Di Beatitudini si è parlato al Serra di Ferrara
Ospite della serata era Marcello Musacchi, una vita trascorsa con grandi soddisfazioni nella scuola al fianco dei ragazzi ma anche nelle parrocchie dove esercita il ministero di diacono. E’ responsabile dell’ufficio catechistico diocesano e regionale e insegnante di catechetica presso la scuola di teologia per laici “Laura Vincenzi”.
Presentato dal presidente del club Alberto Lazzarini, Musacchi è intervenuto sul tema specifico dell’anno serrano “Vivere le beatitudini è rendere eterno quello che passa. E’ portare il cielo in terra”.
Le Beatitudini, ha detto in apertura Musacchi, “Rappresentano una sintetica carta costituzionale del cristianesimo, una prospettiva esistenziale certamente destabilizzante ad una prima lettura. Si trovano nel vangelo secondo Matteo (5,3-12). La beatitudine riconosce uno stato, una condizione già in essere, di cui anche il beato può non essere cosciente”.
Già, ma chi sono i beati? I poveri in spirito (“di essi è il regno dei cieli”) secondo molti padri della Chiesa sono gli umili: “Se vuoi trovare Cristo devi abbassarti, possibilmente all’altezza di un bambino”. Quanto agli afflitti, “non viene detto che verrà tolta l’afflizione, ma che la consolazione di Dio fa parte di un mistero che avvolge la nostra vita, portandoci alla felicità. Già, proprio così: la felicità non è un prodotto, ma un processo”. I miti, che ”erediteranno la terra”, sono beati perché rinunciano a farsi giustizia da soli e sperano solo in Dio.
Beati gli affamati, assetati di giustizia: “La giustizia – dice Musacchi – qui non è da intendersi come giustizia divina. Si tratta invece di un’attitudine alla santità. Teresa di Calcutta traduceva questa beatitudine così: “beati quelli che si danno da fare per farsi santi”.
Beati i misericordiosi: “La misericordia e il perdono sono l’opera stessa di Dio. Colui che non si impegna in un cammino di perdono nei riguardi di colui che l’ha ferito, ferma il movimento del perdono di Dio in lui; impedisce al perdono di Dio di prendere corpo nel suo essere”.
I costruttori (artigiani, facitori) di pace: “Il termine non lascia dubbi riguardo al contributo che si deve dare personalmente per la pace. Nel promuoverla in ogni forma di riconciliazione. Ma anche nel favorire la giustizia umana che consenta a tutti di sviluppare la propria umanità”.
Quanto ai puri di cuore, “un termine attuale per tradurre questa beatitudine è “autenticità”. Così come sincerità e ricerca della verità”. Beati i perseguitati a causa della giustizia: “Si tratta della persecuzione a causa della giustizia del regno che viene”.
“Annunciando le beatitudini Gesù rivela, ha osservato Musacchi, in primo luogo qualcosa che non riguarda noi, ma Dio e il suo Regno di giustizia donato ai poveri che ne diventano beneficiari di diritto”. Essere cristiani, in conclusione, “E’ prima di tutto un dono incondizionato, a cui fa seguito una responsabilità. Il cristiano non è una testa fasciata e neppure un credulone”.