Domenica 30 aprile 2023. 60ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni,

In attesa del messaggio del Santo Padre, l’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni pubblica la Preghiera per la prossima Giornata Mondiale per le Vocazioni

Preghiera per le vocazioni

Padre buono, datore della vita,
il creato, il tempo, la storia ci parlano di Te,
del tuo amore e della tua passione per ognuno di noi. 

 A Te che ci hai chiamati fin dal seno materno,
seminando in noi desideri grandi
di felicità e di pienezza, chiediamo:
manda il tuo Spirito
a illuminare gli occhi del nostro cuore
perché possiamo riconoscere e valorizzare tutto il bene
che hai regalato alla nostra vita.  

Fa’ che ci lasciamo attraversare dalla tua luce
perché dalla tua Chiesa si riverberino
i colori della tua bellezza
e ognuno di noi,
rispondendo alla propria vocazione,
partecipi dell’opera meravigliosa e multiforme
che vuoi compiere nella storia. 

Te lo chiediamo in Cristo Gesù,
tuo figlio e nostro Signore.
Amen. 

Il papa consacra Russia ed Ucraina al Cuore Immacolato di Maria

In questo periodo triste, in cui le ombre e gli spettri della guerra tornano ad affacciarsi in Europa, papa Francesco ci invita ad affidare tutto a Cristo per mezzo di Maria, consacrando in modo speciale al suo Cuore Immacolato la Russia e l’Ucraina.

Riportiamo il testo integrale che Francesco pronuncerà nel pomeriggio del 25 marzo, durante la liturgia penitenziale nella Basilica vaticana. Siamo tutti invitati unirci al Santo Padre in questa supplica.

 

ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.

Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.

Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.

Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.

Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.

Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.

Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.

“Formare un prete, fibra di forza e di misericordia “. Il Card. Stella presenta la Congregazione per il Clero

Congregazione per il Clero – Il cardinale Stella accanto alla foto di San Giovanni Maria Vianney

Condividiamo il video con il quale S.E. il Card. Beniamino Stella presenta la Congregazione per il Clero, nonché l’intervista rilasciata ad Alessandro De Carolis, giornalista di Vatican News.

fonte: Vatican News

Il “laboratorio” è il seminario, dove non si costruisce solo un intelletto ma specialmente il cuore, la fibra stessa, umana prima ancora che cristiana, dell’uomo chiamato a diventare pastore di anime. Un percorso, quello della formazione sacerdotale, che la Congregazione per il Clero cura con speciale attenzione nel quadro di una attività che abbraccia e amministra tutti gli aspetti della vita di un ministro di Dio nelle sue varie articolazioni, con un bilancio di missione annuo intorno ai 2 milioni di euro (dato 2021). Il cardinale Beniamino Stella, prefetto del dicastero, spiega il lavoro dei suoi collaboratori lungo la strada indicata da Papa Francesco, quella di una Chiesa servita e animata da intelligenze e braccia che fanno rivivere, ovunque nel mondo, la figura del buon samaritano.

La lettera scritta il 4 agosto 2019, in occasione del 160.mo anniversario della morte del Curato d’Ars, rappresenta una piccola “summa” pastorale e spirituale del magistero di Papa Francesco sul sacerdozio; qual è l’identikit del prete che se ne ricava?

Papa Francesco è sempre molto attento ai sacerdoti e al loro ministero. Ad essi infatti ha parlato in diverse occasioni, mettendo in evidenza alcuni aspetti della vita presbiterale. La Lettera per il 160° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney rappresenta un dono particolare del Santo Padre, il Quale si rivolge ai sacerdoti partendo, in primo luogo, dalla loro stessa esperienza di vita. Leggendo il testo del Papa, sembra che egli “veda” i suoi “fratelli presbiteri”, i quali “senza far rumore” lasciano tutto per impegnarsi al servizio delle comunità e lavorano “in trincea”, esposti alle più varie situazioni, mettendoci “la faccia”, ma senza darsi “troppa importanza, affinché il popolo di Dio sia curato e accompagnato”.

Papa Francesco offre quindi un identikit “esistenziale” del prete. Non parla, infatti, di un sacerdote ideale, che non esiste, ma nella realtà si rivolge alla moltitudine di presbiteri che “in tante occasioni, in maniera silenziosa e sacrificata”, impegnandosi nel “servizio a Dio e al suo popolo”, nell’annuncio del Vangelo, nella celebrazione dei Sacramenti e nella testimonianza della carità, scrivono “le più belle pagine della vita sacerdotale”.  Nonostante i peccati e persino talvolta i delitti di alcuni membri del clero, sui quali il Santo Padre non tace, egli evidenzia che vi sono “tanti sacerdoti che, in maniera costante e integra (…), fanno della loro vita un’opera di misericordia”.

Ecco, proprio la misericordia, dice il Santo Padre, dopo il dono della propria vita, è un’altra “qualità squisita” del prete, che lo configura a Cristo Buon Pastore. Si tratta di un atteggiamento gioioso, che attinge dalla preghiera e dai sacramenti la sua forza, che prende forma nella comunione con il Vescovo e con i confratelli, che si realizza nell’entusiasmo per l’evangelizzazione e che, nella perseveranza e nella “sopportazione”, diventa prossimità e vicinanza “alla carne del fratello sofferente”.

Una ulteriore caratteristica indicata dal Santo Padre è il “coraggio sacerdotale”, che la Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis pone all’interno della necessaria maturità umana richiesta ai candidati agli ordini sacri. Spiega Papa Francesco che il ministero presbiterale non è immune “dalla sofferenza, da dolore e persino dall’incomprensione”, che sono mezzi di configurazione a Cristo, quando sono assunti e integrati nel cammino di fede e di preghiera, mediante il quale il sacerdote, rifuggendo l’accidia – che il Papa chiama “tristezza dolciastra” – resta “davanti al Signore”, il quale ne guarisce il cuore ferito e ne lava i piedi che si sono sporcati con la “mondanità”.

Infine, l’identikit offerto dalla Lettera, descrivendo, senza citarla, l’esperienza di santità del Curato d’Ars, esplicita “due legami costitutivi” dell’identità sacerdotale: quello personale, intimo e profondo con Gesù, e quello con il Popolo di Dio. L’atteggiamento che il Santo Padre propone in conclusione, sull’esempio della Madre di Dio, è la lode. Potremmo dire, riassumendo i tratti di vita sacerdotale presentati nella lettera, che Papa Francesco chiede ai presbiteri di oggi di essere preti del Magnificat.

Per il Pontefice “il rinnovamento della fede e il futuro delle vocazioni è possibile solo se abbiamo preti ben formati”. Che spazio occupano i temi della pastorale vocazionale e della formazione permanente del clero nel lavoro della Congregazione?

La Congregazione per il Clero ha dedicato tempo ed energie alla redazione della Nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, pubblicata l’8 dicembre del 2016, che, quindi, alla fine del 2021 sarà vigente da un quinquennio. È proprio lo stesso “dono della vocazione al presbiterato, posto da Dio nel cuore di alcuni uomini, che impegna la Chiesa a proporre loro un serio cammino di formazione”. Papa Francesco, incontrando la Congregazione, in occasione della Plenaria del 2014, definiva la formazione come “custodire e far crescere le vocazioni perché portino frutti maturi. Esse infatti sono un diamante grezzo, da lavorare con cura, rispetto della coscienza delle persone, e con pazienza, perché brillino in mezzo al popolo di Dio”. Nella prospettiva della Ratio, la formazione sacerdotale è unica, inizia in Seminario (la Formazione Iniziale), e continua per tutta la vita del sacerdote (la Formazione Permanente).

La Congregazione, quindi, accompagna le Conferenze Episcopali, e talora anche le singole diocesi, nella promozione della formazione, iniziale e permanente del clero. Un’occasione propizia per un dialogo in proposito con i Vescovi dei vari Paesi del mondo è costituita delle periodiche Visite ad limina, un momento nel quale, oltre a trattare diversi altri argomenti relativi alle competenze del Dicastero, viene dato ampio spazio al tema dei Seminari e dei percorsi di formazione permanente del clero. La Congregazione esorta a mettere in atto progetti di formazione e accompagna i cammini iniziati offrendo indicazioni sia di metodo che di contenuto.

La Congregazione, infine, riserva una particolare attenzione alle vocazioni sacerdotali, sollecitando l’istituzione e la promozione nelle singole diocesi, o a livello regionale o nazionale, di appositi Centri, incoraggiando iniziative di preghiera e, infine, sostenendo i Vescovi, quali primi responsabili delle vocazioni al sacerdozio. È convinzione condivisa, infatti, che la presenza nelle comunità di un clero formato umanamente, spiritualmente, intellettualmente e pastoralmente, secondo le note quattro dimensioni presentate da Pastores dabo vobis, contribuirà in modo significativo a suscitare un clima spirituale adatto al germogliare di nuove vocazioni.

Come si articola l’attività del Dicastero e quali sono i costi di gestione che vi consentono di sostenere gli obiettivi della “missione” che vi è affidata?

Come suggerisce la parola Congregazione, il Dicastero è composto da una pluralità di persone che collaborano per il servizio al clero. Sono chiamati a farne parte, come Membri alcuni Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, designati dal Santo Padre sia all’interno della Curia Romana che dalle diverse parti del mondo, garantendo così il respiro universale. Alla Congregazione presiede un Cardinale Prefetto, coadiuvato da due Arcivescovi Segretari, uno dei quali incaricato per i Seminari, e da un Sotto-Segretario. All’interno del Dicastero sono operativi 27 sacerdoti e 4 laici. Inoltre, quando è necessario, collaborano con il Dicastero alcuni Consultori (teologi, canonisti, psicologi, giuristi) sia chierici che laici.

L’attività della Congregazione per il Clero è articolata in quattro Uffici. L’Ufficio Clero, oltre alle numerose pratiche “disciplinari” e ai casi di sostegno alle Chiese particolari, esamina esposti e risponde a richieste da parte di Vescovi e chierici. Un ambito significativo è quello dei “Ricorsi gerarchici”, ad esempio contro la soppressione delle parrocchie, come espressione della libertà dei fedeli di “dialogare” con l’autorità quando si sentono gravati da un qualche atto di governo e non è possibile, nonostante i tentativi, giungere altrimenti a una soluzione pacifica. Attraverso le “Facoltà Speciali” concesse al Dicastero, la Congregazione può dimettere, per cause molto gravi, presbiteri e diaconi dallo stato clericale.  Dal lavoro e dall’esperienza dell’Ufficio Clero è nata la recente Istruzione La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa (20 luglio 2020).

L’Ufficio Seminari si occupa della promozione delle vocazioni e sostiene i Vescovi diocesani e le Conferenze Episcopali nel campo della formazione sacerdotale, iniziale e permanente, in particolare dei Seminari. Promuove la conoscenza e l’applicazione della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis e accompagna gli episcopati locali nella redazione della Ratio Nationalis, che poi deve essere approvata dalla Congregazione per il Clero. È inoltre competente per i Collegi e i Convitti Sacerdotali di Roma. L’Ufficio Amministrativo, considerando che la proprietà di tutti i beni ecclesiastici è in ogni caso «sotto la Suprema Autorità del Romano Pontefice» è uno degli strumenti di cui il Santo Padre si serve per vigilare sulla retta amministrazione del patrimonio della Chiesa. Il Dicastero esercita questa funzione anche quando si tratta di concedere la Licenza necessaria ad validitatem per alcuni atti di alienazione di beni. L’Ufficio Dispense si occupa di quei chierici che hanno abbandonato l’esercizio del ministero e intendono riconciliarsi con Dio, con la comunità ecclesiale e anche con la propria “storia”. La concessione della dispensa – riservata al Santo Padre – non è un diritto, ma una grazia, concessa caso per caso, come segno di misericordia, quando la situazione di abbandono del ministero e di perdita di identità da parte del chierico appare ormai irreversibile.

Per quanto riguarda i costi di gestione, essi sono da attribuire agli stipendi del Personale e alle spese operative, e sono coperti dalle entrate derivanti dalle Attività Istituzionali (concessione dei Rescritti in riferimento all’ordinamento dei beni ecclesiastici, delle dispense dagli obblighi sacerdotali e diaconali e dall’applicazione delle Facoltà Speciali). I Corsi di formazione proposti dal Dicastero, infine, sono finanziati parzialmente da un contributo simbolico da parte degli alunni, e per il resto attraverso la generosità di altri Enti, fra i quali, in gran parte, la Pia Fondazione Pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre”.

La questione del celibato sacerdotale ritorna ciclicamente al centro del dibattito della Chiesa. Papa Francesco ne ha ribadito più volte il valore di “dono” e – facendo propria una netta presa di posizione di San Paolo VI – ha sempre escluso una modifica dell’attuale disciplina ecclesiastica. In che modo la Congregazione rilancia il Magistero del Papa e promuove tra i sacerdoti la riflessione sul valore della scelta celibataria?

Il tema della vita celibe del sacerdote si ripresenta ciclicamente all’attenzione anche per il fatto che essa è un “segno di contraddizione” rispetto alla mentalità mondana, come del resto lo è il matrimonio fedele, indissolubile e aperto alla vita. Inoltre, le incoerenze e talora anche i delitti dei sacerdoti potrebbero far pensare che la problematica risieda proprio nel fatto che il sacerdote sia celibe. Tuttavia, i Pontefici dell’ultimo secolo hanno ribadito e motivato, anche in tempi non facili, il valore del celibato come donazione totale a Dio e, di conseguenza, come spazio di libertà per il ministero.

La Congregazione per il Clero contribuisce alla riaffermazione di questo valore anzitutto con un costante lavoro di studio per così dire interno: gli officiali – teologi, canonisti, psicologi, formatori – si applicano a una continua disamina del tema, con il contributo dei Membri e dei Consultori, affinché la scelta celibataria sia compresa nella sua autenticità ma anche nella sua attualità. Il frutto di tale lavoro è presentato nei Corsi promossi dal Dicastero e condiviso con le Conferenze Episcopali, con i Formatori dei Seminari e con le Università. Un aspetto fondamentale è quello della formazione al celibato sacerdotale. Essa, infatti, non può limitarsi al tempo del Seminario (formazione iniziale), ma deve continuare per tutta la vita del sacerdote (formazione permanente), affinché i presbiteri assumano e rinnovino costantemente la consapevolezza di essere “radicati in Cristo Sposo e totalmente consacrati al servizio del Popolo di Dio”, proprio intendendo il “celibato, come uno speciale dono di Dio”, secondo l’insegnamento della Ratio, al n. 110.

Non si tratta, tuttavia, di osservare esteriormente una pura disciplina, ma di cogliere e assimilare sempre e di nuovo, come esortava già San Giovanni Paolo II in Pastores dabo vobis, al n. 29, “la motivazione teologica della legge ecclesiastica sul celibato”. Si tratta, per così dire, di vivere un mistero, che forse “non è dato a tutti di capire” (Mt 19 11-12), ma che proprio per questo esige una profonda maturità umana e spirituale, che la Congregazione si impegna a promuovere attraverso i diversi canali formativi e di sostegno alle Chiese locali. C’è una bella immagine usata da Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Postsinodale Querida Amazonia, al n. 101: “Gesù si presenta come Sposo della comunità che celebra l’Eucaristia, attraverso la figura di un uomo che la presiede come segno dell’unico Sacerdote”. Per questo il presbitero celibe non solo rappresenta, ma vive, potremmo dire, la rappresentazione vivente di “questo dialogo tra lo Sposo e la sposa”.

Il tema degli abusi sui minori da parte dei sacerdoti rimane una ferita ancora aperta nel cuore della Chiesa. Qual è il contributo specifico che il suo Dicastero può offrire all’opera di prevenzione e di sradicamento di questo doloroso fenomeno?

La prevenzione di questi delitti da parte dei chierici si trova in un’accurata formazione sacerdotale. Va però specificato che per formazione non si intende semplicemente la comunicazione di concetti, nell’ottica dell’informazione o dell’aggiornamento, quanto piuttosto – sia in Seminario che dopo l’ordinazione – di una formazione integrale, ossia riguardante tutti gli aspetti della persona, compresa anche la dimensione umana negli aspetti dell’affettività, della sessualità e della volontà. Il seminarista prima, e il sacerdote poi, sono chiamati a crescere armoniosamente come uomini dotati di sano equilibrio psicologico, di maturità affettiva e di capacità relazionale.

La Congregazione per il Clero propone tale tipo di educazione della personalità nei Seminari e nei percorsi di formazione permanente del Clero. La Ratio, infatti, richiede in questo campo la “massima attenzione”, esclude dagli ordini sacri coloro che “siano incorsi in alcun modo in delitti o situazioni problematiche in questo ambito”, e prevede “nel programma sia della formazione iniziale che di quella permanente” opportune “lezioni specifiche, seminari o corsi sulla protezione dei minori”, interessandosi anche  “alle aree di possibile sfruttamento o di violenza” quali “ad esempio, la tratta dei minori” o “il lavoro minorile” (Ratio, 202). La figura del sacerdote proposta dalla Ratio Fundamentalis, in proposito, è quella di un Padre e di un Pastore che si prende cura dei fedeli, un difensore dei più poveri e dei più deboli.

Nel 2013 alla Congregazione è stata affidata la competenza per i Seminari. In quali settori e con quali modalità si svolge questo lavoro?

Il Santo Padre Benedetto XVI, con il motu proprio Ministrorum Institutio, del 16 gennaio 2013, volle che la Congregazione per il Clero si prendesse cura di tutto ciò che riguarda la formazione, la vita e il ministero dei presbiteri e dei diaconi, nell’ottica dell’unità della materia. Sin dal 1992, infatti, l’esortazione apostolica Pastores dabo vobis aveva permesso di sorpassare una concezione di formazione identificata quasi esclusivamente con l’aspetto intellettuale, e tesa al superamento di esami e al conseguimento di titoli. La novità del documento, invece, consisteva nel presentare in primo luogo una formazione integrale, ossia comprendente, in armonia, quattro dimensioni: intellettuale spirituale, pastorale e umana. In secondo luogo, poi, una formazione unica e continua, articolata in due fasi. La prima in Seminario, come formazione iniziale che prosegue, poi, per tutta la vita del sacerdote nella seconda fase, ossia la formazione permanente.

In tale prospettiva è sorto il trasferimento di competenza nel 2013, seguito, nel 2016, dalla nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis. Di conseguenza, i quattro Uffici della Congregazione, distinti per esigenze di lavoro, operano insieme a favore del clero. In modo particolare, le istanze che emergono dalla vita concreta dei presbiteri contribuiscono a strutturare cammini di formazione più aderenti alla realtà e rispondenti alle esperienze del tempo presente. Nella pratica, il Dicastero accompagna le Conferenze Episcopali nella redazione di una Ratio Nationalis, ossia degli orientamenti per la formazione sacerdotale che, sulla base delle indicazioni per la Chiesa Universale, contenute nella Ratio Fundamentalis, rispecchino più adeguatamente la storia, la cultura e le sfide di ogni singolo Paese. Inoltre, la Congregazione è competente per i Seminari interdiocesani, per quanto riguarda la loro erezione, soppressione e accorpamento, nonché per l’approvazione degli statuti e la nomina del rettore, su proposta dell’episcopato locale.

Un ambito di particolare importanza in questo senso è quello delle Visite Apostoliche ordinarie ai Seminari, necessarie a mantenere costante il dialogo e lo scambio tra le Chiese particolari e la Chiesa Universale. Per garantire tale spirito, l’Ufficio Seminari promuove il dialogo con le apposite Commissioni Episcopali, nonché con le Associazioni Nazionali di Seminari. Oltre a questo stretto contatto con le Chiese locali, il Dicastero promuove regolarmente corsi di formazione per i formatori nei Seminari, solitamente per aree linguistiche, organizza un Corso di Prassi Amministrativa Canonica per quei sacerdoti studenti a Roma che saranno chiamati a essere operatori del diritto nelle diocesi di origine, nonché un Corso di Prassi Formativa, per quelli che si dedicheranno invece ad attività educative, specialmente nei Seminari. L’idea di fondo è quella di “pensare” e realizzare Seminari che preparino Sacerdoti secondo il Cuore di Cristo, adatti alle esigenze del mondo contemporaneo.

L’ambito di attività della Congregazione comprende anche il diaconato permanente. Qual è oggi la realtà di questo ministero nella Chiesa? E quale spazio specifico va riconosciuto ai diaconi per evitare il rischio che il loro ruolo resti sospeso a metà tra quello del prete e quello del laico?

Papa Francesco l’ha detto apertamente: “Dobbiamo stare attenti a non vedere i diaconi come mezzi preti e mezzi laici”. E ha individuato la loro caratteristica principale: essi sono “i custodi del servizio nella Chiesa”. L’ordinazione diaconale è, per alcuni, detti diaconi transeunti, una tappa verso il sacerdozio ministeriale, nella quale si assume, per tutta la vita, l’atteggiamento di Cristo Servo, imitando il Signore Gesù anche nel celibato. Il Concilio Vaticano II, poi, nel solco della Tradizione della Chiesa, ha ristabilito la possibilità del diaconato permanente, ossia di uomini, anche sposati, ordinati non per il sacerdozio, ma proprio per il servizio nella Chiesa. Essi, infatti, esercitano il loro ministero nelle celebrazioni e nella predicazione, nelle opere di carità, nell’attenzione ai poveri e nella collaborazione competente all’amministrazione dei beni della Chiesa.

La Congregazione per il Clero, nella recente Istruzione sul rinnovamento della comunità parrocchia (nn. 79-82), presentando una visione ministeriale della Chiesa, e nel solco dell’insegnamento conciliare e dei Pontefici, ha sottolineato il compito dei diaconi permanenti quali profeti del servizio. Il loro ministero, inoltre, deve sorpassare i confini della comunità ecclesiale, essi, infatti, sono inviati nelle “periferie” e sono connotati da un carisma missionario, specialmente per il “primo annuncio” del Vangelo nei luoghi di frontiera e negli ambienti della vita ordinaria delle persone. Penso ai diaconi permanenti impegnati negli ospedali, nelle carceri, nell’accoglienza dei migranti, nel mondo dell’educazione e nei centri di ascolto delle Caritas: essi continuano oggi, a nome di tutta la Chiesa, l’opera del buon samaritano.

Per realizzare questa specifica vocazione, è necessaria una formazione che non riguardi soltanto la dimensione intellettuale, ma anche la maturazione umana e spirituale, in vista dell’evangelizzazione. Per questo, il Dicastero accompagna le Conferenze Episcopali nella redazione di una Ratio per la formazione dei diaconi permanenti, al fine di realizzare pienamente le potenzialità insite nella loro vocazione. Inoltre, la Congregazione è in dialogo con gli episcopati locali perché in tutto il mondo si istituisca l’ordine dei diaconi permanenti, che in alcune Chiese locali non sono ancora stati ripristinati. È, infatti, responsabilità delle Conferenze Episcopali provvedere alla promozione del diaconato permanente nei singoli Paesi.

Un aspetto singolare del diaconato permanente, inoltre, è costituto da fatto che a tale ministero possono essere ammessi anche uomini sposati. Questa opzione li distingue chiaramente dai presbiteri, sempre celibi nella Chiesa latina. Inoltre, il diacono permanente che ha famiglia ed esercita una professione è un testimone privilegiato della chiamata universale alla santità nella vita ordinaria. Tuttavia, esistono, anche se in minor numero, diaconi permanenti celibi, che testimoniano il valore della verginità per il Regno dei Cieli, assumendo l’impegno del celibato al momento dell’ordinazione, per dedicarsi con maggiore libertà alle esigenze del ministero.

La Congregazione per il Clero è impegnata a promuovere il diaconato permanente in tutta la sua ricchezza e attualità: questi uomini, infatti, non sono “chierichetti con la stola”, ma sono cristiani che si impegnano a manifestare – in comunione con il Vescovo e il presbiterio diocesano – il volto di Gesù, che non è venuto per essere servito ma per servire e donare la sua vita, sull’esempio di San Francesco d’Assisi, il quale era un diacono permanente e che, motivando il servizio con la fraternità, ci insegna a rivolgerci agli altri chiamandoli “Fratelli tutti”.

Giornata della vita consacrata: “siate capaci di passare dall’ «io» al «noi»”.

 

Ansa

Riportiamo la lettera del cardinale João Braz de Aviz e dell’arcivescovo José Rodríguez Carballo (prefetto e segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica) pubblicata in preparazione della recente XXV giornata mondiale delle vocazioni consacrate.

 

 

Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 57ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI (3 maggio 2020)

Le parole della vocazione

 

Cari fratelli e sorelle!

Il 4 agosto dello scorso anno, nel 160° anniversario della morte del santo Curato d’Ars, ho voluto offrire una Lettera ai sacerdoti, che ogni giorno spendono la vita per la chiamata che il Signore ha rivolto loro, al servizio del Popolo di Dio.

In quell’occasione, ho scelto quattro parole-chiave – dolore, gratitudine, coraggio e lode – per ringraziare i sacerdoti e sostenere il loro ministero. Ritengo che oggi, in questa 57ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, quelle parole si possano riprendere e rivolgere a tutto il Popolo di Dio, sullo sfondo di un brano evangelico che ci racconta la singolare esperienza capitata a Gesù e Pietro durante una notte di tempesta sul lago di Tiberiade (cfr Mt 14,22-33).... Continua a leggere

Spegnere la televisione e aprire la Bibbia

 

Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, iniziamo il cammino quaresimale, cammino di quaranta giorni verso la Pasqua, verso il cuore dell’anno liturgico e della fede. È un cammino che segue quello di Gesù, che agli inizi del suo ministero si ritirò per quaranta giorni a pregare e digiunare, tentato dal  diavolo, nel deserto. Proprio del significato spirituale del deserto vorrei parlarvi oggi. Cosa significa spiritualmente il deserto per tutti noi, anche noi che viviamo in città, cosa significa il deserto. Immaginiamo di stare in un deserto. La prima sensazione sarebbe quella di trovarci avvolti da un grande silenzio: niente rumori, a parte il vento e il nostro respiro. Ecco, il deserto è il luogo del distacco dal frastuono che ci circonda. È assenza di parole per fare spazio a un’altra Parola, la Parola di Dio, che come brezza leggera ci accarezza il cuore (cfr 1 Re 19,12). Il deserto è il luogo della Parola, con la maiuscola. Nella Bibbia, infatti, il Signore ama parlarci nel deserto. Nel deserto consegna a Mosè le “dieci parole”, i dieci comandamenti. E quando il popolo si allontana da Lui, diventando come una sposa infedele, Dio dice: «Ecco, io la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Là mi risponderà, come nei giorni della sua giovinezza» (Os 2,16-17). Nel deserto si ascolta la Parola di Dio, che è come un suono leggero. Il Libro dei Re dice che la Parola di Dio è come un filo di silenzio sonoro. Nel deserto si ritrova l’intimità con Dio, l’amore del Signore. Gesù amava ritirarsi ogni giorno in luoghi deserti a pregare (cfr Lc 5,16). Ci ha insegnato come cercare il Padre, che ci parla nel silenzio. E non è facile fare silenzio nel cuore, perché noi cerchiamo sempre di parlare un po’, di stare con gli altri. La Quaresima è il tempo propizio per fare spazio alla Parola di Dio. È il tempo per spegnere la televisione e aprire la Bibbia. È il tempo per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo.
Quando ero bambino non c’era la televisione, ma c’era l’abitudine di non ascoltare la radio. La Quaresima è deserto, è il tempo per rinunciare, per staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo. È il tempo per rinunciare a parole inutili, chiacchiere, dicerie, pettegolezzi, e parlare e dare del “tu” al Signore. È il tempo per dedicarsi a una sana ecologia del cuore, fare pulizia lì. Viviamo in un ambiente inquinato da troppa violenza verbale, da tante parole offensive e nocive, che la rete amplifica. Oggi si insulta come se si dicesse “Buona Giornata”. Siamo sommersi di parole vuote, di pubblicità, di messaggi subdoli. Ci siamo abituati a sentire di tutto su tutti e rischiamo di scivolare in una mondanità che ci atrofizza il cuore e non c’è bypass per guarire questo, ma soltanto il silenzio. Fatichiamo a distinguere la voce del Signore che ci parla, la voce della coscienza, la voce del bene. Gesù, chiamandoci nel deserto, ci invita a prestare ascolto a quel che conta, all’importante, all’essenziale. Al diavolo che lo tentava rispose: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Come il pane, più del pane ci occorre la Parola di Dio, ci serve parlare con Dio: ci serve pregare. Perché solo davanti a Dio vengono alla luce le inclinazioni del cuore e cadono le doppiezze dell’anima. Ecco il deserto, luogo
di vita, non di morte, perché dialogare nel silenzio col Signore ci ridona vita. Proviamo di nuovo a pensare a un deserto. Il deserto è il luogo dell’essenziale. Guardiamo le nostre vite: quante cose inutili ci circondano! Inseguiamo mille cose che paiono necessarie e in realtà non lo sono. Quanto ci farebbe bene liberarci di tante realtà superflue, per riscoprire quel che conta, per ritrovare i volti di chi ci sta accanto! Anche su questo Gesù ci dà l’esempio, digiunando. Digiunare è saper rinunciare alle cose vane, al superfluo, per andare all’essenziale. Digiunare non è soltanto per dimagrire, digiunare è andare proprio all’essenziale, è cercare la bellezza di una vita più semplice.
Il deserto, infine, è il luogo della solitudine. Anche oggi, vicino a noi, ci sono tanti deserti. Sono le persone sole e abbandonate. Quanti poveri e anziani ci stanno accanto e vivono nel silenzio, senza far clamore, marginalizzati e scartati! Parlare di loro non fa audience. Ma il deserto ci conduce a loro, a quanti, messi a tacere, chiedono in silenzio il nostro aiuto. Tanti sguardi silenziosi che chiedono il nostro aiuto. Il cammino nel deserto quaresimale è un cammino di carità verso chi è più debole.
Preghiera, digiuno, opere di misericordia: ecco la strada nel deserto quaresimale.
Cari fratelli e sorelle, con la voce del profeta Isaia, Dio ha fatto questa promessa: «Ecco, io faccio una cosa nuova, aprirò nel deserto una strada» (Is 43,19). Nel deserto si apre la strada che ci porta dalla morte alla vita. Entriamo nel deserto con Gesù, ne usciremo assaporando la Pasqua,
la potenza dell’amore di Dio che rinnova la vita. Accadrà a noi come a quei deserti che in primavera fioriscono, facendo germogliare d’improvviso, “dal nulla”, gemme e piante. Coraggio, entriamo in questo deserto della Quaresima, seguiamo Gesù nel deserto: con Lui i nostri deserti fioriranno.

Immagine da Avvenire.it

 

Crisi vocazioni: in 30 anni 6000 preti in meno

Nel corso della trasmissione Bel tempo si spera, don Michele Gianola, direttore Ufficio Vocazioni CEI, padre Carmine Marrone, Missionario Oblati dell’Immacolata, Domenico Agasso, vaticanista de La Stampa ed ex direttore de Il serrano, commentano insieme i dati statistici dell’Ufficio Nazionale per il Sostentamento del Clero, dai quali emerge una diminuzione del numero di vocazioni e l’aumento dell’età media del clero.

Convegno nazionale vocazioni 2020

Nelle date 3-5 Gennaio 2020 a Roma,  presso l’Ergife Palace Hotel, si svolgerà il Convegno nazionale vocazioni dal tema: “Datevi  al meglio della vita!” (Christus vivit, 143). 
Come di consueto, il Serra International Italia ha voluto promuovere la più ampia partecipazione dei seminaristi, facendosi carico delle quote di iscrizione.
Riportiamo qui di seguito la lettera con cui don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, rivolge a noi serrani l’invito a partecipare ai lavori del Convegno.
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Carissimi amici Serrani,... Continua a leggere
Vi invito, inoltre, a visitare il nostro servizio di ecommerce www.vocazioni.store aperto al fine di rendere più accessibili i sussidi e il materiale prodotto dall’Ufficio a servizio degli operatori di pastorale vocazionale.
Colgo l’occasione per invitarvi anche al Seminario 35° Seminario sulla Direzione Spirituale che si svolgerà ad Assisi dal 14 al 17 aprile 2020 sul tema: «“È questo il tempo”. Accompagnare la vocazione tra esperienze puntuali e cammini ordinari».
Ringraziandovi del prezioso sostegno, vi invito a promuovere l’abbonamento alla Rivista Vocazioni che abbiamo rinnovato non soltanto nella grafica ma anche in una significativa apertura al web così da diventare ancora di più strumento utile per la diffusione della cultura vocazionale. Sul sito www.rivistavocazioni.chiesacattolica.it sul quale, oltre ai nuovi contributi, stiamo caricando tutto l’archivio storico della Rivista.
A tutti un buon cammino d’Avvento e un santo Natale,
don Michele Gianola
Direttore UNPV-CEI
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E’ possibile effettuare la prenotazione on line collegandosi direttamente al sito delle iscrizioni del Convegno Nazionale  o inviando via mail la scheda d’iscrizione.
E’ possibile scaricare qui di seguito il depliant e la scheda d’iscrizione del prossimo Convegno Nazionale Vocazionale.
Scheda iscrizione convegno Depliant e programma Tematica 2020

 

Mese straordinario missionario. Battezzati e inviati

Approssimandosi la Giornata Mondiale Missionaria, che si celebra il 20 ottobre, il Papa ha pubblicato un suo messaggio con il quale esorta tutti noi credenti a riscoprire la missionarietà della nostra fede che abbiamo ricevuto in dono con il battesimo. ” Battezzati e inviati”  è quindi un invito a fare memoria della nostra vocazione e insieme un’esortazione ad andare ancora e sempre per le strade del mondo ad annunciare e testimoniare.

Il documento è di seguito disponibile  per tutti quelli che volessero  usarlo come sussidio di preparazione spirituale o trarne spunti di riflessione per la crescita personale.

“ANDATE ORA NEL MONDO”

BATTEZZATI E INVIATI – INCORAGGIATI E ACCOMPAGNATI

Ora andate nel mondo.
Abbiate coraggio e fiducia!
Siete stati battezzati con l’acqua della Vita
e fortificati con il Crisma del Salvatore.

Agite nel vostro quotidiano,
perché là è la vostra vita e la vostra missione.
Forse è poco appariscente e piccola,
ma preziosa davanti a Dio e per gli uomini.

Osate andare verso l’incognito,
quando vi chiama, allora partite!
Fino alla fine della creazione e oltre.
Là dove sarete utili, fermatevi.

Gesù stesso vi ha inviati.
Siate in cammino nel suo Nome.
Orsù, andate, non abbiate paura.
Abbiate fiducia in Lui poiché Lui si fida di voi.

La sua benedizione vi preceda e sia con voi!
Ricevetela nel Nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo.

Amen.

Andate e portate la pace.