L’omelia di S.E.R. Mons. Andrea Migliavacca ai Serrani
L’omelia del Vescovo Migliavacca – Celebrazione Eucaristica del 13 ottobre 2024
Un rinnovato saluto a tutti voi, al Serra Club, a tutto il Consiglio nazionale; un saluto e ringraziamento a tutti coloro che vivono una responsabilità, da quella a livello internazionale, a quella nazionale e poi ancora provinciale con le tante realtà che vengono dalla Toscana e dalle altre regioni italiane. A voi l’auspicio che le giornate aretine e a La Verna portino frutto nel vostro cammino. E anche oggi l’augurio di una buona domenica e di un buon stare insieme ancora, in questa ultima giornata in cui voi vi trovate. Il mio saluto anche all’assistente don Andrea del Serra Provinciale, e da parte mia come vescovo il grazie per quello che fate nella comunità, per noi anche nella diocesi, per il nostro Seminario.
Per singolare coincidenza questa celebrazione che si colloca in questi tre giorni del Serra Nazionale incontra due stimoli significativi che vanno a toccare proprio la missione del Serra.
Un primo stimolo lo abbiamo nella parola di Dio, nel Vangelo, che parla di sequela, di chiamata.
E se anche ci viene raccontata una chiamata che pare incompiuta, che sembra non dare una risposta di assenso a Gesù l’invito che ritorna nella pagina di Vangelo fino alle ultime battute che abbiamo ascoltato è un invito a seguire. Chi mi segue? E credo che questo sia il cuore della scelta vocazionale, della scelta di ogni seminarista che si prepara a diventare prete e quindi del cammino che voi come Serra accompagnate. Chi mi segue? Ecco, potremmo dire che al Serra sono affidati tutti coloro che accolgono la parola del Signore che dice: chi mi segue?
Ed è allora una singolare coincidenza incontrare nel Vangelo una parola e un messaggio così attinente alla missione del Serra. Ma non solo. Oggi a livello diocesano viviamo la giornata diocesana del seminario. Potremmo quasi dire che per vivere la giornata diocesana del seminario abbiamo pensato di invitare il Serra del nostro Paese.
Mi sembra bello che il Serra che ha nella propria missione l’attenzione al seminario oggi, con voi presenti, ancora di più, mette in luce che qui viviamo la giornata diocesana del seminario, quindi con una particolare preghiera per il seminario, per i seminaristi, per gli educatori, per il rettore Don Andrea, e anche per ciò che aiuta a vivere il seminario, quindi l’aiuto economico che accompagna la vita della comunità.
Dunque, due stimoli che la domenica di oggi ci regala e che mi pare vadano a parlare proprio al Serra. In qualche modo quasi a confermarvi nella vostra missione, confermati nell’avere a cuore le vocazioni potremmo dire le vocazioni tutte, ma in particolare di quelli che chiedono, pensano di diventare sacerdoti e l’avere a cuore la vita nella sua pienezza, la vita del seminario. Ecco, nel sentirvi confermati in questa missione da parte mia come vescovo, c’è il grazie per quello che voi fate e per quello che siete nella comunità e per il seminario.
Ma vorrei allora venire alla pagina di Vangelo soprattutto, alla parola di Dio, per condividere qualche piccolo stimolo che ci aiuta a riflettere su questo tema della vocazione.
C’è una prima dimensione ed è la domanda di quest’uomo. Un altro vangelo ce lo presenta come un giovane che chiede: maestro buono che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? E poi la parola di Gesù che conclude il brano che abbiamo ascoltato oggi parla proprio della vita e parla di un invito: chi lascia tutto e lo segue avrà fratelli, sorelle, madri, campi, figli, e la vita eterna.
Cioè, si tratta di vivere.
Se dovessimo chiederci: cosa vuol dire cercare la propria vocazione, vivere la propria vocazione, accogliere il dono della vocazione? Credo che ci sia nel cuore della vocazione il desiderio della vita. Il desiderio di vivere in pienezza, di avere una vita che ha senso, che è capace di parlare, una vita che può farsi dono, che lascia una traccia nel nostro mondo, cioè una vita che è viva davvero.
Ecco allora la domanda di quest’uomo.
Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? Che non è solo la vita futura; ma è la vita. Allora credo che sia bello accompagnare i nostri giovani a scoprire questo, quasi a chiedergli: Ma vuoi vivere? Cioè, la domanda vocazionale non è prima di tutto: Che cosa il Signore mi sta chiedendo? Ma la domanda prima più profonda è: vuoi vivere? Vuoi vivere davvero? E allora, alla luce di questa domanda nasce la vocazione, la capacità anche di lasciare tutto come chiede il Signore per seguirlo e per avere la vita vera. Credo che noi dobbiamo aiutare i nostri seminaristi a tenere viva questa domanda. Vuoi vivere? Ma mi permetto di estenderla e mi piacerebbe rivolgerla a voi. Ecco anche voi, anch’io, dobbiamo tenere viva questa domanda. Vuoi vivere?
C’è un secondo passaggio. Questa domanda incontra il dono della chiamata, e mi pare che il dono della chiamata abbia nella Parola di oggi due dimensioni: la prima è la parola di Dio. La parola di Dio ci dice l’autore della lettera agli ebrei, è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio, penetra nella vita, nell’anima. Scopriamo che la vocazione nasce da un ascolto, dal lasciare entrare la parola nella propria vita e in particolare quella parola che è la Parola di Dio, che ci viene detto è viva, opera; che sia viva vuol dire che porta a un incontro. Allora la vocazione nasce da un ascolto della Parola che ti fa incontrare il Signore e nasce dall’ascolto delle tante parole della gente che ti fa incontrare i figli di Dio con la parola che chiama e porta all’incontro.
E dall’altra parte c’è una seconda dimensione di questa chiamata che mi pare di cogliere nello sguardo di Gesù. Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò. È così anche nell’innamoramento: solo quando ci si sente guardati e amati si apre il cuore, ci si mette in cammino. E anche la vocazione è una storia di amore ed è la storia di amore di chi finalmente scopre che lo sguardo di Dio per la sua vita è lo sguardo di chi ama, di chi vede il bene, di chi promuove i doni che hai, di chi desidera che tu abbia la vita. È come un incrociare gli sguardi, da quella domanda del desiderio di vivere, lo sguardo di Gesù ti dice che lui desidera la vita per te. Regala la vita a te, è un amore che guarda alla vita e la sostiene, la riconosce, la promuove, la accompagna.
Ci siamo sentiti guardati e amati. Forse sono quelli i momenti delle scelte più importanti della vita, delle scelte più vere. E oggi nella vostra vita c’è chi vi guarda amandovi? Cioè, chi guarda, vedendo il bene che c’è, non le differenze o ciò che potremmo giudicare. È lo sguardo di chi per prima cosa cerca il bene, vede la vita, accompagna con cuore grande. Quando un giovane scopre dal Signore lo sguardo che ama forse si può mettere in cammino. Forse perché come dice questo tale del Vangelo c’è sempre la libertà umana e Gesù ama anche la libertà.
E l’ultima cosa che vorrei sottolineare è l’invito che il Signore fa a questa persona, a questo giovane. Una cosa sola ti manca, va e vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo e vieni seguimi. Pensate questo gesto del dare ai poveri tutto quello che hai. E’ un gesto di amore, è un gesto di attenzione a chi è nel bisogno, a chi è nella marginalità, a chi ha necessità di vivere e Gesù dice: dai quello che hai e poi vieni e seguimi. Potremmo tradurlo così l’invito del Signore che dice a questo tale: vai, e adesso guarda tu agli altri, amandoli. Questo è il gesto del dare tutto ai poveri. Se da una parte dice che lo sguardo e l’incontro con Gesù basta per riempire la vita, per renderti ricco, dall’altra parte l’incontro con Gesù, la vocazione, ci chiede di guardare agli altri con lo stesso sguardo di Gesù. Fissandoli, si amano. Allora questa è la chiamata vocazionale fondamentale, quella del condividere lo sguardo che Gesù ha avuto per noi. Tu, amato, vai incontro agli altri con lo sguardo di Gesù. Questo è il segno di un lasciare tutto, della povertà che ti fa ricco dello sguardo e dello sguardo di amore ricevuto dal Signore, che puoi avere per gli altri. Pensate che bello dire a un giovane : la tua vita, la tua missione è guardare agli altri amandoli. Chiunque, qualunque situazione, qualunque differenza incontri. Penso che questo possa dire quanto è ancora attuale oggi nel mondo, in un mondo che ha bisogno di solidarietà, di pace, di capacità di fare ancora comunità, di camminare insieme, quanto ancora oggi è significativa la vocazione a diventar prete, se è non quella, come ci dice il Papa, ad essere funzionari del culto o di altre cose, ma sentirsi chiamati ad amare, mandati con lo sguardo di amore di Gesù. Questo rende bella la vita. Questo regala il centuplo di cui ci parla il Vangelo. Allora cari amici del Serra, avete nel cuore della vostra missione, un vero tesoro, che è la vita e che è custodire la freschezza, la bellezza del Signore che chiama. Buon Cammino a voi.