Appuntamento a Matera per la Premiazione del Concorso Nazionale Scolastico

 SERRA INTERNATIONAL

DISTRETTO 73 – PUGLIA / BASILICATA

CLUB DI MATERA n. 463

Anno Sociale 2022- 2023

 

IL CONCORSO SCOLASTICO NAZIONALE 

Siamo alla XVIII  edizione del  Concorso Scolastico Nazionale  bandito dal Serra International Italia: una grande occasione per riflettere sulla tematica del PERDONO e  per stimolare i giovani a confrontarsi sui valori importanti della società e promuovere una cultura della vita intesa come vocazione al servizio.

I 18 club  che hanno partecipato ,  120 scuole, 230 docenti referenti, con quasi  5 MILA   alunni  della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, dal Nord al Sud, dalle grandi città o dai piccoli paesi, hanno evidenziato una caratteristica che li accomuna tutti : la grande qualità del lavoro, il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nel percorso progettuale, dalla fase di formazione  alla realizzazione del prodotto finale, la voglia e la curiosità di inventare dei docenti .  Il concorso scolastico è risultato, ancora una volta,  la prova di una grande ricchezza  , quella custodita  nell’unicità di ogni individuo , fatto di spirito e corpo, intelligenza, sensibilità, senso estetico, responsabilità personale e valori spirituali, capace  di esprimere  il proprio vissuto personale  condividendo pensieri ed emozioni attraverso una grande carica di fantasia e inventiva .

Il carico di lavoro è stato sicuramente enorme per la giuria nazionale composta da Piergiorgio Aquilino, Elena Muraco, Vera Pulvirenti, Antonietta Bonarrigo, Mery Semprini, Maria Lo Presti che ha dovuto scegliere 9 vincitori, con grande difficoltà difronte alla straordinarietà  di ognuno.

Però non ci lamentiamo perché possiamo continuare a sperimentare  e a coltivare i nostri sogni: ritrovare il senso della relazione, della cooperazione educativa tra scuola, genitori, allievi e società religiosa e laica.

Alimentare la motivazione ad adoperarsi per realizzare un mondo migliore , attraverso proposte di tematiche da approfondire e sviluppare in maniera ludica e affettiva , ha richiesto attività progettuali  e formative che hanno  utilizzato  il sapere come fuoco, il divampare del sapere sempre di più , del capire di più, del conoscere e riconoscere, che è la grande avventura dei giovani costruendo , così, un percorso che ha portato a sviluppare una coscienza  e potenziare le proprie esperienze di vita. Poter riconoscersi negli ideali diffusi dal Serra International Italia, che attraverso il concorso scolastico  accomuna esperienze e differenze veramente notevoli, è sicuramente un patrimonio da non perdere, ma  da continuare a valorizzare.

                                                                                      Margherita Lopergolo

                                                                  Coordinatrice  Concorso Scolastico Serra International Italia

qui in basso il link per collegarsi

https://us06web.zoom.us/j/88147488848?pwd=bkt3aVlxUUJsVDdnVlc5VHZSNWRLdz09

Club di Ferrara. Preghiera e riflessione con don Salvoldi

Una giornata di preghiera e di riflessione guidata da don Valentino Salvoldi, uno straordinario sacerdote lombardo traboccante di fede, pronto a trasmetterla, per moltiplicarla, ai suoi interlocutori contando su un entusiasmo e una capacità comunicativa che hanno pochi eguali. L’iniziativa (si è svolta sabato 27 maggio) era a cura del Serra Ferrara in collaborazione con il Serra Pomposa e si è svolta a Mottatonda nel Basso Ferrarese (casa natale della beata Flora Manfrinati), splendido centro di spiritualità ben noto nella Diocesi.

Molti e intensi sono stati gli spunti di riflessioni offerti da Don Salvoldi, missionario, giornalista e scrittore, già docente di filosofia e teologia morale all’Università del Laterano in Roma, e ora “professore visitatore” dei seminari delle giovani chiese (un formatore di formatori del clero). Il sacerdote (una vita al servizio dei poveri, soprattutto dell’Africa) si è in particolare soffermato su “Il perdono e la pace a partire dal cuore dell’uomo”, tema dell’annata per il Serra che, come è noto, sostiene le vocazioni e diffonde la cultura cristiana.

Il perdono, ha affermato don Salvoldi, “è profumo di cristianesimo”, dunque si tratta di un cammino di fede e di vita che parte dalla famiglia, grande protagonista dell’educazione ma oggi in oggettiva crisi. Non tanto meglio sta la Chiesa che ha bisogno di un linguaggio, attraverso i suoi presbiteri, più accattivante, facile ma profondo. C’è crisi, quindi, ma anche opportunità per un’autentica ripresa corroborata dalla speranza, che non deve mai venire meno, e dalla fede che però “senza le opere è morta”.

Ma il perdono (a cominciare da sé stessi) è anche la premessa per la pace, ha aggiunto il relatore, che abbraccia naturalmente il mondo dove oltre alla tragica e odiosa guerra in Ucraina conta un’altra settantina di conflitti molto meno conosciuti. Per non parlare delle emergenze endemiche, a cominciare dalla fame che uccide migliaia di bambini ogni giorno. Al riguardo don Salvoldi ha narrato alcune tragiche vicende vissute in prima persona. La pace, ha quindi sottolineato, passa attraverso la giustizia, riprendendo così i migliori concetti legati alla Dottrina sociale della Chiesa.

La messa è stata concelebrata da don Valentino, Don Fernando Scarpa responsabile del centro e don Pietro Predonzani assistente del Serra Pomposa. Nei due giorni successivi don Valentino ha celebrato messa e incontrato giovani a Ferrara presso alcune parrocchie.

 

Alberto Lazzarini

I Vincitori del Contest Fotografico 2023

PACE A TEMPO INDETERMIANTO
In data 9.5.2023, si è riunita, la giuria composta da Maria Lo Presti, Patrizia Rossi e Gabriella Masè. Sono altresì presenti il Presidente della Fondazione, Marco Crovara, la Governatrice del Distretto 73, Milena Caldara, e Filly Franchino quale referente del Contest.

La giuria ha deciso quanto segue:

CATEGORIA UNDER 21
1° PREMIO ATTRIBUITO ALLA FOTO N. 4
JACOPO D’EMILIO nato il 13.1.2007 residente in  Lucera (Liceo classico Bonghi-Rosmini Lucera, insegnante Mignogna Francesca)

MENZIONE SPECIALE ATTRIBUITA ALLA FOTO N. 51
FRANCESCA PIA SORBELLO nata il 28.5.2005
residente in Santa Venerina (CT) (Liceo Artistico R.Guttuso Giarre, insegnante IRC Musumeci Maria Grazia Rita )

MENZIONE SPECIALE ATTRIBUITA ALLA FOTO N. 15
GIANNI LOPERGOLO nato il 6.1.2006

residente in Miglionico (Liceo scientifico Matera)

 

CATEGORIA OVER 21
1° PREMIO ATTRIBUITO ALLA FOTO N. 19
ROSA FIORINIELLO nata il 12.2.1985  residente in Montescaglioso (Mt)

MENZIONE SPECIALE ATTRIBUITA ALLA FOTO N. 40
GIANFRANCO CALIO’ nato il 26.4.1965 residente in  Corigliano Rossano

MENZIONE SPECIALE ATTRIBUITA ALLA FOTO N. 16
ARIANNA BALLETTA  nata 1.2.1997 residente in Pavia

 

La premiazione si terrà a L’Aquila il 26 maggio alle ore 18.00 via zoom.

 

 

CLUB DI ROMA. IL MIRACOLO DELLA SANTA CASA DI LORETO

Si torna a parlare di miracoli negli incontri del Serra Club di Roma. Dopo i “Miracoli a Lourdes”, tema magistralmente trattato nel 2020 dal vaticanista Fabio Bolzetta, il “Miracolo della Santa Casa di Loreto” è stato oggetto di approfondimento nella conviviale del 17 maggio 2023, che ha avuto come relatore l’illustre autore del libro, dott. Federico Catani, alla presenza di soci, ospiti e simpatizzanti, vivamente partecipi all’argomento di estremo interesse. Niente di più bello perché i miracoli affascinano, polarizzano e provocano. La multiformità dei miracoli va vista, infatti, come un invito: incoraggiare e spingere a cercare il loro significato e la loro verità. Sono varie le categorie dei miracoli: quelli di guarigione sono certamente i più numerosi, ma non mancano nella storia della Chiesa anche altri miracoli che riguardano fatti soprannaturali inspiegabili. Uno di questi riguarda la Santa Casa di Loreto.

L’evento prodigioso avvenne nella notte tra il 9 e il 10 maggio 1291 quando la preziosissima reliquia della Santa Casa in cui la Madonna aveva ricevuto l’annunciazione dall’Arcangelo Gabriele sull’incarnazione del Verbo, sparì improvvisamente da Nazareth per ritrovarsi, trasportata dagli Angeli, a Tersatto, in Croazia, oggi un quartiere della città di Fiume, dove divenne subito oggetto di devozione. Dopo una permanenza di tre anni, la notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294, la Casa di Nazareth sparì improvvisamente di nuovo, così com’era arrivata, per spostarsi questa volta nelle Marche, in tre luoghi diversi: dapprima ad Ancona sul colle dove oggi sorge la Chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, poi nella zona di Recanati in località Banderuola dove c’era un boschetto di proprietà di una nobildonna di nome Loreta da cui potrebbe derivare l’attuale nome di Loreto della città, quindi sul Monte Prodo nel campo di due fratelli, per fermarsi poi definitivamente, nel dicembre 1296, sulla pubblica strada dove sorge l’attuale Basilica e dove è stata costruita una città, proprio attorno all’insigne reliquia. La Santa Casa è una piccola costruzione di metri 9,50 x 4, costituita da una stanza con una porta e una finestra, quella dell’Annunciazione, e da tre pareti alte circa tre metri. In questa Casa, dove è avvenuta la nascita di Maria e il mistero dell’Immacolata Concezione, ha avuto luogo anche l’incarnazione di Gesù e la sua vita terrena nella Sacra Famiglia.

Studioso e cultore del mistero di Loreto, il dott. Federico Catani, autore del libro edito dall’Associazione “Luci sull’Est” dal titolo: “Il miracolo della Santa Casa di Loreto”, è nato a Jesi nel 1986 e, dopo essersi laureato in Scienze Politiche presso la LUISS “G. Carli” di Roma, ha conseguito anche la laurea in Scienze Religiose presso la Pontificia Università di Santa Croce. Giornalista, pubblicista, ha insegnato religione cattolica nelle scuole statali. Direttore responsabile di “Spunti” dell’Associazione “Luci sull’Est”, collabora con diverse riviste e blog del mondo cattolico.

La relazione del dott. Catani, attenta e molto precisa, è stata rivolta, in particolare, all’autenticità e alla sacralità del trasporto miracoloso della Santa Casa di Loreto, messo in dubbio da alcuni storici che lo vogliono, invece, effettuato con mezzi navali dall’uomo. Questa ipotesi è considerata inattendibile dal relatore perché non supportata da nessuna prova efficace e tecnicamente non valida. L’ipotesi di un trasporto umano, mediante la scomposizione dei muri e la loro ricomposizione, è insostenibile, infatti, sia da un punto di vista temporale per la simultaneità delle date di distacco e di arrivo a Torsatto nel 1291, sia perché è impossibile smontare e trasportare tante volte le pietre della Casa per ricostruirle poi fedelmente in ogni luogo di arrivo. E’ incontestabile, inoltre, che la Santa Casa, pur non avendo fondamenta, in quanto semplicemente appoggiata su un terreno irregolare di nessuna consistenza e non allo stesso livello perché una parte è sospesa nel vuoto di un fosso, si è conservata integra in tutti questi secoli, senza alcun cedimento. Ragione per cui non può essere stata fabbricata, abbattuta e rifabbricata, così com’è, anche nel posto ultimo in cui si trova, con una geometria, peraltro, del tutto inalterata in quanto perfettamente combaciante con le medesime dimensioni delle fondamenta rimaste a Nazareth. Altre prove e testimonianze sull’originalità del manufatto sono la malta con cui le sante pietre sono murate che proviene dalla Palestina, i graffiti incisi sulle pietre di chiara provenienza giudeo-cristiana e due monete trovate nel sottosuolo che sono dello stesso anno della traslazione. Numerosi gli avvenimenti misteriosi e miracolosi che si sono verificati intorno alla Santa Casa. Un Vescovo che aveva voluto riprodurre una copia della Santa Casa prelevando una pietra da quella vera fu colto improvvisamente da una grave malattia dalla quale guarì altrettanto improvvisamente quando la santa pietra fu rimessa al suo posto originario. Altro fatto inspiegabile fu quello di un famoso architetto che, su disposizione di Papa Clemente VII, aprì due porte nelle pareti della Santa Casa cadendo ammalato dopo la prima picconata. A un seminarista al quale fu chiesto di continuare l’opera di apertura non accadde, invece, assolutamente nulla avendo dapprima digiunato e pregato per una settimana.

Sappiamo quanto la Chiesa sia responsabile prima di affermare la veridicità di un miracolo o di un evento prodigioso con processi che durano molti anni. Eppure, in questo caso, la Chiesa e i Pontefici che si sono succeduti hanno sempre ribadito sia l’autenticità della Santa Casa, sia il miracolo dei trasporti prodigiosi fino a quello di Loreto. Inquadrando, inoltre, la Santa Casa dentro la storia, il relatore riporta come essa abbia avuto un ruolo essenziale nella lotta contro l’oppressione islamica con le battaglie di Lepanto nel 1571 e di Vienna nel 1683, vinte dall’esercito cristiano grazie all’intercessione della Vergine Maria di Loreto.

Oggi sul posto è sorto un Santuario, il cosiddetto Santuario Loretano, che risale al IV secolo, dove si conserva e si venera la Santa Casa della Vergine Maria, luogo per eccellenza di santità e meta di pellegrinaggio e devozione. Un Santuario che il relatore definisce “polmone spirituale per quanti lottano a difesa dei principi non negoziabili: diritto alla vita, difesa della famiglia naturale, diritto dei genitori a educare i figli”. Un luogo di culto che Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto come “Primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore della cristianità”. Nel Santuario trova posto, per espressa volontà di Papa Pio XI, la statua della Madonna, scolpita su legno di cedro del Libano, in sostituzione di quella originaria del XIV secolo, andata distrutta in un incendio.

Un incontro sicuramente stimolante e una conferenza molto dotta e interessante, grazie all’importanza del tema e alla professionalità dell’illustre relatore che con solide argomentazioni ha saputo portare sostegno alla verità storica delle miracolose traslazioni e che ha riscosso concorde e unanime consenso da parte dei partecipanti manifestato, al termine della conferenza, con un lungo e caloroso applauso di ringraziamento.

Un vivo apprezzamento e un sentito e sincero ringraziamento, infine, al dott. Roberto Razzano per la pregevole organizzazione, la calorosa accoglienza e l’impeccabile stile e professionalità che hanno sempre contraddistinto la sua persona, oltre che per il contributo fattivo ai fini della perfetta riuscita dell’evento in questo suo penultimo mese di Presidenza e al quale, interpretando il pensiero di tutti i soci, va estesa la nostra gratitudine per l’impegno, l’attenzione e la sensibilità di cui ha dato prova in questi due difficili e intensi anni del suo mandato di Presidente al servizio del Serra Club di Roma. A conferma dell’eccellente lavoro svolto dal dott. Roberto Razzano si ha notizia della convergenza, da parte delle Commissioni nomine dei Club, per la sua designazione a Governatore eletto del Distretto 72.

Grazie Presidente!

 

Cosimo Lasorsa

Club di Pisa. Serra Day

Il club serrano di Pisa ha scelto di trascorrere il Serra Day tra le bellezze paesaggistiche nella zona della Valleriana – Comune di Pescia (PT).

La giornata è iniziata con la S. Messa nella parrocchia di San Quirico seguita dalla visita al cosiddetto “Orto del Prete” da cui è possibile ammirare la vista panoramica delle “undici Castella” componenti la suddetta valle. Abbiamo pranzato in un ristorante tipico della zona.

La giornata si è conclusa con la visita alla splendida chiesa di Pontito, il paesello più alto della valle. Il tutto confortato da una bella giornata di sole.

Siamo stati allietati ed onorati dalla presenza della nostra governatrice Elena Baroncelli e dal vescovo di Pescia mons. Roberto Filippini ex rettore del seminario pisano.

Distretto 71. La Comunità di Sant’Egidio al Serra Club di Cascina con la Dott.ssa Anna Aiello

Alla conviviale del 18 aprile scorso del Serra Club di Cascina, ha preso parte anche la referente della Comunità di Sant’Egidio dott.ssa Anna Aiello per intervenire sul tema: ”Costruire la pace con la solidarietà e l’accoglienza”.

Affrontando uno degli argomenti più spinosi del momento, quello del soccorso e dell’accoglienza delle persone che fuggono da situazioni di difficoltà e pericolo nei loro paesi natali, Aiello ha illustrato lo stile di intervento e le modalità operative della Comunità di Sant’Egidio.

L’unico modo per veicolare legalmente gli arrivi-ha osservato Aiello-è attraverso i Corridoi Umanitari, percorsi concordati tra gli Enti, le Istituzioni coinvolte e le Associazioni accreditate tra cui appunto la Comunità di Sant’Egidio. Nello specifico, la dottoressa ha sottolineato il carisma particolare della Comunità che parte sempre dall’ascolto della Parola di Dio e dalla sua meditazione per poi diventare aiuto e sostegno ai più deboli quali appunto le donne, i bambini, i giovani e le famiglie che fuggono dalle più varie situazioni di pericolo, in una parola da guerre, carestie, calamità e violenze varie.

La scelta operativa è quella che è stata adottata anche da molte parrocchie, in linea con le indicazioni di Papa Francesco, cercando di farsi prossimi a questi fratelli in difficoltà nel piccolo gruppo anziché nei grandi centri di raccolta profughi.

Il cappellano del Serra Club di Cascina, Mons. Paolo Paoletti, facendo memoria dell’azione pastorale di qualche anno fa, ha ricordato come la parrocchia di Cascina sia stata la prima nella Diocesi di Pisa a concretizzare l’invito del Santo Padre, durante l’anno della Misericordia, a dare accoglienza nelle proprie strutture a queste persone in difficoltà che fuggono da zone di conflitto e lo ha fatto offrendo un’abitazione, ricevuta in donazione, a una famiglia siriana composta da padre, madre e un figlio piccolo.

Oggi questa famiglia, arrivata da noi grazie al corridoio umanitario della Comunità di Sant’Egidio, è perfettamente integrata nel tessuto cittadino e nella comunità e, ottenuto un lavoro, è riuscita ad emanciparsi fino ad accedere ad un mutuo per l’acquisto di una nuova casa. E questo è indubbiamente un bell’esempio di accoglienza che diventa non solo solidarietà ma autentica integrazione.

Al termine della relazione è seguito un proficuo dibattito coordinato dal presidente del Club Alberto Beati il quale prima della chiusura della serata ha ringraziato la Governatrice Baroncelli Elena per la sua presenza e la responsabile della Comunità di Sant’Egidio per la partecipata testimonianza.

Club di Reggio Calabria. Premiati i vincitori del Concorso Scolastico.

Il tema del Concorso voluto dal Club Serra International Italia con i quali gli alunni delle scuole reggine di ogni ordine e grado si son dovuti confrontare racchiude due parole chiave per noi Cattolici: l’amore e il perdono. Sulla traccia che recita “ In un mondo che ha bisogno di amore, non si può vivere senza perdono”, i ragazzi si sono commisurati con se stessi e la società piena di contraddizioni in cui oggi vivono, esprimendo il loro punto di vista attraverso la poesia, la prosa, disegni e videoclip secondo la sensibilità e l’età di ognuno di loro.

La cerimonia si è svolta giovedì 27 aprile nella Aula Magna del Seminario Arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria . Un appuntamento organizzato dal Club Serra di Reggio Calabria e che si rinnova da 18 anni grazie all’impegno dei soci serrani, il diacono e già Preside prof. Santo Caserta e la prof.ssa Gabriella Gangemi. Presenti il Rettore del Seminario, i seminaristi, i Dirigenti Scolastici, gli insegnanti, i genitori, i parenti e i compagni di classe dei premiati. Il presidente Oreste Arconte ha ringraziato le Scuole, i Dirigenti Scolastici e gli insegnanti che hanno aderito all’invito del Serra Club reggino e particolarmente gli alunni per l’impegno e serietà con la quale hanno affrontato ed approfondito il difficile e complesso tema. Nel corso della premiazione i ragazzi hanno presentato i loro lavori spiegando il contenuto. Simone ha realizzato il suo videoclip ispirandosi alla preghiera del Padre Nostro: “Rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Alessandro ha scisso la parola “Perdono” in “Per Dono”, spiegando che il perdono è un dono che viene direttamente dalla Misericordia di Dio. Il Rettore don Nino Pangallo si è molto compiaciuto ed ha dichiarato che questi appuntamenti sono importanti perché mettono in contatto il mondo esterno con il Seminario che non è solo un bel edificio per chi ci passa davanti, ma un luogo di formazione, vivo. Dentro questo edificio, aperto negli anni ‘30 del secolo scorso, ha proseguito in Rettore, ci sono 21 ragazzi più 3 del propedeutico che hanno fatto una scelta di vita coraggiosa rispondendo ad una precisa chiamata, alla Chiamata di diventare Ministri di Dio, sacerdoti della chiesa Cattolica reggina. La Cerimonia è stata condotta dalla prof.ssa Gabriella Gangemi e membro della giuria e si è conclusa presentando ai convenuti i cinque seminaristi che il 24 giugno in cattedrale saranno consacrati presbiteri da mons. Fortunato Morrone, l’arcivescovo di Reggio Bova.

I Premiati:

Scuola Primaria “Telesio . Ciraolo” di Reggio Calabria

Premiato: Alunno Francesca Scappatura, Classe V/A – Per disegno

Dirigente Scolastico: Marisa Maisano.

Scuola Primaria “Melia” – Scilla (RC)

Premiato: Alunno Antonio Cosoleto, Classe IV/A Per elaborato

Scuola Secondaria di Primo Grado “Minasi”

Alunno Vincenzo Gaietti, classe III/A Per elaborato

Alunno Simone Torricone, classe II/A per videoclip

Dirigente Scolastico: Daniela Panzera

Scuola Primaria di Primo Grado “Telesio – Criaolo” (RC)

Alunna Emili Michelle, classe V/B Per elaborato

Dirigente Scolastico: Marisa Maisano

Scuola Secondaria di Primo Grado “C. Alvaro – Giudice Scopelliti” (RC)

Alunni Mattia Lia, Federica Maria Malavenda, Giudo Polimeni, Carol Ventura, Classe III/D. per la poesia “Il perdono”

Dirigente Scolastico: Adriana Labate

Liceo Scientifico “Alessandro Volta”, (RC)

Alunna/o Emanuela Foti , Classe II/D – poesia “Il perdono”

Giuseppe Festa, Classe II/D – poesia “Cerco la pace”

Dirigente: Marisa Monterosso

Istituto Tecnico Economico “Raffaele Piria” (RC)

Alunno Matteo Iero, IV/SIB – Per elaborato

Dirigente: Anna Rita Galletta – Rappresentata dalla prof.ssa Graziella Condello

 

Il Presidente

Oreste Arconte

Club di Ferrara. Produzione e sostenibilità: ecco, si può fare

Tre realtà economiche della provincia di Ferrara hanno portato, nella sala convegni del Seminario arcivescovile, un’interessante e utile testimonianza di come possano coesistere produzione e profitto da un lato e sostenibilità dall’altro.

L’iniziativa era organizzata da Serra club e Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti). Il confronto ha visto protagonisti la Cerutti di Burana, un’azienda agricola votata al biologico, l’Ursa, importante impresa industriale di Pontispagna sempre nel Bondenese, e per il comparto servizi la Cooperativa “Il Germoglio”. Stefano Cerutti, titolare insieme alla sorella Maria, ha affermato che nonostante le mille difficoltà burocratiche e i modesti contributi pubblici è possibile creare profitto da un’entità agricola di medie dimensioni che abbia scelto il bio come mission e la sostenibilità come processo accanto a nuove modalità di commercializzazione dei prodotti (i mercati locali e i gruppi di acquisto solidale): uova, grani, farinacei, riso, prodotti da forno, oltre a prodotti caseari dell’azienda zootecnica (ubicata nel Modenese) di proprietà della moglie Elisa.

Pasquale D’Andria e Piero Trezza, rispettivamente direttore tecnico e marketing e direttore commerciale di “Ursa”, si sono soffermati sulla tipologia di produzione dell’azienda (isolanti termici e acustici secondo un’ottica di edilizia sostenibile) e sulle modalità, anch’esse legate al rispetto ambientale. Anche il settore servizi punta sulla sostenibilità. Ne è un esempio la Cooperativa sociale “Il Germoglio” che, come ha rilevato il direttore Biagio Missanelli, da sempre ha

improntato su questi binari la sua multiforme attività che consta anche di un settore specifico; gestisce infatti la raccolta di rifiuti di apparecchiature elettroniche, di cartucce e toner e recupera anche elettrodomestici e biciclette.

Nell’intervento di chiusura don Francesco Viali direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato ha sottolineato come molte imprese si stiano concretamente orientando alla difesa dell’ambiente mettendo al centro la persona e la relazione autentica. Inevitabile il riferimento alle due encicliche di papa Francesco, la “Laudato sì” e la “Fratelli tutti” dedicate a questi temi e dunque al Bene comune.

Hanno coordinato l’evento Antonio Frascerra e Alberto Lazzarini presidenti, rispettivamente, di Ucid e di Serra club.

Serra Club di Roma – Visita al Seminario Diocesano Redemptoris Mater

La visita al Seminario missionario diocesano “Redemptoris Mater”, svoltasi il 27 aprile 2023, ha donato a noi Serrani momenti di grande appagamento cultuale e religioso: il maestoso edificio, circondato da un grande parco, i cortili, ricchi di palme, magnolie e fiori stagionali e gli interni spaziosi e ben arredati hanno incantato la nostra vista. Le pareti, decorate di quadri e affreschi su temi religiosi di Kiko ci hanno estasiato per l’uso sapiente di un’iconografia appropriata, ben illustrata dal Rettore, Don Francesco Donega, che amministra con grande cura e sollecitudine circa sessanta seminaristi provenienti da tutto il mondo. Conoscere la storia dell’Istituto con le sue benemerite finalità, assistere alla Santa Messa, presieduta dal Rettore stesso e da Mons. Vittorio Formenti, sono stati momenti di intensa e gioiosa spiritualità. La musica e il canto dei seminaristi ci ha sorpreso e commosso. Siamo stati accolti magnificamente con dolci, the e caffè e poi con una buona cena assieme ai seminaristi che alla fine hanno suonato e cantato una bellissima canzone messicana ed il coinvolgente e famoso “Volare” di Domenico Modugno. Dopo il commiato ed il ringraziamento per l’ospitalità, ci è stato donato un libro che illustra la storia del Seminario.

Il Presidente del Serra Club di Roma Dott. Roberto Razzano

Distretto 77. SERRANI: LAICI CHE RISPONDONO AD UNA VOCAZIONE

RELAZIONE DEL GOVERNATORE MICHELE MONTALTO ALLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DISTRETTUALE DI PALMI (R.C.) DEL 22 APRILE 2023

SERRANI: LAICI CHE RISPONDONO AD UNA VOCAZIONE

La chiamata di Dio (vocazione) è estesa a tutti i credenti siano essi clerici o laici perché ognuno ha, nella sua specificità, una missione o un compito da compiere nella sua vita secondo il disegno di Dio.

L’appello del Signore Gesù «Andate anche voi nella mia vigna» non riguarda soltanto i Pastori, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ma si estende a tutti: anche ai fedeli laici che sono personalmente chiamati dal Signore, dal quale ricevono una missione per la Chiesa e per il mondo.

Il concilio Vaticano II, in questo senso, ha dato una nuova e radicale interpretazione della vocazione dando pari dignità a tutti i battezzati.

Con il battesimo, infatti, si entra a far parte a pieno titolo del Popolo santo di Dio da parte di tutti, senza distinzione tra laici o clerici e viene acquistata la piena appartenenza alla Chiesa e al suo mistero.

Tutti quindi indistintamente sono ugualmente chiamati alla sequela di Christo e devono portare la testimonianza cristiana in tutti gli ambienti: nel mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale.

Tutti i battezzati infatti sono resi partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, e quindi sono investiti di dignità, spiritualità, missione e responsabilità perché fanno parte viva, consapevole e responsabile alla missione della Chiesa.

Nella Lumen gentium Cap. II, si legge: “Tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ciascuno per la sua via, a quella perfezione di santità che appartiene al Padre celeste”.

Anche nell’ esortazione apostolica post-sinodale “christifideles laici” del Santo Papa Giovanni Paolo II, a proposito di vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo, è detto: “lo stato di vita laicale . . . realizza un servizio ecclesiale nel testimoniare e nel richiamare, a suo modo . . . il significato che le verità terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio” e più oltre è precisato che “la vocazione cristiana è per sua natura vocazione all’apostolato”.

Viene così enunciato che anche coloro che non sono ecclesiastici o consacrati ricevono da Dio una “chiamata” e quindi una “vocazione”.

La chiamata si manifesta attraverso accadimenti, incontri, circostanze varie ed imprevedibili che ti fanno pensare, ti interrogano e ti obbligano ad una scelta: dire sì o no.

Ciascuno risponde alla chiamata di Dio con libera volontà nel modo che ritiene per sé più consono ed idoneo ad esprimere la sua piena appartenenza e servizio alla Chiesa sia come laico che come chierico e tutti insieme sono al servizio della Chiesa.

Mentre solo i sacerdoti hanno il potere di somministrare ed impartire i Sacramenti, lo stato di vita laicale tratta le cose temporali e le ordina secondo Dio e di fatto, nella sua specificità, realizza un servizio ecclesiale testimoniando e richiamando il significato che le realtà terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio.

Pertanto la missione dei fedeli laici non è di meno di quella dei consacrati poiché tutti e due assieme, ciascuno a proprio modo e nel proprio ambito, compiono nella Chiesa e nel mondo la missione propria di tutto il popolo cristiano che è quello di testimoniare e servire Dio.

Questa missione si esercita vivendo quotidianamente il Vangelo e quindi servendo la società, promuovendo la dignità della persona, venerando l’inviolabile diritto alla vita, evangelizzando la cultura e le culture dell’uomo, senza tralasciare la preghiera continua e l’adorazione di Dio nella persona di Gesù Cristo.

A questa chiamata del Signore, al pari di tutti i giovani bravi seminaristi di cui ci occupiamo, anche noi serrani abbiamo risposto con un sì.

Un che per noi serrani significa in particolare servire la chiesa da laici presenti nel mondo e che per questo ci siamo resi disponibili a svolgere una particolare missione: quella di promuovere ed aiutare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ed essere quindi a disposizione dei seminaristi e dei sacerdoti.

Servire vuol dire fare, implica una fatica, una disponibilità, scegliere Marta piuttosto che Maria.

Servire è l’opposto di essere servito ed allora è inconcepibile, come purtroppo ho constatato visitando vari club, che un serrano si sottragga o non si renda disponibile ad assumere un incarico od una responsabilità in favore del club di appartenenza o in favore della comunità ecclesiale cui appartiene.

Il servizio va fatto innanzitutto in forma comunitaria, nella forma e nei modi che spiegherò più inoltre, ma è anche un servizio che va svolto in forma personale nella normalità della vita quotidiana dando sempre testimonianza con un comportamento da buoni credenti cristiani e con la vicinanza verso i seminaristi e i sacerdoti, dimostrando sincera amicizia nei loro confronti e ancora con la preghiera, con il soccorso economico e con il sostegno morale.

Dobbiamo essere consapevoli che rispondere alla chiamata di aderire ad un Serra Club comporta una appartenenza entusiastica, anche se talvolta faticosa, che però alla fine ti dà gioia e soddisfazione.

Operare per promuovere e sostenere le vocazioni al sacerdozio cattolico e alla vita consacrata con la costante preghiera al Padrone delle messi e soprattutto con la testimonianza e l’azione apostolica propria dei laici, è certamente una fatica ma è una fatica gioiosa che dà risultati che ti riempiono il cuore e ti ricompensano del centuplo.

Per ottenere i risultati sperati è evidente che tale missione non può essere condotta solo singolarmente ma deve essere svolta congiuntamente da tutti i soci che si integrano lavorando assieme e coinvolgendosi, senza sottrarsi, a tutte le attività di programmazione, di diffusione, di divulgazione del club spendendo le proprie intelligenze, i consigli e perché, non anche, parte del proprio tempo per agevolare e migliorarne le attività e, tutto ciò, senza aspettare di trovare preparato il piatto pronto in tavola, e soprattutto senza autoreferenzialità, senza narcisismi e comodi isolazionismi.

Ogni club Serra deve essere una fucina di interessi, di intelligenze e di operosità che coinvolge tutti, nessuno escluso e deve essere chiaro che il Serra Club non è un parcheggio per il tempo libero.

C’è un consiglio direttivo che coordina il lavoro di tutti ma è tutta l’assemblea che decide, promuove, consiglia e soprattutto opera, ciascuno secondo le proprie capacità, per il raggiungimento degli obiettivi programmati.

Dobbiamo essere convinti che avendo aderito alla chiamata non è concepibile alcun assenteismo e tutti dobbiamo darci da fare senza rimanere passivi aspettando i risultati del lavoro degli altri.

Impegno principale di ogni consiglio direttivo deve essere quello di coinvolgere la totalità dei soci nella esecuzione delle iniziative programmate e questo lavoro va svolto sotto la direzione e la sovraintendenza dei responsabili di ogni commissione di lavoro. Commissioni che non debbono restare solamente dei titoli enunciati ma che debbono operare seriamente e collegialmente.

Si rende pertanto necessario modificare la purtroppo consolidata abitudine che siano solo il presidente ed il segretario e per la parte economica il tesoriere gli unici a lavorare, pensare e decidere.

Le decisioni vanno prese collegialmente sotto la direzione e coordinate dal presidente di ciascuna delle commissioni. Le conclusioni vengono poi relazionate in sede di consiglio direttivo e se approvate vanno divulgate ed attuate con la collaborazione di tutti i soci.

Quindi per esempio il programma dell’anno sociale dovrebbe essere coordinato e predisposto dalla commissione programmi presieduta dal vice presidente ai programmi. Stilato un programma di massima lo stesso viene poi concordato con il presidente del club ed infine discusso ed approvato dal consiglio direttivo.

Così come i principali punti all’ordine del giorno dei consigli direttivi dovrebbero essere non tanto le comunicazioni del presidente quanto le relazioni dei vice presidenti sui progetti di lavoro che le commissioni da essi presiedute hanno ideato.

Solo così con un lavoro che coinvolge tutti e che va fatto con sinergia e impegno si risponde pienamente alla chiamata e soprattutto si evita che il club pian piano si esaurisca e muoia per inedia e per disinteresse.

Un club può godere di ottima vita solo se non vi sono soggetti passivi ed ove tutti i soci sono attivi ed interessati.

Bisogna inoltre evitare un altro difetto comune e per questo non meno pericoloso per la vita di un club che è l’omologazione e l’accettazione passiva di tutte le decisioni prese dal consiglio direttivo. Il coinvolgimento e la dinamica presuppongono anche una dialettica ed un confronto.

In una società moderna e progressista le critiche ed i rilievi vanno sempre accettate e ponderate. Guai a prenderle come offese alla divina maestà od opera di sovversivi e di bastian contrari.

La critica apertamente enunciata è sempre costruttiva ed è il sale della democrazia e di una società o gruppo di volontari come il nostro. Allora ben venga la critica perché serve a fare riflettere ed eventualmente a correggere ed a migliorare. Non lo è, invece, la critica mormorata che serve solo a spargere zizzania.

Concludo augurando che tutti i soci dei nostri club, in conseguenza della affermativa risposta alla chiamata ricevuta, siano fecondi, operosi e fedeli nel loro servizio e con l’aiuto dello Spirito Santo e la protezione di Maria Regina delle vocazioni e di San Junipero Serra, operino sempre in amicizia, sinergia, comunione e concordia per fare un servizio alla Chiesa e per la gloria di Dio.

Voglio fare un appello ai Presidenti che rimarranno in carica ancora per il secondo anno ed ai Presidenti eletti.

Come sapete certamente entro il 30 giugno di ogni anno bisogna mandare alla sede centrale il programma dell’anno sociale che inizierà ad ottobre.

Arraffare un programma di massima da inviare entro il 30 giugno di ogni anno è una impresa difficile, soprattutto per i Presidenti eletti che generalmente ottengono l’investitura a metà giugno.

Ne consegue che generalmente vengono inviati programmi stereotipati e generici che poi regolarmente vengono modificati ed integrati in occasione della loro presentazione ufficiale alla charter di apertura dell’anno sociale.

Per tale motivo mi permetto di consigliare ai Presidenti che rimarranno ancora in carica ma soprattutto ai Presidenti eletti di cominciare a pensare e progettare sin da ora il programma che intendono elaborare per il prossimo anno sociale.

Altro consiglio che mi permetto di dare è quello di fissare un tema dell’anno del Club su cui fare roteare tutta la programmazione non tralasciando, comunque, di riservare almeno un incontro per dibattere sul tema dell’anno nazionale.

Sempre riguardo al programma, ricordo che ci sono delle giornate dedicate che tutti i club dovranno rispettare come la giornata della Fondazione ed il Serra Day e poi ci sono i service indicati dalla sede nazionale, a cui è auspicabile aderiscano tutti i club, quali il concorso scolastico, la penna dello spirito ed il contest fotografico.

Michele Montalto