Cultura vocazionale e società, una nuova ed interessante rubrica del Serra Club Italia

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a cura di Maria Luisa Coppola*

 

 

 

Mi succede spesso di passare molte ore in treno, da sud a nord, per raggiungere i miei figli o per puro diletto. I tempi del viaggio sono ormai cadenzati: raggiungere il posto assegnato, sistemare il bagaglio, tenere a portata di mano una bottiglina d’acqua, gli occhiali, i giornali e quel libro rimasto a metà che vorrei ultimare. Un rapido sguardo d’intorno per i compagni di viaggio, sfuggenti allo sguardo perché impegnati a caricare il cellulare o il computer, con gli auricolari già inseriti. Bene, mi dico, ognuno è al suo posto giusto ma tutti insieme andiamo alla destinazione scelta. Sono cambiati i modi di vivere, se anni fa in treno mi capitava di intessere una discussione o banalmente salutare e chiacchierare un po’, oggi ho la certezza che nel viaggio potrò dedicarmi alla lettura senza essere interrotta ed io stessa non mi azzarderò a disturbare chi mi è vicino. Quel che accade in un vagone ferroviario è una bella ed esauriente condizione della nostra vita quotidiana: siamo soli, davanti ad uno schermo, acusticamente isolati, mentre tutti gli altri ci sfiorano frettolosamente e sembrano indifferenti se non seccati dalla presenza dell’altro. Sarà sempre colpa del covid che ci ha obbligato alla solitudine, a temere la compagnia, a vedere nell’altro un pericoloso untore? Ci siamo talmente abituati a vivere nella tana del riccio da non sentire la mancanza dello stare insieme?

Il linguaggio della comunicazione del tutto modificato aiuta l’informazione veloce e sintetica, corredata da immagini, che diventano la prova certificata delle nostre azioni. La rapida trasformazione ha attraversato globalmente l’orizzonte della rete, basta sfogliare i video di You tube o di Tiktok( il network dei giovanissimi) per capire la massificazione in atto dei comportamenti e degli interessi dei singoli che diventano attori di se stessi, interpreti e registi delle proprie performances.

La dimensione sociale ha stigmatizzato il cambiamento relazionale ed orientato le nostre scelte di vita, che in qualche modo diventano pubbliche e ne controlliamo l’interesse suscitato guardando quanti like e quante condivisioni riportate. Benedetta rete, hai frantumato i confini ed abbattuto le barriere, tutti apparteniamo al mondo virtuale: il telelavoro, le video chiamate, le conferenze a distanza, i corsi in remoto…Una trasformazione così radicale non si può ignorare né smentire, è una realtà con cui fare i conti per ottenerne il meglio ed aprire nuovi percorsi innovativi e stimolanti. Si dice che sulla rete c’è di tutto, che Google è la nostra guida da consultare, che ognuno trova quel che più interessa: infatti, nella platea virtuale, effimera ed instabile, tentiamo di non essere impersonali scegliendo il tanto del buono che c’è, il bello tra tanto marcio, la buona notizia che ci conforta. Al di sopra della nostra scelta, ci governa l’algoritmo che seleziona i contenuti ed i contatti che potrebbero interessarci ed orienta la nostra relazione con gli agenti della comunicazione prescelta. Visto che i miei vicini di viaggio nemmeno la testa hanno distolto dal computer, anch’io mi sono collegata sui social, sui canali preferiti che sono in sostanza informazione sulla vita della Chiesa, delle associazioni cattoliche, delle problematiche giovanili, degli studi e delle pubblicazioni in tema.

La libertà di scegliere è ampia, un mondo si apre ed è tutto in movimento, se tutti sanno delle giornate mondiali della gioventù trasmesse in ogni continente, solo pochi sanno della vita ordinaria nelle parrocchie che accolgono tanti giovani, tante ragazze e tanti bambini coinvolgendoli in mille attività, non tutti sanno che molti giovani si interrogano sul senso della propria vita, che chiedono il “ di più e l’oltre”, che non si accontentano della mediocrità, del così fan tutti. Una ricchezza straordinaria di storie personali sorprendenti che testimoniano come è complicata la vita se non si ha fiducia in Dio, nella forza dello Spirito Santo, nella provvidenza: siamo matite nelle mani di Dio! Di giovani inquieti ne ho conosciuto tanti, meravigliose creature con una marcia in più, pronte a spiccare il volo perché chiamate ad un’esperienza di fede e di vita orientata verso l’oltre ben definito della grande Bellezza! La missionarietà  globale per cui da ogni continente riceviamo la testimonianza di animatori del bene, di soccorritori di bisogni materiali e spirituali, dai luoghi della miseria e della guerra, dove la terra brucia e l’acqua scarseggia, dove però si è felici con poco e si sorride facilmente, si va a piedi facendo chilometri per la celebrazione della Messa che è una festa attesa.

La globalità dell’informazione è necessaria per la nostra contemporaneità e va gestita con cautela e con attenzione, quel che si scrive o si fotografa resta in memoria e non si cancella, si può dare informazione di fatti che altrimenti non sapremmo; scegliamo il meglio che ci arricchisce e che ancora una volta ci invita ad essere cittadini del mondo, nel mondo, nel bene e nel male. Dopo circa cinque ore in treno, tutto sommato passate in tranquillità, perché ho chattato con i miei amici, ho letto on line alcuni articoli, ho scritto una testimonianza del mio volontariato laico, ho risposto ad alcune email, sono arrivata a Milano. Il mio google maps mi condurrà a destinazione.

 

*Maria Luisa Coppola è stata Presidente del Serra International Italia nel biennio  2014-2016. E’ stata docente di  letteratura italiana presso il Liceo Caracciolo di Aversa e  di latino biblico presso l’Istituto di Scienze Religiose.