Genova Nervi.
Il dott. Di Bella, socio fondatore del Club, ha ricostruito la storia delle apparizioni della Madonna di Guadalupe e delle due immagini “liguri”
Nell’incontro di preghiera di ottobre (che, dopo la Santa Messa, prevedeva il Santo Rosario), le meditazioni sui misteri della gloria sono state arricchite dall’interessante storia delle apparizioni della Madonna di Guadalupe e delle sue immagini “liguri”. Ne ha parlato, con passione e rigore, il dott. Francesco Di Bella, socio fondatore, che si è soffermato sulla tela custodita a Santo Stefano d’Aveto e su quella della chiesa della Castagna, ove si incontrano i Serrani di Genova Nervi.
Di Bella ha invitato a contemplare, con lo sguardo, “ma anche con la mente e con il cuore”, la bellezza e la dolcezza della Madonna. Le quattro apparizioni a Juan Diego (Messico, dicembre 1531), un indio convertito al cristianesimo, propiziarono “l’immediata conversione degli aztechi e degli indios dal paganesimo al cattolicesimo”. Ciò che non era riuscito agli spagnoli conquistatori, i quali pensavano di convertire con la frusta gli abitanti del Messico.
L’augurio dei Serrani è che oggi Maria possa ottenere “la conversione dell’Occidente, pervaso da un nuovo paganesimo, e il dono di sante vocazioni sacerdotali”. Il relatore ha accennato ai fatti miracolosi seguiti all’ultima apparizione, come l’inspiegabile guarigione dello zio (che era in fin di vita) dell’indio. Venutone a conoscenza, il Vescovo locale chiese a Juan Diego un segno miracoloso e questi, guidato da Maria, gli portò delle rose di Castiglia, fiorite in un colle roccioso e in inverno!
Quando Juan Diego aprì il mantello per mostrare il suo raccolto, le rose “si sparsero per terra, mentre nel tessuto rimase miracolosamente impressa l’immagine della Madonna”. Il Vescovo comprese la straordinarietà del fatto e aderì alla richiesta dell’indio “di costruire una cappella ove esporre il mantello con l’effige miracolosa: era nata la devozione alla Madonna di Guadalupe”.
Nessuno scienziato, ha aggiunto Di Bella, sa spiegare i misteri dell’immagine della Madonna di Guadalupe che (come il Risorto impresso nella Sacra Sindone), non risulta fatta da mani d’uomo. Ad esempio, il tessuto che reca la figura mariana è di una fibra grezza, ricavata dal cactus, che si deteriora in una ventina d’anni, mentre dal 1531 al 2018 ne sono passati un po’ di più …
I colori del viso e delle mani sono sconosciuti alla scienza e non risultano fatti con sostanze di origine vegetale, animale o minerale”, ma sembrano incorporati nel tessuto. Da vicino, il viso sembra bianco, ma “da lontano assume una sfumatura olivastra. E’ un effetto ottico che nessuna mano potrebbe ottenere”. Quel colorito, né bianco, né olivastro, viene interpretato come “segno della riconciliazione tra vincitori e vinti” che, nel decennio tra la conquista spagnola e l’apparizione della Madonna, fu agevolata dalle unioni tra europei e indios. Nacque così la razza meticcia.
Altro mistero sorprendente: se ingrandiamo gli occhi di 2500 volte, scorgiamo una scena con 12 persone: “come se gli occhi della Vergine avessero ‘registrato’ il momento in cui Juan Diego apre il mantello al Vescovo”. Un mantello composto da 2 pezze unite “con un filo di cotone morbido e delicato”, così fragile che non avrebbe potuto resistere “alla tensione dei due pezzi che tiene uniti”.
Nessun pittore avrebbe scelto una tela così rozza “per eseguire un dipinto di quella grandezza, unito al centro, dall’alto verso il basso, con una cucitura di cotone”. Una tela che gli indios usavano per setacciare la sabbia e che si deteriorava in 20 anni, è tuttora intatta! Non a caso, gli scienziati J.B. Smith e P.S. Callahan ritengono inspiegabile l’origine dell’immagine di Guadalupe.
Le immagini custodite a Santo Stefano d’Aveto (prima copia fedele dell’originale, dipinto a Città del Messico a soli 40 anni dalle apparizioni) e a Genova, confermano gli importanti legami instaurati, fin dalla scoperta dell’America (1492), con quel Continente (specie in America Latina). E confermano la venerazione dei liguri per la Virgen Morena. Patrona della Val d’Aveto da 200 anni.
Il relatore ha sottolineato il valore della storica tela di Santo Stefano, dono del Vescovo di Città del Messico al Re di Spagna. Filippo II la regalò ad Andrea Doria, il quale la tenne sulla sua galea nella nota battaglia di Lepanto (1571), che impedì la conquista del mondo cristiano da parte dell’Impero Ottomano. Nel 1811, il card. Doria, Segretario di Stato di Pio VII e discendente della nobile famiglia proprietaria del feudo e del Castello di Santo Stefano, donò la tela a questa località.
L’altra copia “ligure” della Virgen Morena risale al 1718 e fu donata alla Chiesa della Castagna, nel 1776, da una cittadina messicana, Maddalena Bender, moglie del genovese Giovanni Priaroggia, che diede il nome a un quartiere del capoluogo ligure. L’immagine era un regalo di nozze del padre della sposa, finalizzato a far sì che la figlia, pur trasferendosi a Genova con lo sposo, rimanesse “profondamente e spiritualmente congiunta alle tradizioni cristiane del suo Paese natìo”.
Dopo questi cenni storici, il relatore, con l’aiuto di alcune diapositive, ha presentato in successione, e in parallelo alla rievocazione dei 5 misteri della gloria, l’immagine intera della Madonna di Guadalupe, il suo Volto, il mistero degli occhi, le due tele “liguri”. Personalmente, mi ha colpito la diapositiva che mostra una Madonna del tutto inedita: all’altezza del ventre della sua figura oscurata, brilla una luce vivissima. Il prodigio si sarebbe verificato durante il Congresso mondiale del Movimento della Vita (Basilica di Guadalupe, 1° maggio 2007).
Ascoltiamo, al riguardo, i riferimenti forniti dal dott. Di Bella: “L’immagine della Madonna ha iniziato ad oscurarsi per lasciare il posto ad una luce intensa che emanava dal suo grembo: un fascio di luce divina a forma di embrione. Si è presentata agli occhi delle migliaia di presenti l’immagine del ‘Cristo non nato’, cioè ‘Cristo prima di nascere’. La luce ha un alone intorno e sono apprezzabili delle ombre con le caratteristiche fisiche di un bambino allo stato embrionale”.
Secondo l’ing. Luis Girault, che si era proposto di verificare la veridicità di questa immagine, si tratta di una luce che non proviene da alcun riflesso, ma proprio dall’immagine della Madonna di Guadalupe. Una luce bianca, purissima e intensa, che non si trova nelle normali fotografie.
Alcuni studiosi ritengono che, con questo prodigio (apparso sulla tela che, 500 anni fa, rimase impressa miracolosamente sul mantello di Juan Diego), Dio abbia rimarcato la sacralità della vita, fin dal concepimento. Non volendo indulgere a un facile devozionismo, riferiamo l’evento (peraltro suggestivo), in termini dubitativi, dato che, per ora, la Chiesa non ne ha riconosciuto l’attendibilità.
Nel contempo, non possiamo ignorare che, durante il volo verso l’Avana (13.2.2016), il Papa, parlando della Patrona delle Americhe, ha espresso il suo intimo desiderio di fermarsi “davanti alla Madonna di Guadalupe, quel mistero che si studia, si studia, si studia e non ci sono spiegazioni umane”. E ancora: “anche lo studio più scientifico dice: ‘ma questa è una cosa di Dio’”.
Sergio Borrelli