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20° Anniversario del Club di Acireale. Il saluto del Rettore del Seminario Diocesano

Condividiamo il saluto che don Marco Catalano, rettore del Seminario Vescovile di Acireale, ha rivolto ai convenuti in occasione del20° anniversario della fondazione del Serra Club di Acireale, loscorso 25 giugno 2022

Eccellenze Reverendissime,

Stimato Presidente,

Gentili autorità,

Cari soci,

È con grande gioia che quest’oggi celebriamo nel Seminario vescovile della diocesi di Acireale il ventesimo anniversario di fondazione del Serra Club, Club fondato grazie alla brillante intuizione dell’allora vescovo Mons. Salvatore Gristina, che non solo ringraziamo per quanto operato venti anni fa ma anche per la sua presenza quest’oggi. Colgo altresì l’occasione per ringraziare e salutare il nostro vescovo Mons. Antonino Raspanti, il presidente nazionale Dott.sa Paola Poli, il governatore del Distretto 77 dott. Michele Montalto, l’attuale presidente dott. Alfio Cristaudo, la segretaria M° Vera Pulvirenti e tutti i past president qui convenuti: ciascuno per le proprie competenze ha sempre mostrato zelo per la mission del Serra Club e di conseguenza è stato sempre vicino al Seminario che mi pregio di rappresentare.

Venti anni di storia rappresentano un periodo significativo sia per compiere un bilancio di quanto operato finora e sia per rilanciare un’azione che merita di essere calibrata sempre più con la sensibilità del tempo presente. È un compito che naturalmente non spetta a me, ma in questo saluto iniziale desidero cogliere l’occasione per esprimere un sincero ringraziamento per l’opera che il Serra Club ha svolto a beneficio della Chiesa, dei sacerdoti e dei seminaristi in particolare.

Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare la vicinanza del Serra Club al Seminario, vicinanza che si è manifestata attraverso tre grandi direttrici che mi piace velocemente ricordare. Anzitutto una precisazione: sento il dovere di ricordare perché sento il bisogno di ringraziare; e solo attraverso il ricordo il ringraziare non rimane legato alla leggerezza della forma, ma porta con sé la consistenza del vissuto.

La prima grande direttrice su cui ha operato il Serra è certamente di tipo spirituale: sacerdoti, seminaristi e laici abbiamo visto in questi anni il Serra Club essere presente non solo ai momenti più significativi della vita diocesana, ma la partecipazione alle veglie vocazionali mensili, alle ordinazioni ed ai ministeri dei seminaristi, così come la preghiera personale per le vocazioni hanno offerto un’autentica testimonianza anzitutto di vita cristiana.

La seconda grande direttrice per cui sento il bisogno di ringraziare il Serra Club è di tipo culturale: con ciò non mi riferisco solamente al concorso scolastico o alla partecipazione alle tragedie classiche al teatro greco di Siracusa, ma penso anzitutto ai tanti incontri che soprattutto in questo salone hanno visto alternarsi laici, religiosi e sacerdoti che di volta in volta hanno offerto interessantissimi spunti di riflessione ed approfondimento, ora per conoscere sempre meglio la nostra fede ed ora per cogliere nelle pieghe del tempo presente quei valori universali che di riflesso rappresentano autentiche feritoie verso il divino.

Ed infine – ma non perché meno importante – ringrazio il Serra Club perché alla promozione spirituale e culturale ha sempre affiancato anche una concreta vicinanza materiale: le borse di studio, le convivialità con i seminaristi e con i sacerdoti anziani in determinati periodi dell’anno e le offerte devolute annualmente a beneficio del Seminario sono solo un esempio del sostegno ricevuto. Un sostegno non sporadico, ma che, nella sua costanza, ha assunto quasi i connotati del “prendersi cura”… e se ci si prende cura di qualcuno – normalmente – è perché si è legati da sentimenti di affetto. Pertanto, il mio ringraziamento non si limita soltanto al sostegno economico ricevuto, ma vuole raggiungere quell’affetto di cui il sostegno economico è espressione.

Naturalmente ci sono anche altri motivi di cui ringraziare, ma, come detto poc’anzi, il mio non vuole essere un intervento esaustivo. Celebriamo il ventesimo anniversario di fondazione del Serra Club nella diocesi di Acireale e – come è prassi in ogni compleanno – non posso non esprimere un augurio. Lo faccio prendendo spunto dalla scrittrice e filosofa tedesca Hanna Harendt naturalizzata statunitense, la quale nel libro Vita Activa mette a fuoco i concetti di lavoro, opera ed azione. Se il lavoro dice fondamentalmente la fatica e produce un beneficio che si sperimenta principalmente nel presente, l’opera rappresenta un frutto avanzato del lavoro: è un lavoro che è stato capace di produrre degli effetti benefici non solo per il presente ma anche per un lasso di tempo significativo. L’azione rappresenta invece l’ultimo stadio dell’agire umano poiché essa è un’opera che per rimanere tale deve saper compiere le giuste scelte di volta in volta… come dire: nessuna opera lasciata a se stessa sopravvive all’inesorabile scorrere del tempo. Ecco! A mio modo di vedere, i venti anni di attività del Serra Club nella diocesi di Acireale testimoniano certamente la fatica del lavoro delle tante e singole iniziative intraprese, ma al tempo stesso nel loro insieme rappresentano un’opera che persiste e di cui oggi facciamo memoria. Un’opera che però necessita di divenire azione nel presente, guardando non solo indietro ma compiendo quelle giuste scelte che assimilano il Serra Club allo scriba sapiente di cui parla Gesù nel vangelo di Matteo che «estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52b).

Ringrazio il Serra Club e gli auguro di essere sempre questo scriba sapiente affinché attraverso il suo lavoro, la sua opera e la sua azione incarni lo spirito del fondatore San Junipero Serra che amava dire “Siempre adelante, nunca atras”: sempre avanti e mai indietro nell’essere testimoni autentici di fede e di umanità!

Don Marco Catalano

 

Comunità, presbiteri, sinodalità nel ministero. Relazione di Don Carmelo Raspa al 20° del Club di Acireale

Riportiamo il testo completo della relazione svolta il 25 giugno ad Acireale – in occasione della celebrazione del ventennale del club – da don Carmelo Raspa, biblista, docente presso l’Istituto Teologico “San Paolo” di Catania. L’intervento, partendo dalle caratteristiche del Serra club, pone in evidenza la radice biblica del sostegno ai sacerdoti, impegno del Serra.

Comunità, presbiteri, sinodalità nel ministero

Il Serra Club

L’articolo 2 dello Statuto del Serra International afferma:

“Gli scopi e le finalità di Serra International sono:

  • favorire e promuovere le vocazioni al sacerdozio ministeriale nella Chiesa Cattolica come una particolare vocazione al servizio e sostenere i sacerdoti nel loro sacro ministero;
  • incoraggiare e valorizzare le vocazioni alla vita consacrata nella Chiesa Cattolica;
  • e aiutare i propri membri a riconoscere e rispondere, ciascuno nella propria vita, alla chiamata di Dio alla santità in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo”.

I membri del Serra sono chiamati, pertanto, avendo come modello san Junipero Serra, ad accompagnare il cammino di quanti sono chiamati alla consacrazione presbiterale o religiosa. Questa vocazione degli appartenenti al Serra si esplica, in seno alla Chiesa, anzitutto attraverso la cura della propria vita spirituale e la formazione continua all’intelligenza della fede, perché l’annuncio del vangelo sia autentico ed efficace ed il discernimento sulle persone, delle quali si segue il cammino, sia sostenuto dallo Spirito di sapienza.

Ancora, i membri serrani sono chiamati a coadiuvare i presbiteri in ordine allo svolgimento del loro ministero. Quest’appello si caratterizza come presenza attiva nei contesti dove il presbitero opera: non a caso, il Regolamento annesso allo Statuto, all’art.8 sez. 2 chiede ai membri serrani un impegno totale nelle attività del Club e in quelle del contesto ecclesiale in cui ciascuno di loro vive e svolge il proprio lavoro, ragion per cui lo Statuto stesso tende a non accettare come socio del Club chi non può assicurare una partecipazione piena, almeno non nella qualità di socio vincolato (cfr. Regolamento art.8 sez. 4.6).

Insieme alla partecipazione attiva alle opere pastorali, i membri serrani offrono un sostegno economico ai seminaristi e ai presbiteri in difficoltà. L’art. 13 del Regolamento proibisce la raccolta fondi come scopo del singolo Club, ma permette ad esso lo svolgimento di “attività per raccogliere fondi per la promozione degli obiettivi e delle finalità di Serra International”. Inoltre, l’11 novembre 1994 è stata eretta la Fondazione di Religione e Culto, la quale, oltre a prevedere, tra i suoi scopi l’aiuto ai presbiteri e ai religiosi che “per ragioni di età, salute o altro incontrino difficoltà nello svolgere il proprio ministero”, presenta un “ramo ONLUS, la cui peculiare attività di beneficenza ha esclusive finalità di solidarietà sociale, essendo rivolta a giovani seminaristi bisognosi delle Diocesi italiane e consiste in contributi e borse di studio”.

Il sostegno economico a seminaristi e presbiteri, promosso dal Serra, si inserisce in una tradizione che, a partire dalla Scrittura, individua l’aiuto concreto alla persona “consacrata” come un dono di grazia (cfr 2Cor 8,1) da parte di Dio ed una forma di partecipazione all’annuncio del Vangelo e alle attività pastorali e missionarie.

Il dato veterotestamentario

Il libro del Lv prescrive che parte dell’olocausto e dei sacrifici di comunione sia data al sacerdote:

“Aronne e i suoi figli mangeranno quel che rimarrà dell’oblazione; lo si mangerà senza lievito, in luogo santo, nel recinto della tenda del convegno. Non si cuocerà con lievito; è la parte che ho loro assegnata delle offerte a me bruciate con il fuoco. È cosa santissima come il sacrificio espiatorio. Ogni maschio tra i figli di Aronne potrà mangiarne. È un diritto perenne delle vostre generazioni sui sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. Tutto ciò che verrà a contatto con queste cose sarà sacro” (Lv 6,9-11).

E ancora:

“Darete anche in tributo al sacerdote la coscia destra dei vostri sacrifici di comunione. Essa spetterà, come sua parte, al figlio di Aronne che avrà offerto il sangue e il grasso dei sacrifici di comunione. Poiché, dai sacrifici di comunione offerti dagli Israeliti, io mi riservo il petto della vittima offerta con l’agitazione di rito e la coscia della vittima offerta con l’elevazione di rito e li do al sacerdote Aronne e ai suoi figli per legge perenne, che gli Israeliti osserveranno. Questa è la parte dovuta ad Aronne e ai suoi figli, dei sacrifici bruciati in onore del Signore, dal giorno in cui eserciteranno il sacerdozio del Signore. Agli Israeliti il Signore ha ordinato di dar loro questo, dal giorno della loro unzione. È una parte che è loro dovuta per sempre, di generazione in generazione” (Lv 7,32-36).

La norma s’inquadra in una legislazione più ampia, secondo la quale sacerdoti e leviti non debbano possedere nessuna terra, essendo il Signore la loro eredità (ebr. na?al?h: cfr Nm 18,20-24; 26,62): da tutta la comunità degli Israeliti bisogna assicurare loro il sostentamento attraverso l’offerta dei sacrifici, da cui prelevare la parte loro spettante, e la presentazione delle decime (cfr Nm 18,8-9.25-28). In Nm 35 ai leviti saranno, tuttavia, riservate delle città, quarantotto in tutto, delle quali sei saranno costituite come città di rifugio per l’omicida.

Essendo “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,6), costituito tale da Dio, Israele esplica il servizio liturgico attraverso sacerdoti e leviti, entrambi discendenti di Aronne. Ogni membro del popolo è tenuto a presentare dei sacrifici e delle offerte o in occasione delle feste o per particolari situazioni: il rito sacrificale è compiuto dal sacerdote, aiutato in questo dal levita, mentre l’azione liturgica rimane propria di tutta la comunità di Israele. In tal modo, il sostegno a sacerdoti e leviti, che non hanno parte nella terra promessa, è inteso nell’ottica di una partecipazione al loro ministero da parte di tutto Israele, il quale rimane esso popolo sacerdotale da cui il Signore designa poi dei consacrati per il servizio rituale. La partecipazione, in questo caso, non è da interpretare nell’ottica di un’esclusività ministeriale di sacerdoti e leviti: il sostegno a questi ultimi da parte di Israele è esercizio della sua identità sacerdotale.

Il dato neotestamentario

La comunità cristiana vede perpetuarsi il sostegno economico all’apostolo come espressione dell’opera di evangelizzazione che essa è chiamata a compiere. Allo stesso modo di Israele, anche per la chiesa primitiva l’annuncio del Vangelo, che essa è chiamata a compiere, passa attraverso l’aiuto concreto fornito a quanti si occupano pienamente di diffondere la buona notizia del Regno. In realtà, due sono le visioni che si scontrano in tal senso, una facente capo a dei missionari della cerchia pietrina, come sembra, l’altra avente il suo esponente in Paolo. La controversia è delineata da quest’ultimo nell’epistolario ai Corinti: purtroppo è assente il punto di vista degli avversari di Paolo, cioè dei missionari petrini di cui sopra, dei quali possiamo avere notizie ricavandole indirettamente proprio dagli stessi scritti paolini.

Per la comunità di Corinto Paolo prova “una specie di gelosia divina” (2Cor 11,2) e la sua amarezza è grande nel constatare quanto poco affetto i corinti gli dimostrino e quanta poca fiducia ripongano in lui, lasciandosi attirare facilmente nelle maglie degli oppositori, i nuovi arrivati. 

Motivo della divisione è il rifiuto da parte di Paolo di essere sostentato dalla comunità, il che era ritenuto un grave affronto, in quanto, sostenendo l’apostolo, si partecipava, come rilevato, alla sua attività missionaria. Ad aggravare la situazione i continui cambiamenti di viaggio di Paolo, che lo costringono ad una distanza prolungata da Corinto, e la richiesta della colletta per Gerusalemme, sulla quale cade il sospetto di furto, anche perché Paolo si presenta senza lettere di raccomandazione da altre comunità. In tale contingenza è facile per gli oppositori trascinare i corinti dalla loro parte, mettendo in discussione la legittimità stessa del ministero paolino proprio a partire dal sostentamento: da qui il contrasto si allarga sino ad inglobare la conoscenza delle Scritture e della Legge (cap. 3), la dimostrazione di segni e prodigi (cap. 12), l’abilità retorica (cap. 10,10).

Paolo aveva comunque già spiegato il motivo del rifiuto del sostentamento in 1Cor 9: la predicazione del Vangelo è per lui un destino impostogli da Dio (v. 17). D’altronde, il sostentamento dell’apostolo da parte della comunità risponde ad un comando di Gesù stesso, che Paolo cita e reinterpreta (v. 14). Come ogni lavoratore ha diritto al suo compenso, così anche l’apostolo: e in ciò sono concordi anche le Scritture (al v. 9 si cita Dt 25,4 applicato al lavoro apostolico). Si tratta di una povertà che fa affidamento su Dio e sulla carità altrui, cosa che Paolo sembra smentire sostenendosi con il suo lavoro. Paolo, però, comprende bene che la povertà dell’apostolo non è più tale, bensì è divenuta un privilegio alla maniera di quello veterotestamentario per i sacerdoti del tempio (vv. 13-14), il che nuoce alla veracità dell’apostolo. Paolo, rinunciando a questo privilegio in Corinto, tradisce la lettera del comando di Gesù, ma non lo spirito: in tal senso è “nella legge di Cristo” (v. 21). La verità e la legittimazione del suo apostolato (v. 1) sono dati non dall’accettare o meno il sostentamento dalla comunità di Corinto, ma dalle tribolazioni in cui versa a causa del Vangelo, tra le quali in 1Cor 4,12 compare anche lo stesso lavoro, reso molto precario dai rischi della missione. La sua ricompensa sta in tutti coloro che vengono salvati (vv. 22-23), come la sua lettera di raccomandazione è la stessa comunità di Corinto. Come giustamente nota G. Theissen, “il problema teologico della legittimità dell’apostolo è indissolubilmente connesso con il problema materiale del sostentamento. È fuor di dubbio che in origine dietro la decisione di diventare carismatici itineranti stava un motivo religioso, ma, una volta presa questa decisione, si erano scelte con ciò delle condizioni di vita rispetto alle quali ci si veniva poi a trovare in uno stato di dipendenza – dipendenza che incideva anche sull’argomentazione teologica. In virtù della propria autonomia materiale, Paolo aveva invece indubbiamente una maggiore libertà di ragionamento teologico” (G. Theissen, Sociologia del cristianesimo primitivo, Marietti 1987, 203).

Paolo ricorda, tuttavia, di essere stato sostenuto dalla comunità di Filippi (Fil 4,15-18) e dai Macedoni (2Cor 11,9).

Attualizzazioni problematiche in ordine al cammino sinodale

Il Codice di Diritto Canonico al can. 517 paragrafo 2 del libro II stabilisce: “Nel caso che il Vescovo diocesano, a motivo della scarsità di sacerdoti, abbia giudicato di dover affidare ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia, costituisca un sacerdote il quale, con la potestà e le facoltà di parroco, sia il moderatore della cura pastorale”.

Il testo necessità di una precisazione terminologica che è anche teologica: è la comunità cristiana a possedere il carattere sacerdotale. In seno ad essa sono poi ordinati dei presbiteri, ai quali impropriamente viene assegnato l’appellativo di sacerdote; appellativo che individua, tuttavia, l’azione rituale, espressione di quella liturgica compiuta da tutta la comunità. Il sacerdozio di Cristo è partecipato a tutta l’assemblea dei cristiani, i quali celebrano l’Eucaristia, all’interno della quale la dimensione più propriamente rituale è affidata al presbitero.

Il presbitero è, infatti, ordinato per la presidenza dell’Eucaristia e l’amministrazione dei sacramenti. In questo, il ministero del presbitero va distinto dall’ufficio di parroco, che può essere assunto, come recita il testo del Codice di Diritto Canonico, anche da una comunità di persone, cioè dai battezzati. L’ufficio di parroco include una rappresentatività legale che comporta responsabilità amministrative e penali: esso non va identificato con il ministero del presbiterato, com’è purtroppo prassi fare. L’ufficio di parroco può essere svolto da una sorta di consiglio di comunità che risponde di tutti gli aspetti amministrativi nei termini della legislazione civile ed ecclesiastica. Il cammino sinodale dovrebbe, forse, condurre a questa forma di espressione della comunità cristiana per ciò che concerne gli aspetti più propriamente amministrativi.

In tale contesto, la remunerazione derivante in Italia dall’otto per mille è indirizzata all’ufficio di parroco. Il sostegno economico al presbitero si configura, diversamente, come espressione dell’essere sacerdotale della comunità che in tal modo collabora con chi è consacrato a tempo pieno all’annuncio del Regno e all’opera di salvezza e guarigione, rappresentata dai sacramenti. In realtà, il problema è molto più ampio e investe l’ecclesiologia, il modo cioè in cui la Chiesa si pensa alla luce della Parola di Dio e della Tradizione. Rimane costante, tuttavia, il dato secondo il quale è la comunità per intero ad essere corpo sacerdotale, di cui Cristo è il membro. In questo corpo vi sono carismi, ministeri, uffici, derivanti dallo stesso Spirito, per l’utilità comune (cfr Ef 4). La comunità è chiamata tutta intera a vivere l’opera di evangelizzazione e a sentirsene responsabile, anche attraverso il sostegno economico che si indirizza a diversi aspetti e a diverse figure, tra le quali compare anche quella dei presbiteri. In tal senso, occorre probabilmente sviluppare in ogni battezzato il senso di appartenenza alla compagine ecclesiale, oggi affievolito per diverse cause: isolamento sociale, privatizzazione del sacramento stesso, mancanza di formazione e di catechesi continua. Il cammino sinodale potrà giungere ad una diversa configurazione della comunità cristiana, oggi individuata dalla parrocchia per lo più, soltanto se i battezzati si sentiranno parte viva di essa e contribuiranno alla sua edificazione in maniera entusiasta e partecipe, non da spettatori, ma da protagonisti. Il presbitero, in tal modo, ricondotto alla sua identità potrà svolgere quanto ad essa è inerente in un clima gioioso e appassionato, senza preoccupazioni eccessive, aprendo il cuore alla carità della condivisione. In tale contesto, l’aspetto economico sarà vissuto come grazia, riconoscendo che quanto ciascuna dona è in realtà quanto gratuitamente ha ricevuto, poiché, se l’uomo fatica, è Dio che porta a compimento l’opera (cfr Sal 138,8). Ciò significa che la parola di Gesù appassiona, inquieta e cerca nuove forme per giungere agli uomini. Al tal proposito – e ci sembra una buona conclusione – scrive Theissen riguardo i missionari cristiani della chiesa primitiva in opposizione tra di loro di cui sopra: “Studiandoli, si può imparare questo, che quando una religione cessa di essere il cor inquietum di una società, quando le viene a mancare il desiderio di una nuova forma di vita, quando diviene sostanza senza spirito di una situazione sclerotizzata e clericalizzata, allora dovrebbe sapere di essere finita” (G. Theissen, op. cit., 206).

Club di Acireale. Celebrazione del 20° Anniversario di fondazione

Al Seminario vescovile di Acireale, il sabato 25 giugno si sono festeggiati 20 anni di fondazione del Serra Club. Presente il vescovo Mons. Salvatore Gristina, che a suo tempo istituì il Club Service ad Acireale e, naturalmente, l’attuale vescovo Mons. Nino Raspanti, che ha anche presieduto la celebrazione eucaristica.
Condividiamo il saluto che don Marco Catalano, rettore del Seminario Vescovile di Acireale, ha rivolto a tutti in occasione dei festeggiamenti.

Pubblichiamo inoltre, alcune foto ed un breve video inviati dagli amici del Club di Acireale che hanno voluto condividere con i loro momenti di gioia e di festa nel celebrare 20 anni di cammino serrano.

Siempre adelante cari amici acesi!

20° anniversario del Serra Club di Acireale.
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Video realizzato da “Etna Espresso Channel” – TG REPORTER.

 

Il Club di Acireale riflette con don Vittorio Rocca sul cammino sinodale

Un interessante e approfondito incontro si è svolto al Serra club di Acireale con Don Vittorio Rocca, Docente di Teologia morale e Referente Diocesano del “Cammino Sinodale”. Dopo i saluti del Presidente Alfio Cristaudo, Il relatore ha aperto la conferenza partendo “da una Chiesa Clericale ad una Chiesa Sinodale”, facendo dei chiari riferimenti ad una chiesa di un tempo –“a piramide”- ormai superata con una chiesa in cammino con tutti, religiosi e laici fianco a fianco, nessuno escluso, in comunione, missione, partecipazione.
Quindi trovare una chiesa sempre più credibile: la chiesa che si prende cura di tutti, la chiesa dell’ascolto, del discernimento, della condivisione, il popolo di Dio in cui tutti si ritrovano insieme religiosi e laici senza separazioni, una comunità missionaria dove ognuno partecipa alla crescita. Una chiesa umile che vive nel mondo e come la definisce Papa Francesco “un ospedale da campo”.
In chiusura il Rettore del Seminario Don Marco Catalano ha invitato i presenti a leggere la preghiera per la Pace scritta da S. Giovanni Paolo II.

Vera Pulvirenti

Club di Acireale. Presentazione del Sussidio “Quaresima per i fannulloni”

Un’interessante serata si è svolta l’altra sera in Cattedrale alla presenza di S. Ecc. Mons Antonino Nino Raspanti, Vescovo della Diocesi di Acireale e Vice Presidente della Cei per la presentazione del suo Sussidio “Quaresima per i fannulloni” già alla 17 edizione la cui tematica è legata al Cammino quaresimale dei 40 giorni più la settimana santa che arriva fino alla Pasqua. Gli interventi sono stati a cura dell’Avv. Salvo Leotta, presidente della Consulta della Cultura di Acireale, molto profondi e di grande spiritualità; altri interventi di Don Mario Fresta, Arciprete Parroco della Basilica Cattedrale e del moderatore dell’incontro il bravo Mario Agostino, giornalista. Il testo, dal programma semplice e impegnativo allo stesso tempo, è tratto dall’insegnamento della vita dei Santi. Lettura, meditazione ed applicazione pratica sono gli strumenti proposti per aiutarci ad intraprendere il santo viaggio lasciandoci trasformare, alla sequela di Cristo, da Dio Amore.

Le riflessioni sono state intervallate da momenti musicali di grande spessore artistico, dal gruppo “Quinquies Domina Ensemble” di Vera Pulvirenti con: Rosanna Leonti soprano, Maria Motta mezzosoprano, Simona Postiglione violino, Alessandra Platania violino, Valentina Spoto viola, Salvatore Sapienza clarinetto, Mario Licciardello fagotto, che con bravura e professionalità hanno presentato delle pagine stupende di autori del passato frutto di una ricerca alquanto impegnativa e particolare, con una “chicca” in prima assoluta, un “Pange Lingua” di Vincenzo Bellini, di cui sembra si siano perse le tracce, avuto in lascito dal M° Francesco Celso. Si ringraziano i Club Service della città per il sostegno alla manifestazione nella persona dei loro Presidenti: Fidapa Antonella Daddato, Kiwanis Salvatore Musumeci, Lions Giuseppe Massimino, Serra Alfio Cristaudo e al coordinatore dei Club Service Cherubino Fiorini.

Vera Pulvirenti

Tradizionale visita del Serra Club di Acireale ai sacerdoti anziani della diocesi

Condividiamo le foto riguardanti la nostra visita, dopo il fermo causa pandemia, ai sacerdoti anziani ospiti della struttura OASI di Aci S. Antonio, vicino ad Acireale. E’ stato sempre un momento di condivisione e fraternità che si è consolidato sempre più nel tempo. La nostra vicinanza e amicizia non può mancare soprattutto nei momenti difficili. Abbiamo partecipato con il Rettore e seminaristi ai Vespri, alla Novena e alla Celebrazione Eucaristica. Dopo uno scambio di Auguri.

Vera Pulvirenti

 

Club di Acireale. Serata degli auguri di Natale e prolusione del vescovo Mons. Antonino Raspanti sul “Cammino Sinodale”.

Si è svolta l’altra sera in Seminario la serata degli auguri di Natale al Serra di Acireale con la partecipazione di un buon numero di soci alla Celebrazione Eucaristica seguita da una prolusione del nostro Vescovo Mons. Antonino Raspanti, Cappellano del club sul “Cammino Sinodale”.
“Chiamati a Camminare Insieme” tutti i cristiani nessuno escluso.
Da uno stralcio del discorso di S. Ecc.
“Sinodalità significa tentare di ascoltare tutti, affinché ciascun fedele, non soltanto i preti, ma ogni fedele possa esprimere il proprio parere su quale direzione la chiesa deve assumere nei prossimi anni. In qualche modo essere chiamati ai processi decisionali anche nel cammino della chiesa. Quindi significa ampliare, ascoltare tutti. Certo la chiesa non è una democrazia, ci sono dei carismi diversi, c’è un’autorità, ma quest’autorità, cioè i pastori debbono profondamente ascoltare il popolo e poi tentare di discernere anche tra pareri che a volte sono discordanti, chi va da una parte, chi dall’altra, ma è chiaro che i Pastori, il Vescovo soprattutto, il Santo Padre innanzitutto, sono il segno dell’unità che cerca di ricondurre, di far camminare uniti tutte le pecore del gregge, cioè tutti i fedeli di nostro Signore”.
La serata si è conclusa con la conviviale, alla piacevole presenza del nostro Cappellano, insieme ai seminaristi, ai Padri formatori e al Rettore del Seminario

Vera Pulvirenti

Acireale, il Serra Club compie vent’anni. “Da sempre vicino al seminario e ai sacerdoti”

Conferenza Stampa del Serra Club Acireale. Da sin. Il Sindaco Stefano Alì, il Presidente del Serra Alfio Cristaudo e il Rettore del Seminario Don Marco Catalano.

Il Serra Club Acireale compie vent’anni. Nei giorni scorsi, nei locali del seminario vescovile di Acireale, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della Fondazione e del programma di appuntamenti che culmineranno nel mese di maggio proprio con la celebrazione del 20° anno di costituzione del Serra Club Acireale, istituito da Mons. Salvatore Gristina, a suo tempo vescovo della diocesi di Acireale.

Una foto di vent’anni fa, febbraio 2002 l’avvio del costituendo Serra club con i Soci fondatori a cui Mons. Salvatore Gristina (al centro nella foto), allora Vescovo di Acireale, diede l’incarico, pro
tempore. Da sin. L’avv. Orazio Esterini, il Dott. Paolo Nicolosi (che, nel maggio 2002, con la prima assemblea fu eletto primo Presidente effettivo) e il M° Prof. Vera Pulvirenti.

Alla conferenza era presente Alfio Cristaudo, presidente per il biennio 2021-2023, che ha ripercorso la storia del Serra a livello internazionale. È intervenuta, inoltre, la segretaria Vera Pulvirenti, una dei soci fondatori del Serra Acireale, che ha percorso i primi anni di vita associativa nella diocesi acese. Don Marco Catalano, rettore del seminario vescovile e vice cappellano del Serra Acireale, presente alla conferenza ha affermato: “Noi battezzati siamo chiamati a prenderci cura nella quotidianità di quel seme di grazia che il Signore infonde nelle nostre vite. La fede incarnata e vissuta ci fa crescere nella santità e nella ricerca dell’amore che dovrebbe orientare le nostre scelte”. “La comunità del Seminario – conclude – è grata ai soci del Serra per la loro costante presenza con la preghiera e con la carità”.

Alcuni Soci e giornalisti durante la conferenza stampa.

Il Serra è un’associazione cattolica con la tipica struttura del club service che propone la diffusione della cultura cristiana e si impegna a promuovere nella società civile le condizioni favorevoli alle vocazioni, in particolare a quelle del sacerdozio e della vita consacrata. I suoi membri laici si impegnano a raggiungere gli obiettivi attraverso una coerente testimonianza di fede e di servizio nella vita.

Club di Acireale. Conferenza su “Solidarietà, diseguaglianze e crisi della Rappresentanza”

Un’interessante Conferenza della Prof Ida Nicotra, Ordinario di diritto Costituzionale, già componente della commissione anticorruzione, ha avuto luogo lo scorso 6 dicembre 2021 su iniziativa del Serra Club di Acireale.

La crisi della contemporaneità mette a dura prova gli ordinamenti liberaldemocratici. I diritti subiscono gravi restrizioni e va rivalutata la dimensione dei doveri costituzionali di solidarietà politica, economica e sociale.

Solo valorizzando la logica del “noi” fatta di una alleanza tra istituzioni pubbliche e cittadini si possono superare le moderne sfide emergenziali.

La catastrofe del Covid come gli stravolgimenti ambientali impongono alle generazioni presenti l’assunzione di responsabilità. Il pianeta non ci appartiene ci è stato dato in prestito per riconsegnarlo in buone condizioni ai cittadini del domani. La Costituzione italiana si appresta finalmente ad accogliere tra i suoi principi fondamentali la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Un segno tangibile della consapevolezza che la protezione delle risorse naturali è un tema dell’oggi, non più rinviabile.

Vera Pulvirenti

Preciso che questo incontro con la Prof.ssa Ida Nicotra, su “Diseguaglianze. Solidarietà e Crisi della Rappresentanza” era stato programmato già nel marzo 2020 con Presidente Salvo Scalia,, oggi past Presidente. Purtroppo la pandemia e il Lockdown hanno bloccato tutte le attività e, finalmente, quest’anno è stato possibile svolgerlo sempre nel rispetto delle norme vigenti.