Club di Roma. Commemorazione dei serrani defunti
Novembre è un mese particolare per la Chiesa perché inizia con due celebrazioni importanti, due momenti per riflettere e per ricordare. Due giorni ricchi di significato religioso perché il primo del mese è la festa di Ognissanti, che celebra la gioia e l’unione di tutti i Santi, mentre il successivo è rivolto alla commemorazione di chi ha lasciato questa terra per una nuova vita. Due ricorrenze apparentemente distanti ma, nello stesso tempo, vicine perché hanno una correlazione che la storia della Chiesa fa risalire al 998, quando l’abate Odilone de Cluny, canonizzato nel 1354 da Papa Clemente VI, diede disposizioni che, nei suoi monasteri, la celebrazione del rito dei defunti iniziasse a partire dal Vespro del 1 novembre, proprio per significare una continuità tra le due solennità, nel segno della resurrezione. Resurrezione che non deve essere considerata come una seconda vita o un semplice prolungamento di quella presente, ma rappresentare, invece, la certezza della vita eterna alla quale l’uomo è destinato. Con questa certezza la resurrezione dei defunti non può che essere intesa se non come la presentazione, in anima e corpo, dinanzi a Dio per essere giudicati alla fine dei tempi, perché è proprio con la resurrezione che il corpo e l’anima torneranno a congiungersi. E’ una certezza che professiamo anche con la recitazione del Credo, quando diciamo: “Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”, che sta proprio a significare l’autentica dimensione spirituale della resurrezione, e cioè che la vera vita non è quella di questo mondo ma la vita eterna che verrà. Di qui l’esigenza e il dovere cristiano di continuare a ricordare e onorare i defunti nell’attesa del giudizio finale.
Anche noi serrani, fedeli osservanti delle leggi della Chiesa, crediamo fermamente nella vita eterna perché il nostro Dio, come lo definisce il Libro della Sapienza, è “un Dio amante della vita”, e come recita la preghiera del Serrano, “non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva”.
Nel giorno della commemorazione dei defunti, la Chiesa ci fa intuire anche l’importanza dei suffragi, che simboleggiano l’aiuto che i viventi possono dare alle anime di coloro che ci hanno lasciato: sono la rappresentazione della nostra solidarietà ai defunti attraverso la preghiera, le opere di carità, l’ascolto della Santa Messa. Nelle letture del Vangelo si parla spesso delle opere di misericordia corporale (dar da mangiare, da bere, da vestire, da curare), ma anche di quelle spirituali e, tra queste, la preghiera per i defunti, sorretta dalla certezza della comunione dei Santi. Pregare e far celebrare la Messa in suffragio dei defunti, oltre che espressione di sincera gratitudine verso i propri cari, rappresenta, infatti, un aiuto alla purificazione del loro spirito per poter entrare pienamente nella luce e nella pace di Dio. Diceva San Giovanni Crisostomo: “Bisogna soccorrere i defunti non con le lacrime, ma con le preghiere, le elemosine e la carità”. Anche Sant’Agostino sottolinea la grande importanza delle preghiere per i defunti dicendo: “Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva al cuore dell’Altissimo”.
Per ricordare i nostri cari serrani romani, che ci hanno lasciato nella certezza della resurrezione, il Serra Club di Roma, con l’invito esteso ai parenti dei defunti per dare maggiore solennità all’evento, si è riunito compatto il 20 novembre presso la Casa del Bonus Pastor per una cerimonia imperniata sulla devozione e sulla preghiera. Una Santa Messa di suffragio è stata, infatti, celebrata dal nostro Cappellano, Mons. Vittorio Formenti, con Padre Giovanni Pucci, durante la quale, dopo una toccante omelia impostata sul significato della morte, i nomi dei serrani romani, di cui abbiamo memoria, sono stati ricordati al “Memento dei defunti”.
Successivamente, in sala riunioni, il Presidente Sapia ha presentato un breve profilo su ognuno dei nostri serrani defunti, con facoltà di interventi anche da parte di quanti hanno voluto aggiungere un loro personale ricordo.
Questi i nomi dei defunti che abbiamo ricordato, in ordine alfabetico:
AL JAMIL Mikael, Arcivescovo di Ninive (Iraq) e Procuratore Patriarcale della Chiesa di Antiochia presso la Santa Sede
BERTOLUCCI Walter, socio
CERASOLI Bruno, Governatore, Presidente Nazionale, Trustee internazionale
CIOCCI Carlo Alberto, Presidente e Governatore
LA CAVA Ugo, Presidente, Governatore, Vice Presidente Nazionale
MARINI ELISEI Alessandro, Presidente
PESCE PASTORE Vincenzina, Presidente
POLLIO Giovanni, socio
RUZZINI Giuliano, socio
SCHIAVETTI Remo, Presidente e Governatore
“Sive vivimus, sive morimur, Domini sumus” è la locuzione riportata su una targa posta all’interno della Cappella dei Santi Protomartiri Romani, dove abbiamo celebrato la Santa Messa alla Bonus Pastor. A significare che se viviamo, viviamo per il Signore, e se moriamo, moriamo per il Signore: sia, dunque, che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore. Come ebbe a dire Papa Giovanni Paolo II, è il Signore, infatti, che toglie e nello stesso tempo conserva, ci sottrae una persona a noi cara e insieme ce la mostra rivestita di vita nuova nel nome dell’Unigenito Figlio risorto.
E’ stata una cerimonia commovente, sentita e coinvolgente, durante la quale ci siamo stretti, come fratelli e sorelle, ai nostri cari defunti pregando per loro. Perché pregare per i defunti non significa soltanto chiedere pietà al Signore affinché siano rimessi i peccati e sia concessa la vita eterna, ma anche esaltare la nostra fede in Cristo che, con la sua misericordia, è sempre vicino a chi a lui si rivolge con contrizione e pentimento, pronto a esaudire le suppliche e le invocazioni che vengono dai nostri cuori per la redenzione delle anime dei nostri cari. Onorare e pregare per i defunti è, infatti, la celebrazione della resurrezione in unione con Cristo Gesù, il risorto dalla morte, il vivente per sempre.
Cosimo Lasorsa