Abbiamo bisogno di vocazioni autentiche

di Maria Lo Presti

Dal 18 al 21 settembre 2023 si è svolto a Palermo l’incontro nazionale dei direttori dei centri diocesani vocazioni e degli animatori vocazionali degli istituti di vita consacrata. La scelta di Palermo e il titolo del convegno rimandano alla figura di p. Puglisi di cui si celebra il trentennale del martirio. Infatti, il 15 settembre 1993 p. Puglisi fu ucciso, nel giorno del suo compleanno, mentre rientrava a casa. Durante tutto il convegno è stata posta in evidenza una preziosa reliquia del Beato Giuseppe Puglisi: il vangelo che per venti anni è stato nella sua bara, accostato al suo corpo, e ripreso nel momento della ricognizione sul corpo.

P. Puglisi è stato direttore diocesano e regionale del Centro pastorale vocazioni, nonché padre spirituale del seminario arcivescovile di Palermo. Il titolo dato al convegno riprende una sua frase tratta da un intervento al convegno regionale svoltosi ad Acireale nel 1988 Presbiteri, religiosi e laici nella parrocchia per una pastorale vocazionale unitaria.

Il convegno, sapientemente guidato da d. Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni, e aperto da S.E.R. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, e da S.E.R. Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania e delegato per le vocazioni della Regione Sicilia, mentre ha voluto approfondire i temi della vocazione, del discernimento e dell’accompagnamento spirituale, ha intrecciato le relazioni al ricordo della figura di p. Puglisi che rimane esemplare e da cui si traggono spunti che si fanno insegnamento. P. Puglisi ha accompagnato una moltitudine di giovani, e guardando alla molteplicità delle vocazioni.

Sempre nello stesso discorso fatto ad Acireale p. Puglisi ricordava che abbiamo bisogno di tutte le vocazioni, perché la comunità umana e la comunità ecclesiale crescano. Il convegno è stato curato in collaborazione con d. Ugo Rapicavoli, Direttore dell’Ufficio Regionale per la pastorale delle vocazioni della Regione Sicilia, e con d. Maurizio Francoforte, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la pastorale della Arcidiocesi di Palermo e parroco di San Gaetano a Brancaccio, validamente affiancato dall’équipe del suo Ufficio.

Le relazioni hanno guardato al contesto in cui oggi si vive la vocazione, con tutte le difficoltà date dal cambiamento sociale e dalla problematica della maturazione personale. Si è guardato, quindi, alle scienze umane, sapendo che ogni persona è chiamata a fare un cammino, un percorso che è in continuo divenire. Si è trattato del discernimento e dell’accompagnamento vocazionale: con delicatezza e con discrezione ci si pone accanto, ma un passo indietro rispetto alla persona che sta maturando le sue scelte. Sono state presentate delle esperienze particolari e già sperimentate rivolte ai giovani: spunti per riflettere e attivare la creatività. Tutti i relatori sono stati apprezzati ed è stata favorita una partecipazione attiva, attraverso la distribuzione di schede e il lavoro in piccoli gruppi.

Il ricordo di p. Puglisi è stato curato attraverso relazioni e testimonianze, di cui alcune in video ben curati. Si è attuato anche un pellegrinaggio ai luoghi, a Palermo e Monreale, legati a p. Puglisi. Grandi sono stati i momenti di emozione, quale quello legato all’ascolto del monologo scritto, diretto e interpretato da Christian Di Domenico, di sera in piazza a Monreale. Intenso è stato anche il momento di preghiera serale con i giovani di Palermo in Cattedrale, presso la tomba di p. Puglisi. A Palermo e Monreale le celebrazioni sono state presiedute dai rispettivi arcivescovi, mons. Corrado Lorefice e mons. Gualtiero Isacchi. Si è vissuto in un clima di condivisione e fraternità.

Il Serra Italia è stato presente sia attraverso Maria Lo Presti, Vicepresidente Nazionale Programmi e in rappresentanza del Presidente Giuliano Faralli impossibilitato ad esservi, sia per la partecipazione di Roberto e Rosellina Tristano, soci del club di Palermo.

 

Le immagini sono tratte dal seguente link

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Club di Oppido Mamertina-Palmi. Incontro con il Vescovo ed i seminaristi.

Si è svolto lo scorso 9 settembre a Oppido Mamertina presso la Sala Vescovile, l’incontro tra il Serra Club Oppido Mamertina-Palmi presieduto dalla dott.ssa Lucia Ioculano e i Seminaristi diocesani: Filippo Attanà, Domenico Zito, Domenico Giuseppe Lamanna, Giacomo D’Agostino che studiano presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X di Catanzaro; Francesco Pio Paonni, Giuseppe De Gennaro, Damiano Attisano, Cosimo Attisano e Francesco Petullà che studiano presso il Seminario Vescovile di Oppido Mamertina

La dott.ssa Ioculano si è subito soffermata sugli scopi del Serra Club, movimento internazionale laicale al servizio della Chiesa che è sorto in America, e prende il nome di un frate minore francescano, Juniper Serra, che nel ‘700 fu evangelizzatore di vaste aree del “nuovo mondo”.

Tra gli scopi dei Club, c’è quello di supportare i seminaristi nel loro percorso vocazionale.

Uno dei momenti fondamentali dell’attività dei “serrani” è la preghiera e l’azione di testimonianza in cui volontari si prodigano per diffondere l’idea che la Chiesa, il Seminario e le vocazioni, si possano aiutare anche con una forma di missionariato laico che impegna uomini e donne anche attraverso la divulgazione della cultura, della solidarietà e la promozione di quei valori etici che sono alla base della civile convivenza tra gli uomini.

Subito dopo la Ioculano, ha chiesto a ciascuno dei seminaristi di presentarsi, dicendo anche un loro hobby e poi ha illustrato le tante iniziative che il Club realizzerà insieme a loro .

A seguire Mons. Francesco Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi, ha ribadito il senso dell’incontro che consente ai seminaristi di farsi conoscere, attraverso la presentazione del proprio itinerario di formazione e nel contempo di rendersi conto da vicino della realtà associativa.

Infine Mons. Milito ha concluso:” Fate fiorire i semi che il Signore ha messo dentro di voi e non abbandonate mai la preghiera e l’amore per la liturgia. Lo studio è la conseguenza della vocazione.

Non vi sentite mai arrivati, ma continuate a studiare. Siate sempre una famiglia unita”.

L’evento è stato impreziosito dal “passaggio di decanato” tra i seminaristi Domenico Giuseppe Lamanna e Filippo Attanà, con la consegna dell’effige della MS Annunziata e la croce di legno.

Presenti Don Rosario Attisano vice cappellano del Club e Rettore del Seminario Diocesano, don Giovanni Rigoli Direttore del Centro Diocesano Vocazionale e don Daniele Dato, con i quali il Club collaborerà attivamente.

L’evento si è concluso con la consegna ai seminaristi di un dono da parte del Club: l’ultima Lettera Apostolica di Papa Francesco e con un momento di gioiosa convivialità .

Caterina Sorbara

«Creare casa» (Christus vivit, 217)

Nuova Scheda Tematica 2024 in vista della 61ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 21 aprile 2024

 

La tematica che l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni propone in vista della 61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che si celebrerà la quarta domenica di Pasqua, il 21 aprile 2024 intende cogliere l’invito di Papa Francesco a creare ambienti adeguati nei quali sperimentare il miracolo di una nuova nascita: «in tutte le nostre istituzioni dobbiamo sviluppare e potenziare molto di più la nostra capacità di accoglienza cordiale […], le comunità come la parrocchia e la scuola dovrebbero offrire percorsi di amore gratuito e promozione, di affermazione e di crescita […]. Quanto sradicamento! Se i giovani sono cresciuti in un mondo di ceneri, non è facile per loro sostenere il fuoco di grandi desideri e progetti. Se sono cresciuti in un deserto vuoto di significato, come potranno aver voglia di sacrificarsi per seminare? L’esperienza di discontinuità, di sradicamento e la caduta delle certezze di base, favorita dall’odierna cultura mediatica, provocano quella sensazione di orfanezza alla quale dobbiamo rispondere creando spazi fraterni e attraenti dove si viva con un senso. Fare ‘casa’ […] è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici e funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere […]. Così si attua il miracolo di sperimentare che qui si nasce di nuovo […] perché sentiamo efficace la carezza di Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e, perciò, più divino» (Cf. Francesco, Christus vivit, 216-217).

L’invito conduce alle radici della fede e riporta agli inizi della Chiesa nella quale da subito i primi credenti si sono adoperati per creare spazi di condivisione della vita nei quali poter sperimentare «la gioia di una casa comune: una domus ecclesiae. Prima che di un edificio – già insegnava il card. Carlo Maria Martini all’inizio del Millennio – ci sia un contesto, un luogo permanente di incontro […] in cui si respiri uno stile di fraternità, di lavoro e di preghiera. Tutte le nostre comunità siano attente alle esigenze giovanili di vita comune, sapendo che i giovani, oggi più che mai, hanno bisogno di formazione intelligente e affettiva per appassionarsi al Signore, alla comunità cristiana e ai fermenti evangelici disseminati tra i loro coetanei nel mondo. La Parola di Dio ha bisogno di un terreno buono e l’Eucarestia ha bisogno di una casa» (C.M. Martini, Attraversava la città. Risposta al Sinodo dei Giovani, 23 marzo 2002).

Il Cammino Sinodale delle Chiese d’Italia delle Chiese d’Italia ci sta aiutando a riscoprire la gioia e la fatica del camminare insieme, il lavoro fattivo e concreto del costruire cantieri capaci di immaginare gli elementi fecondi già presenti nell’oggi e che dischiudono il futuro; invita, sull’icona dei discepoli di Emmaus, a riconoscere il passante che si fa prossimo nel cammino e ospitarlo in casa perché là si manifesti nel suo volto del Signore Risorto (cf. Lc 24,29).

Anche la vocazione ha bisogno di un terreno buono perché possa attecchire e di una casa nella quale fare Eucarestia, ringraziamento e benedizione per la Parola ricevuta e il dono di quella fraternità che è offerta della propria vita perché insieme agli altri diventi feconda nella carità, a servizio di tutti. Come la vita, ha bisogno di trovare uno spazio accogliente per nascere, crescere e maturare. Il desiderio di appartenere ad una persona o ad una comunità nasce da una frequentazione feriale e una conoscenza graduale di quella casa alla quale si sogna di appartenere per essere fecondi. Creare casa è un invito rivolto alle Chiese, alle comunità, alle parrocchie, ai presbitéri, alle famiglie, ai monasteri perché siano sempre più spazi capaci di quell’accoglienza cordiale e libera che fa crescere la vocazione sia di chi li abita che di chi li visita, diviene terreno fecondo di nuove vocazioni.

«Chi ha sete, venga!» (Ap 22,20)

L’immagine preparata è un’icona del Cristo che viene; anch’essa porta direttamente alla radice della vocazione cristiana e alla sorgente di ogni chiamata perché la vocazione è incontrare e riconoscere il Signore Risorto che abita i passi della propria storia. Tutta la Scrittura termina con un grido che racchiude una promessa: «Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!’. E chi ascolta, ripeta: ‘Vieni!’. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita» (Ap 22,17). Se il nostro sguardo potesse attraversare il cielo, se potesse guardare attraverso la storia e i fatti della vita altro non vedrebbe che il Cristo che viene perché raggiungerci – venire verso di noi – è l’unica cosa che anch’egli ardentemente desidera; stare in nostra compagnia, fare casa con noi: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).

Intrattenersi con il Signore Risorto, parlare con lui come con un amico (cf. Concilio Vaticano II, Dei verbum, 3) è l’origine della vocazione che si può riconoscere nella Parola – sovente anche un solo versetto di tutta la Scrittura – che è il grembo della fede (cf. Rm 10,17) e il Principio di ogni cosa (cf. Gv 1,3). Qui è simboleggiata dalla raffigurazione dei quattro evangelisti che occupano gli angoli della tavola: Matteo (l’angelo), Giovanni (l’aquila), Marco (il leone) e Luca (il bue).

La fede e la vocazione – così come la vita e la realtà – hanno a che fare con un invisibile (cf. Eb 11,27) che contiene una promessa, quella della vita eterna (cf. 1Gv 2,25) che è la vita vera, la vita come dovrebbe essere, la vita che è semplicemente vita, semplicemente felicità (cf. Benedetto XVI, Spe salvi, 11). Il cerchio esterno con i cherubini e i serafini che fanno capolino dai lati del quadrato più interno simboleggia il mondo celeste e ricorda che tutta l’avventura della vita si svolge sotto il cielo ormai aperto (cf. At 7,56) dalla Pasqua di Cristo (cf. Gv 1,51). Cerchio e quadrato ricordano il movimento – immaginando di far ruotare il quadrato attorno al suo centro – iniziato nel Battesimo. Immersa nell’acqua del fonte la vita di terra (cf. 1Cor 15,47) ha cominciato a camminare verso la perfezione della carità che potrà essere ricevuta in dono solo nella Gerusalemme celeste ma che già può essere gustata in questo tempo, nella consapevolezza che solo l’amore vale la pena e la bellezza del vivere, l’unica cosa che rimane per sempre.

Intuire la propria vocazione è discernere il calore del divino – ha il volto di Cristo e il sapore dei suoi gesti – che traspare da ciò che è umano come il rosso delle vesti del Signore emerge dal blu che simboleggia la storia, è condividerne la Passione e spendere la vita nel suo amore: il volto di una persona che si accende di una luce particolare nella quale ci si riconosce chiamati come sposi, il mistero di una Chiesa che si desidera servire come ministri ordinati, una famiglia religiosa che chiama ad una appartenenza e ad una consacrazione particolare, una storia di relazioni quotidiane per il quale adoperarsi semplicemente con il lavoro delle proprie mani.

L’icona è stata realizzata anche in una copia stampata su legno così che possa diventare pellegrina nelle diocesi in occasione che volta per volta organizzeranno l’animazione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

 

Dal https://vocazioni.chiesacattolica.it/creare-casa-chv-217/

Nella splendida Venezia il nuovo incontro del Consiglio Nazionale del Serra Italia

E’ stata annunciata ufficialmente, dal Presidente Faralli, la data del prossimo CNIS, che si svolgerà nella splendida Venezia (Mestre) dal 3 al 5 novembre 2023.

Nell’occasione si festeggeranno i quarant’anni di storia del Club di Venezia.

In tempi brevissimi verrà resa nota e pubblicata la  brochure del Programma generale dell’incontro e  l’ordine del giorno del CNIS.

 

 

 

 

 

 

 

“Abbiamo bisogno di vocazioni autentiche”

Palermo, 18-21 settembre 2023

 

 

Ogni due anni l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni organizza l’incontro nazionale per i direttori degli uffici diocesani e regionali vocazioni. Si tratta di una bella occasione non solo per ritrovarsi e tessere una rete di scambio tra le attività degli uffici ma anche per approfondire la propria formazione a servizio della pastorale vocazionale.

L’ultima edizione si tenne ad Assisi nel 2018 e nel 2020 fu sospesa a causa della pandemia. Ora cogliamo una splendida occasione per riprendere il cammino nell’anniversario del martirio di don Giuseppe Puglisi che fu direttore del Centro Diocesano Vocazioni di Palermo dagli anni ’80 fino al giorno della sua morte avvenuta il 15 settembre 1993.
Non sarà un convegno ‘su’ don Pino Puglisi ma ‘con’ lui, intendendo affidare anche alla sua intercessione l’opera di animazione vocazionale delle diocesi e degli Istituti di Vita Consacrata delle nostre Chiese d’Italia perché risponda sempre più alle esigenze del nostro tempo.

L’incontro di quest’anno ‘Abbiamo bisogno di vocazioni autentiche‘ si svolgerà presso:
Hotel Torre Normanna Altavilla Milicia (PA) dal 18 al 21 settembre 2023.


La partecipazione è riservata ai direttori degli Uffici diocesani e regionali vocazioni e agli animatori vocazionali degli Istituti di Vita Consacrata.

Per la partecipazione, iscriviti qui!

 

Fotografia dal sito ilSicilia.it

 

18ª Giornata per la Custodia del Creato. Il Messaggio di Papa Francesco

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che si celebra oggi 1° settembre 2023:

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

“Che scorrano la giustizia e la pace” è quest’anno il tema del Tempo ecumenico del Creato, ispirato dalle parole del profeta Amos: «Come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (5,24).

Questa espressiva immagine di Amos ci dice quello che Dio desidera. Dio vuole che regni la giustizia, che è essenziale per la nostra vita di figli a immagine di Dio come l’acqua lo è per la nostra sopravvivenza fisica. Questa giustizia deve emergere laddove è necessaria, non nascondersi troppo in profondità o svanire come acqua che evapora, prima di poterci sostenere. Dio vuole che ciascuno cerchi di essere giusto in ogni situazione, che si sforzi sempre di vivere secondo le sue leggi e di rendere quindi possibile alla vita di fiorire in pienezza. Quando cerchiamo prima di tutto il regno di Dio (cfr Mt 6,33), mantenendo una giusta relazione con Dio, l’umanità e la natura, allora la giustizia e la pace possono scorrere, come una corrente inesauribile di acqua pura, nutrendo l’umanità e tutte le creature.

Nel luglio 2022, in una bella giornata estiva, ho meditato su questi argomenti durante il mio pellegrinaggio sulle sponde del Lago Sant’Anna, nella provincia di Alberta, in Canada. Quel lago è stato ed è un luogo di pellegrinaggio per molte generazioni di indigeni. Come ho detto in quell’occasione, accompagnato dal suono dei tamburi: «Quanti cuori sono giunti qui desiderosi e ansimanti, gravati dai pesi della vita, e presso queste acque hanno trovato la consolazione e la forza per andare avanti! Anche qui, immersi nel creato, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra. E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita».[1]

In questo Tempo del Creato, soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore creato e del cuore di Dio. Oggi essi non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace. A troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente. Ascoltiamo pertanto l’appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato.

Vediamo gli effetti di questa guerra in tanti fiumi che si stanno prosciugando. «I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», ha affermato una volta Benedetto XVI.[2] Il consumismo rapace, alimentato da cuori egoisti, sta stravolgendo il ciclo dell’acqua del pianeta. L’uso sfrenato di combustibili fossili e l’abbattimento delle foreste stanno creando un innalzamento delle temperature e provocando gravi siccità. Spaventose carenze idriche affliggono sempre più le nostre abitazioni, dalle piccole comunità rurali alle grandi metropoli. Inoltre, industrie predatorie stanno esaurendo e inquinando le nostre fonti di acqua potabile con pratiche estreme come la fratturazione idraulica per l’estrazione di petrolio e gas, i progetti di mega-estrazione incontrollata e l’allevamento intensivo di animali. “Sorella acqua”, come la chiama San Francesco, viene saccheggiata e trasformata in «merce soggetta alle leggi del mercato» (Enc. Laudato si’, 30).

Il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC) afferma che un’azione urgente per il clima può garantirci di non perdere l’occasione di creare un mondo più sostenibile e giusto. Possiamo, dobbiamo evitare che si verifichino le conseguenze peggiori. «È molto quello che si può fare!» (ibid., 180), se, come tanti ruscelli e torrenti, alla fine insieme confluiamo in un fiume potente per irrigare la vita del nostro meraviglioso pianeta e della nostra famiglia umana per le generazioni a venire. Uniamo le nostre mani e compiamo passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace scorrano in tutta la Terra.

Come possiamo contribuire al fiume potente della giustizia e della pace in questo Tempo del Creato? Cosa possiamo fare noi, soprattutto come Chiese cristiane, per risanare la nostra casa comune in modo che torni a pullulare di vita? Dobbiamo decidere di trasformare i nostri cuori, i nostri stili di vita e le politiche pubbliche che governano le nostre società.

Per prima cosa, contribuiamo a questo fiume potente trasformando i nostri cuori. È essenziale se si vuole iniziare qualsiasi altra trasformazione. È la “conversione ecologica” che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. Rendiamoci conto, poi, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi.

Quanto alla prima di queste dimensioni, Benedetto XVI ha individuato un’urgente necessità di comprendere che Creazione e Redenzione sono inseparabili: «Il Redentore è il Creatore e se noi non annunciamo Dio in questa sua totale grandezza – di Creatore e di Redentore – togliamo valore anche alla Redenzione».[3] La creazione si riferisce al misterioso e magnifico atto di Dio di creare questo maestoso e bellissimo pianeta e questo universo dal nulla, e anche al risultato di quell’azione, tuttora in corso, che sperimentiamo come un dono inesauribile. Durante la liturgia e la preghiera personale nella «grande cattedrale del creato»,[4] ricordiamo il Grande Artista che crea tanta bellezza e riflettiamo sul mistero della scelta amorosa di creare il cosmo.

In secondo luogo, contribuiamo al flusso di questo potente fiume trasformando i nostri stili di vita. Partendo dalla grata ammirazione del Creatore e del creato, pentiamoci dei nostri “peccati ecologici”, come avverte il mio fratello, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Questi peccati danneggiano il mondo naturale e anche i nostri fratelli e le nostre sorelle. Con l’aiuto della grazia di Dio, adottiamo stili di vita con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili. Cerchiamo di essere il più possibile attenti alle nostre abitudini e scelte economiche, così che tutti possano stare meglio: i nostri simili, ovunque si trovino, e anche i figli dei nostri figli. Collaboriamo alla continua creazione di Dio attraverso scelte positive: facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili.

Infine, affinché il potente fiume continui a scorrere, dobbiamo trasformare le politiche pubbliche che governano le nostre società e modellano la vita dei giovani di oggi e di domani. Politiche economiche che favoriscono per pochi ricchezze scandalose e per molti condizioni di degrado decretano la fine della pace e della giustizia. È ovvio che le Nazioni più ricche hanno accumulato un “debito ecologico” (Laudato si’, 51).[5] I leader mondiali presenti al vertice COP28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre di quest’anno, devono ascoltare la scienza e iniziare una transizione rapida ed equa per porre fine all’era dei combustibili fossili. Secondo gli impegni dell’Accordo di Parigi per frenare il rischio del riscaldamento globale, è un controsenso consentire la continua esplorazione ed espansione delle infrastrutture per i combustibili fossili. Alziamo la voce per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico. Faccio appello a tutte le persone di buona volontà affinché agiscano in base a questi orientamenti sulla società e sulla natura.

Un’altra prospettiva parallela è specifica dell’impegno della Chiesa cattolica per la sinodalità. Quest’anno, la chiusura del Tempo del Creato, il 4 ottobre, festa di San Francesco, coinciderà con l’apertura del Sinodo sulla Sinodalità. Come i fiumi che sono alimentati da mille minuscoli ruscelli e torrenti più grandi, il processo sinodale iniziato nell’ottobre 2021 invita tutte le componenti, a livello personale e comunitario, a convergere in un fiume maestoso di riflessione e rinnovamento. Tutto il Popolo di Dio viene accolto in un coinvolgente cammino di dialogo e conversione sinodale.

Allo stesso modo, come un bacino fluviale con i suoi tanti affluenti grandi e piccoli, la Chiesa è una comunione di innumerevoli Chiese locali, comunità religiose e associazioni che si alimentano della stessa acqua. Ogni sorgente aggiunge il suo contributo unico e insostituibile, finché tutte confluiscono nel vasto oceano dell’amore misericordioso di Dio. Come un fiume è fonte di vita per l’ambiente che lo circonda, così la nostra Chiesa sinodale dev’essere fonte di vita per la casa comune e per tutti coloro che vi abitano. E come un fiume dà vita a ogni sorta di specie animale e vegetale, così una Chiesa sinodale deve dare vita seminando giustizia e pace in ogni luogo che raggiunge.

Nel luglio 2022 in Canada, ho ricordato il Mare di Galilea dove Gesù ha guarito e consolato tanta gente, e dove ha proclamato “una rivoluzione d’amore”. Ho appreso che il Lago Sant’Anna è anche un luogo di guarigione, consolazione e amore, un luogo che «ci ricorda che la fraternità è vera se unisce i distanti, che il messaggio di unità che il Cielo invia in terra non teme le differenze e ci invita alla comunione, alla comunione delle differenze, per ripartire insieme, perché tutti – tutti! – siamo pellegrini in cammino».[6]

In questo Tempo del Creato, come seguaci di Cristo nel nostro comune cammino sinodale, viviamo, lavoriamo e preghiamo perché la nostra casa comune abbondi nuovamente di vita. Lo Spirito Santo aleggi ancora sulle acque e ci guidi a «rinnovare la faccia della terra» (cfr Sal 104,30).

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 maggio 2023

FRANCESCO

 

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[1] Omelia presso il Lago S. Anna, Canada, 26 luglio 2022.
[2] Omelia in occasione del solenne inizio del ministero petrino, 24 aprile 2005.
[3] Conversazione nella Cattedrale di Bressanone, 6 agosto 2008.
[4] Messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, 21 luglio 2022.
[5] «C’è infatti un vero “debito ecologico”, soprattutto tra il Nord e il Sud, connesso a squilibri commerciali con conseguenze in ambito ecologico, come pure all’uso sproporzionato delle risorse naturali compiuto storicamente da alcuni Paesi» (Laudato si’, 51).
[6] Omelia presso il Lago S. Anna, Canada, 26 luglio 2022.