Monastero S. Cuore di Erice: la testimonianza vocazionale di sr. Chiara

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà

(Sal 89,2).

Nel Nome del Signore, Amen.

Nel narrare le meraviglie che il Signore ha operato e continua a operare nella mia vita, desidero iniziare con le parole di questo salmo per benedire con la mia vita e con il canto, Colui che in me e per me, ha operato grandi cose. Come il Padre S. Francesco riconosco l’iniziativa di Dio Padre nella mia vita, negli eventi, negli incontri che provvidenzialmente hanno incrociato la mia strada…in ogni cosa c’è sempre stato Lui!

Provando a balbettare la parola “vocazione”, mi viene innanzi agli occhi l’immagine di un grande mosaico in cui ogni giorno sono chiamata ad aggiungere una piccola tessera colorata. Questo mosaico è iniziato a comporsi nel giorno del mio battesimo (15 ottobre 1978) e si completerà al termine della mia vita terrena. Che cosa voglio dire? Che la vocazione matura con me e che ogni giorno sono chiamata per nome dal Signore, chiamata a dare il mio assenso alla Sua volontà. Ogni giorno il Signore mi svela qualcosa di nuovo, apre la mia mente a nuove comprensioni, mi fa intravedere il “mistero” della mia chiamata che rimane e rimarrà sempre un mistero del Suo Amore. La vocazione è quella “terra sacra” in cui Dio Padre passeggia con l’uomo.

Inizio dicendo il mio grazie al Padre delle misericordie, così come lo amava chiamare la Madre S. Chiara, per il dono dei miei genitori, dei miei nonni, dei frati minori e di tanti altri fratelli e sorelle incontrati nella mia vita che con semplicità mi hanno trasmesso i valori, la fede, la loro testimonianza di vita e di fedeltà. Riconosco che quanto ho ricevuto gratuitamente, oggi mi permette di essere quella che sono. La mia storia vocazionale è tanto semplice, non ha effetti eclatanti, ma ciò che l’ha resa avvincente è stata la pedagogia usata da Dio Padre per raggiungermi, per incontrarmi lì dove mi trovavo. Il Signore è sempre alla ricerca dell’uomo e l’iniziativa è sempre la sua. Come mi piace dire, il Signore ha tanta fantasia, è creativo e sa stupirmi lasciandomi senza parole e con il cuore colmo di tanta gratitudine.

Come è entrato nella mia vita? Attraverso dei semplici frati minori che abitavano presso il convento di S. Maria di Gesù (Alcamo) a pochi metri da casa mia. Si è servito di quel saio marrone, della loro giovialità, dei loro sorrisi con cui mi accoglievano, del loro vivere in fraternità…e nell’ormai lontano settembre 1993, proprio quell’amato convento divenne casa di postulato, ovvero una casa pronta ad accogliere coloro che si preparavano a diventare frati. Fino ad allora io avevo conosciuto solo frati anziani e non immaginavo che potessero esserci dei giovani miei coetanei che pensassero a tale “follia”, si perché per me era una vera e pura follia.

Con mio grande stupore, la loro scelta e la loro gioia, iniziò a suscitare in me parecchi interrogativi…. ma chi glielo faceva fare? Inizialmente li presi per pazzi nonostante mi incuriosiva conoscere le motivazioni di tale scelta. Più passavano gli anni e i gruppi di postulanti si alternavano di anno in anno, più cominciarono ad essere un forte interrogativo per me, ma non potendo essere un frate minore, scelsi di non sentire, di mantenermi distante, di rimuovere tale pensiero. Non era per me!!!

Frequentavo con assiduità il convento, la Gioventù francescana, mi diplomai al magistrale nel 1998, avevo la mia cerchia di amicizie, la mia relazione sentimentale, ero una patita di discoteche, pub…. il mondo con tutti i suoi rumori, i suoi colori e la sua vivacità mi piaceva e continua a piacermi, perché opera delle mani di Dio Padre. Questo per dire che la mia scelta non è stata un fuggire dal mondo o fuggire il mondo.

La svolta decisiva avvenne la notte del 3 ottobre 1997 alle ore 4,00 del mattino (solennità del Serafico Padre S. Francesco) proprio in discoteca, quando litigai con il mio ragazzo ponendo fine a quella relazione. Da premettere che mentre stavo con lui intensificai il mio rapporto con il Signore, mi recavo continuamente nella cappella del SS. mo Sacramento e lì dinanzi a quel tabernacolo dicevo: “Signore aiutami a capire se è l’uomo per me… Mostrami la tua volontà”.

Altre possibilità di fidanzamento si presentarono fino a poco prima di entrare in monastero, ma una sete profonda abitava il mio cuore e dopo ogni esperienza che al momento mi dava gioia, poi mi ritrovavo con un vuoto incolmabile. Mi mancava qualcosa e desideravo qualcuno che mi aiutasse a capire cosa mi stava accadendo, ma non fu così semplice trovarlo. Nel luglio 1998 partecipai a un’esperienza di eremo e fu proprio lì che mi ritrovai a chiedere aiuto ad un frate a cui non pensavo minimamente, ma che Dio Padre aveva scelto come quel pastore secondo il suo cuore che mi avrebbe guidato e aiutato a capire ciò che non capivo con le mie sole forze.

La Parola iniziò ad abitare il mio cuore, a mettermi in forte discussione, mi sentivo tanto confusa e allo stesso tempo ero felice. Il Signore incalzava con i suoi inviti, mi stava corteggiando in tutti i modi e alimentava in me il desiderio di conoscerlo, di cercarlo, di incontrarlo “vivo e vero” nella mia storia. Iniziai a peregrinare per la Sicilia e per l’Italia con la Gi.fra in cui mi immersi totalmente dal 1997 al 2001, frequentavo i conventi e gli istituti di suore missionarie francescane, partecipai a due missioni al popolo, a due campi vocazionali e a due eremi …cercavo di capire, volevo capire e mi imbattei nella marcia francescana verso Assisi (luglio-agosto1998). Il Signore mi attendava proprio lì, anche se il primo scossone lo ebbi sul monte la Verna il 1 agosto del 1998. Lì mi sentii raggiunta dall’Amore del Signore, forse ho assaporato appena un po’ di quell’amore che sperimentò il Serafico Padre S. Francesco in quel settembre 1224.

Assisi fu la mia Damasco, lì mi attendeva il Signore, proprio dinanzi alla tomba del Serafico Padre in cui abbassai ogni difesa, mi sentii chiamata per nome ed ebbi la certezza di ciò che voleva il Signore. Una voce mi risuonava nel cuore e mi sembrava di sentirla rimbombare in quella cripta a me tanto cara, “ti aspettavo”. Proruppi in un pianto interminabile e allo stesso tempo provai una profonda gioia che mi pacificava dentro…non stavo sognando, non ero impazzita e le mie domande lì ebbero una risposta. In un primo momento pensai che il Signore mi chiamasse a intraprendere la vita apostolica e partii per Roma in un istituto di suore missionarie francescane che già conoscevo. Nei tre mesi trascorsi nella città eterna, sperimentai una profonda inquietudine e nostalgia… Che cosa mi stava accadendo? Mi sentii stimolata dal di dentro a cercare conventi e monasteri vicini, le suore mi guardavano senza capire, era un controsenso, ma ricordo ancora la gioia provata non appena misi piede in un monastero. Pur non conoscendo le sorelle, io mi sentii a casa! Non era normale quello che mi stava accadendo, invece di leggere la biografia della fondatrice dell’istituto, prendevo tra le mani la vita di Chiara…. Chiara iniziò a parlare alla mia vita e alla mia sete di senso, non facevo altro che pensare a lei.

Il Signore, così come fece con il Padre S. Francesco, mi fece partire seguendo il mio sogno, ma lo trovai lì pronto a farmi comprendere che ero fuori strada, che non era quello il meglio che aveva pensato per me!!! In quell’ottobre 1999 ritornai con le suore francescane missionarie ad Assisi e lì dinanzi a quella tomba chiesi una parola e Francesco non tardò a darmela… “sii tu la mia pianticella”. Era giunto il momento di ritornare in Sicilia, di lasciare l’istituto perché lì il Signore mi avrebbe detto cosa fare e dove andare.

Come dire ai miei genitori che non era quella la mia strada ma la clausura? Pensavano che una volta ritornata da Roma, mi sarei fatta una famiglia e invece ero più decisa che mai a seguire il Signore. Prima che io dicessi a mia madre di voler continuare il mio cammino di ricerca, qualcuno mi ha preceduto nell’intento, sembrerà strano, ma fu proprio così.

Mia madre fu visitata in sogno dalla Madre S. Chiara, e fu lei stessa a dirle che mi voleva tra le sue figlie e sorelle. Al risveglio era in un lago di lacrime, e più mi guardava più piangeva, ma io non capivo cosa avesse fino a quando non me lo disse. Che cosa potevo fare? Ero senza parole, tramortita e non mi restò altro da fare che confermare quanto le era stato detto. Ricordo ancora le parole della mia amata nonna quando comunicai che volevo entrare in monastero…scese il silenzio e si sentì dire: “lasciatela andare, non mettetevi contro Dio” e così il 2 agosto 2001 varcai la soglia del monastero S. Cuore di Alcamo all’età di 22 anni.

La storia della mia vocazione non si è esaurita una volta entrata in monastero perché da quel 2 agosto 2001, il Signore ha continuato a chiamarmi per nome, a indicarmi la strada da seguire, a rialzarmi dopo ogni caduta, a farmi percorrere la via della mia incarnazione facendomi attraversare la mia umanità con le sue fragilità, i suoi limiti e il grande desiderio di essere madre. Il Signore non si impone mai, mi lascia sempre libera di rispondere, libera di tornare indietro o di proseguire il cammino dietro di Lui, libera di amarlo e di fare la sua volontà, ed è proprio da figlia libera e non da schiava, che ogni giorno dico il mio FIAT con gioia e gratitudine.

Sono felice di seguire il Signore, non mi sento impoverita di qualcosa, perché quando meno me lo aspetto, fa germogliare i fiori nel deserto, rende fecondo il grembo della sterile, lo zoppo salta come un cervo, grida di gioia la lingua del muto, scaturiscono acque nel deserto, scorrono torrenti nella steppa (cfr. Is 35), il cieco recupera la vista, la peccatrice è perdonata. Come diceva S. Teresa d’Avila: “chi ha Dio nulla gli manca”.

Concludo questo memoriale con il canto del Magnificat, perché insieme alla Vergine Maria, riconosco che “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1,49). Una vita non mi basterebbe per benedirlo e per annunciare a tutti la misericordia che mi ha usato e che continua ad usarmi.

A laude di Cristo, Amen.

Sorella povera di S. Chiara del monastero S. Cuore di Erice (TP)