Il tema delle Beatitudini al Convegno del Serra Club Oppido Mamertina-Palmi
Si è tenuto sabato 26 marzo 2022 a Polistena, presso il Centro Polifunzionale “Padre Pino Puglisi”, di fronte ad una numerosa platea, il Convegno organizzato dal Serra Club Oppido Mamertina- Palmi presieduto dalla dott.ssa Antonietta Bonarrigo, sul tema “Vivere le beatitudini è rendere eterno quello che passa. È portare il Cielo in terra” .
Come riportato nella locandina-invito, il tema è tratto dall’Omelia tenuta da Papa Francesco nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe” a Baghdad il 6 marzo 2021, durante il suo viaggio apostolico in Iraq, e indicato dalla Presidenza di Serra International Italia come tema dell’anno sociale 2021/2022.
L’evento si è aperto con l’introduzione della dott.ssa Bonarrigo, la quale ha sottolineato come “desti molta impressione riascoltare oggi le parole del Santo Padre, pronunciate appena un anno fa, di fronte a un conflitto irragionevole, scatenato nel cuore dell’Europa, che sta causando distruzione e morte, migliaia di vittime, tra cui numerosi bambini, milioni di profughi, costretti ad abbandonare le bellissime ed antiche città dell’Ucraina. Il Serra, che nel suo carisma si propone di contribuire alla promozione della formazione cristiana nei giovani e nelle famiglie, ha il dovere di riflettere, in questo particolare momento, sul bene che rappresenta la pace. Occorre educare alla pace, ricercarla, prepararla, operando tutti con convinzione verso questo comune obiettivo, sia da parte degli organismi sovranazionali e dei vari Stati che da parte di ognuno di noi”.
La dott.ssa Bonarrigo ha ricordato altresì le parole di speranza pronunciate dal Pontefice a Mosul, in Iraq: “la fraternità è più forte del fratricidio, la speranza è più forte della morte, la pace è più forte della guerra”.
“Allora anche oggi, ha proseguito la dott.ssa Bonarrigo, nonostante tutto, è necessario e possibile sperare. Infatti la speranza è sotto gli occhi di tutti, si sta avverando attraverso l’espressione di una grande vicinanza al popolo ucraino, con una concreta e corale azione di solidarietà, in aiuti umanitari e nell’accoglienza dei profughi”, e ha concluso ricordando quanto scrive Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti: “Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l’odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri!”
Subito dopo Mons. Pino Demasi, Parroco della Comunità Santa Marina in Polistena e Vicario Episcopale per la Famiglia e i Problemi Sociali, ha relazionato su: ” Le violenze, le ingiustizie, i conflitti fratricidi nel mondo di oggi. Costruire la Pace sulla giustizia e sull’amore”.
Mons. Demasi ha affermato che è necessario ridare significato alle parole, e in questo momento è importante darlo alla parola pace. Tutti abbiamo la responsabilità di operare scelte per la pace, a partire dai giovani. Esiste un’architettura e un artigianato della pace, la quale solo se fondata sul riconoscimento della dignità delle persone, è vera ed è destinata a durare.
Citando il profeta Isaia, Mons. Demasi ha detto che la pace è frutto della giustizia, ma anche dell’amore. La pace è un cammino che inizia in ciascuno di noi, nel nostro quotidiano.
Gesù, risorgendo, ha donato la pace, ma noi la dobbiamo costruire. Bisogna passare “dalla pace della coscienza alla coscienza della pace”, ha proseguito. Inoltre bisogna pregare per la pace e fare scelte storiche concrete.
Mons. Demasi ricordando la “Parabola del Buon Samaritano” ha affermato che bisogna intervenire sulle cause, giocando d’anticipo; e, come diceva don Tonino Bello, “dobbiamo scrutare l’aurora”.
Infine don Demasi ha concluso dicendo che si deve passare dalla “non violenza della strategia, alla strategia della non violenza”. “Tutti dobbiamo essere operatori di pace e il nostro faro deve essere la giustizia”.
A seguire Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi, ha trattato l’argomento ”Le paure, le fragilità del tempo presente alla luce della Fede”, attraverso un approfondito excursus sui versanti psicologico, sociologico e teologico, descrivendo ed illustrando in primis il significato dei termini paura e fragilità: la prima se si impossessa di noi, paralizza, blocca le nostre relazioni con gli altri; la seconda indica la debolezza, la precarietà, ci porta al senso del limite e ci fa capire che non siamo onnipotenti.
Sotto il profilo sociologico, chi si sente pauroso e fragile, è solo, ma non isolato vivendo in un mondo iperconnesso; le sue emozioni vengono trasmesse agli altri, come in uno gioco di specchi che le riflettono e le rinfrangono.
Quali le ricadute? “Ci accorgiamo che a decifrare gli esiti della realtà in cui viviamo, è innanzitutto l’economia, il mercato, anche quello delle armi, che si muove secondo logiche e politiche di interesse; in secondo luogo, la medicina, non soltanto come cura della patologia ma come pathos della realtà attuale; e a seguire, il diritto, per dare indirizzi nuovi di legge, mirati non tanto alla legalità quanto alla giustizia, poiché il giusto è sempre legale, il legale non è sempre giusto”.
Per l’aspetto teologico, Mons. Milito ha sostenuto che occorre rileggere il tutto alla luce della Fede che ci può fornire punti fermi e certi.
Una prima indicazione la troviamo nel “non temere” dell’annuncio a Maria che corrisponde all’annuncio ai pastori la notte della nascita di Gesù, “non temete è nato un Salvatore”, e al “non temere” a Pietro la notte di Pasqua; queste parole ci rassicurano anche sul particolare periodo che stiamo vivendo, della guerra in Ucraina e della pandemia, poiché “questo accende in noi una certezza: che nella storia della salvezza nulla è senza senso e certe cose si capiscono a tornanti finiti”.
La seconda indicazione “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò” ci offre un’altra certezza: “Dio che mi ha creato mi sostiene sempre, così da affrontare tutto con fiducia e con forza. Il credente vive una permanente atmosfera di preghiera, attraverso i Salmi, Beato l’uomo che segue le vie del Signore, e l’Eucarestia, farmaco e medicina dell’anima, dopo aver sperimentato la misericordia di Dio nel sacramento della Penitenza e della Riconciliazione. Questo è l’orizzonte della nostra Fede anche se occorre chiedersi come sia possibile che la nostra vita, pur nutrita di Eucarestia, non sia consequenziale. Occorre sentirsi come i martiri, forti nella Fede e pregare in profondità”.
Il Vescovo Mons. Milito ha concluso queste sue riflessioni con l’immagine dei Promessi Sposi del Manzoni, dove di fronte all’ingiustizia perpetrata da un prepotente, nell’Addio ai monti, Lucia dice: “Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e grande”.
Alla fine, richiamando ancora una volta il tema ispiratore del convegno, mons. Milito ha concluso: “anch’io, tutti noi possiamo fare qualcosa, in questo tempo di guerra e di sofferenza: avere una mentalità di pace, vivere una prassi di pace, in noi stessi, in famiglia, nel nostro contesto di vita. Dobbiamo sempre costruire la pace e camminare nella giustizia e nel rispetto degli altri”.
L’interessante evento è stato intervallato dalle letture curate dai soci Fabio Pelle e Vittoria Cicciari, e dalla visione di un video sulla pace, realizzato da Salvatore Lombardo.
Caterina Sorbara