Incontro del Club di Cascina

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In occasione del consueto incontro e conviviale dei soci, è continuata la riflessione che il Serra Club di Cascina sta conducendo sul tema del corrente anno sociale: “il cambiamento del linguaggio ed i suoi riflessi sulla trasmissione della fede e sulle vocazioni”.  Questa volta a relazionare è stato il cappellano monsignor Paolo Paoletti che però, esulando in parte dal tema, si è focalizzato su ciò che in un tempo ormai prossimo potrebbe influire sul linguaggio dei “media”, ovvero sull’intelligenza artificiale. Ha fatto da traccia il recente messaggio del Papa in occasione della giornata della pace; messaggio di cui sono stati colti i richiami e le preoccupazioni perché, come fatto rilevare da Mons. Paoletti, l’intelligenza artificiale ci riguarda anche nella trasmissione della fede e nella necessità di amalgamare i valori cristiani non solo con la società di oggi ma anche con un crescente primato della tecnologia.

C’è infatti l’evidente rischio che la tecnica prenda il sopravvento sull’uomo. C’è il pericolo che algoritmi finalizzati alla massimizzazione dei profitti amplino le differenze sociali e quelle fra Paesi ricchi e Paesi poveri. Ma c‘è soprattutto il rischio di un appiattimento delle coscienze. Mentre, infatti, la persona è capace di elaborare i dati, l’intelligenza artificiale reagisce in base a quello che “gli si mette dentro”; e se essa diventerà oltremodo invadente, verrà meno il contatto personale con Dio che si realizza attraverso la propria personale coscienza la quale, come afferma il Concilio Vaticano II°, è il “nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, ove egli è solo con Dio la cui voce risuona nell’intimità (GS 16 = al 22).  E verrà conseguentemente più difficile anche il “sentire di una vocazione”. L’affermarsi della intelligenza artificiale potrebbe, in definitiva, risolversi in uno strumento per manipolare le coscienze e rivelarsi non tanto uno strumento al servizio delle aspirazioni e delle vocazioni umane ma uno strumento con finalità sostitutive di tali aspirazioni e luogo di falsificazione della realtà.

Si pongono in definitiva due problemi: uno di ordine antropologico e uno di tipo etico.

E nel primo caso, come emerso nel corso del successivo dibattito, c’è anche un altro rischio più subdolo e meno prospettato. Se, infatti, come si dice, l’intelligenza artificiale metterà a rischio quattro milioni di posti di lavoro, la conseguenza sarà una significativa diminuzione dei contributi previdenziali, quindi una crescente difficoltà per fare fronte alla spesa pensionistica e alle esigenze degli anziani i quali appariranno sempre più un peso per la società difficilmente sostenibile. L’intelligenza artificiale rischierebbe, in definitiva, di essere l’antefatto che in un “passaggio” successivo potrebbe aprire la strada verso l’eutanasia.

Si deduce da tutto questo la necessità di condizionare ed orientare l’uso della intelligenza artificiale contrapponendo al potere economico di cui è indubbiamente figlia, un potere politico in grado di farne uno strumento eticamente orientato nonché una fonte di profitto che non sia fine a se stessa ma da cui attingere per non indebolire il già sofferente welfare statale. E qui entrano in gioco la preghiera ma anche il nostro essere concretamente nel mondo e il nostro operare anche nelle scelte politiche, per opportunamente indirizzarne il suo agire.

 

Paolo Chiellini

vIce presidente alla comunicazione