Club di Prato. Incontro in occasione della Giornata Mondiale del Malato

Anche quest’anno il Serra Club di Prato è riuscito a celebrare la XXXII Giornata Mondiale del Malato dal seguente tema: “Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni”. Il messaggio scritto dal Santo Padre si rifà al Libro della Genesi dove si parla della creazione compiuta da Dio sulla terra e sull’uomo che venne fatto a sua immagine e somiglianza. Dal momento che Adamo era solo, Dio plasmò la donna come aiuto simile a lui così che potessero vivere la vita insieme, custodendo il giardino dell’Eden, crescendo e moltiplicandosi come disse agli animali. L’aiuto reciproco si fece sentire quando vennero cacciati via dal giardino dell’Eden dopo che avevano disubbidito al Signore e dovettero iniziare a lavorare il suolo e a generare figli fra cui Caino e Abele che furono i primi due fratelli. Tutte queste cose non sarebbero riusciti a farle da soli, ecco perchè dovevano essere in due. La stessa cosa vale per i malati che talvolta vengono abbandonati e lasciati soli e la solitudine genera brutti pensieri come quello di pensare di porre fine alle proprie sofferenze prima del tempo. Tutto questo non deve avvenire, ecco perchè ci vuole una seria collaborazione fra familiari, amici, infermieri, medici, operatori sanitari così da alleviare le sofferenze fisiche della persona malata ma anche farla sentire meno sola. In questo modo la malattia si vive meglio: il malato non deve essere visto come un appestato da tenere lontano, ma è necessario avere compassione e tenerezza così da riuscire ad essere a stretto contatto con la persona malata, creando un’empatia solidale. Un esempio chiaro è il brano del Vangelo di Marco in cui Gesù prova compassione per un lebbroso e alla sua forte richiesta “Se vuoi puoi purificarmi”, lo guarisce dalla lebbra. Nell’Antico Testamento chi era affetto da malattie rare come la lebbra veniva considerato impuro e di conseguenza doveva stare emarginato senza fare vedere il volto così che nessuno lo potesse vedere in modo che non contagiasse gli altri. Gesù però stravolge questa mentalità perchè fa capire che tutti hanno una dignità da difendere e una vita da vivere così che guarisce quest’uomo affetto dalla lebbra. Anche noi, come il lebbroso, dovremmo chiedere a Gesù di farci guarire non soltanto dalle malattie corporali ma anche da quelle spirituali in modo che un giorno l’anima sia pronta ad andargli incontro. Per fare questo ricorriamo all’aiuto di Nostra Signora di Lourdes di cui proprio oggi si ricorda la prima apparizione a Santa Bernardette Soubirous nella Grotta di Massabielle che è ai piedi del fiume Gave, nel 1858. Le apparizioni si sono ripetute per altre diciassette volte fino al 16 luglio dello stesso anno così che gli svelò il suo nome in quanto “Immacolata Concezione” ovvero “Concepita senza Peccato Originale” anche se quest’anno l’UNITALSI si è concentrata sul tema della tredicesima apparizione che fu il 2 marzo del medesimo anno in cui la Vergine dice alla santa queste parole: “Si dica ai sacerdoti presenti in questo luogo che si costruisca una cappella”. Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa ma devono essere presenti nelle nostre relazioni familiari, amicali, pastorali ecc

Marco Giraldi-Prato