Età libera e servizio
Condividiamo la testimonianza di Michelino Musso, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Asti.
Condividiamo la testimonianza di Michelino Musso, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Asti.
Ringraziamo don Carlo Rampone, Parroco a Villanova d’Asti, già rettore del Seminario interdiocesano Santa Maria del Cenacolo a Betania di Valmadonna (Alessandria), che ci ha offerto una sua testimonianza ed un messaggio di saluto al Serra e ai Serrani, cui si sente profondamente legato.
Di seguito il link al video.
Maria Lo Presti
Nella giornata conclusiva del Convegno Nazionale Vocazioni 2022, il Card. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha sottolineato quanto siano rilevanti testimonianze significative, esemplari, per un orientamento vocazionale. Ha così ricordato gli incontri fin da giovane, nella sua Firenze, con alcune personalità segnate da una spiritualità forte, vissuta nella concretezza della loro storia. Nel frattempo, ha delineato i tratti del suo percorso personale.
Di seguito il link alla relazione.
Maria Lo Presti
La relazione di apertura del Convegno Nazionale Vocazioni 2022 è stata tenuta da S. E. mons. Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia. Già il titolo della relazione, La storia possibile, ha fatto entrare nell’esposizione del relatore che ha guardato alla sua storia vocazionale, fino all’attuale chiamata a svolgere il servizio episcopale per un territorio da cinque anni in attesa di un vescovo; un territorio in cui il cristianesimo è presente fin dalle sue origini. Mons. Paolo Bizzeti ha fatto riflettere sulla concretezza della storia personale, nella quale ciascuno può leggere la sua storia vocazionale.
Di seguito il link alla relazione.
Maria Lo Presti
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà
(Sal 89,2).
Nel Nome del Signore, Amen.
Nel narrare le meraviglie che il Signore ha operato e continua a operare nella mia vita, desidero iniziare con le parole di questo salmo per benedire con la mia vita e con il canto, Colui che in me e per me, ha operato grandi cose. Come il Padre S. Francesco riconosco l’iniziativa di Dio Padre nella mia vita, negli eventi, negli incontri che provvidenzialmente hanno incrociato la mia strada…in ogni cosa c’è sempre stato Lui!
Provando a balbettare la parola “vocazione”, mi viene innanzi agli occhi l’immagine di un grande mosaico in cui ogni giorno sono chiamata ad aggiungere una piccola tessera colorata. Questo mosaico è iniziato a comporsi nel giorno del mio battesimo (15 ottobre 1978) e si completerà al termine della mia vita terrena. Che cosa voglio dire? Che la vocazione matura con me e che ogni giorno sono chiamata per nome dal Signore, chiamata a dare il mio assenso alla Sua volontà. Ogni giorno il Signore mi svela qualcosa di nuovo, apre la mia mente a nuove comprensioni, mi fa intravedere il “mistero” della mia chiamata che rimane e rimarrà sempre un mistero del Suo Amore. La vocazione è quella “terra sacra” in cui Dio Padre passeggia con l’uomo.
Inizio dicendo il mio grazie al Padre delle misericordie, così come lo amava chiamare la Madre S. Chiara, per il dono dei miei genitori, dei miei nonni, dei frati minori e di tanti altri fratelli e sorelle incontrati nella mia vita che con semplicità mi hanno trasmesso i valori, la fede, la loro testimonianza di vita e di fedeltà. Riconosco che quanto ho ricevuto gratuitamente, oggi mi permette di essere quella che sono. La mia storia vocazionale è tanto semplice, non ha effetti eclatanti, ma ciò che l’ha resa avvincente è stata la pedagogia usata da Dio Padre per raggiungermi, per incontrarmi lì dove mi trovavo. Il Signore è sempre alla ricerca dell’uomo e l’iniziativa è sempre la sua. Come mi piace dire, il Signore ha tanta fantasia, è creativo e sa stupirmi lasciandomi senza parole e con il cuore colmo di tanta gratitudine.
Come è entrato nella mia vita? Attraverso dei semplici frati minori che abitavano presso il convento di S. Maria di Gesù (Alcamo) a pochi metri da casa mia. Si è servito di quel saio marrone, della loro giovialità, dei loro sorrisi con cui mi accoglievano, del loro vivere in fraternità…e nell’ormai lontano settembre 1993, proprio quell’amato convento divenne casa di postulato, ovvero una casa pronta ad accogliere coloro che si preparavano a diventare frati. Fino ad allora io avevo conosciuto solo frati anziani e non immaginavo che potessero esserci dei giovani miei coetanei che pensassero a tale “follia”, si perché per me era una vera e pura follia.
Con mio grande stupore, la loro scelta e la loro gioia, iniziò a suscitare in me parecchi interrogativi…. ma chi glielo faceva fare? Inizialmente li presi per pazzi nonostante mi incuriosiva conoscere le motivazioni di tale scelta. Più passavano gli anni e i gruppi di postulanti si alternavano di anno in anno, più cominciarono ad essere un forte interrogativo per me, ma non potendo essere un frate minore, scelsi di non sentire, di mantenermi distante, di rimuovere tale pensiero. Non era per me!!!
Frequentavo con assiduità il convento, la Gioventù francescana, mi diplomai al magistrale nel 1998, avevo la mia cerchia di amicizie, la mia relazione sentimentale, ero una patita di discoteche, pub…. il mondo con tutti i suoi rumori, i suoi colori e la sua vivacità mi piaceva e continua a piacermi, perché opera delle mani di Dio Padre. Questo per dire che la mia scelta non è stata un fuggire dal mondo o fuggire il mondo.
La svolta decisiva avvenne la notte del 3 ottobre 1997 alle ore 4,00 del mattino (solennità del Serafico Padre S. Francesco) proprio in discoteca, quando litigai con il mio ragazzo ponendo fine a quella relazione. Da premettere che mentre stavo con lui intensificai il mio rapporto con il Signore, mi recavo continuamente nella cappella del SS. mo Sacramento e lì dinanzi a quel tabernacolo dicevo: “Signore aiutami a capire se è l’uomo per me… Mostrami la tua volontà”.
Altre possibilità di fidanzamento si presentarono fino a poco prima di entrare in monastero, ma una sete profonda abitava il mio cuore e dopo ogni esperienza che al momento mi dava gioia, poi mi ritrovavo con un vuoto incolmabile. Mi mancava qualcosa e desideravo qualcuno che mi aiutasse a capire cosa mi stava accadendo, ma non fu così semplice trovarlo. Nel luglio 1998 partecipai a un’esperienza di eremo e fu proprio lì che mi ritrovai a chiedere aiuto ad un frate a cui non pensavo minimamente, ma che Dio Padre aveva scelto come quel pastore secondo il suo cuore che mi avrebbe guidato e aiutato a capire ciò che non capivo con le mie sole forze.
La Parola iniziò ad abitare il mio cuore, a mettermi in forte discussione, mi sentivo tanto confusa e allo stesso tempo ero felice. Il Signore incalzava con i suoi inviti, mi stava corteggiando in tutti i modi e alimentava in me il desiderio di conoscerlo, di cercarlo, di incontrarlo “vivo e vero” nella mia storia. Iniziai a peregrinare per la Sicilia e per l’Italia con la Gi.fra in cui mi immersi totalmente dal 1997 al 2001, frequentavo i conventi e gli istituti di suore missionarie francescane, partecipai a due missioni al popolo, a due campi vocazionali e a due eremi …cercavo di capire, volevo capire e mi imbattei nella marcia francescana verso Assisi (luglio-agosto1998). Il Signore mi attendava proprio lì, anche se il primo scossone lo ebbi sul monte la Verna il 1 agosto del 1998. Lì mi sentii raggiunta dall’Amore del Signore, forse ho assaporato appena un po’ di quell’amore che sperimentò il Serafico Padre S. Francesco in quel settembre 1224.
Assisi fu la mia Damasco, lì mi attendeva il Signore, proprio dinanzi alla tomba del Serafico Padre in cui abbassai ogni difesa, mi sentii chiamata per nome ed ebbi la certezza di ciò che voleva il Signore. Una voce mi risuonava nel cuore e mi sembrava di sentirla rimbombare in quella cripta a me tanto cara, “ti aspettavo”. Proruppi in un pianto interminabile e allo stesso tempo provai una profonda gioia che mi pacificava dentro…non stavo sognando, non ero impazzita e le mie domande lì ebbero una risposta. In un primo momento pensai che il Signore mi chiamasse a intraprendere la vita apostolica e partii per Roma in un istituto di suore missionarie francescane che già conoscevo. Nei tre mesi trascorsi nella città eterna, sperimentai una profonda inquietudine e nostalgia… Che cosa mi stava accadendo? Mi sentii stimolata dal di dentro a cercare conventi e monasteri vicini, le suore mi guardavano senza capire, era un controsenso, ma ricordo ancora la gioia provata non appena misi piede in un monastero. Pur non conoscendo le sorelle, io mi sentii a casa! Non era normale quello che mi stava accadendo, invece di leggere la biografia della fondatrice dell’istituto, prendevo tra le mani la vita di Chiara…. Chiara iniziò a parlare alla mia vita e alla mia sete di senso, non facevo altro che pensare a lei.
Il Signore, così come fece con il Padre S. Francesco, mi fece partire seguendo il mio sogno, ma lo trovai lì pronto a farmi comprendere che ero fuori strada, che non era quello il meglio che aveva pensato per me!!! In quell’ottobre 1999 ritornai con le suore francescane missionarie ad Assisi e lì dinanzi a quella tomba chiesi una parola e Francesco non tardò a darmela… “sii tu la mia pianticella”. Era giunto il momento di ritornare in Sicilia, di lasciare l’istituto perché lì il Signore mi avrebbe detto cosa fare e dove andare.
Come dire ai miei genitori che non era quella la mia strada ma la clausura? Pensavano che una volta ritornata da Roma, mi sarei fatta una famiglia e invece ero più decisa che mai a seguire il Signore. Prima che io dicessi a mia madre di voler continuare il mio cammino di ricerca, qualcuno mi ha preceduto nell’intento, sembrerà strano, ma fu proprio così.
Mia madre fu visitata in sogno dalla Madre S. Chiara, e fu lei stessa a dirle che mi voleva tra le sue figlie e sorelle. Al risveglio era in un lago di lacrime, e più mi guardava più piangeva, ma io non capivo cosa avesse fino a quando non me lo disse. Che cosa potevo fare? Ero senza parole, tramortita e non mi restò altro da fare che confermare quanto le era stato detto. Ricordo ancora le parole della mia amata nonna quando comunicai che volevo entrare in monastero…scese il silenzio e si sentì dire: “lasciatela andare, non mettetevi contro Dio” e così il 2 agosto 2001 varcai la soglia del monastero S. Cuore di Alcamo all’età di 22 anni.
La storia della mia vocazione non si è esaurita una volta entrata in monastero perché da quel 2 agosto 2001, il Signore ha continuato a chiamarmi per nome, a indicarmi la strada da seguire, a rialzarmi dopo ogni caduta, a farmi percorrere la via della mia incarnazione facendomi attraversare la mia umanità con le sue fragilità, i suoi limiti e il grande desiderio di essere madre. Il Signore non si impone mai, mi lascia sempre libera di rispondere, libera di tornare indietro o di proseguire il cammino dietro di Lui, libera di amarlo e di fare la sua volontà, ed è proprio da figlia libera e non da schiava, che ogni giorno dico il mio FIAT con gioia e gratitudine.
Sono felice di seguire il Signore, non mi sento impoverita di qualcosa, perché quando meno me lo aspetto, fa germogliare i fiori nel deserto, rende fecondo il grembo della sterile, lo zoppo salta come un cervo, grida di gioia la lingua del muto, scaturiscono acque nel deserto, scorrono torrenti nella steppa (cfr. Is 35), il cieco recupera la vista, la peccatrice è perdonata. Come diceva S. Teresa d’Avila: “chi ha Dio nulla gli manca”.
Concludo questo memoriale con il canto del Magnificat, perché insieme alla Vergine Maria, riconosco che “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1,49). Una vita non mi basterebbe per benedirlo e per annunciare a tutti la misericordia che mi ha usato e che continua ad usarmi.
A laude di Cristo, Amen.
Sorella povera di S. Chiara del monastero S. Cuore di Erice (TP)
«Giocavo ad alti livelli, la Roma mi ha chiamato per un provino», ricorda Samuel Piermarini, 28 anni e grande appassionato di calcio. «Alla fine dell’allenamento, Stramaccioni mi ha chiamato e mi ha detto ‘Piermarini, puoi firmare con noi!’, ma gli ho risposto che non potevo». Poi è entrato nel seminario romano Redemptoris Mater, e domenica 25 aprile è arrivato un altro contratto, questa volta con Dio: l’ordinazione presbiteriale.
Samuel è uno dei nove sacerdoti che hanno ricevuto la ordinazione sacerdotale da parte di Papa Francesco. Si sono formati nei vari seminari di Roma, e tra loro ci sono due latinoamericani, un colombiano e un brasiliano. Per contratto dovevo recitare il Rosario…
«Quando avevo 15 anni ho iniziato a lavorare per un signore anziano, lo aiutavo con il computer.
Nel contratto di lavoro c’era scritto chiaramente che dovevo pregare tutti i giorni con lui e recitare il Rosario. Quello che all’inizio vedevo come un’imposizione è diventato per me una necessità».
È quanto ha raccontato Mateus Enrique Ataide Da Cruz, 29 anni, nato in Brasile e trasferitosi a Roma sette anni fa per frequentare il Seminario di Nostra Signora del Divino Amore. Parole simili le ha pronunciate Diego Armando Berrera Parra, 27enne colombiano: «Una volta concluso il baccalaureato in Colombia, ho svolto lavori volontari nel carcere minorile e in una fondazione per tossicodipendenti. Lì è nato il mio desiderio di poter aiutare e servire gli altri per sempre».
Prima ordinazione dopo la pandemia. Papa Francesco, come vescovo di Roma, torna a ordinare sacerdoti nella sua diocesi dopo la pausa che ha dovuto compiere a causa della prima ondata di contagi da coronavirus in Italia.
Un grande segno di speranza per la nostra Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, e per l’intera Chiesa, ci è stato dato Sabato 10 Ottobre 2020 nella Basilica di San Francesco a Ferrara. Qui hanno avuto luogo, infatti, le ordinazioni presbiterali di don Alessandro Battistini e don Thiago Camponogara, due giovani che il nostro Serra Club di Ferrara ha sempre sostenuto ed incoraggiato durante tutto il loro cammino vocazionale.
Il nostro Serra Club di Ferrara li ha avuti graditi ospiti in occasione del suo recente ed ultimo incontro, tenutosi Lunedì 16 Novembre 2020, cioè il terzo lunedì del mese come d’abitudine, L’incontro, causa emergenza Covid, è necessariamente stato contenuto nella sua durata e caratteristiche, consistendo essenzialmente nella S.Messa seguita dall’Adorazione Eucaristica, ma concedendo spazio e tempo sufficiente alle testimonianze dei due novelli sacerdoti. Queste testimonianze sono diventate ormai una prassi che il Serra Club di Ferrara ha sempre chiesto in occasione di nuove ordinazioni presbiterali e/o diaconali. Soprattutto in questo periodo, però, in cui le nostre scarse certezze in campo sanitario, sociale, economico, lavorativo, ecologico lasciano il posto a preoccupazioni molto reali, la scelta di don Alessandro e don Thiago di consacrarsi al Signore non può che essere un segno di speranza e del fatto che Dio non si dimentica di noi.
Seguono le testimonianze sui percorsi di vita che hanno portato don Alessandro e don Thiago a questo loro importante traguardo. Un articolo più esteso lo si può trovare nel settimanale cattolico di informazione La Voce di Ferrara-Comacchio, N. 29 del 02 Ottobre 2020.
In chiusura all’articolo riportiamo, inoltre, la bellissima testimonianza di Suor Maria Cristiana su ‘La Clausura – una porta sul mondo’. Questa testimonianza si riallaccia molto bene alle precedenti di don Alessandro e don Thiago per quanto riguarda ‘l’incompletezza del prima’ e ‘la pienezza del dopo’.
“Come prima cosa ho dovuto cambiare radicalmente la mia idea sui sacerdoti …”
Nella mia esperienza cristiana, fatta fino alla Cresima, sacerdote era colui che non aveva di meglio da fare se non girare per il paese, con il volto triste e cupo, raccontando storie su Gesù e dicendo a noi ragazzi che se non ci fossimo comportati bene saremmo finiti all’inferno. Crescendo, il mio giudizio tagliente sui preti non si è modificato, anzi, per antitesi guardavo con soddisfazione alla mia vita, felice di non essere come loro. Avevo tutto ciò che un uomo può desiderare: un lavoro prestigioso nell’Esercito, divertimento, indipendenza economica ….. Eppure qualcosa mi mancava.
Ho impiegato diversi anni per comprendere che chi bussava insistentemente alla porta del mio cuore era Lui, il Signore. È stato necessario un lungo e faticoso cammino di discernimento, che mi ha portato da Nardò a Bolzano, fino al seminario di Ferrara, dove sono arrivato otto anni fa e dove ho avuto la fortuna di ricredermi circa l’idea di sacerdote che avevo costruito in giovinezza. Gli insegnanti della Facoltà Teologica, i rettori del seminario, i parroci delle parrocchie in cui ho prestato servizio (due anni a San Paolo del Lido degli Estensi e due nell’Unità Pastorale di Quartesana, Cona e Codrea), i sacerdoti che frequentavano il Seminario e i seminaristi con cui ho condiviso questo percorso di crescita …. in loro ho incontrato uomini autentici, testimoni della gioia della Resurrezione, intenzionati a spendersi completamente per Cristo; capaci di riconoscere Dio nel volto del prossimo, ascoltandolo, accogliendolo e curandolo con grande spirito di sacrificio e servizio, ma sempre con il sorriso e l’entusiasmo; disposti a “sporcarsi le mani” tra e per la gente, con una pastorale viva ed effervescente che passava attraverso l’esempio della propria persona.
Ed eccomi qui, ad un passo dalla mia ordinazione sacerdotale. Confesso di non riuscire ad esprimere ciò che provo in questo momento: sono attraversato da un turbine di sentimenti che vanno dalla trepidazione per una nuova avventura alle preoccupazioni che il ministero comporta; dalla gioia alla grande responsabilità di essere sacerdote. Di una sola cosa sono certo: la mia consacrazione sarà vissuta nell’impegno particolare di essere testimone della gioia della Resurrezione. Sì, perché Cristo è risorto veramente! Spero di riuscire ad incarnare l’augurio che mi ha fatto Monsignor Vittorio Serafini: “Sii sempre un audace seminatore di speranza, un Apostolo gioioso e generoso nel servizio di tutti”.
Don Alessandro Battistini
“Dopo tanti anni ho sentito una sana inquietudine: il Signore è stato paziente …”
Sono don Thiago Camponogara, ho 33 anni, sono nato in Brasile e sono cresciuto in provincia di Verona con la mia famiglia. Fin da piccolo ho sentito il desiderio di entrare in Seminario, ma la mia famiglia ha preferito lasciarmi crescere nel mio paese e rinviare ad un età più matura un’eventuale entrata in seminario.
Durante il periodo dell’adolescenza si è allontanata l’idea sacerdotale e sono cresciuto facendo le esperienze tipiche di quell’età con i miei amici del quartiere; ciò mi ha permesso di conoscere molta gente e soprattutto di vedere la vita sotto vari punti di vista, grazie anche ad alcuni viaggi compiuti in Europa, e non solo, che mi hanno aiutato a maturare sia come uomo sia come cittadino. All’età di vent’anni la mia vita sembrava consolidata tra il lavoro nell’azienda di famiglia, la passione per il calcio in un piccolo club locale, alcune attività di volontariato con i giovani del mio paese, le serate con gli amici e qualche esperienza amorosa. Ma più si stabilizzava questa vita ordinaria, più nasceva dentro di me una sana inquietudine che mi portava a pensare a Dio e a valutare la mia vita sotto un punto di vista cristiano e non solo sotto il profilo della soddisfazione economica; così dopo alcuni avvenimenti ho intrapreso un cammino di conversione, grazie anche all’aiuto di alcune figure sacerdotali e di vari amici, approfittando di alcuni pellegrinaggi e di un gruppo di preghiera dove si univa esperienza spirituale e crescita fraterna. Dopo aver compreso che Dio mi stava chiamando ad un “di più”, ho iniziato un cammino di discernimento vocazionale dapprima nell’equipe vocazionale della diocesi di Verona, per poi arrivare a Ferrara il 23 settembre 2013 dove sono stato accolto con gioia. In questi sette anni di seminario sono state molte le attività che ho compiuto e che mi hanno fatto maturare, ma sono state anche molte le persone che ho incontrato e con le quali ho creato legami importanti. Questo percorso mi ha portato dopo sei anni a diventare diacono, il 7 dicembre 2019, e a prendere il baccalaureato in Teologia presso la Facoltà teologia “Sant’Antonio” di Bologna, il 23 giugno 2020. A breve sarò ordinato sacerdote e dopo tutti questi anni di formazione comprendo come l’ordinazione presbiterale sia un dono che Dio fa non solo a me, ma a tutta la Chiesa che sono chiamato a servire. Ringrazio tutte le persone che mi hanno affiancato e sostenuto in questi anni e soprattutto ringrazio il Signore per aver avuto pazienza con me, e aver guardato con misericordia un suo figlio.
Don Thiago Camponogara
Vi proponiamo uno splendido video trasmesso in occasione della Veglia di Preghiera per la Giornata Mondiale per le Vocazioni.
Buona visione!
Don Valentino Salvoldi è stato nostro ospite Lunedì 20 Novembre 2017 in occasione di un Incontro Conviviale che il Serra Club Ferrara ha organizzato presso la Sala della Musica in città.. In qualità di oratore, ha tenuto una conversazione dal titolo ‘Giovani, preziosi perché fragili’. Il Serra Club Ferrara ha vissuto un momento veramente molto bello ed importante, anche perché mai si erano visti ai nostri incontri tanti giovani, fra cui molti seminaristi. Questo, nell’anno in cui il Serra ha dedicato proprio a loro il tema: “Nuovi linguaggi e nuovi gesti, credibili, concreti, per chiamanti e chiamati: il servizio del Serra a favore delle vocazioni”.
Questa conferenza/lezione ha destato grande interesse soprattutto per la capacità di trasmettere il pensiero del relatore. Don Valentino Salvoldi è stato missionario per più di quaranta anni in oltre trenta paesi del mondo ed incaricato, dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ed in qualità di “professore visitatore”, di formare i formatori del clero delle giovani Chiese (Africa e Asia). Ha creato attorno a sé un vasto movimento di solidarietà con i popoli del sud del mondo ed ha fondato “Shalom”, un’organizzazione non lucrativa avente come finalità la crescita morale e culturale dei giovani in Italia e nei paesi impoveriti. E’ autore di numerosi libri, scritti con stile semplice e tradotti in molte lingue, che nascono dalla vita e tornano tra la gente per dare speranza, per rendere il mondo più giusto e fraterno, più vicino al regno del Dio fatto Uomo.
In occasione della sua visita a Ferrara ed a seguito della sua Conferenza, fra noi serrani e Don Valentino Salvoldi è nata una sincera amicizia, grazie alla quale ci manteniamo in contatto. In occasione del cinquantesimo della sua ordinazione sacerdotale (18 marzo 2020) e in considerazione dei tempi difficili in cui tutti noi ci troviamo a vivere, ha voluto inviarci un breve messaggio ricco di riflessioni teologiche-spirituali, frutto della sua esperienza missionaria così complessa ed importante. Come Serrani, abbiamo voluto condividerlo con voi e lo trovate qui di seguito. ... Continua a leggere
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Carissimi Serrani, familiari e amici, shalom!
Giunga a voi l’augurio di pace con la benedizione del Signore, in queste giornate in cui viviamo la quaresima nel deserto dei rapporti sociali e nella primaverile intimità della nostra famiglia. Celebrando da giorni la santa messa in casa, ho tanto tempo per iniziare l’Eucaristia al mattino e terminarla di notte. Ho la gioia di mandare a tutti onde d’amore – e questo è il volto più bello della preghiera – nella speranza che anche voi mi ricordiate al Padre. Egli benedica tutti noi e quanti amiamo.
Ricorrendo il 18 marzo il cinquantesimo anniversario della mia ordinazione sacerdotale, vi vorrei coinvolgere nel ringraziare il Signore per la misericordia che ha avuto nei miei confronti e nel chiedervi di intensificare le vostre preghiere per me, affinché gli sia fedele fino alla fine ed Egli possa ancora – come più gli è gradito – aiutarmi nel mio ministero sacerdotale.
Sono appena tornato dal Burundi e, parlando ai sacerdoti, anche lì ho proposto questa immagine del ministro consacrato:
Il prete ….. lo fa sublime la sua originaria scelta di essere un dono per tutti; la sua consacrazione alla felicità umana; la sua determinazione a essere l’uomo di tutti e per tutti ministro di pace, plenipotenziario del Principe della pace; la sua coscienza che farsi sacerdote «non significa mettersi una divisa fuori, ma un tormento dentro» (F. Boy), accettando di diventare «il ministro della pazienza di Dio» (B. Marshall), disposto a essere «il più amato e il più odiato degli uomini, il più incarnato e il più trascendente, il fratello più vicino e l’unico avversario» (E. Suhard). E la sua grandezza consiste nel «lusso di poter amare tutti» (P. Teilhard de Chardin).
È un uomo che rinuncia a fare l’amore per essere amore, ministro di un Dio che si definisce Amore.
Non una divisa fuori, ma un tormento dentro. Il tormento di non essere ancora santo dopo tutte le messe celebrate ogni giorno. Il tormento di non riuscire a far comprendere quanta gioia ci possa essere nel portare con dignità la propria croce. Il tormento di non riuscire a far sentire a tanti giovani anche solo la nostalgia di Dio. Il tormento di sapere che miliardi di persone non conoscono ancora il suo volto che è Amore, Tenerezza, Misericordia. Il tormento di aver deluso delle aspettative di chi mi avrebbe voluto più vicino e di chi – soprattutto in Africa – si sarebbe aspettato da me tanti aiuti materiali, per continuare a sperare …..
Grazie a Dio, però, il tormento non cancella la gioia di sapere che il mondo è salvato da Dio, che qualche cosa ho seminato e che ….. ho conservato la fede ! La gioia di sapere che tanti amici continueranno a starmi accanto come Aronne e Cur facevano con Mosè, tenendogli le braccia alzate al cielo, perché non si stancasse di pregare. Amici che si trasfigurino pregando, come ci diceva il Vangelo di domenica scorsa (la trasfigurazione: Matteo 17,1-9), meditando il quale ho pensato particolarmente ai miei primi tre anni di sacerdozio.
Prima di partire per l’Africa – durante l’estate – spesso salivo con un gruppo di amici, in silenzio, un’alta montagna dolomitica: la Presolana, in provincia di Bergamo. A ogni pausa veniva letto un brano biblico e meditato personalmente. Si comunicavano poi le idee più belle e incoraggianti, per dare speranza all’impegno socio-politico-religioso dell’inizio degli anni Settanta. Sulla vetta facevamo l’offertorio, formulavamo preghiere spontanee ed esprimevamo la nostra confessione di lode, di vita e di fede. Al tramonto consacravo il pane e il vino, ricevuti da tutti con riconoscente amore a quel Dio che era percepibile nei nostri sguardi, trasfigurati dalla Bellezza. Attorno a noi tante stelle alpine che non nascono nelle paludi: sono il dono riservato ai ricercatori del silenzio. A noi che, vinti dalla forza di gravità celeste, facevamo nostro il respiro di Dio.
Sono passati cinquant’anni da allora e un’amica mi scrive: «Riesco, sia pure a fatica, a credere ancora in Dio in virtù di quell’esperienza di fede che abbiamo vissuto durante quelle tre estati in Presolana». E anch’io, dopo aver attraversato tante “paludi” negli angoli più impoveriti della terra, dopo tante ingiustizie toccate con mano in Asia e in tutta l’Africa subsahariana (i bambini morti per fame e le guerre) giungo alla medesima conclusione: l’esperienza di Dio – quella notte al cimitero, a ventitré anni, davanti alla tomba di mia sorella Elisa – e quelle giornate consacrate all’Eucaristia, in montagna, quando il pregare era una festa, mi hanno più volte permesso di ripetere: «Signore, non ti vedo, non ti sento, non ti capisco ….. ma ti do credito perché ti ho incontrato. Perché mi hai sedotto, attratto nella forza di gravità celeste».
Con questi sentimenti, continuando in queste giornate a celebrare messe in casa senza calcolare il tempo, rinnovo la mia richiesta di ricordarmi al Padre, perché la sua volontà sia la mia pace. Prego per voi perché, se non ho potuto starvi vicino fisicamente, mi sentiate vicino con il mio riconoscente affetto, la mia preghiera e la benedizione del Signore. Prego perché di me ricordiate solo le cose belle, perché conserviate la fede, perché possiate ancora vivere esperienze collettive di una preghiera non formale, ripetitiva e teatrale, ma essenziale, nuova e mistica. Prego perché le nostre celebrazioni eucaristiche non siano una rappresentazione, ma un “memoriale”, cioè non un semplice ricordo della morte e risurrezione di Cristo, ma una attualizzazione del Mistero. Allora ci verrà spontaneo, dopo la Comunione, ripetere: «Signore, è bello per noi essere qui !» mentre, assieme all’evangelista Giovanni, professiamo la nostra fede: «….. E noi abbiamo creduto nell’Amore».
Valentino Salvoldi
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Don Valentino Salvoldi ha voluto allegare al messaggio riportato sopra, il contenuto di uno dei suoi ultimi libri, già pubblicati a suo nome, dal titolo ‘IL MIO NOME E’ … Via cruis, lucis et Matris’, 2019. Dalla prefazione dell’Arcivescovo Giovanni Tonucci: “… Io, Giovanni, con il mio fardello di storia personale – grazie ricevute, debolezze e peccati, poche occasioni di bene accolte e tante perdute – , mi avvio a percorrere i diversi itinerari di fede che ci portano a seguire i passi di Gesù, di Maria e della Chiesa nascente. Il mio nome è Giovanni. Mi metto in cammino e mi unisco a tanti che, ciascuno con il proprio nome e la propria storia personale, si preparano a vivere insieme con me questa esperienza di amore. …. Incontrare Cristo, seguire Maria, vivere la Chiesa: sono momenti che descrivono il nostro cammino di fede e ci stimolano a rinnovare continuamente la nostra conversione, nella scoperta dell’amore misericordioso del Padre. Lui solo, il Padre, senza nome: ma vicino a ciascuno di noi, che egli conosce, riconosce e chiama per nome. Ascoltiamone la voce e, attraverso il pellegrinaggio di fede, apriamo il cuore ad accoglierne l’abbraccio di amore …”.
Questo libro contiene preghiere e riflessioni spirituali di grande aiuto che vorremmo consigliare, soprattutto in un momento così difficile per tutti.
Ringraziando Don Valentino Salvoldi per il regalo che ci ha fatto, ricambiamo le sue preghiere rivolte a tutti noi, con la certezza di poterlo avere, presto e di nuovo, a Ferrara per un’altra occasione.
A voi un augurio di buona lettura da parte di tutti gli amici del Serra Club Ferrara e che la preghiera al Signore ci aiuti a superare questo momento e ci tenga sempre uniti.
Giuseppe Miccoli
Serra Club Ferrara
Da molti anni Direttore della Caritas Diocesana di Siena, don Giovanni Tondo è stato precedentemente impegnato nella Pastorale giovanile Foraniale, nella Pastorale vocazionale, nel servizio dei poveri, nel catechismo presso la Parrocchia di S.Spirito in Siena fino all’ordinazione diaconale ed a quella presbiterale, avvenuta nella Cattedrale di Siena, la notte di Pentecoste 2019, per imposizione delle mani di S.E.R. Monsignor Antonio Buoncristiani, allora Arcivescovo Metropolita di Siena – Colle di Val d’Elsa Montalcino. ... Continua a leggere
-Giovanni, come nasce la tua vocazione?
-Ho sempre avuto nel cuore il desiderio di consacrarmi al Signore.
Da adolescente, ricordo, mentre ero chierichetto in parrocchia, animavo il Rosario durante il mese di maggio, poi, crescendo, ho avuto responsabilità parrocchiali nel settore giovani di Azione Cattolica nella mia Diocesi di origine, Nardò-Gallipoli.
Il desiderio di una consacrazione al Signore non mi ha mai abbandonato, nonostante abbia provato a fare scelte ed esperienze di lavoro o di studio o vocazionali diverse. Il Signore era lì, lasciandomi ogni libertà, ma costantemente presente, quasi a tallonarmi, fino a quando ho capito che dire “sì” alla sua chiamata era la mia vera strada, ogni altra scelta non mi avrebbe reso felice.
-Come ti sei preparato per questo passo?
-Innanzi tutto con lo studio teologico e con la formazione umana e spirituale.
Per lo studio ho frequentato l’Istituto di Scienze Religiose “Santa Caterina da Siena”di Siena, per la formazione spirituale mi sono nutrito, ormai da anni, ad una solida vita di preghiera e ad una spiritualità eucaristica. Questo aspetto ho voluto riportarlo sul cartoncino d’invito alla mia ordinazione diaconale: “Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama. I Santi (…)hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente, questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel servizio agli altri”(Benedetto XVI- Deus caritas est)
–Quali sono le esperienze più significative legate alla tua vocazione?
-Allacciandomi a questa formazione teologica e spirituale, ho avuto modo di vivere il servizio pastorale in Caritas con una più autentica consapevolezza e con uno sguardo nuovo verso i fratelli che vivono in situazioni di disagio.
Inoltre, ho svolto il servizio liturgico, da quando è venuto a mancare il mio carissimo don Salvatore Sacchitella, presso la parrocchia di Casciano delle Masse.
Significative esperienze sono state l’Adorazione eucaristica, che ho animato per venti anni nella chiesa di San Giorgio a Siena con dei semplici cammini di formazione alla preghiera ed una piccola Scuola di preghiera a Santa Petronilla.
Inoltre, consacrandomi nel Movimento contemplativo Charles de Foucauld di Cuneo, fondato da Padre Andrea Gasparino , la mia vita spirituale e di servizio si è fortificata attraverso una lettura assidua della Parola ed un’attenzione tutta particolare verso una vita di comunità e di fraternità nella Chiesa.
-Quali sono le tue aspettative future?
-Innanzi tutto vivere con la gioia di Dio il ministero sacerdotale nel suo significato più profondo: fare, dire, pensare secondo il “fare , dire, pensare”di Cristo”servo”. L’icona evangelica della lavanda dei piedi “Vi ho dato l’esempio” mi sia di guida. Chiedo allo Spirito Santo che mi aiuti a realizzare questo. Allo stesso tempo desidero fortemente servire il Signore nei fratelli e nella Chiesa “a tempo pieno”fino all’ultimo giorno della mia vita.
Chiedo al Signore che mi custodisca nel conservare la gioia, la pace, l’entusiasmo che sto vivendo.
Mi sento davvero figlio di questa Chiesa: tutti, laici, presbiteri, religiosi, mi sono stati molto vicini e mi hanno sempre incoraggiato a proseguire il cammino nonostante la fatica e le difficoltà.
Mi è rimasta profondamente impressa nel cuore l’espressione paterna del nostro Arcivescovo “Giovanni, il Signore chiama a tutte le ore”.
–Quali sono le tue preghiere e quali preghiere chiedi ai fedeli della nostra Chiesa?
–Trovo bellissime le parole di Papa Benedetto XVI “Sia dunque impegno d’amore pascere il gregge del Signore: questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani,delicato verso i più deboli,i piccoli, i semplici, i peccatori per manifestare l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza”(Benedetto XVI . Udienza generale del 26 maggio 2010).
Affido inoltre il mio ministero all’intercessione di Santa Caterina, la quale così si rivolgeva al Signore “Ti prego di dirigere a Te il cuore e la volontà dei ministri della Santa Chiesa, tua Sposa : che seguano Te, Agnello immolato, povero, umile e mansueto, Ti seguano per la via della santissima Croce, a modo Tuo, non a modo loro e siano (…) angeli terrestri (…) poiché devono amministrare il corpo ed il sangue del Tuo Figlio unigenito(…) (Orazione II di Santa Caterina da Siena).
Chiedo a tutti di continuare ad accompagnarmi con le sue parole.
Maria Teresa Stefanelli