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Club di Taranto. Perdono e indulgenza nella storia della Salvezza

Con l’inizio della Quaresima ritornare al tema del “Perdono”, che è il fil rouge di quest’anno serrano, è stato del tutto naturale per il Serra Club di Taranto. All’interno della parrocchia Maria SS. Del Monte Carmelo, insieme ai Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, sezione di Taranto, e all’Associazione Maestri Cattolici, all’indomani delle Sacre Ceneri, abbiamo ascoltato la dotta relazione di Mons. Marco Gerardo su “Perdono e indulgenza fra storia e teologia”.

Peccato, colpa, misericordia, perdono: su queste quattro parole si snoda l’intera storia della Salvezza. Una storia che inizia nell’Antico Testamento con l’appello costante alla Misericordia di Dio. Come non ricordare il Miserere mei, Deus che il re Davide fa nel salmo 50 riconoscendo con umiltà e dolore, con cuore contrito e affranto, tutte le sue colpe?

Dai riti di espiazione compiuti al Tempio, alla liberazione dai debiti e dai vincoli con la terra del grande Giubileo che ogni 50 anni veniva proclamato al suono del corno, tutte le pagine della Bibbia sono pervase dalla richiesta di perdono.

Perdonare vuol dire letteralmente “lasciar andare”, liberare. E’ il cammino della Quaresima che dalla Pasqua ebraica ci traghetta alla Pasqua cristiana. Cristo Agnello immolato ci libera dei peccati e ci abbraccia con la Sua Misericordia.

La Chiesa dei primi secoli cominciò ad elaborare le modalità del perdono in maniera diversa a seconda delle Comunità. In alcuni casi prevaleva la misericordia, in altri la severità con anatemi e scomuniche. Le penitenze potevano essere molto lunghe e dolorose specie per i peccati più gravi come eresia, omicidio, adulterio. Dal VII° al IX° secolo, per influenza dei monaci irlandesi che chiedevano ai penitenti di compiere un’opera meritevole come un pellegrinaggio o una visita ad un luogo santo, la pena canonica veniva ridotta con una decisione ad personam definita indulgenza.

La Quaresima ci indica ancora oggi,  in due momenti, il percorso penitenziale che si era andato man mano componendo alla fine del primo millennio della vita cristiana. I peccatori nel giorno delle Ceneri si vestivano di sacco e si coprivano il capo di cenere, venivano accompagnati dal vescovo fuori dalla chiesa. Nel Giovedì Santo venivano riaccolti, perdonati e a loro erano lavati i piedi. In tutto il periodo della Quaresima l’intera comunità pregava per il riavvicinamento ed il perdono di quei fratelli.

 

La dottrina delle indulgenze è quindi il frutto di una lunga elaborazione strettamente connessa con la storia della disciplina penitenziale. Non possiamo non sottolineare che i concetti di peccato, colpa, penitenza sono strettamente connessi al contesto storico a cui si fa riferimento.

Che cos’è l’indulgenza? Secondo il Codice di Diritto canonico l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.

Infatti – osserva San Tommaso – se il criterio che dà valore all’indulgenza è l’unità del corpo mistico, cioè della Chiesa, nella quale molti oltrepassarono nelle opere di penitenza la misura di ciò che essi dovevano, ciò che è comune a una comunità è distribuito ai singoli secondo l’arbitrio di chi presiede alla comunità stessa.

E’ dall’XI secolo che l’indulgenza viene estesa in maniera a volte impropria fino a giungere alla possibilità di ottenerla con un’offerta in denaro, detta oblatio, per supportare opere di bene. Siamo alla vigilia del Rinascimento e dell’Età Moderna, nuovi fermenti agitano la società e le modalità di vivere la spiritualità e la rispondenza al dettato biblico. Sono gli anni della Perdonanza di Assisi, dello scisma luterano, del Concilio di Trento.

Dal XVI secolo ai nostri giorni la concessione delle indulgenze è stata variamente modificata. Dobbiamo al Concilio Vaticano II la richiesta esplicita di una riforma, il cui compito è rimandato al magistero del Sommo Pontefice. Paolo VI, con profondo senso di fedeltà alla mens ecclesiae e di responsabilità nel presentare gli strumenti della misericordia divina in un linguaggio accessibile all’uomo moderno, offre all’intera Chiesa cattolica, dopo due anni di discernimento con teologi e pastori di varie scuole e di varie aree culturali e spirituali, con la data dell’1 gennaio 1967 la costituzione apostolica «Indulgentiarum doctrina». La Chiesa offre, grazie ai meriti di Cristo, un’attenzione «indulgente» di Dio verso chi, pentito, ritorna a Lui e a Lui chiede, nello stile dell’umiltà e della carità, comprensione per la colpa.

 

Il Serra Club di Taranto festeggia la vocazione al matrimonio

Martedì 21 febbraio, un incontro inconsueto, coinvolgente e festoso. “Vogliamo oggi festeggiare l’amore coniugale delle nostre meravigliose coppie, testimonianza di tanto affetto, dedizione ed impegno. La vocazione al matrimonio, il sorriso di una famiglia, illuminano il mondo!” con queste parole Maria Cristina Scapati, nostra presidente, ha reso omaggio e sottolineato come l’essere sposi sia un segno grande di come l’amore di Dio si realizza nella normalità della vita di coppia.

Dare amore, trasformare l’amore nel nostro progetto di vita, nel centro di gravità di tutti gli altri progetti, almeno di quelli che vengono realizzati, questo è il senso del matrimonio cristiano, ha detto Don Francesco Maranò, nostro cappellano. E ci ha consegnato le parole di Papa Francesco agli sposi “Le diverse situazioni della vita – il passare dei giorni, l’arrivo dei figli, il lavoro, le malattie – sono circostanze nelle quali l’impegno assunto vicendevolmente suppone che ciascuno abbandoni le proprie inerzie, le proprie certezze, gli spazi di tranquillità e vada verso la terra che Dio promette: essere due in Cristo, due in uno. Un’unica vita, un “noi” nella comunione d’amore con Gesù, vivo e presente in ogni momento della vostra esistenza. Dio vi accompagna, vi ama incondizionatamente. Non siete soli! “

Nelle nostre città, dove l’indifferenza e la noia hanno creato deserti per mancanza d’amore, il sorriso di una famiglia è capace di ricreare relazione e socialità. E questo è l’apporto vincente dell’amore sponsale che nessuna ingegneria economica e politica è in grado di sostituire. “Una coppia che si ama è come una fortezza che le tempeste della vita non riusciranno mai ad abbattere. Una casa costruita sulla roccia. Una speranza per tutti”.

Tante le coppie presenti in questa serata festosa all’insegna della leggerezza e della gioia. Preparata con cura certosina dalla nostra Presidente è stata il segno di una grande comunione fraterna della famiglia serrana. Tanti fiori, tante voci, tanta amicizia. Incontrarsi per parlarsi, per rivivere pensieri e ricordi, perché la reciprocità dell’amore nasce da piccole semplici cose condivise e da tre semplici parole “permesso, grazie, scusa”.

 

 

Maria Silvestrini

Club di Taranto. Memoria e identità in un piccolo scrigno nel cuore di Taranto

Si chiama MUDIT, museo degli illustri tarantini, ed è un piccolo gioiello ottenuto con forza da un manipolo di cittadini illuminati che sono riusciti ad evitare la distruzione di un bene storico situato nel cuore della nostra città e a farne un luogo per la difesa della memoria e dell’identità cittadina. Il Serra club Taranto ha voluto conoscere ed approfondire il significato di questa istituzione culturale, recentemente aperta al pubblico, e, come ha sottolineato la presidente Maria Cristina Scapati, ringraziare due suoi soci il dott. Enrico Viola e la professoressa Josè Minervini, in prima fila in questa lunga e difficile gestione di un bene storico destinato alla demolizione.

In tanti ci siamo affollati nei locali ricavati dall’antica Masseria Solito, ammirando il recupero architettonico e lasciandoci affascinare dai totem multimediali che si integrano perfettamente ed indicano, sezione per sezione, personaggi e luoghi di un passato a volte assai remoto, ma spesso vicinissimo a noi.

La memoria è un bisogno, di più un dovere che ogni generazione ha nei confronti di quelle successive, la memoria va coltivata, difesa, valorizzata. Tutto questo è il MUDIT nato nella Masseria Solito, manufatto risalente al Seicento di proprietà della nobile famiglia Solito, che è stata praticamente fagocitata dal tumultuoso sviluppo della città nella seconda metà del secolo scorso. Solo la forza di volontà di un piccolo gruppo di cittadini, appassionati della storia e della cultura della propria terra, è riuscita a salvare l’antico edificio e a farne uno scrigno della memoria. Un gruppo di oltre 80 studiosi è stato coinvolto nel progetto di dare un’anima alla masseria facendone il luogo in cui i profili dei tarantini illustri danno vita e forma all’identità culturale della nostra Taranto. Un lavoro in continua evoluzione che ha prodotto finora 180 profili, elaborati in forma multimediale, con fotografie e attenta documentazione. Ne emergono figure illustri di letterati, storici, avvocati ed imprenditori, uomini di scienza e di teatro, musicisti e pittori. Un variegato mondo di figure impegnate al servizio della comunità.

Come serrani, in questo primo incontro con il MUDIT, abbiamo privilegiato la storia dei grandi Santi e dei Vescovi che hanno segnato alcuni momenti cruciali della vita di questa città, da San Cataldo a Sant’Egidio e poi mons. Capecelatro, mons. Bernardi, mons. Motolese e canonici come il Gagliardo ed il Ceci.

Tanto altro c’è da conoscer all’interno del Museo, diventato punto di riferimento per ricerche storiche, mostre tematiche e luogo di riferimento per moltissimi giovani. Il cammino identitario della nostra comunità è venuto finalmente alla luce grazie al Centro Studi Cesare Giulio Viola, e all’impegno generoso e gratuito degli studiosi coinvolti, a loro va il nostro plauso e la  nostra gratitudine.

Maria Silvestrini

Club di Taranto. La gioia del Natale in spirito di comunione.

Vivere il Natale insieme, con club diversi e tanti amici per moltiplicare la gioia, è stata l’indicazione che la presidente Maria Cristina Scapati ha voluto dare al nostro Serra di Taranto con due iniziative festose che hanno visto una grande partecipazione di pubblico. Particolarmente intensa l’esibizione del coro Sun Singers, musica e vocalità per un viaggio che, dopo il magnifico Gloria di Handel, ha percorso i ritmi del gospel cercando di carpirne intensità ed emozioni. Perfetta la grande Chiesa di San Pasquale nel Borgo di Taranto che ha ospitato l’evento. Il coro guidato dal Maestro Roberto Ceci ha davvero deliziato il pubblico con le grandi musiche del Natale. Una manifestazione aperta ed accogliente che ha consentito un felice momento di convivialità per scambiarsi gli auguri.

Presenti, fra gli altri, i nostri seminaristi che hanno ricambiato l’invito per la loro performance teatrale “Alfredo” che chiudeva un percorso sperimentale in collaborazione con il noto attore e regista Giovanni Guarino ed il gruppo di volontariato penitenziario “Noi e voi”. Una modalità per accostarsi e conoscere tanti vissuti difficili e verificare come operare per “costruire ponti tra le periferie esistenziali e le comunità degli uomini”.

Una festa che nell’antivigilia di Natale ha riunito al Seminario con i Serrani, anche gli educatori ed i parenti dei ragazzi, una sintonia crescente fra il Serra Club ed il Seminario che si concretizza in dialogo ed ascolto, piccoli regali come le valigie, momenti di condivisione. Questo è stato il nostro Natale in armonia, una grazia ed un dono del Bambino Gesù.

Club di Taranto. Perdono e misericordia nella Divina Commedia.

La relatrice Josè Minervini con Amalia Zinzi vicepresidente AMMI e M.Cristina Scapati presidente Serra Taranto

Il Perdono e la Misericordia infinita di Dio sono stati al centro della conversazione che la poetessa e giornalista Josè Minervini ha tenuto il 25 novembre scorso per i soci del Serra Club e dell’AMMI. Profonda conoscitrice di Dante e della sua Commedia la relatrice ci ha letteralmente emozionato nel dipingere le figure di Manfredi, Pia de’ Tolomei, Bonconte di Montefeltro, ma ancor di più nel rivelare l’intima essenza della Commedia come storia di vita e di purificazione.

“Perdonare” è un verbo coniato nel Medioevo , è stato il suo incipit, sottolineando la profonda religiosità del periodo storico in cui Dante scrisse il suo capolavoro poetico e teologico insieme. Ma se la Divina Commedia resiste al tempo in tutta la sua profonda bellezza è perché non parla solo dell’aldilà, ma della nostra vita nella concretezza dei giorni. L’Inferno è affrontare tutto il male di cui l’uomo è impastato, rendersi consapevoli della durezza dei cuori, della stupidità dell’orgoglio, della superbia, dell’accidia, e di tutti quei mali che appesantiscono e deturpano la coscienza. L’Inferno nella sua fissità è stabile, lì nulla può cambiare, nulla di nuovo può accadere. Il simbolo della morte è il ghiaccio in cui nulla può nascere, tutto è fisso per l’eternità, terribilmente. Ma al pellegrino che cerca la Verità e la Luce si apre la visione del monte dove il perdono di Dio si fa concreto. Il Purgatorio è la possibilità di dare una svolta alla propria vita perché è la cantica della misericordia. È un lungo percorso in cui il nostro animo malato, annebbiato dal peccato, viene redento, sciolto. Liberato dal male, cornice dopo cornice, l’uomo trova quello che era il suo desiderio più profondo, quella verità, bellezza e bene, che rendono la vita grande. Il Purgatorio è la cantica di noi che siamo sulla terra, è la cantica della battaglia per risorgere, è la cantica di un perdono ricevuto continuamente e che continuamente ci rinnova partendo dalla consapevolezza dei nostri peccati.

Dante parla degli uomini e delle donne del suo tempo, e parla ancora a noi oggi. I Personaggi pennellati da Josè Minervini sottolineano come il perdono non segue la giustizia degli uomini ma è possibile per l’infinita misericordia di Dio come sa solo chi viene perdonato. Lo sa Manfredi, il re di Svevia, nemico di Dante ma già perdonato, che racconta la propria morte in battaglia a Benevento, e si confessa: “Orribil furon li peccati miei, ma la bontà infinita ha sì gran braccia che prende ciò che si rivolge a lei”. Dante attraverso la figura di Manfredi mostra con un esempio clamoroso ed inatteso, come la giustizia divina segua vie imperscrutabili e possa concedere la salvezza anche ad un personaggio “scandaloso” come il re siciliano, morto di morte violenta, più volte scomunicato da ben tre papi e considerato pubblico peccatore.

Anche Bonconte di Montefeltro, considerato un peccatore impenitente, viene perdonato. Lo troviamo nel canto V del Purgatorio, il ghibellino sta morendo, trafitto da una freccia in gola nella battaglia di Campaldino, ma prima di morire invoca “Maria…” Il suo corpo dopo la battaglia non viene ritrovato perché disperso in una tempesta di acqua e fango dall’ira di un diavolo a cui un angelo ha sottratto la sua anima. “Per una lacrimuccia mi avete fregato un’anima” dirà il diavolo, ignaro della potenza dell’intercessione della Vergine.

Ancora un personaggio, questa volta una donna e sempre nel V canto. La straordinaria figura di Pia de’ Tolomei, senese, si mostra con semplicità e umiltà: “ricordati di me che son la Pia” dice a Dante. Anch’essa morì di morte violenta a causa del marito ma in lei non c’è alcun rimpianto per la vita terrena, né odio verso il suo uccisore. Il suo desiderio non è quello di ricordare la sua tragica vicenda, ma di sollecitare le preghiere in Terra per accelerare il suo cammino verso Dio. La semplicità unita alla brevità della dolce preghiera fa di Pia una delle figure maggiori della Divina Commedia e Dante cela la sua emozione ammutolendo mentre il canto si chiude nel vuoto di questo suo silenzio.

Nel XV canto appare l’angelo della misericordia, è il canto in cui il perdono viene chiesto dal protomartire Stefano, morente, per coloro che lo lapidavano. Il vero testimone si comporta come Lui: prega, ama, ma soprattutto perdona, perché il perdono è l’espressione più alta del dono.

Il Poeta ci ricorda che noi nasciamo dal perdono di Dio e ogni volta che siamo perdonati il nostro cuore rinasce, viene rigenerato affinchè attraverso il perdono sappiamo vincere il male con il bene e trasformare l’odio in amore. Amore è perdono, sempre, e la Divina Commedia, nel Purgatorio è il grandissimo affresco che ben lo rappresenta.

 

Maria Silvestrini

A Taranto conversazione sul pensiero trinitario quale fonte di nuove relazioni

Scegliere “Il pensiero trinitario” come argomento per una conversazione non è né semplice né scontato anche se la platea è costituita da un pubblico preparato come è quello del Serra Club. La provocazione iniziale nasce dalla presentazione del “Manifesto” del teologo Piero Coda che apre un cantiere di ricerca sull’ontologia trinitaria. La riflessione offerta dalla relazione del prof. Luigi Ricciardi, docente di filosofia e teologo, ha mostrato come un’esperienza autentica di fede ritrova nel Mistero infinito dell’Amore trinitario un impatto culturale e sociale che consente di “ripensare il pensiero”. Si tratta di ripercorrere l’esperienza di camminare insieme ascoltandosi, svuotandosi dal sé per far posto all’altro ed accoglierlo nella sua interezza.

Ricciardi ci ha coinvolto in una rilettura della tradizione di pensiero maturata nella patristica, rinnovata dal Concilio Vaticano II, che ci ha consentito di approfondire il significato decisivo e generativo della Relazione. Se dal Medioevo ai giorni nostri i mistici sono stati i testimoni dell’insondabile discernimento della Verità dell’E/essere, non possiamo sottrarci all’urgenza dettata dalla complessità del reale, che ci chiede di cogliere i legami, le interazioni reciproche, i fenomeni multidimensionali , affinchè sia una visione circolare a reggere la Storia. Sostituire al rapporto dialogico che si confronta nei termini di aut…aut, un’apertura autentica in cui le parole costruiscano una trama di relazione profonda e generativa di comprensione e reciproca disponibilità è la base su cui filosofia e teologia ritrovano una sintonia dispersa nel XX secolo e capace di una nuova chiave di lettura e prospettiva metodologica.

Grande è stato l’interesse suscitato da un racconto punteggiato da episodi di storia, di poesia, di espressioni pittoriche, tutte al servizio del Mistero che si realizza nel sovrabbondante, cosmico, Amore Trinitario. Molti ed interessanti gli interventi che hanno accolto l’invito a trarre dal “Manifesto” un itinerario da vivere e condividere nella ricerca del bene comune. Un grande grazie al relatore e alla presidente Maria Cristina Scapati per l’incontro davvero speciale che ci ha coinvolti in questo mese di ottobre.

Maria Silvestrini

 

Inizia con l’abbraccio ai seminaristi il percorso del Serra Club di Taranto

La partecipazione all’inaugurazione del Nuovo Anno Formativo degli adolescenti presenti nel Seminario Arcivescovile di Taranto, il 26 settembre, è stata la giusta occasione per dare inizio al nuovo anno del Serra Club di Taranto. Una cerimonia festosa che ha visto la presenza del nostro Arcivescovo Filippo Santoro e di numerosissimi parroci della Diocesi. La Cappella del Seminario era gremita per la Santa Messa officiata dal Presule; genitori, fratellini, docenti e amici si sono stretti intorno al piccolo gruppo e a don Francesco Maranò, direttore e cappellano prezioso del nostro Club. Come serrani ci siamo sentiti davvero coinvolti in questa  famiglia composita a cui ciascuno cerca di portare un piccolo contributo. E’ stata questa anche l’occasione di presentare all’Arcivescovo il nuovo direttivo del Club.

Appena due giorni dopo ci siamo rivisti per la Prima Assemblea, ospiti di Maria Cristina Prampolini Scapati nostra presidente. La sua introduzione ci ha riportato nel solco tracciato dalla Presidente Nazionale Paola Poli a cui si ispira il denso programma del Serra Club di Taranto. Pace e guerra, l’eterna lotta fra bene e male può essere superata solo guardando alla Croce del Redentore. Solo sul Calvario la parola Perdono ha indicato la via per tessere abbracci e deporre le armi. Creare ponti per illuminare nuovi sentieri attraverso un dialogo fatto di storia e storie. La pittura, la poesia, la musica hanno espresso nel tempo l’orrore delle guerre e la bellezza della pace ed è attraverso queste espressioni che si snoda il programma del nostro anno serrano. Sarà poi la storia dei santi che hanno vissuto la guerra come Edith Stein e Massimiliano Kolbe e di quelli che con coraggio hanno cercato la pace come San Francesco e don Tonino Bello, ad illuminarci sull’imprescindibile necessità di costruire incontri intrisi di perdono. Essere operatori di pace significa essere aperti alla reciprocità e alla relazionalità, pronti a ricostruire la pace in ogni contesto.

Nella lunga e piacevole serata, conclusosi con il convivio, si sono intrecciati il racconto della cordiale Assemblea Distrettuale vissuta a Lucera, la programmazione  di incontri anche in interclub, la possibilità di momenti aggreganti  e culturali fuori sede. Vivace ed attenta la risposta degli amici serrani che si sono ritrovati in un clima sereno e propositivo grazie alla squisita ospitalità della presidente a cui va il nostro grazie più sentito.

Maria Ernesta Silvestrini

 

A Taranto si ricomincia con gioia: tre donne alla guida del Club

Il Serra Club di Taranto, il 18 giugno, ha chiuso festosamente il suo percorso annuale nella chiesa-giardino della villa di Mino Gentile, diacono, socio della prima ora ed ospite generoso. E’ una consuetudine cara e consolidata ritrovarsi a fine giugno sotto una volta di palme a due passi dal mare. La bellezza della natura ricrea e risveglia l’intima gioia del ritrovarsi insieme dopo gli ultimi difficili anni di pandemia. Come ha ben sottolineato il presidente Cosimo Chiffi la vita del club è stata fortemente condizionata dalle restrizioni e dal timore dei contagi. Nel crepuscolo luminoso l’incontro dei serrani si è subito aperto con tante voci desiderose di esprimere la forte volontà di continuare il cammino intrapreso, il desiderio di proporre ad un pubblico più vasto attraverso interclub, argomenti capaci di smuovere la caligine di apatia ed indifferenza che la pandemia ha accentuato.

Ci vuole coraggio e determinazione per riprendere il cammino, ci vuole una persona propositiva e capace di creare relazioni, il plauso di tutti è andato a Maria Cristina Prampolini Scapati, al suo secondo mandato, il cui impegno costante a favore di tutte le iniziative del club non è mai mancato. Con lei una squadra collaudata: vice presidente Leonardo Liconso, segretaria Elisabetta Cananzi, tesoriera Maria Silvestrini.

Nella stessa serata l’ingresso di tre nuove socie: Marcella Maiorano, Santina Larosa ed Amalia Leone. Il club ricomincia con la gioia di ritrovarsi insieme e con l’auspicio di un  cammino sereno.

Ultim’ora: prorogata la data ultima per l’invio delle foto per il Contest #GuardoSenzaFiltri

A causa della situazione contingente, il Presidente della Fondazione Beato Junipero Serra ed  la Governatrice del Distretto 73 hanno deciso di prolungare al 31 Marzo il tempo utile per l’invio delle fotografie del Contest Fotografico.

 

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#GuardoSenzaFiltri – Contest Fotografico del Distretto 73 Puglia-Basilicata e della Fondazione Italiana Beato Junipero Serra

Il Distretto 73 Puglia-Basilicata del Serra International Italia, guidato dal suo Governatore Filly Franchino, e la Fondazione Italiana Beato Junipero Serra del Serra International Italia, guidata da Marco Crovara, bandiscono il concorso fotografico  #GuardoSenzaFiltri; tema di questa prima edizione è  “L’altro oltre la paura”. “La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi”. Il Contest è finalizzato a promuovere la cultura dell’incontro contro ogni forma di isolamento. “In questo tempo di pandemia, abbiamo cominciato a diffidare di chi ci è accanto e contro ogni nostro più innato istinto di essere sociali, ci stiamo accorgendo che nessuno appartiene più  a nessuno, poiché temiamo anche un caloroso saluto o diffidiamo di un semplice accostarsi ad un amico. Viviamo nel cospetto che l’altro-da-me   – chiunque esso sia -, col suo stare nella nostra vita, possa nuocere alla nostra salute”.  Papa Francesco, attraverso la sua nuova lettera enciclica Fratelli tutti, ci riporta quanto già affermato in un incontro del 2013:  «L’isolamento e la chiusura in se stessi o nei propri interessi non sono mai la via per ridare speranza e operare un rinnovamento, ma è la vicinanza, è la cultura dell’incontro. L’isolamento, no; vicinanza, sì. Cultura dello scontro, no; cultura dell’incontro, sì». Il giovane Beato Carlo Acutis diceva: ” La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi”.   Occorre quindi ripartire da questa verità per ritrovarci e rinnovarci. Perché se è vero che stiamo perdendo tanto in umanità, più che in salute, è anche vero che possiamo risollevarci  a partire  proprio da questo invito. Perché non tutto è ancora perso e qualcosa di buono  ancora ci è rimasto[1].

Il Contest è aperto incondizionatamente a tutti coloro che desiderano parteciparvi, a prescindere dall’età e dalla residenza anagrafica. E’ stato altresì istituito un premio speciale per gli under 21. Ogni partecipante, attraverso la fotografia, racconterà di un incontro, di uno sguardo, di un vissuto legati al periodo della pandemia e da cui  sia scaturita un’emozione  che faccia riflettere contro ogni forma di isolamento, o dalla quale emergano il coraggio e la sfida della ripartenza. E’ possibile scaricare  il Regolamento e il Modulo di iscrizione da  www.serraclubitalia.it e dalla pagina Facebook  del Serra International Italia.

Antonio Cataldo Miscioscia

[1] Da Agenzia SIR – editoriale del 4.11.2020 di Piergiorgio Aquilino

 

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