Club di Cascina. Meditazione del cappellano, Mons. Paoletti
Dopo l’apertura ufficiale del nuovo anno sociale, si è tenuto Martedi scorso, il secondo incontro dei soci del Serra Club di Cascina con la recita dei Vespri seguita da una riflessione del proprio cappellano mons. Paolo Paoletti sul tema: come annunciare il Vangelo. E’ stata una riflessione che ha preso spunto da tre incisi: il Vangelo di Luca (10, 1-11), il Vangelo di Matteo (28, 16-20) e un passo della Evangeli Gaudium.
Nel Vangelo di Luca si parla della designazione di 72 discepoli inviati in varie città e luoghi dove si sarebbe recato Gesù. Perché proprio 72? Perché 72 erano i popoli conosciuti a quel tempo. Come dire che l’annuncio deve arrivare a tutti. Ed è un annuncio che deve essere comunitario tant’è che i discepoli furono inviati a due a due. E quale è l’annuncio? Quello della vicinanza del Regno di Dio: Gesù, infatti, si sarebbe successivamente recato in quelle città. L’annuncio, quindi, è quello del Vangelo che poi ciascuno dovrà leggere, interiorizzare e vivere.
In Matteo si rileva un salto qualitativo. L’annuncio non è più relativo a una persona che sarebbe successivamente passata, ma diventa annuncio diretto della Sua Parola. E’ la nascita della Chiesa come depositaria del messaggio evangelico che deve andare, fare discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Il richiamo all’Evangeli Gaudium costituisce, invece, la traccia di come farci annunciatori, il modus operandi che parte dal prendere l’iniziativa, andare incontro, soprattutto ai lontani, offrire misericordia e farsi coinvolgere alla stregua di Gesù il quale “si coinvolge e coinvolge i suoi lavandogli i piedi”.
Un modus operandi che, don Paolo ha attualizzato e riassunto in alcuni punti: non essere maestri ma testimoni; recuperare l’umano, ovvero la dimensione sociale e comunitaria quale forza trainante dell’annuncio; interessarsi della politica e della vita sociale e poi avvalersi anche dei moderni mezzi di comunicazione sociale. Non ultimo saper offrire spazi di silenzio, di meditazione e di riflessione che in molti, oggi, ritrovano nelle religioni orientali.
Paolo Chiellini