Gianola, mi ha lasciato la consegna del suo messaggio che di seguito riporto, con l’espressione della nostra più sincera riconoscenza: «Certo della preghiera di tutto il Serra Italia nella prossima GMPV, affido a te di portare a tutti gli amici il mio più vivo ringraziamento, rinnovando la mia stima e il mio affetto per ciascuno di loro. Mi fa piacere condividere con voi il video che abbiamo preparato quest’anno. Pensando anche al cammino di andata e ritorno dalla prossima GMG di Lisbona abbiamo chiesto ai giovani di declinare per noi alcune parole della vocazione. Grazie e buona
domenica!».
Un caro saluto, uniti nella preghiera.
La Presidente
Paola Poli

Le parole della vocazione
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Serra Club di Roma – Visita al Seminario Diocesano Redemptoris Mater

La visita al Seminario missionario diocesano “Redemptoris Mater”, svoltasi il 27 aprile 2023, ha donato a noi Serrani momenti di grande appagamento cultuale e religioso: il maestoso edificio, circondato da un grande parco, i cortili, ricchi di palme, magnolie e fiori stagionali e gli interni spaziosi e ben arredati hanno incantato la nostra vista. Le pareti, decorate di quadri e affreschi su temi religiosi di Kiko ci hanno estasiato per l’uso sapiente di un’iconografia appropriata, ben illustrata dal Rettore, Don Francesco Donega, che amministra con grande cura e sollecitudine circa sessanta seminaristi provenienti da tutto il mondo. Conoscere la storia dell’Istituto con le sue benemerite finalità, assistere alla Santa Messa, presieduta dal Rettore stesso e da Mons. Vittorio Formenti, sono stati momenti di intensa e gioiosa spiritualità. La musica e il canto dei seminaristi ci ha sorpreso e commosso. Siamo stati accolti magnificamente con dolci, the e caffè e poi con una buona cena assieme ai seminaristi che alla fine hanno suonato e cantato una bellissima canzone messicana ed il coinvolgente e famoso “Volare” di Domenico Modugno. Dopo il commiato ed il ringraziamento per l’ospitalità, ci è stato donato un libro che illustra la storia del Seminario.

Il Presidente del Serra Club di Roma Dott. Roberto Razzano

Distretto 77. SERRANI: LAICI CHE RISPONDONO AD UNA VOCAZIONE

RELAZIONE DEL GOVERNATORE MICHELE MONTALTO ALLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DISTRETTUALE DI PALMI (R.C.) DEL 22 APRILE 2023

SERRANI: LAICI CHE RISPONDONO AD UNA VOCAZIONE

La chiamata di Dio (vocazione) è estesa a tutti i credenti siano essi clerici o laici perché ognuno ha, nella sua specificità, una missione o un compito da compiere nella sua vita secondo il disegno di Dio.

L’appello del Signore Gesù «Andate anche voi nella mia vigna» non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche ai fedeli laici che sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo.

Il concilio Vaticano II, in questo senso, ha dato una nuova e radicale interpretazione della vocazione dando pari dignità a tutti i battezzati.

Con il battesimo, infatti, si entra a far parte a pieno titolo del Popolo santo di Dio da parte di tutti, senza distinzione tra laici o clerici e viene acquistata la piena appartenenza alla Chiesa e al suo mistero.

Tutti quindi indistintamente sono ugualmente chiamati alla sequela di Christo e devono portare la testimonianza cristiana in tutti gli ambienti: nel mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale.

Tutti i battezzati infatti sono resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, e quindi sono investiti di dignità, spiritualità, missione e responsabilità perché fanno parte viva, consapevole e responsabile alla missione della Chiesa.

Nella Lumen gentium Cap. II, si legge: “Tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ciascuno per la sua via, a quella perfezione di santità che appartiene al Padre celeste”.

Anche nell’ esortazione apostolica post-sinodale “christifideles laici” del Santo Papa Giovanni Paolo II, a proposito di vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo, è detto: “lo stato di vita laicale . . . realizza un servizio ecclesiale nel testimoniare e nel richiamare, a suo modo . . . il significato che le verità terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio” e più oltre è precisato che “la vocazione cristiana è per sua natura vocazione all’apostolato”.

Viene così enunciato che anche coloro che non sono ecclesiastici o consacrati ricevono da Dio una “chiamata” e quindi una “vocazione”.

La chiamata si manifesta attraverso accadimenti, incontri, circostanze varie ed imprevedibili che ti fanno pensare, ti interrogano e ti obbligano ad una scelta: dire sì o no.

Ciascuno risponde alla chiamata di Dio con libera volontà nel modo che ritiene per sé più consono ed idoneo ad esprimere la sua piena appartenenza e servizio alla Chiesa sia come laico che come chierico e tutti insieme sono al servizio della Chiesa.

Mentre solo i sacerdoti hanno il potere di somministrare ed impartire i Sacramenti, lo stato di vita laicale tratta le cose temporali e le ordina secondo Dio e di fatto, nella sua specificità, realizza un servizio ecclesiale testimoniando e richiamando il significato che le realtà terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio.

Pertanto la missione dei fedeli laici non è di meno di quella dei consacrati poiché tutti e due assieme, ciascuno a proprio modo e nel proprio ambito, compiono nella Chiesa e nel mondo la missione propria di tutto il popolo cristiano che è quello di testimoniare e servire Dio.

Questa missione si esercita vivendo quotidianamente il Vangelo e quindi servendo la società, promuovendo la dignità della persona, venerando l’inviolabile diritto alla vita, evangelizzando la cultura e le culture dell’uomo, senza tralasciare la preghiera continua e l’adorazione di Dio nella persona di Gesù Cristo.

A questa chiamata del Signore, al pari di tutti i giovani bravi seminaristi di cui ci occupiamo, anche noi serrani abbiamo risposto con un sì.

Un che per noi serrani significa in particolare servire la chiesa da laici presenti nel mondo e che per questo ci siamo resi disponibili a svolgere una particolare missione: quella di promuovere ed aiutare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ed essere quindi a disposizione dei seminaristi e dei sacerdoti.

Servire vuol dire fare, implica una fatica, una disponibilità, scegliere Marta piuttosto che Maria.

Servire è l’opposto di essere servito ed allora è inconcepibile, come purtroppo ho constatato visitando vari club, che un serrano si sottragga o non si renda disponibile ad assumere un incarico od una responsabilità in favore del club di appartenenza o in favore della comunità ecclesiale cui appartiene.

Il servizio va fatto innanzitutto in forma comunitaria, nella forma e nei modi che spiegherò più inoltre, ma è anche un servizio che va svolto in forma personale nella normalità della vita quotidiana dando sempre testimonianza con un comportamento da buoni credenti cristiani e con la vicinanza verso i seminaristi e i sacerdoti, dimostrando sincera amicizia nei loro confronti e ancora con la preghiera, con il soccorso economico e con il sostegno morale.

Dobbiamo essere consapevoli che rispondere alla chiamata di aderire ad un Serra Club comporta una appartenenza entusiastica, anche se talvolta faticosa, che però alla fine ti dà gioia e soddisfazione.

Operare per promuovere e sostenere le vocazioni al sacerdozio cattolico e alla vita consacrata con la costante preghiera al Padrone delle messi e soprattutto con la testimonianza e l’azione apostolica propria dei laici, è certamente una fatica ma è una fatica gioiosa che dà risultati che ti riempiono il cuore e ti ricompensano del centuplo.

Per ottenere i risultati sperati è evidente che tale missione non può essere condotta solo singolarmente ma deve essere svolta congiuntamente da tutti i soci che si integrano lavorando assieme e coinvolgendosi, senza sottrarsi, a tutte le attività di programmazione, di diffusione, di divulgazione del club spendendo le proprie intelligenze, i consigli e perché, non anche, parte del proprio tempo per agevolare e migliorarne le attività e, tutto ciò, senza aspettare di trovare preparato il piatto pronto in tavola, e soprattutto senza autoreferenzialità, senza narcisismi e comodi isolazionismi.

Ogni club Serra deve essere una fucina di interessi, di intelligenze e di operosità che coinvolge tutti, nessuno escluso e deve essere chiaro che il Serra Club non è un parcheggio per il tempo libero.

C’è un consiglio direttivo che coordina il lavoro di tutti ma è tutta l’assemblea che decide, promuove, consiglia e soprattutto opera, ciascuno secondo le proprie capacità, per il raggiungimento degli obiettivi programmati.

Dobbiamo essere convinti che avendo aderito alla chiamata non è concepibile alcun assenteismo e tutti dobbiamo darci da fare senza rimanere passivi aspettando i risultati del lavoro degli altri.

Impegno principale di ogni consiglio direttivo deve essere quello di coinvolgere la totalità dei soci nella esecuzione delle iniziative programmate e questo lavoro va svolto sotto la direzione e la sovraintendenza dei responsabili di ogni commissione di lavoro. Commissioni che non debbono restare solamente dei titoli enunciati ma che debbono operare seriamente e collegialmente.

Si rende pertanto necessario modificare la purtroppo consolidata abitudine che siano solo il presidente ed il segretario e per la parte economica il tesoriere gli unici a lavorare, pensare e decidere.

Le decisioni vanno prese collegialmente sotto la direzione e coordinate dal presidente di ciascuna delle commissioni. Le conclusioni vengono poi relazionate in sede di consiglio direttivo e se approvate vanno divulgate ed attuate con la collaborazione di tutti i soci.

Quindi per esempio il programma dell’anno sociale dovrebbe essere coordinato e predisposto dalla commissione programmi presieduta dal vice presidente ai programmi. Stilato un programma di massima lo stesso viene poi concordato con il presidente del club ed infine discusso ed approvato dal consiglio direttivo.

Così come i principali punti all’ordine del giorno dei consigli direttivi dovrebbero essere non tanto le comunicazioni del presidente quanto le relazioni dei vice presidenti sui progetti di lavoro che le commissioni da essi presiedute hanno ideato.

Solo così con un lavoro che coinvolge tutti e che va fatto con sinergia e impegno si risponde pienamente alla chiamata e soprattutto si evita che il club pian piano si esaurisca e muoia per inedia e per disinteresse.

Un club può godere di ottima vita solo se non vi sono soggetti passivi ed ove tutti i soci sono attivi ed interessati.

Bisogna inoltre evitare un altro difetto comune e per questo non meno pericoloso per la vita di un club che è l’omologazione e l’accettazione passiva di tutte le decisioni prese dal consiglio direttivo. Il coinvolgimento e la dinamica presuppongono anche una dialettica ed un confronto.

In una società moderna e progressista le critiche ed i rilievi vanno sempre accettate e ponderate. Guai a prenderle come offese alla divina maestà od opera di sovversivi e di bastian contrari.

La critica apertamente enunciata è sempre costruttiva ed è il sale della democrazia e di una società o gruppo di volontari come il nostro. Allora ben venga la critica perché serve a fare riflettere ed eventualmente a correggere ed a migliorare. Non lo è, invece, la critica mormorata che serve solo a spargere zizzania.

Concludo augurando che tutti i soci dei nostri club, in conseguenza della affermativa risposta alla chiamata ricevuta, siano fecondi, operosi e fedeli nel loro servizio e con l’aiuto dello Spirito Santo e la protezione di Maria Regina delle vocazioni e di San Junipero Serra, operino sempre in amicizia, sinergia, comunione e concordia per fare un servizio alla Chiesa e per la gloria di Dio.

Voglio fare un appello ai Presidenti che rimarranno in carica ancora per il secondo anno ed ai Presidenti eletti.

Come sapete certamente entro il 30 giugno di ogni anno bisogna mandare alla sede centrale il programma dell’anno sociale che inizierà ad ottobre.

Arraffare un programma di massima da inviare entro il 30 giugno di ogni anno è una impresa difficile, soprattutto per i Presidenti eletti che generalmente ottengono l’investitura a metà giugno.

Ne consegue che generalmente vengono inviati programmi stereotipati e generici che poi regolarmente vengono modificati ed integrati in occasione della loro presentazione ufficiale alla charter di apertura dell’anno sociale.

Per tale motivo mi permetto di consigliare ai Presidenti che rimarranno ancora in carica ma soprattutto ai Presidenti eletti di cominciare a pensare e progettare sin da ora il programma che intendono elaborare per il prossimo anno sociale.

Altro consiglio che mi permetto di dare è quello di fissare un tema dell’anno del Club su cui fare roteare tutta la programmazione non tralasciando, comunque, di riservare almeno un incontro per dibattere sul tema dell’anno nazionale.

Sempre riguardo al programma, ricordo che ci sono delle giornate dedicate che tutti i club dovranno rispettare come la giornata della Fondazione ed il Serra Day e poi ci sono i service indicati dalla sede nazionale, a cui è auspicabile aderiscano tutti i club, quali il concorso scolastico, la penna dello spirito ed il contest fotografico.

Michele Montalto

Il mistero della Sindone al Serra club di Taranto

Davanti alla Sindone l’esperienza del Mistero è sempre nuova e irripetibile.

 

 

Trovarsi di fronte alla Sacra Sindone è un’emozione che non si dimentica. In quel telo bianco, dove ciò che vedi non è quello che cerchi ma solo macchie brune di bruciature antiche, si nasconde il mistero più grande che l’uomo abbia mai compreso: la Resurrezione. A stento, aguzzando gli occhi, man mano sulla tela scorgi le macchie del sangue, più vicine e copiose sul cranio, più rade altrove.

Eppure chi dal 1353 onorò quel lino come un sacramentale, sentiva nel profondo la presenza del Mistero. Non c’erano allora i sofisticati strumenti moderni che con l’esame del carbonio 14 hanno individuato l’epoca del lino intorno al XII secolo, non c’erano i microscopi, né gli esami del sangue che hanno identificato nel gruppo AB quello del corpo che ha lasciato quelle stille. Pure la Sindone sin da subito fu oggetto di pietà e di contraddizione.

La sua storia, sia quella documentata che parte dal 1353 sia quella supposta, passa da vicende alterne, come scomuniche, incendi e furti, fino a farla giungere dove è oggi conservata, al Duomo di Torino. Nella sua ultima ostensione, avvenuta nel 2015, due milioni di fedeli si sono radunati per pregare sotto il sudario simbolo del calvario di Gesù.

L’immagine impressa sul telo, venuta pienamente alla luce attraverso la fotografia scattata da Secondo Pia nel 1898, è davvero l’Uomo dei Dolori o è un falso? E’ un enigma scientifico o un documento storico da indagare fino in fondo?

Di questa storia avvincente come un romanzo ci ha parlato con accenti appassionati il dott. Girolamo Spagnoletti, oncologo e radioterapista degli Ospedali Riuniti di Foggia, specializzato in studi sindonici, sabato 22 aprile in un incontro organizzato insieme alla presidente Cristina Scapati, dal diacono Mino Gentile socio carissimo del nostro Serra Club.  L’introduzione è stata affidata a don Giuseppe Ruppi che ha ben spiegato come fede e ragione sono due aspetti imprescindibili della storia della Sindone.

Il dott. Spagnoletti, con rigore scientifico ha indicato i molteplici interrogativi posti sulla Sindone, ne ha individuato gli elementi più evidenti e le contraddizioni che ancora si pongono ad una effettiva valutazione di questo incredibile reperto. Un lenzuolo lungo 4,41 metri e largo 1,12, della stregua di quelli che venivano utilizzati dai giudei per la sepoltura negli anni in cui visse il Cristo. Segno di pietà popolare per secoli scopre parte del suo mistero attraverso il negativo che l’avvocato Secondo Pia fotografò nel 1898. La Sindone si trovava proprio a Torino, in quanto proprietà del re. Nessuno sapeva allora che sul lenzuolo vi era un’immagine invertita, poiché questa caratteristica non era percepibile a occhio nudo. Era un volto tumefatto con i segni di colatura di sangue provocate da spine profonde. Era il volto del  Cristo?

Tante le diverse ipotesi per spiegare la formazione dell’immagine impressa sulla Sindone di Torino. Alcune presumono meccanismi naturali (o anche soprannaturali) che avrebbero impresso l’immagine sulla Sindone mentre essa era distesa sopra e sotto un cadavere; altre, procedimenti artificiali con i quali un artista avrebbe creato l’immagine. Nessuna ipotesi è decisiva. E allora?

Una scommessa per i tempi moderni, per un tempo che crede solo se vede e tocca con metodi scientifici. Si presenta oggi come duemila anni fa l’incredulità di Tommaso. Allora lasciamoci guidare dal cuore. Inginocchiati davanti a quel lenzuolo l’immagine del Cristo sofferente si illumina della luce della Resurrezione. Al silenzio del Sabato Santo segue l’esplosione della Vita, quella esplosione che potrebbe aver lasciato quei segni straordinari.

Giovanni Paolo II che nel 1998 visitò la Sindone a Torino chiamò la Sindone «un’icona della sofferenza dell’innocente in ogni era». Ma è anche l’immagine di un corpo che si dissolve nell’eternità senza subire la decomposizione della morte.

Davanti alla Sindone l’esperienza del Mistero è sempre nuova e irripetibile.

Maria Silvestrini

 

 

ACQUI TERME L’INCONTRO DEL SERRA CLUB E IL CONCORSO SCOLASTICO

ACQUI TERME. Molta la partecipazione venerdì 14 aprile in occasione dell’incontro organizzato dal Serra club nel salone mons. Pietro Principe per la conferenza del prof. Vittorio Rapetti su “DALLA RESISTENZA ALLA LIBERAZIONE, Il contributo dei Cristiani in Italia e nella Diocesi” e per la comunicazioni sull’esito del Concorso scolastico organizzato dal Serra Club per gli alunni delle scuole Primarie della Diocesi. E’ stato il presidente del Serra Club Marco Pestarino ad aprire il lavori con il suo intervento. “Benvenuti a tutti voi amici e ospiti. Saluto il nostro vescovo Luigi Testore, il dott. Alessandro Pietrasanta direttore della filiale di Acqui della Banca d’Asti, il cui contributo economico ha contribuito al successo del nostro Concorso scolastico, don Giovanni Falchero, direttore della Caritas Diocesana, il senatore Adriano Icardi, i rappresentanti dell’Associazione Mons. Giovanni Galliano con il loro presidente Salvatore Caorsi, il sindaco di Spigno Monferrato Antonio Visconti. Un benvenuto particolare rivolgo agli Insegnati di Religione Cattolica e agli altri Insegnanti presenti con un ringraziamento particolare al vicario diocesano mons. Paolo Parodi e alla socia del Serra Club Monica Cavino che hanno coinvolto studenti, insegnanti, scuole e catechisti e parrocchie nella partecipazione al concorso scolastico. Già nel 2007, il periodo della Resistenza fino alla Liberazione è stato oggetto di interesse da parte del Serra Club di Acqui, quando monsignor Giovanni Galliano, forse per la prima volta, ha raccontato alcune vicende personali, che in quel periodo lo avevano coinvolto in prima persona, e quelle di altri sacerdoti della diocesi di Acqui. In questo incontro-conferenza il relatore, lo storico Prof. Vittorio Rapetti ci aiuterà a conoscere la posizione dei cristiani, laici e sacerdoti, in quel momento difficile della storia dell’Italia e il loro contributo alla Resistenza e alla Liberazione sia in Italia che nella Diocesi. L’obiettivo non è quello di giudicare, ma di comprendere attraverso un’analisi storica. Contrastanti erano gli orientamenti politici e differenziati i ceti sociali, ma, seppure in percentuali diverse, in tutti si poteva contare la presenza di cattolici che hanno vissuto difficoltà, dubbi, contrasti anche scontri.

L’augurio è che, attraverso l’approfondimento di queste esperienze, noi cattolici sappiamo cogliere indicazioni utili ad orientare i nostri comportamenti a fronte dei tanti conflitti presenti oggi nel mondo globalizzato. Un cristiano non può essere un semplice spettatore, ma deve essere protagonista nella tutela di ogni vita umana e nella tutela della libertà, anche della libertà della scelta religiosa”. Alle parole del presidente Pestarino hanno fatto seguito quelle del vescovo Luigi Testore che ha brevemente messo in evidenza il ruolo silenzioso, ma attento con il quale fin dagli anni ’20 le varie Diocesi e lo stesso Vaticano. “Allora non esisteva ancora la Conferenza Episcopale Italiana e le varie Diocesi avevano operato, anche grazie all’impegno di tanti giovani che si stavano formando nell’Azione Cattolica a preparare le “coscienze” in vista di quello che dopo l’otto settembre del 1943 sarebbe successo nel nostro paese. Se tanti giovani cattolici hanno sentito il dovere morale di impegnarsi in prima persona, seppure in modi diversi, nei lunghi mesi della Resistenza lo si deve anche a questo impegno”. “Non per rivendicare spazi e meriti, bensì per riconoscere e onorare la memoria di quanti – con rischio e sacrificio personale – hanno contribuito alla liberazione attraverso la partecipazione alla resistenza. E tra questi vi furono molti cattolici, laici, preti e religiosi, di diversa età e condizione. Una memoria di forte attualità perché da quella lotta è scaturita l’Italia democratica, grazie all’incontro e alla collaborazione di diverse idee e persone. Un risultato a cui i cattolici italiani hanno offerto un contributo di grande rilievo”. Questo il senso complessivo dell’intervento svolto dal prof. Vittorio Rapetti, studioso di storia e componente dell’Azione Cattolica. Il relatore ha sottolineato come occorre combinare le memorie dei protagonisti con la ricerca storiografica, in modo offrire un quadro corretto delle vicende complesse che agitarono i 18 terribili mesi tra l’otto settembre 1943 e il 25 aprile del 1945. Per questo occorre inquadrare la Resistenza in più ampio contesto storico, anzitutto quello che riguarda il lungo e contrastato percorso di partecipazione civile e politico dei cattolici italiani dal Risorgimento al primo dopoguerra con l’esperienza dell’associazionismo sociale ed educativo e con la vicenda del partito Popolare. La Resistenza va puoi collocata nel lungo periodo che va dalla conquista del potere da parte del fascismo alla seconda guerra mondiale,
la costruzione della dittatura e il progetto di uno stato totalitario provarono reazioni contrastanti in campo cattolico, nonostante fossero evidenti nel fascismo i tratti violenti- antidemocratici, razzisti e orientati alla guerra. Ma proprio grazie all’associazionismo religioso ( unico a non essere stato soppresso del fascismo) fu possibile una formazione spirituale e la maturazione di un anti fascismo che per molti cattolici fu prima morale per poi diventare anche politico e militare. Da qui la partecipazione di molti giovani, provenienti dall’Azione cattolica e di tanti preti, religiosi e religiose che, in diverse forme di sostegno, aiuto, protezione, diedero, il loro apporto alla Resistenza: in Italia, in Piemonte e nella Diocesi di Acqui. Sono state ricordate alcune figure ed episodi, tra i molti che hanno riguardato anche il nostro territorio nel periodo resistenziale. Quindi in relatore ha sottolineato l’importanza della Resistenza e del contributo dei cattolici per la costruzione del “dopo”, a cominciare dall’opera di “disarmo dei cuori” e di superamento della violenza, che aveva segnato profondamente la vita delle persone, allo sviluppo dell’associazionismo politico e sindacale ed al lavoro di elaborazione della nostra Costituzione. Questa è frutto di diverse culture politiche che seppero trovare un equilibrio e con lungimiranza delineare i principi fondamentali della convivenza civile tra gli italiani e nei rapporti con gli altri popoli. Il prof. Rapetti ha quindi sottolineato come nel decennio successivo si sia però registrato un progressivo oblio della Resistenza, specie in campo cattolico, con il rischio di identificare la lotta di liberazione con una sola parte politica, sminuendo così il valore di una lotta di popolo, che va oltre le singole appartenenze. Un rischio che ha finito per alimentare la messa in discussione dell’antifascismo. Le divisioni nazionalistiche e razziste stanno purtroppo tornando di attualità e anche i cattolici devono comprendere come queste divisioni siano in aperto contrasto sia con il messaggio cristiano sia con la nostra Costituzione.
La relazione del prof. Vittorio Rapetti è stata seguita con la massima attenzione dai partecipanti. Al termine della relazione vi sono stati anche gli interventi del prof. Flavio Ambrosetti, prof. Salvatore Caorsi e Domenico Pastorino.
E toccato quindi a Gian Carlo Callegaro comunicare l’esito del Concorso scolastico che aveva come tema “In un Mondo che ha bisogno di Amore, non si può vivere senza il perdono”. Anche Callegaro ha rivolto un doveroso ringraziamento alla Banca di ASTI per il cospicuo contributo di sponsorizzazione al Concorso, che ha permesso l’elargizione di altri premi. “Ringraziamo il ns. cappellano mons. Luigi Testore ed il vice don Domenico Pisano per gli stimoli e l’assistenza, il vicario mons. Paolo Parodi e Monica Cavino che ha promosso il concorso presso gli insegnanti di religione della Diocesi. Grazie anche al presidente Marco Pestarino ed ai soci che hanno contribuito a vario titolo alla realizzazione del concorso. La Commissione giudicatrice, composta da Giancarlo Callegaro ( presidente), Lucia Barbarino ( segretaria), Oldrado Poggio, Luigina Tardito, Gioconda Forgetti riunita in Acqui il 17 febbraio 2023 ha esaminato i numerosi lavori ricevuti. Il lavoro della Commissione è stato molto arduo nel classificare gli elaborati, perché tutti, in forma grafica e/o informatica, sono risultati meritevoli di attenzione e considerazione per il notevole impegno profuso dai ragazzi e dagli insegnanti verso i quali la Commissione si complimenta. In considerazione di ciò, oltre ai premi già previsti ed al Premio speciale mons. Maritano (fondatore del Club), si sono aggiunti altri premi Speciali. Oltre a quelli dedicati a mons. Giovanni Galliano e al canonico Tommaso Ferrari, altri hanno una motivazione a vario titolo particolare, religiosa, creativa, informatica, grafica , innovativa ,originale.
1° PREMIO (300 Euro)
-Gruppo Ministranti Unità Pastorale San Guido- Acqui Terme (AL)
2° PREMIO ( 200 Euro)
Classe 4^ -Scuola Primaria Damilano Istituto Comprensivo Pertini Ovada – docente Anna Maria Nervo.
3° PREMIO (100 Euro) – Classe 2^ D – Scuola Primaria “U Bosca”- Canelli – docente Zappa Manuela
PREMI SPECIALI TUTTI DI 100 EURO
1) Premio Speciale mons. Livio MARITANO (fondatore del nostro
Club) : SCUOLA PRIMARIA PARITARIA TO BE TOGETHER ACQUI TERME –
CLASSE 4- ins. Morbelli Andrea.
2)Premio Speciale Canonico Ferrari (primo socio onorario del nostro
Club) classe 1^/2^ Scuola Primaria De AMICIS – BERGAMASCO doc. Simona Terzolo e Monica Menegazzi.
3) Premio Speciale mons. Giovanni Galliano (per la concreta
vicinanza sempre manifestata al nostro Club) – Classi 1^ e 2^
Scuola Primaria di VESIME- docente Traversa Donatella
4) Premio Speciale (per la sua originalità) – Scuola Primaria di
MOLARE Classe 1^ : docente Monica Cavino
5)Premio Speciale (per il suo contenuto religioso e culturale) Classe 4^ Scuola Primaria DE AMICIS – BERGAMASCO docente Terzolo Si-mona e Monica Menegazzi
6) Premio Speciale (per la creatività): Tutte le classi Scuola San G.
BOSCO ROCCA GRIMALDA docente Chiara Gaggero
7) Premio Speciale (INFORMATICO) :Classi 5D 5E Scuola Primaria BOSCA
CANELLI – docente . Angela Coccimilio 349 4941847 CD
8) Premio Speciale ( per gruppi catechistici): Gruppo catechistico Parrocchia di ROSSIGLIONE INFERIORE classe 3^ catechista Elisabetta Leoncini
9)Premio speciale (per gruppi catechistici) : GRUPPO CATECHISMO PAR-ROCCHIA N. SIGNORA ASSUNTA OVADA classe 3^ – docente . Ivana Nervi
PREMIO DI PARTECIPAZIONE DI 50 EURO
1) Scuola Primaria S. Giovanni Bosco – Roccagrimalda
2) Scuola Primaria U. Bosca – Canelli
3) Scuola Primaria G.B.Giuliani – Canelli
4) Gruppo catechistico parrocchia N. Signora Assunta – Ovada
5) Scuola Primaria Molare
6) Scuola Primaria – Tagliolo Monferrato
7) Scuola Primaria -Cassinelle
8) Scuola Primaria Edmondo de Amicis – Bergamasco
9) Scuola Primaria Monevi – Visone
10) Scuola Primaria L .Da Vinci – Morsasco
11) Scuola Primaria paritaria To Be Together – Acqui Terme
12) Scuola Primaria Damilano – Ovada
13) Comunità pastorale San Guido – Acqui Terme
14) Gruppo catechistico classe 3^ -Rossiglione
15) Scuola Primaria – Vesime

Prima della chiusura il Vescovo Luigi Testore e il presidente Marco Pestarino hanno consegnato il distintivo di ingresso nel Serra al nuovo socio Emanuele Guido Valentini. (OP)

La Premiazione del Contest Fotografico al Congresso Nazionale del Serra International Italia

Si terrà a L’Aquila, venerdì 27 maggio, alle ore 18.15, presso l’Hotel Canadian, la premiazione della III edizione del Contest Fotografico “Pace a tempo indeterminato”.

Al vaglio della Giuria ci sono 108 fotografie: 52 over e 56 over.

I lavori sono pervenuti da numerose città tra cui  Roma, Matera, Lucera, Acireale, Taranto, Oppido, Cerignola, Arezzo, Ferrara, Udine, Prato, Pavia, Potenza, Milano, Viterbo, Padova, Sanremo, Catania, Rossano e Napoli.

Il Serra International Italia a L’Aquila per costruire itinerari di perdono e di pace. Il Programma del XVIII Congresso Nazionale

Da venerdì 26 al domenica 28 maggio 2023, a L’Aquila, si svolgeranno i lavori del XVIII Congresso nazionale del Serra International Italia. Essi saranno aperti nella sala congressi dell’Hotel Canadian, con la convocazione dell’Assemblea dei Delegati dei club per il rinnovo del Consiglio Esecutivo Nazionale e con la premiazione del Contest fotografico. Nella giornata di sabato 27, i lavori del Congresso si sposteranno presso l’elegantissima Sala Ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo. Ad essa interverranno: Sua Em.za Rev.ma il Sig. Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo Metropolita dell’Aquila, e delle Autorità Civili e Serrane, saranno incentrati sul tema: “Col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra (Col 1,20). Itinerari per costruire il perdono e la pace a partire dal cuore dell’uomo”. Relatore d’eccezione sarà il nostro Consulente Episcopale Sua Em.za Rev.ma il Sig. Cardinale Beniamino Stella. Ricco il programma, suddiviso in due sessioni moderate dal giornalista Piergiorgio Aquilino, che vedranno la partecipazione di don Michele Gianola, Sottosegretario CEI e Direttore UNPV, Marinella Perroni, don Carmelo Pagano Le Rose, Gerolamo Fazzini, don Antonio De Rosa e don Dante Di Nardo.

La scelta dell’Aquila, in coerenza con il tema nazionale di Serra International Italia, proposto dalla Presidente Paola Poli e che verrà
approfondito dagli illustri relatori del Congresso, assume un forte significato storico-simbolico per le vicende che la legano a papa Celestino V, alla memoria di un evento che verso la fine del XIII secolo ha proiettato la città al centro della Chiesa universale. Di notevole importanza l’estensione dell’indulgenza plenaria di Celestino, che papa Francesco ha voluto concedere in occasione della sua recente visita, elevando la Basilica di Collemaggio a Santuario eletto di irradiazione di spiritualità. In questo anno di grazia, è consentito lucrare le indulgenze per la propria anima.

A conclusione del Congresso, ci si trasferirà alla Basilica di S. Maria di Collemaggio per la Santa Messa presieduta dal Card. Stella.
La serata del 27, si concluderà con la conviviale per la cerimonia del passaggio delle consegne tra la Presidente in carica Paola Poli, che chiuderà il mandato biennale della sua Presidenza, e il Presidente incoming Giuliano Faralli che presenterà ufficialmente la sua
squadra. I soci tutti sono invitati a partecipare per far sentire il proprio calore alla Presidente uscente in un momento tanto importante, nonché al Presidente entrante quale segno di incoraggiamento. Il programma prevede proposte di intrattenimento per accompagnatori e soci anche per la giornata seguente di domenica 28 maggio.

 

Scarica la brochure del Congresso a L’AQUILA

Messaggio del Santo Padre per la 60ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

All’interno il video realizzato dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni

Il Messaggio di Papa Francesco.

Vocazione: grazia e missione 

Cari fratelli e sorelle, carissimi giovani!

È la sessantesima volta che si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, istituita da San Paolo VI nel 1964, durante il Concilio Ecumenico Vaticano II. Questa iniziativa provvidenziale si propone di aiutare i membri del Popolo di Dio, personalmente e in comunità, a rispondere alla chiamata e alla missione che il Signore affida ad ognuno nel mondo di oggi, con le sue ferite e le sue speranze, le sue sfide e le sue conquiste. Quest’anno vi propongo di riflettere e pregare guidati dal tema “Vocazione: grazia e missione”. È un’occasione preziosa per riscoprire con stupore che la chiamata del Signore è grazia, è dono gratuito, e nello stesso tempo è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo. Siamo chiamati alla fede testimoniale, che stringe fortemente il legame tra la vita della grazia, attraverso i Sacramenti e la comunione ecclesiale, e l’apostolato nel mondo. Animato dallo Spirito, il cristiano si lascia interpellare dalle periferie esistenziali ed è sensibile ai drammi umani, avendo sempre ben presente che la missione è opera di Dio e non si realizza da soli, ma nella comunione ecclesiale, insieme ai fratelli e alle sorelle, guidati dai Pastori. Perché questo è da sempre e per sempre il sogno di Dio: che viviamo con Lui in comunione d’amore.

«Scelti prima della creazione del mondo»

L’apostolo Paolo spalanca davanti a noi un orizzonte meraviglioso: in Cristo, Dio Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà» (Ef l,4-5). Sono parole che ci permettono di vedere la vita nel suo senso pieno: Dio ci “concepisce” a sua immagine e somiglianza e ci vuole suoi figli: siamo stati creati dall’Amore, per amore e con amore, e siamo fatti per amare. Nel corso della nostra vita, questa chiamata, inscritta dentro le fibre del nostro essere e portatrice del segreto della felicità, ci raggiunge, per l’azione dello Spirito Santo, in maniera sempre nuova, illumina la nostra intelligenza, infonde vigore alla volontà, ci riempie di stupore e fa ardere il nostro cuore. A volte addirittura irrompe in modo inaspettato. È stato così per me il 21 settembre 1953 quando, mentre andavo all’annuale festa dello studente, ho sentito la spinta ad entrare in chiesa e a confessarmi. Quel giorno ha cambiato la mia vita e le ha dato un’impronta che dura fino a oggi. Però la chiamata divina al dono di sé si fa strada man mano, attraverso un cammino: a contatto con una situazione di povertà, in un momento di preghiera, grazie a una testimonianza limpida del Vangelo, a una lettura che ci apre la mente, quando ascoltiamo una Parola di Dio e la sentiamo rivolta proprio a noi, nel consiglio di un fratello o una sorella che ci accompagna, in un tempo di malattia o di lutto…La fantasia di Dio che ci chiama è infinita. E la sua iniziativa e il suo dono gratuito attendono la nostra risposta. La vocazione è «l’intreccio tra scelta divina e libertà umana»[1], un rapporto dinamico e stimolante che ha per interlocutori Dio e il cuore umano. Così il dono della vocazione è come un seme divino che germoglia nel terreno della nostra vita, ci apre a Dio e ci apre agli altri per condividere con loro il tesoro trovato. Questa è la struttura fondamentale di ciò che intendiamo per vocazione: Dio chiama amando e noi, grati, rispondiamo amando. Ci scopriamo figli e figlie amati dallo stesso Padre e ci riconosciamo fratelli e sorelle tra noi. Santa Teresa di Gesù Bambino, quando “vide” finalmente con chiarezza questa realtà, esclamò: «La mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa […]. Nel cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’amore»[2].

«Io sono una missione su questa terra»

La chiamata di Dio, come dicevamo, include l’invio. Non c’è vocazione senza missione. E non c’è felicità e piena realizzazione di sé senza offrire agli altri la vita nuova che abbiamo trovato. La chiamata divina all’amore è un’esperienza che non si può tacere. «Guai a me se non annuncio il Vangelo!», esclamava San Paolo (1 Cor 9,16). E la Prima Lettera di Giovanni inizia così: “Quello che abbiamo udito, veduto, contemplato e toccato – cioè il Verbo fatto carne – noi lo annunciamo anche a voi perché la nostra gioia sia piena” (cfr 1,1-4). Cinque anni fa, nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, mi rivolgevo così ad ogni battezzato e battezzata: «Anche tu hai bisogno di concepire la totalità della tua vita come una missione» (n. 23). Sì, perché ognuno di noi, nessuno escluso, può dire: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273). 2 La missione comune a tutti noi cristiani è quella di testimoniare con gioia, in ogni situazione, con atteggiamenti e parole, ciò che sperimentiamo stando con Gesù e nella sua comunità che è la Chiesa. E si traduce in opere di misericordia materiale e spirituale, in uno stile di vita accogliente e mite, capace di vicinanza, compassione e tenerezza, controcorrente rispetto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza. Farsi prossimo, come il buon samaritano (cfr Lc 10,25-37), permette di capire il “nocciolo” della vocazione cristiana: imitare Gesù Cristo che è venuto per servire e non per essere servito (cfr Mc 10,45). Quest’azione missionaria non nasce semplicemente dalle nostre capacità, intenzioni o progetti, né dalla nostra volontà e neppure dal nostro sforzo di praticare le virtù, ma da una profonda esperienza con Gesù. Solo allora possiamo diventare testimoni di Qualcuno, di una Vita, e questo ci rende “apostoli”. Allora riconosciamo noi stessi «come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273). Icona evangelica di questa esperienza sono i due discepoli di Emmaus. Dopo l’incontro con Gesù risorto essi si confidano a vicenda: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32). In loro possiamo vedere che cosa significhi avere “cuori ardenti e piedi in cammino”[3]. È quanto mi auguro anche per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, che attendo con gioia e che ha per motto: «Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39). Che ognuno e ognuna si senta chiamato ad alzarsi e andare in fretta, con cuore ardente!

Chiamati insieme: convocati

L’evangelista Marco racconta il momento in cui Gesù chiamò a sé dodici discepoli, ciascuno col proprio nome. Li costituì perché stessero con lui e per inviarli a predicare, guarire le malattie e scacciare i demoni (cfr Mc 3,13- 15). Il Signore pone così le basi della sua nuova Comunità. I Dodici erano persone di ambienti sociali e mestieri differenti, non appartenenti alle categorie più importanti. I Vangeli ci raccontano poi di altre chiamate, come quella dei settantadue discepoli che Gesù invia a due a due (cfr Lc 10,1). La Chiesa è appunto Ekklesía, termine greco che significa: assemblea di persone chiamate, convocate, per formare la comunità dei discepoli e delle discepole missionari di Gesù Cristo, impegnati a vivere il suo amore tra loro (cfr Gv 13,34; 15,12) e a diffonderlo tra tutti, perché venga il Regno di Dio. Nella Chiesa, siamo tutti servitori e servitrici, secondo diverse vocazioni, carismi e ministeri. La vocazione al dono di sé nell’amore, comune a tutti, si dispiega e si concretizza nella vita dei cristiani laici e laiche, impegnati a costruire la famiglia come piccola chiesa domestica e a rinnovare i vari ambienti della società con il lievito del Vangelo; nella testimonianza delle consacrate e dei consacrati, donati tutti a Dio per i fratelli e le sorelle come profezia del Regno di Dio; nei ministri ordinati (diaconi, presbiteri, vescovi) posti al servizio della Parola, della preghiera e della comunione del popolo santo di Dio. Solo nella relazione con tutte le altre, ogni specifica vocazione nella Chiesa viene alla luce pienamente con la propria verità e ricchezza. In questo senso, la Chiesa è una sinfonia vocazionale, con tutte le vocazioni unite e distinte in armonia e insieme “in uscita” per irradiare nel mondo la vita nuova del Regno di Dio.

Grazia e missione: dono e compito

Cari fratelli e sorelle, la vocazione è dono e compito, fonte di vita nuova e di vera gioia. Le iniziative di preghiera e di animazione legate a questa Giornata possano rafforzare la sensibilità vocazionale nelle nostre famiglie, nelle comunità parrocchiali e in quelle di vita consacrata, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali. Lo Spirito del Signore risorto ci scuota dall’apatia e ci doni simpatia ed empatia, per vivere ogni giorno rigenerati come figli di Dio Amore (cfr 1 Gv 4,16) ed essere a nostra volta generativi nell’amore: capaci di portare vita ovunque, specialmente là dove ci sono esclusione e sfruttamento, indigenza e morte. Così che si allarghino gli spazi dell’amore [4] e Dio regni sempre più in questo mondo. Ci accompagni in questo cammino la preghiera composta da San Paolo VI per la I Giornata Mondiale delle Vocazioni, 11 aprile 1964: 3 «O Gesù, divino Pastore delle anime, che hai chiamato gli Apostoli per farne pescatori di uomini, attrai a te ancora anime ardenti e generose di giovani, per renderli tuoi seguaci e tuoi ministri; falli partecipi della tua sete di universale Redenzione, […] dischiudi loro gli orizzonti del mondo intero, […] affinché, rispondendo alla tua chiamata, prolunghino quaggiù la Tua missione, edifichino il Tuo Corpo mistico, che è la Chiesa, e siano “sale della terra”, “luce del mondo” (Mt 5,13)».

Vi accompagni e vi protegga la Vergine Maria. Con la mia benedizione.

Roma, San Giovanni in Laterano, 30 aprile 2023, IV Domenica di Pasqua.

FRANCESCO

 

[1] Documento finale della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2018), Giovani, fede e discernimento vocazionale, n. 78. [2] Manoscritto B, scritto durante il suo ultimo ritiro (settembre 1896): Opere complete, Roma 1997, 223. [3] Cfr Messaggio per la 97ª Giornata Missionaria Mondiale (6 gennaio 2023). [4] «Dilatentur spatia caritatis»: Sant’Agostino, Sermo 69: PL 5, 440.441

E’ uscito questa mattina “Fotografia” il nuovo singolo di Angelo Ferrara

 

 

E’ arrivato finalmente il grande giorno per Angelo, ma anche per tutti i soci del Serra Italia che da tempo lo sostengono e lo applaudono. E’ uscito questa mattina  il suo nuovo disco dal titolo “Fotografia” disponibile su tutti i digital store e su youtube.

Angelo Ferrara, figlio di Viviana Normando, socia del Serra Club di Roma, ha  già  vinto il premio della critica su Rai2, a settembre 2022, con il suo primo inedito “Tutto può cambiare”, in parte scritto da lui stesso ed attualmente su spotify, nella trasmissione “Cantacielo”, I edizione, che si ripeterà nel 2023, anche delle Edizioni Paoline.

E’  la voce di San Junipero Serra nella Collana Sanctorum presentata in Campidoglio, nel poema musicale su San Junipero Serra, edita da Cinemart e a cura del poeta musicologo Prof. Angelo Cacciato. Canta  i seguenti brani: “Il Crocifisso”, “Considerate”, “Oh quant’è bella”, “Dormite ninito”, “Santissimo Crocifisso”, “Gesù io vedo”.

Angelo è testimonial dei diritti umani per i bambini, giovane artista per i diritti umani scelto dall’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, voluto dalla Prof.ssa Vincenza Palmieri, per interpretare la cover di “Imagine”, delle trasmissioni I.N.P.E.F., dell’omonimo format “Imagine”.

Oltre ad avere cantato in concorsi nazionali ed internazionali si è esibito in alcune Basiliche romane come la Basilica di S. Croce in Gerusalemme, il Convento di S. Bonaventura al Palatino, la Basilica di S. Marco Evangelista al Campidoglio.

Digita per leggere il Comunicato Stampa Angelo Fotografia

 

Eventi per i 25 anni del Serra Club di Arezzo. Comunicato stampa.

Continua con grande intensità l’attività del Serra Club Arezzo che quest’anno celebra i suoi 25 anni di attribuzione della Chart e di attività nel territorio della Diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro a servizio dei
seminaristi e dei presbiteri.

Nel mese di febbraio si è svolta una partecipatissima conviviale che è stata occasione per una prima raccolta fondi da devolvere alle popolazioni siriane duramente colpite dal sisma di febbraio. Nella conviviale, rallegrata dalla musica del complesso il “Concorso di Colpa” che è spesso presente alle riunioni serrane aretine, si è svolta una pesca a premi che ha dato buoni frutti. Il primo premio in palio era un pregevole dipinto ad olio su tela raffigurante un momento di vita di una comunità religiosa in stile naif, donato per le finalità della serata, dal pittore aretino “Zenone” ; artista di grande talento e di fama internazionale.

La crescente attività del Club sta portando buoni frutti anche in termini di incorporazione di nuovi soci.


Nel mese di marzo infatti, durante il consueto incontro spirituale (sempre dedicato al tema dell’anno sociale), si è svolta la cerimonia d’ingresso di un nuovo socio, alla presenza anche del Governatore del Distretto 171, Neri, del Governatore eletto Di Maggio e del Responsabile CNIS della Formazione, Antonio Ciacci che ha inoltre tenuto un incontro di formazione per i soci; al termine celebrazione Eucaristica seguita appunto dalla cerimonia d’ingresso e da una conviviale tra serrani con la partecipazione, come sempre in queste occasioni, del nutrito gruppo di seminaristi assieme al retore del Seminario e cappellano del Club, Don Andrzej Zalewski.

Vista l’importante ricorrenza, il Club ha inoltre pensato di celebrare al meglio i suoi primi 25 anni di attività,
organizzando una serie di eventi.

Il primo di questi si è svolto Lunedì dell’Angelo, 10 Aprile scorso nella Cappella della Madonna del Conforto nella Cattedrale di Arezzo. Con grande partecipazione e apprezzamento del pubblico, abbiamo potuto assistere ad un bellissimo concerto di musica sacra che ha visto esibirsi due artisti giovani e di livello internazionale con musiche del repertorio di verdi, Mozart, Bach, Handel e Haydn; il soprano aretino, Francesca Martini e il primo violino dell’Opera di Lione, Alexis Rousseau.

Nell’occasione, tra l’altro, sono state raccolte grazie al numeroso pubblico presente, altre donazioni che, in aggiunta a quanto già inviato nell’immediatezza del terribile evento sismico dello scorso febbraio, hanno consentito di inviare complessivamente oltre € 2.300 ai frati minori francescani della Custodia della Terra
Santa per la ricostruzione di Aleppo.

Nel solco del tema dell’anno sociale tracciato dal Consiglio Nazionale del Serra Club Italia e cioè “la pace e il
perdono a partire dal cuore dell’uomo”, seguiranno altri appuntamenti che vedranno prossimamente importanti ospiti alternarsi e relazionare il pubblico declinando l’argomento secondo diverse visioni, nelle sale del Seminario Vescovile di Arezzo e saranno tutte aperte al pubblico.

Il prossimo interessante appuntamento è venerdì 14 aprile alle ore 18 presso il Seminario Vescovile di Arezzo
in piazza di Murello 2: ospite e relatore della serata sarà l’Avvocato Antonio Ciacci, Presidente dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Siena che terrà una conferenza dal tema: “Perdono e Giustizia”.

L’Avvocato Antonio Ciacci è un professionista di grande esperienza e competenza giuridica alle quali si
uniscono significative doti umane, già consigliere e vice Presidente dell’ordine di Siena nel passato in due
differenti mandati. E’ anche membro del consiglio Nazionale del Serra Club Italia nel quale ricopre la carica di Presidente della Commissione permanente della formazione; in passato è stato inoltre sia Presidente del Serra Club Siena che Presidente Nazionale del Serra.

Gli eventi successivi sono invece in programmazione il 21 aprile, ospite il Prof. Franco Vaccari, Presidente di
Rondine Città della Pace con una conferenza dal tema “Perdono e Pace” e successivamente, l’evento di chiusura, il 5 maggio, ospite il Vescovo Emerito di Grosseto, Mons. Rodolfo Cetoloni che ci parlerà del Perdono e la Pace: Il perdono di Assisi e le vie del perdono in questa società di conflitti.

Tutti gli eventi si svolgono sotto il patrocinio dalla Diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro.