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Club di Oppido Mamertina-Palmi. Incontro con il Vescovo ed i seminaristi.

Si è svolto lo scorso 9 settembre a Oppido Mamertina presso la Sala Vescovile, l’incontro tra il Serra Club Oppido Mamertina-Palmi presieduto dalla dott.ssa Lucia Ioculano e i Seminaristi diocesani: Filippo Attanà, Domenico Zito, Domenico Giuseppe Lamanna, Giacomo D’Agostino che studiano presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale San Pio X di Catanzaro; Francesco Pio Paonni, Giuseppe De Gennaro, Damiano Attisano, Cosimo Attisano e Francesco Petullà che studiano presso il Seminario Vescovile di Oppido Mamertina

La dott.ssa Ioculano si è subito soffermata sugli scopi del Serra Club, movimento internazionale laicale al servizio della Chiesa che è sorto in America, e prende il nome di un frate minore francescano, Juniper Serra, che nel ‘700 fu evangelizzatore di vaste aree del “nuovo mondo”.

Tra gli scopi dei Club, c’è quello di supportare i seminaristi nel loro percorso vocazionale.

Uno dei momenti fondamentali dell’attività dei “serrani” è la preghiera e l’azione di testimonianza in cui volontari si prodigano per diffondere l’idea che la Chiesa, il Seminario e le vocazioni, si possano aiutare anche con una forma di missionariato laico che impegna uomini e donne anche attraverso la divulgazione della cultura, della solidarietà e la promozione di quei valori etici che sono alla base della civile convivenza tra gli uomini.

Subito dopo la Ioculano, ha chiesto a ciascuno dei seminaristi di presentarsi, dicendo anche un loro hobby e poi ha illustrato le tante iniziative che il Club realizzerà insieme a loro .

A seguire Mons. Francesco Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi, ha ribadito il senso dell’incontro che consente ai seminaristi di farsi conoscere, attraverso la presentazione del proprio itinerario di formazione e nel contempo di rendersi conto da vicino della realtà associativa.

Infine Mons. Milito ha concluso:” Fate fiorire i semi che il Signore ha messo dentro di voi e non abbandonate mai la preghiera e l’amore per la liturgia. Lo studio è la conseguenza della vocazione.

Non vi sentite mai arrivati, ma continuate a studiare. Siate sempre una famiglia unita”.

L’evento è stato impreziosito dal “passaggio di decanato” tra i seminaristi Domenico Giuseppe Lamanna e Filippo Attanà, con la consegna dell’effige della MS Annunziata e la croce di legno.

Presenti Don Rosario Attisano vice cappellano del Club e Rettore del Seminario Diocesano, don Giovanni Rigoli Direttore del Centro Diocesano Vocazionale e don Daniele Dato, con i quali il Club collaborerà attivamente.

L’evento si è concluso con la consegna ai seminaristi di un dono da parte del Club: l’ultima Lettera Apostolica di Papa Francesco e con un momento di gioiosa convivialità .

Caterina Sorbara

«Creare casa» (Christus vivit, 217)

Nuova Scheda Tematica 2024 in vista della 61ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, 21 aprile 2024

 

La tematica che l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni propone in vista della 61a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che si celebrerà la quarta domenica di Pasqua, il 21 aprile 2024 intende cogliere l’invito di Papa Francesco a creare ambienti adeguati nei quali sperimentare il miracolo di una nuova nascita: «in tutte le nostre istituzioni dobbiamo sviluppare e potenziare molto di più la nostra capacità di accoglienza cordiale […], le comunità come la parrocchia e la scuola dovrebbero offrire percorsi di amore gratuito e promozione, di affermazione e di crescita […]. Quanto sradicamento! Se i giovani sono cresciuti in un mondo di ceneri, non è facile per loro sostenere il fuoco di grandi desideri e progetti. Se sono cresciuti in un deserto vuoto di significato, come potranno aver voglia di sacrificarsi per seminare? L’esperienza di discontinuità, di sradicamento e la caduta delle certezze di base, favorita dall’odierna cultura mediatica, provocano quella sensazione di orfanezza alla quale dobbiamo rispondere creando spazi fraterni e attraenti dove si viva con un senso. Fare ‘casa’ […] è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici e funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani e che tutti possiamo compiere […]. Così si attua il miracolo di sperimentare che qui si nasce di nuovo […] perché sentiamo efficace la carezza di Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e, perciò, più divino» (Cf. Francesco, Christus vivit, 216-217).

L’invito conduce alle radici della fede e riporta agli inizi della Chiesa nella quale da subito i primi credenti si sono adoperati per creare spazi di condivisione della vita nei quali poter sperimentare «la gioia di una casa comune: una domus ecclesiae. Prima che di un edificio – già insegnava il card. Carlo Maria Martini all’inizio del Millennio – ci sia un contesto, un luogo permanente di incontro […] in cui si respiri uno stile di fraternità, di lavoro e di preghiera. Tutte le nostre comunità siano attente alle esigenze giovanili di vita comune, sapendo che i giovani, oggi più che mai, hanno bisogno di formazione intelligente e affettiva per appassionarsi al Signore, alla comunità cristiana e ai fermenti evangelici disseminati tra i loro coetanei nel mondo. La Parola di Dio ha bisogno di un terreno buono e l’Eucarestia ha bisogno di una casa» (C.M. Martini, Attraversava la città. Risposta al Sinodo dei Giovani, 23 marzo 2002).

Il Cammino Sinodale delle Chiese d’Italia delle Chiese d’Italia ci sta aiutando a riscoprire la gioia e la fatica del camminare insieme, il lavoro fattivo e concreto del costruire cantieri capaci di immaginare gli elementi fecondi già presenti nell’oggi e che dischiudono il futuro; invita, sull’icona dei discepoli di Emmaus, a riconoscere il passante che si fa prossimo nel cammino e ospitarlo in casa perché là si manifesti nel suo volto del Signore Risorto (cf. Lc 24,29).

Anche la vocazione ha bisogno di un terreno buono perché possa attecchire e di una casa nella quale fare Eucarestia, ringraziamento e benedizione per la Parola ricevuta e il dono di quella fraternità che è offerta della propria vita perché insieme agli altri diventi feconda nella carità, a servizio di tutti. Come la vita, ha bisogno di trovare uno spazio accogliente per nascere, crescere e maturare. Il desiderio di appartenere ad una persona o ad una comunità nasce da una frequentazione feriale e una conoscenza graduale di quella casa alla quale si sogna di appartenere per essere fecondi. Creare casa è un invito rivolto alle Chiese, alle comunità, alle parrocchie, ai presbitéri, alle famiglie, ai monasteri perché siano sempre più spazi capaci di quell’accoglienza cordiale e libera che fa crescere la vocazione sia di chi li abita che di chi li visita, diviene terreno fecondo di nuove vocazioni.

«Chi ha sete, venga!» (Ap 22,20)

L’immagine preparata è un’icona del Cristo che viene; anch’essa porta direttamente alla radice della vocazione cristiana e alla sorgente di ogni chiamata perché la vocazione è incontrare e riconoscere il Signore Risorto che abita i passi della propria storia. Tutta la Scrittura termina con un grido che racchiude una promessa: «Lo Spirito e la Sposa dicono: ‘Vieni!’. E chi ascolta, ripeta: ‘Vieni!’. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita» (Ap 22,17). Se il nostro sguardo potesse attraversare il cielo, se potesse guardare attraverso la storia e i fatti della vita altro non vedrebbe che il Cristo che viene perché raggiungerci – venire verso di noi – è l’unica cosa che anch’egli ardentemente desidera; stare in nostra compagnia, fare casa con noi: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).

Intrattenersi con il Signore Risorto, parlare con lui come con un amico (cf. Concilio Vaticano II, Dei verbum, 3) è l’origine della vocazione che si può riconoscere nella Parola – sovente anche un solo versetto di tutta la Scrittura – che è il grembo della fede (cf. Rm 10,17) e il Principio di ogni cosa (cf. Gv 1,3). Qui è simboleggiata dalla raffigurazione dei quattro evangelisti che occupano gli angoli della tavola: Matteo (l’angelo), Giovanni (l’aquila), Marco (il leone) e Luca (il bue).

La fede e la vocazione – così come la vita e la realtà – hanno a che fare con un invisibile (cf. Eb 11,27) che contiene una promessa, quella della vita eterna (cf. 1Gv 2,25) che è la vita vera, la vita come dovrebbe essere, la vita che è semplicemente vita, semplicemente felicità (cf. Benedetto XVI, Spe salvi, 11). Il cerchio esterno con i cherubini e i serafini che fanno capolino dai lati del quadrato più interno simboleggia il mondo celeste e ricorda che tutta l’avventura della vita si svolge sotto il cielo ormai aperto (cf. At 7,56) dalla Pasqua di Cristo (cf. Gv 1,51). Cerchio e quadrato ricordano il movimento – immaginando di far ruotare il quadrato attorno al suo centro – iniziato nel Battesimo. Immersa nell’acqua del fonte la vita di terra (cf. 1Cor 15,47) ha cominciato a camminare verso la perfezione della carità che potrà essere ricevuta in dono solo nella Gerusalemme celeste ma che già può essere gustata in questo tempo, nella consapevolezza che solo l’amore vale la pena e la bellezza del vivere, l’unica cosa che rimane per sempre.

Intuire la propria vocazione è discernere il calore del divino – ha il volto di Cristo e il sapore dei suoi gesti – che traspare da ciò che è umano come il rosso delle vesti del Signore emerge dal blu che simboleggia la storia, è condividerne la Passione e spendere la vita nel suo amore: il volto di una persona che si accende di una luce particolare nella quale ci si riconosce chiamati come sposi, il mistero di una Chiesa che si desidera servire come ministri ordinati, una famiglia religiosa che chiama ad una appartenenza e ad una consacrazione particolare, una storia di relazioni quotidiane per il quale adoperarsi semplicemente con il lavoro delle proprie mani.

L’icona è stata realizzata anche in una copia stampata su legno così che possa diventare pellegrina nelle diocesi in occasione che volta per volta organizzeranno l’animazione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni.

 

Dal https://vocazioni.chiesacattolica.it/creare-casa-chv-217/

Sulle strade di Junipero Serra: il francescano che convertì la California e fu di ispirazione del Serra International

di Cosimo Lasorsa

Oggi si ricorda l’ascesa al cielo di San Junipero Serra. Riproponiamo questo bellissimo articolo a firma del nostro socio.

Il 16 maggio 2006, durante il trasferimento via terra da San Francisco a Los Angeles, attraverso una delle strade più belle e più suggestive degli Stati Uniti lunga 700 chilometri, ho avuto l’opportunità di effettuare una sosta a Monterey. Monterey è stata la prima capitale della California durante il dominio spagnolo e messicano (1770-1822) e, fino alla metà dell’ultimo secolo, è stata famosa per la pesca delle sardine, molto copiosa nella baia, con conseguente sviluppo di stabilimenti per la lavorazione e l’inscatolamento e un fiorente commercio di esportazione in tutto il mondo. Inspiegabilmente, da un giorno all’altro, nel breve spazio di 24 ore, le sardine scomparvero dalle acque di Monterey, creando un crollo economico e la chiusura a catena di tutti gli stabilimenti. Oggi Monterey è una elegante cittadina turistica, con un delizioso porticciolo, dove si possono ammirare simpatiche foche, leoni marini e belle case immerse in giardini fioriti. Monterey è, inoltre, conosciuta come una dei territori in cui maggiormente operò Padre Junipero Serra. Uscendo da Monterey, infatti, si arriva a Carmel, chiamata anche Carmelo di Monterey. Carmel è anch’essa una incantevole cittadina caratterizzata dall’assoluta mancanza di semafori e di segnaletica stradale. Le strade non hanno nome né numeri civici, in quanto è la casa ad avere il proprio nome. E’ tutto scrupolosamente pulito ed ha avuto come sindaco famoso l’attore-regista Clint Eastwood. A Carmel si trova anche la bellissima Missione di San Carlo Borromeo, istituita da Junipero Serra, che ho avuto modo di visitare e dove è stato deposto il suo corpo dopo la morte. Si tratta della seconda delle nove Missioni fondate nella California Superiore da Padre Serra nel periodo che va dal 1769 al 1782. Quando Papa Giovanni Paolo II si recò pellegrino alla Missione di San Carlo Borromeo il 17 settembre 1987 ebbe a dire che questi luoghi, dove riposano i resti mortali di Padre Serra, “sono il cuore storico e spirituale della California e che le Missioni sono il risultato di una conseguente decisione morale presa da uomini di fede nei confronti del futuro di questa terra e delle popolazioni indigene”. Come molti sanno, il vero nome di Junipero Serra era Miguel Iosé Ferrer e non era né californiano né tanto meno americano ma spagnolo, essendo nato il 24 novembre 1713 a Petra di Majorca. Fattosi francescano appena diciottenne, decise di assumere il nome di Junipero (Frate Ginepro) per ricordare uno dei compagni più vicini e più fedeli a San Francesco d’Assisi, dalla cui santità fu sempre affascinato. A 36 anni iniziò la sua opera missionaria recandosi in Messico, che all’epoca era soggetta alla Spagna, approdando prima a San Giovanni di Porto Rico e, quindi, a Veracruz, da dove raggiunse a piedi Città del Messico. Trascorsi cinque mesi partì per la Sierra Gorda giungendo a Japan nel 1750, dove iniziò la sua predicazione agli indios nel loro linguaggio, traducendo le preghiere ordinarie e il catechismo ed educandoli anche nel lavoro. In Sierra Gorda assolse vari incarichi, tra i quali quello di Superiore delle cinque Missioni già costituite. Fu, quindi, inviato in Texas a ricostruire la Missione di San Saba, distrutta poco prima dagli Apaches, ma in seguito l’incarico fu revocato per il forte pericolo che comportava. Dopo un periodo di permanenza presso il Collegio Apostolico di San Ferdinando, come maestro dei novizi e predicatore delle Missioni, iniziò la sua grande avventura missionaria in California, dove giunse il 1 aprile 1768. Si calcola che Padre Serra abbia percorso 9.900 chilometri in terra e 5.400 miglia in navigazione quando, all’età di 56 anni, giunse in California, dove diede inizio alla fondazione di ben nove Missioni tra il 1769 e il 1782. La prima Missione in California fu realizzata a San Diego de Alcalà nel 1769, alla quale seguirono quelle di San Carlo Borromeo nel 1770, di Sant’Antonio di Padova e di San Gabriele Arcangelo nel 1771, di San Luigi Obisbo di Tolosa nel 1772, di San Francesco d’Assisi e di San Capistrano nel 1776, di Santa Clara nel 1777 e, infine, di San Bonaventura nel 1782, per poi ritirarsi definitivamente a Carmelo di Monterey, dove rimase fino alla sua morte. Dopo la morte di Junipero Serra, le Missioni in California si incrementarono ancora a cura dei Francescani fino a raggiungere il numero complessivo di ventuno Missioni. Quando giunse in California Padre Serra era un uomo ormai anziano, asmatico e sofferente di una ferita cronica ai piedi, che si portò avanti negli ultimi quindici anni della sua vita. Continuò, tuttavia, a camminare in tutta la California, a piedi o a dorso di mulo, per estendere la religione cattolica sul territorio e convertire gli indiani al Cristianesimo. Con le sue Missioni fronteggiò burocrati e comandanti militari, combatté gli abusi dei potenti e riuscì ad assicurare un sistema di leggi per proteggere gli indiani della California dalle ingiustizie inflitte dai soldati spagnoli. La Missione di San Bartolomeo, che ho visitato, fu fondata il 3 giugno 1770 nei pressi della spiaggia della baia di Monterey. Era il tempo in cui Don Gaspar de Portola, esploratore e soldato spagnolo che era stato a capo della spedizione della scoperta della baia di San Francisco, reclamava l’Alta California in favore della Spagna. Quella domenica mattina si verificarono due avvenimenti: da una parte Padre Junipero Serra che recitava la Messa sotto le fronde di una grande quercia plurisecolare piantando la Croce cristiana sulla spiaggia, dall’altra i soldati spagnoli che dispiegavano gli stendardi inneggiando alla corona di Spagna. Gli Spagnoli, infatti, accampavano un diritto di proprietà sul territorio di Monterey in quanto, oltre un secolo prima, nel 1602, la spedizione di Sebastian Vizcaino, altro navigatore ed esploratore spagnolo, aveva scoperto la baia di Monterey e, accompagnato dai monaci carmelitani, aveva fatto celebrare una Messa sotto la stessa quercia. I rapporti poco soddisfacenti e il clima di tensione che si era venuto a creare tra Spagnoli e Francescani spinsero Padre Serra a spostare la Missione nella attuale località di Carmel il 24 agosto 1771. La Missione di San Carlo Borromeo è posta in una posizione spettacolare, all’imbocco della Carmel Valley, attraversata dall’omonimo fiume Carmel, ed è circondata dalla catena montuosa di Santa Lucia oltre che dalla scintillante e azzurra Carmel Bay. Lo stesso Junipero Serra chiamò quel luogo “il giardino di Dio”. Considerata la gemma di tutte le Missioni, fu inizialmente costruita con pietre raccolte dalle miniere della vicina catena montuosa e completata, nella sua attuale struttura, nel 1793. La Missione di San Bartolomeo divenne il quartiere generale di Padre Serra, universalmente riconosciuto come Padre-Presidente di tutte le Missioni della California, che non si stancava mai di visitare nonostante le malferme condizioni di salute. La Missione si presenta in tutto il suo splendore al visitatore, con giardini ben curati e la bellissima Chiesa. La cupola, le torri campanarie e gli esterni riflettono chiaramente un influsso moresco. Archi in pietra formano il soffitto a volta. Un’unica finestra a forma di stella, che inizialmente avrebbe dovuto essere quadrata, aiuta a dar forma a questo capolavoro architettonico. Sotto il pavimento del Santuario, alla base dell’altare principale della Chiesa, è stato sepolto nel 1784 il corpo del Beato Serra, mai rimosso. Sepolti vicino a lui ci sono altri francescani, tra i quali il suo successore, Frate Flaminio Lasuen che, proseguendo la sua opera, fondò le successive nove Missioni in California. In un’altra ala della Missione si trova una artistica cappella con al centro un monumentale e altrettanto artistico sarcofago, opera nel 1924 dello scultore Jo Mora, che raffigura la morte di Padre Serra, circondato dai fedelissimi Padre Crespi che prega sul suo capo e i Padri Lasuen e Lopez in ginocchio ai suoi piedi. Si afferma che, quando morì il 28 agosto 1784, all’età di 71 anni, e si sparse la notizia, fu pianto come un padre perchè nessuno, prima di lui, aveva fatto tanto per le popolazioni della California. Considerato come il protettore degli indios fu chiamato “l’Apostolo della California”. Fu onorato come eroe nazionale e dal 1 marzo 1931 la sua statua trova posto nella Sala del Congresso di  Washington, come rappresentante dello Stato della California. Anche la cima più alta della catena montuosa di Santa Lucia in California porta il suo nome. Nel 1960 la Missione di San Carlo Borromeo a Carmel fu elevata a Basilica minore. E’ considerata uno dei più importanti monumenti storici della California se si considerano le migliaia di visitatori che vengono ad ammirarla da tutto il mondo e che partecipano alla sua storia in quanto, attraverso un attento restauro, è stato possibile ritrovare la sua imponente magnificenza originaria. Chiudo questa pagina di ricordi riportando le espressioni che Papa Giovanni Paolo II ebbe a dire nei confronti dei Serrani durante la cerimonia di beatificazione di Padre Junipero Serra il 25 settembre 1988: “In fra Junipero Serra, sacerdote dei frati minori, troviamo il fulgido esempio di unità cristiana e spirito missionario. Il suo grande obiettivo era di portare il Vangelo alle popolazioni autoctone dell’America, affinché anch’esse potessero essere consacrare alla verità. Oggi il suo esempio ispira, in modo particolare, i molti Gruppi Serra in tutto il mondo, i cui membri svolgono un lavoro lodevole nell’animazione vocazionale”.

Fonte: “Il Serrano”, Cosimo Lasorsa,  Past President del Serra Club di Roma.

Il Club di Lucera-Troia alla processione in onore di Santa Maria Patrona

Tra i gruppi di preghiera e le Associazioni locali, il Serra Club di Lucera-Troia è stato chiamato ad accompagnare Santa Maria. patrona della città, in processione.

 

 

 

 

A L’Aquila si rinnova il rito solenne della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua di Celestino V

Il 28 e il 29 agosto di ogni anno a L’Aquila si rinnova il rito solenne della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo.

L’apertura della Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio – il momento più importante della Perdonanza, visto che segna l’inizio dell’indulgenza annuale concessa da Papa Celestino V nel 1294 – viene effettuata il 29 agosto, giorno della sua incoronazione. Da quel momento, sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria “sinceramente pentiti e confessati”, come disposto nella Bolla del Perdono del 1294 di Papa Celestino V.

Il 7 agosto 2023, si è svolta, presso l’Aula Magna dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Fides et Ratio” di L’Aquila, la Conferenza Stampa di presentazione del  secondo Convegno Storico e Pastorale che la Chiesa dell’Aquila, in continuità con quello dello scorso anno programmato nell’imminenza dell’arrivo di Papa Francesco, ha organizzato per la giornata di venerdì 25 agosto p.v., a pochi giorni dallo svolgersi della 729^ Perdonanza Celestiniana, presso la Sala Ipogea del Consiglio regionale d’Abruzzo in Via Michele Iacobucci, 8 a L’Aquila. ‘L’Aquila, capitale del perdono. Misericordia è sapersi  amati nella nostra miseria’ è il titolo del Convegno, dato dalle parole pronunciate da Papa Francesco nel corso dell’omelia del 28 agosto 2022, attorno al quale verteranno i lavori della giornata di studio che si concluderà nella Basilica di Collemaggio con la Liturgia Vesperale, presieduta dal Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, che avrà inizio alle ore 18,00.

La Seconda parte  avrà come tema la presentazione del volume del Corpus Coelestinianum  – Le Bolle di Celestino V, a cura di Ugo Paoli e della nostra Presidente Nazionale uscente Paola Poli, con una introduzione di S. E. mons. mons. Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e di Walter Capezzali, Storico e Presidente Emerito della Deputazione abruzzese di Storia Patria.

In allegato: il Comunicato esplicativo, il depliant con il programma dell’evento e la scheda di iscrizione da inviare, debitamente compilata e sottoscritta, entro il 23 agosto p.v., all’indirizzo: scienzereligioseaq@gmail.com

 

 

 

https://perdonanza-celestiniana.it/wp-content/uploads/2023/08/PROGRAMMA_Perdonanza_3_08_2023.pdf

Scheda-iscrizione-Convegno-25.08.2023

Comunicato stampa f 07.08.2023

 

 

Festa dell’Assunta. Gli Auguri di Giuliano Faralli ai Serrani

Care Amiche e Amici Serrani.
La realtà stupenda dell’Assunzione in Cielo di Maria Santissima manifesta e conferma l’unità della persona umana
e ci ricorda che siamo chiamati a servire e glorificare Dio con tutto il nostro essere, anima e corpo”.
Celebriamo fraternamente insieme questo giorno di festa, la Madre di tutta l’umanità.
L’amore di Maria Vergine, di San Junipero e la loro immensa fede illuminino Sante Vocazioni, oggi e per sempre.
Il Ferragosto porti gioia, regali speranza e ci faccia sentire parte di una sola grande famiglia, figlia della Vergine Madre, Madre delle Vocazioni, oggi Assunta al Cielo.
Auguri!
Giuliano Faralli

Club di San Miniato. Serata del Dramma Popolare

“Dramma Industriale (Firenze, 1953)”

Serata del Dramma Popolare a San Miniato

Tradizionale appuntamento estivo per la ‘serata teatro’ organizzata dal Serra Club di San Miniato, lo scorso 20 luglio, per assistere, nell’ambito della 77° festa del Teatro promossa dall’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato, alla prima rappresentazione assoluta di “Dramma Industriale (Firenze, 1953)” di Riccardo Favaro, per la regia di Giovanni Ortoleva.

L’appuntamento, cui tutti i serrani dei vari club erano stati invitati, si è aperto con una cena a buffet nei freschi locali dell’Aula Pacis, sotto la chiesa di San Domenico. Presente il Past-Presidente Nazionale Enrico Mori, il Governatore del nostro Distretto 71, Michele Contino con i past-Governatori Elena Baroncelli e Michele Guidi e gli amici del Serra club di Montepulciano (Distretto 171), Paolo Tiezzi Maestri con Maria Bianca e altri di club vicini. Presente anche il nostro nuovo vescovo, Mons. Giovanni Paccosi, arrivato a San Miniato da pochi mesi, che per la prima volta ha preso parte all’evento del Dramma Popolare.

L’appuntamento, cui tutti i serrani dei vari club erano stati invitati, si è aperto con una cena a buffet nei freschi locali dell’Aula Pacis, sotto la chiesa di San Domenico. Presente il Past-Presidente Nazionale Enrico Mori, il Governatore del nostro Distretto 71, Michele Contino con i past-Governatori Elena Baroncelli e Michele Guidi e gli amici del Serra club di Montepulciano (Distretto 171), Paolo Tiezzi Maestri con Maria Bianca e altri di club vicini. Presente anche il nostro nuovo vescovo, Mons. Giovanni Paccosi, arrivato a San Miniato da pochi mesi, che per la prima volta ha preso parte all’evento del Dramma Popolare.

La Pira è figura emblematica degli anni dell’immediato dopoguerra: la sua fede autentica, alla base dell’azione politica concreta per gli ultimi ed indifesi, gli merita il titolo di ‘sindaco santo’ e in effetti dopo la fase diocesana della causa di beatificazione avviata nel 1986 e chiusa nel 2005, il 5 luglio 2018 viene dichiarato Venerabile da papa Francesco annunciando che sarà beato dopo il riconoscimento di un miracolo a lui attribuito.

Nell’introduzione al libretto di sala, il vescovo di San Miniato Mons. Giovanni Paccosi scrive: “Giorgio La Pira, guardato in azione in questi giorni, fa affiorare domande: si può essere realisti e sognare insieme? Si può lottare per la giustizia e credere all’azione pacifica dello Spirito? La fede cristiana è placebo o è tensione? Un fatto veramente accaduto ci lancia una sfida su ciò che può accadere, se giustizia, pace, libertà, amore, non sono parole, ma il senso ideale del mondo. E ciò esige persone disposte a mettere tutto in gioco per questi ideali”.

Un sentito e doveroso grazie al presidente del Club di San Miniato Riccardo Bastianelli che ha organizzato la serata e a quanti, a diverso titolo o livello, hanno collaborato con lui per la buona riuscita dell’evento, a partire da coloro che hanno preparato l’accoglienza rinfrescante nella calura di queste serate di luglio e l’ottimo buffet che sicuramente ha ben predisposto i graditi ospiti al godersi meglio lo spettacolo.

Riccardo Ceccatelli

Le attività e la vitalità del Distretto 171

Sabato 24 giugno u.s., festa della natività di San Giovanni Battista, presso il Convento di San Bernardino a Sinalunga (SI), si è svolta l’Assemblea del Distretto 171 di Serra International Italia per il passaggio della campana tra il Governatore uscente Luciano Neri ed il Governatore eletto Giovanni Di Maggio (Siena).

Erano presenti numerosi soci serrani, il Presidente Nazionale di Serra International Italia Giuliano Faralli ed i Presidenti dei Club Serra delle Diocesi di Arezzo, Assisi-Perugia, Grosseto, Montepulciano- Chiusi-Pienza e Siena.

Ha introdotto la convocazione distrettuale il Governatore uscente, il quale, dopo un caloroso ed affettuoso saluto ai presenti, ha illustrato e ricordato con piacere gli eventi più importanti e significativi che si sono svolti durante il suo mandato biennale: per prima la Celebrazione del SERRA DAY, a Campagnatico (GR), in occasione della 59° Giornata
Mondiale di preghiera per le Vocazioni, poi, nell’Ottobre 2022, la festa per il 30° anniversario di costituzione del Club Serra 770 Montepulciano-Chiusi-Pienza presso lo splendido Tempio di San Biagio, con conferenza di Don Alessandro Andreini su “Le Vocazioni ieri e oggi”.

Sempre in ottobre sono stati festeggiati i 40 anni di costituzione del Serra Club di Siena 555, con la conferenza di Don Michele Gianola (Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni della C.E.I.) su “Il Serra: essere per fare”; dal 10 Aprile al 05 maggio 2023 si sono svolti, ad Arezzo, gli eventi celebrativi, aperti a tutta la cittadinanza per i 25 anni di attività del Serra Club di Arezzo 887, con un concerto presso la Cattedrale di Arezzo, una conferenza di Avv. Antonio Ciacci (Siena) su “Perdono e Giustizia”, una conferenza del Prof. Franco Vaccari, Presidente di Rondine Cittadella della Pace, su “Perdono e Pace” ed una conferenza di S.E. Mons. Rodolfo Cetoloni, Vescovo emerito di Grosseto, su “Il perdono di Assisi e le vie del perdono in questa società di conflitti”.

Infine, esteso a tutti i Serrani del Distretto, ai familiari, amici e Cappellani è stato organizzato un incontro, molto partecipato, presso l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Asciano-SI), per la 60° Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni. Hanno fatto seguito le interessanti relazioni dei Presidenti di Club e dei Responsabili delle Commissioni Cultura,  Vocazioni, Estensioni e Comunicazioni.

Don Manlio Sodi, Cappellano del Serra Club Montepulciano ha infine introdotto e sintetizzato il TEMA NAZIONALE di Serra Italia International per l’anno sociale 2023-2024 “Il cambiamento del linguaggio” l’annuncio, la trasmissione della fede, la vocazione: una sfida che impegnerà molto nel confronto e nell’approfondimento dei vari linguaggi.

Dopo la riunione i presenti si sono recati presso il Santuario della Madonna del Rifugio, patrona della Diocesi di Montepulciano Chiusi Pienza, per assistere alla SS. Messa, celebrata da Don Manlio Sodi. Durante la celebrazione c’è stato il passaggio del distintivo dal Governatore uscente Luciano Neri al Governatore eletto Giovanni Di Maggio il quale rimarrà in carica sino al 2025.

Al termine è seguita una conviviale, in vera amicizia, presso un ristorante del luogo.

Serra Club Taranto nella quiete della natura si conclude l’anno sociale

“Mi sento di esprimere un sentito ringraziamento a voi, soci del Serra Club dell’Arcidiocesi di Taranto, per il vostro operato in favore del nostro Seminario arcivescovile, di cui sono Rettore”. Così ha esordito don Francesco Maranò nel corso della riunione conclusiva dell’anno serrano 2022/23 che si è svolta, come da antica consuetudine in quell’oasi di spiritualità che è la villa del nostro socio e diacono Mino Gentile.

 

Un incontro gioioso durante il quale molti sono stati gli spunti di riflessione dopo la celebrazione dell’Eucarestia. Il breve riepilogo delle attività svolte è stato presentato in un agevole libretto curato da Elisabetta Salerno Mele, nostra segretaria, che ha ben messo in evidenza presenze istituzionali e vita attiva del club. Indicazioni utili a tutti noi per ricordare i diversi passaggi di un anno ricco di incontri che  Maria Cristina Scapati ha guidato con grande sapienza e capacità.

Il dibattito si è poi spostato sul tema del prossimo anno, impegnativo ma anche ricco di suggestioni. Il tema del linguaggio, della narrazione, è infatti una questione sempre più complessa per le interazioni con il mondo dei social, e con la difficoltà di raccontare la verità. Tutti siamo chiamati a rielaborare il pensiero in maniera nuova e capace di mantenere in equilibrio tradizione ed innovazione, particolarmente quando ciò riguarda la trasmissione del Vangelo.

E’ stata infine questa l’occasione per sottolineare l’impegno da sempre profuso nei confronti del Seminario e consegnare a don Francesco un contributo necessario a consentire ai giovani seminaristi la partecipazione ad un campo scuola estivo presso Napoli. Una raccolta fondi in memoria dell’Arcivescovo emerito Mons. Benigno Luigi Papa, scomparso alcuni mesi fa, che ha sempre avuto molto a cuore le vocazioni. Padre Benigno, come tutti lo chiamavamo, era una figura discreta, grande teologo e amabile pastore. Fino all’ultimo ha studiato ed indicato la strada attraverso le sue riflessioni ed i suoi scritti. L’ultimo, pubblicato lo scorso anno, raccoglieva le indicazioni sulla sinodalità della Chiesa a partire dagli Atti degli Apostoli.

“La mia gratitudine è per ciascuno di voi per l’impegno e l’affetto nei confronti dei ragazzi che vivono la comunità del Seminario, ogni gesto per i ragazzi è un segno importante che indica che non sono soli nel loro cammino ma la comunità li accompagna nel percorso sia a livello economico che spirituale. … – ha continuato don Francesco -. Sono grato a Dio per il bene che emerge nel vostro operato e nel legame con voi, continuiamo a camminare insieme nel nome di Cristo e del Vangelo”.

 

Non poteva esserci modo migliore per siglare un anno vissuto in grande sintonia che in questa serata conclusiva ben si è accordata alla bellezza della natura e alla disponibilità offerta da “Luogovivo” dove da tantissimi anni ci è caro accomiatarci prima delle vacanze.

Severo Bruno: un servitore umile, un maestro eccellente

Caro Severo, hai raggiunto la Casa del Padre al termine di una vita spesa nel lavoro, nell’amore per la tua famiglia e da ultimo ma non ultimo per l’ideale Serrano di cui sei stato un convinto e appassionato cultore. Un’anima semplice e piena di Fede in Dio e nell’Eucarestia che servivi in modo umile e adorante. Eri pieno di ardore per le vocazioni sacerdotali alle quali ha donato tutto il tuo cuore oltre che il suo entusiasmo, anche in qualità di Presidente Nazionale di Serra Italia, perché altri potessero condividere la tua gioia di sentirsi “chiamato” a tale servizio ecclesiale.

Severo si sentiva un apostolo del Vangelo ma soprattutto un apostolo Serrano. Il suo sogno era di costituire un Club Serra in ogni diocesi. Aveva contattato persone e Vescovi in giro per l’Italia ottenendo successi e insuccessi, ma senza mai mollare e senza risparmiarsi mai, accollandosi fatiche notevoli ma sempre con la gioia nel cuore e con l’abbandono nelle mani del Signore in cui confidava con tutto se stesso.

Come non ricordare il suo libro sulla Via Francigena, il bellissimo congresso nazionale, meglio multinazionale, a Zara in Croazia e l’eccellente organizzazione nell’anno Santo del 2000 a Roma, con ben più di mille Serrani da tutto il mondo, ricevuti da Giovanni Paolo II. Tante altre sue eccellenti azioni meriterebbero di essere citate, ma mi sono promesso di non dilungarmi troppo, poiché questo è il momento della silente preghiera.

Il suo ricordo e la sua testimonianza ispirino il nostro cammino a servizio della Chiesa, per la diffusione ed il sostegno delle vocazioni, particolarmente di quelle di speciale consacrazione.

Ho esordito con “un servitore umile, un maestro eccellente”; Si, perché egli ha lasciato a tutti noi, ciò che vi è di più prezioso sulla terra: il ricordo dei suoi saggi consigli, l’immagine delle Sue virtù e l’ esempio della Sua vita.

Severo era un grande amico di Luigi Ferro, il mio Gigi, il mio idolo. Lassù parleranno di noi e ci guideranno con amore, poiché tutti noi abbiamo bisogno, in particolare, io ho bisogno del vostro aiuto per la giusta corretta guida di Serra International Italia.

Ci contiamo!

Ciao e arrivederci in Dio.

Viterbo, 3 luglio 2023

Giuliano Faralli
Presidente Nazionale
Serra International Italia