La bellezza dell’assenza

Un’esclusiva condivisione intima di una amica, madre di famiglia.

In questi giorni di troppe parole, di molte paure, di attenzioni, divieti, blocchi e chiusure, cerco di trattenere “qualcosa di buono”, nella fatica di capire dove cercarlo. Ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa di bello nell’assurdità di cose più grandi me, che non riesco a governare bene.

Si ubbidisce ad ordinanze, si parla di rispetto, di norme di comportamento civile, di sicurezza. Si parla di malattie, di virus forse letali, di politici crocerossini che pensano alla tua “salvezza” e di vescovi ubbidienti…

Sono ubriaca di notizie, ognuno sembra vomitarmi addosso la sua verità. E’ un’epidemia emotiva fortissima. Ma nel cercare con forza qualcosa di Buono da tutto ciò, voglio trovare la mia personale risposta immunitaria.

… e oggi, ho incontrato l’ASSENZA.

Ciò che in questi giorni scaturisce da ogni circostanza è proprio lei, l’assenza. A tutti i livelli.

Assenza come mancanza di libertà, come distanza imposta, come chiusura, sospensione…

Tutto concorre a dare a questo vuoto un connotato polemico, di imposizione, sacrificio e sofferenza.

Assenza è allontanamento, separazione, distacco. E’ mancanza, difetto, privazione.

E si sprecano dibattiti, articoli e riflessioni di esperti in ogni materia.

Ascolto tutto… ma tant’è quest’assenza mi interroga, mi smuove.

Oggi sono andata a trovare mia mamma al cimitero. Non ho incontrato nessuno lassù. Mi son seduta su un muretto vicino a lei e anche lì c’era ASSENZA.

Ma è proprio lì, nel luogo che più di ogni altro ti parla di assenza, è lì che ho ribaltato ogni cosa.

Era un’assenza bellissima. Era silenzio, di quei silenzi spessissimi.

L’assenza ti fa amare ancora di più ciò che manca.

Ciò che ti è tolto, da sempre ti attira ancor di più. Da sempre. Da quando sei bambino.

La rinuncia ti rende vulnerabile e proprio in questo, il desiderio di ciò che ti manca diventa forte, importante e capisci nel profondo quanto ami ciò che ti è portato via.

Non abbiamo le messe nelle nostre chiese in questi giorni.

Chiese aperte, ma silenti.

Come il sepolcro vuoto che, la mattina di Pasqua, trova Maria Maddalena, affranta e impaurita. Vuoto e silente come le nostre chiese. Ma l’assenza che ha visto, toccato e provato Maria era la misura del suo amore. Quello che lei aveva sperimentato in abbondanza. Solo così ha potuto capire. Solo amando quel vuoto e quel silenzio ha iniziato a sperare, a credere davvero ciò che l’attirava.

Assenza che attira.

Son balzata giù da quel muretto bagnato così come la Maddalena.

Tutte le assenze di questi giorni mi fanno amare ancor di più ciò a cui sto rinunciando.

La chiesa vuota mi aiuta ad aspettare ciò che Solo la riempie.

Assenza e Attesa.

Rinuncia e Dono.

 

Far scendere questo pensiero stasera forse è proprio quel qualcosa di Buono che cercavo…

 

 

Lella