Club di Roma. Apertura dell’anno sociale
In un clima cordiale e di amicizia ha avuto inizio il nuovo anno sociale 2019-2020 del Serra Club di Roma, che si è aperto ufficialmente il 24 ottobre. Una serata a dir poco interessante, stimolante e suggestiva, oltre che ricca di soddisfazioni, svoltasi presso la Casa Bonus Pastor del Vicariato di Roma, nuova sede dei nostri incontri mensili a ridosso delle Mura Vaticane, sia per la larga partecipazione di serrani, ospiti e simpatizzanti, sia per i temi approfonditi e interessanti, che sono stati affrontati nel corso della serata. Una cerimonia impreziosita dalla partecipazione, come ospiti d’eccezione, del Rag. Enrico Mori, Presidente del Serra International Italia e dell’Avv. Giuseppe Mangeri, Governatore del Distretto 72 Lazio, Campania e Abruzzo. Graditissima anche la partecipazione del clero con Don Michele Gianola, Direttore Generale dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale delle Vocazioni (UNPV) e il Sacerdote indiano Jibù Jabeeth, che hanno concelebrato la Santa Messa presieduta da Mons. Vittorio Formenti, oltre a Padre Michele Baraki, Rettore del Pontificio Collegio Etiopico.
Un grazie, inoltre, per la loro presenza, al Dott. Luigi Cardilli, Past Presidente del Club de L’Aquila, al Sig. Salvatore Urzì, Segretario dell’UNPV e ai rappresentanti della Scuola di Atene e del Comitato Missioni Francescane. A tutti indistintamente la nostra gratitudine e riconoscenza per l’affetto e la vicinanza mostrati, con le loro presenze autorevoli, nei confronti del Club di Roma. Inizio di un percorso che, come associazione laica, siamo tenuti a continuare e intensificare, nella condivisione e attuazione del programma che il nostro Presidente, Giovanni Sapia, attuale Coordinatore della Commissione Congressi e Convention del CNIS, ha saputo così sapientemente formulare.
Il sodalizio serrano di Roma celebra quest’anno il 53° anniversario della sua istituzione. Ai nostri Padri fondatori, che ci hanno tramandato questo prezioso compito di vicinanza alla Chiesa, rivolgiamo il nostro deferente ricordo per la grande iniziativa, per l’alto senso del dovere di cui hanno dato esemplare esempio e per gli insegnamenti che ci hanno trasmesso e che ci accingiamo a perseguire, con responsabilità e costanza, per continuare a vivere, con sempre maggiore intensità, la nostra missione per le Vocazioni.
Inizia, quindi, un altro anno sociale che sarà ricco di eventi e di momenti di vero servizio sul territorio. E’ questo, infatti, l’impegno che il Presidente Sapia ha assunto e messo bene in evidenza nel suo messaggio di convocazione ai serrani romani con il quale ha chiesto a tutti una collaborazione per potere adempiere pienamente al suo mandato nel segno della continuità dei suoi predecessori. L’impegno sociale rappresenta, infatti, la direttrice del percorso progettato dal Presidente Sapia con un chiaro riferimento ai valori serrani. Impegno ribadito nell’intervento di apertura, dopo avere presentato e ringraziato gli ospiti della serata.
Hanno preso, quindi, la parola il Presidente Nazionale, Enrico Mori, il Governatore Giuseppe Mangeri e Don Michele Gianola con un brevi, ma sentiti interventi, molto apprezzati dai presenti,
La serata ha avuto come illustre relatore il nostro Cappellano, Mons. Vittorio Formenti, che ci ha intrattenuto sul tema che il Consiglio Nazionale del Serra (CNIS) ha sottoposto ai serrani d’Italia per quest’anno sociale: “La fede non è un’idea ma un incontro”. Un tema, quello della fede, che è stato molto a cuore del Papa emerito Benedetto XVI che affermava: “Per un verso la fede è un contatto profondamente personale con Dio, che mi tocca nel mio tessuto più intimo e mi mette di fronte al Dio vivente in assoluta immediatezza, in modo cioè che io possa parlargli, amarlo ed entrare in comunione con lui”. Una tema a sua volta ripreso da Papa Francesco che si trova del tutto d’accordo con questa lettura: “A me sempre ha colpito quello che Papa Benedetto aveva detto, che la fede non è teoria, una filosofia, un’idea: è un incontro con Gesù”.
La relazione di Don Vittorio Formenti è stata ad ampio raggio: partendo dal discepolato di Cristo e dalla situazione attuale del mondo cattolico, il relatore si è soffermato su esempi significativi di conversione e di fede. La fede, è stata una riflessione di Don Vittorio, non è mai certezza, bensì rischio, ma un rischio che vale la pena di essere affrontato. Così si esprimeva il convertito Paul Claudel. Se è vero che l’uomo è “naturaliter religiosus”, come attestano le religioni di tutti i tempi, per il cristiano la fede è un incontro, mediato da volti umani che favoriscono e portano all’incontro con il volto di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto. Per Agostino è stato il volto di Ambrogio a favorire la conversione, per Francesco l’incontro è stato quello del lebbroso, per il Premio Nobel per la medicina, Alexis Carrel, è quello di una donna malata terminale guarita all’istante: tutti convergono a contemplare i tratti del volto del Cristo della Rivelazione, verosimilmente a noi giunti nel volto del telo sindonico. Le figure dei grandi convertiti della storia di due millenni di evangelizzazione ci aiuteranno a scoprire come ognuno di noi, nell’itinerario di avvicinamento alla fede, è testimone di storie assai diverse, ma tutte convergenti all’incontro con Cristo mediato dal contatto visivo con volti che incontriamo nella nostra quotidianità. Paolo, Agostino, Francesco, Edith Stein, Charles de Foucauld, Paul Claudel, Alexis Carrel: storie diversissime che hanno cambiato persecutori, gaudenti, intellettuali atei, in innamorati di un volto: il volto radioso di Cristo, il quale ci indica la certezza che il nostro “dopo” non sarà l’immersione nel nulla eterno, ma la contemplazione vera e gratificante di tale volto in una dimensione di felicità senza confini di tempo e di spazio.
Una riflessione stupenda che ci induce a meditare sulla grandezza della fede, perché quando c’è incontro e dialogo tra Dio e l’uomo, allora c’è fede. L’uomo deve parlare con Dio perché siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio e la fede è la forza della vita: senza la fede non si può vivere.
La conviviale è stata il giusto epilogo di una serata bella, piacevole e interessante, che si è svolta in fraterna e festosa amicizia, in linea con le migliori tradizioni del nostro Club.
Cosimo Lasorsa