Il Serra Club di Ferrara ricorda don Alessandro Denti

Tutto esaurito, nella capiente sala riunioni del Seminario di Ferrara, all’incontro organizzato dal Serra club per ricordare don Alessandro Denti, sacerdote scomparso poco meno di sei anni fa e sempre nei cuori dei tantissimi che lo conobbero e che ne seppero apprezzare le grandi qualità. Il tema della serata – ha osservato in apertura il presidente Alberto Lazzarini, che ha coordinato i lavori – è perfettamente in linea con le finalità dell’associazione “nata per sostenere le vocazioni, nei modi più diversi: la preghiera e l’iniziativa; l’incontro e l’aiuto economico, la divulgazione. E proprio la cultura cattolica – ciò che essa significa in questa nostra società in continua evoluzione, sempre più secolarizzata – è il secondo grande motivo d’essere del sodalizio”.

Due le relazioni-base, quelle del vicario generale monsignor Massimo Manservigi e di Alda Lucci promotrice dell’incontro; quattro le testimonianze (di Piera Murador, Roberto Pasqualini, Gianni Tebaldi e Ornella Antoniolli); il tutto alternato da letture eseguite da due lettori di eccezione e tratte da scritti dello stesso don Alessandro: Luigi Dal Cin (noto autore di libri per bambini, docente universitario) e Silvia D’Ambrosio (attrice e autrice). Più specificamente, i brani erano stati scelti dal libro realizzato su don Denti a cura di Alda Lucci, Sabina Marchetti, Simonetta Montanari, Bruno Quarneti e Silvia Veronesi.

Dalla serata è emersa di nuovo la grande figura di questo sacerdote nato nel 1959, entrato in seminario nel 1970 e consacrato nel 1983. Vicario parrocchiale a Pontelagoscuro, a San Gregorio, a S. Francesca Romana, a Voghiera e Montesanto.  Poi parroco a Malborghetto di Boara. Nel 2006 succede a don Ivano Casaroli come assistente diocesano del Movimento di Rinascita Cristiana. Nel 2016, nella cattedrale di Ferrara riceve la nomina a canonico e il titolo di monsignore.  Ma la malattia lo ha già colpito e dopo lunga agonia si spegne il 4 marzo 2017 presso l’Hospice Casa della Solidarietà ADO di Ferrara.

Molti sono stati i ricordi e le riflessioni espressi nel corso della serata, a cominciare dalla consapevolezza, da parte di don Sandro, di avere ricevuto la vocazione parrocchiale quale “Ricostruttore di cuori, da cui ricostruttore della comunità”.

Don Sandro era un uomo di gioia, dovuta all’incontro e alla sua azione evangelizzatrice che conferma come non si debba stare da soli, fermi. Credeva nella Fratellanza universale in contrapposizione all’individualismo sfrenato e operava per la cura della casa comune, della comunità locale. Don Sandro è naturalmente rimasto nel cuore di tante persone. E’ stato ed è molto amato avendo fatto tanto bene a tanti.

Di rilievo, naturalmente, è il ruolo svolto dalla famiglia, della quale scriverà: “Ricordo, anche se il cuore era gonfio di emozione e stupore, la loro libertà e il loro coraggio nell’affidare questo cucciolo d’uomo al Signore, consapevoli di non essere i proprietari della vita del loro primogenito e davanti alla mia ferma volontà, con la fede dei semplici, si sono a loro volta fidati e affidati, certi che se la cosa veniva da Dio nulla l’avrebbe fermata!”

Don Sandro – è stato detto – è “un interlocutore silenzioso per il suo collocarsi nella realtà non al centro ma alla periferia di essa: si spiegano così la sua mobilità e ad un tempo la sua capacità di ascolto e di attesa”.

Grazie alle sue capacità di relazione e di incontro, è stato un punto di riferimento essenziale per Malborghetto, non solo per quanto riguarda l’aspetto religioso, ma anche quello sociale. Ha condiviso con gli abitanti le richieste per il rifacimento della piazza, ha partecipato alle iniziative della Fondazione Navarra, ha contribuito a formare un’identità di paese, ha fortemente sostenuto la sagra di San Maurelio considerata come una parte integrante della sua azione pastorale, in quanto permetteva alla comunità parrocchiale di aprirsi all’esterno e di avvicinare anche tanti che per diversi motivi non la frequentavano o se ne erano allontanati.

Alla base della spiritualità di don Alessandro sta non solo la relazione con gli altri, ma soprattutto la relazione con l’Altro. Ecco perché nei vari interventi sono state sottolineate alcune sue “stelle polari”, ad esempio fedeltà e preghiera nel segno, in particolare, di giustizia-solidarietà-pace.